"La tivù? Conta ben poco rispetto ai giornali". Questa è una delle affermazioni di un professore di linguistica e comunicazione a Ca’ Foscari, l’università veneziana, che si possono leggere in un articolo/intervista di Francesca Bellemo pubblicato su “Gente Veneta”, il settimanale del Patriarcato di Venezia. (clicca qui per “linkare” l’articolo)
Il prof. Paolo Balboni, questo il nome del docente, esprime pareri condivisibili, in gran parte, anche se su alcune cose non mi trovo molto d’accordo.
Fra l’altro, proprio alla fine dell’articolo, dice: “I lettori tengano la lama del coltello al petto dei giornalisti. Leggano a fondo il giornale e poi scrivano lettere, e-mail, si facciano sentire. Minaccino di non acquistare più il giornale se si continua a fare cattiva informazione…: su questo punto di solito le redazioni sono sempre molto sensibili…”.
A volte è vero, ma non sempre. Se scrivi qualcosa che non sia in linea con il giornale capita, spesso, che non pubblichino la tua lettera. Il fatto poi di minacciare di non acquistare più il giornale se sei un singolo … “se ne fanno un baffo”, tanto, con il finanziamento pubblico, cosa volete che interessi un lettore in più o un lettore in meno.
Il giornale, o meglio i giornalisti, non sono assolutamente al servizio del lettore, ma a quello dell’editore che, il più delle volte, ha interessi completamente diversi da quelli del “pubblico dei lettori”.
5 commenti:
Tutti gli editori fanno quel che gli pare, sia quelli della TV (vedi conflitto d'iteresse), che quelli della carta stampata. La sovvenzione dei giornali con denaro
pubblico(leggi: nostro)èuna delle cose più scorrette. Andava bene quando venivano sovvenzionati quotidiani di parte e per questo tutti l'hanno votata, ma adesso chiunque stampi il più stupido foglio, può addirittura distribuirlo gratis, sotto forma di "copia di cortesia", mentre quotidiani più seri restano invenduti. "IL MESTRE" ne è un esempio lampante: lo si trova dal fornaio,dal barbiere e,fal vinaio ecc. . . , mentre l'edicola deve fare la resa di quotidiani locali, come "IL GAZZETTINO", di cui il sunnominato foglio è il riassunto mal fatto.
Grazie Toni per aver tirato in ballo il "problema" dei cosiddetti "giornali di cortesia", cioè quelli che trovi e prelevi gratuitamente al bar, dal fruttivendolo, dal macellaio, ecc. ecc.
Tu lo definisci "il riassunto mal fatto" ed è verissimo.
In effetti trovi notizie che riprendono quelle che già hai trovato in altro giornale e, quasi mai, invece, trovi qualcosa di nuovo, uno scoop.
Lasciamo perdere la pagina dei lettori: una serie di scemenze scritte con "sms" e, quindi, puoi ben immaginare cosa ci sia dentro. Delle firme di questi "sms" non ne parliamo. Un giornale serio dovrebbe pretendere che, almeno nella sua redazione, il nominativo dovesse essere "in chiaro" e reperibile. Ho molti dubbi!
Hanno, però, questi giornali un pregio, anzi due: il primo è quello di non costare neppure un centesimo ed il secondo è quello che, almeno in questa maniera, c'è chi si avvicina alla lettura del giornale, nella speranza che, con l'andar del tempo, passi a giornali alternativi e un po' meglio! Con questo non voglio affermare che Il Gazzettino sia un giornale che vada per la maggiore! Anzi, da un po' di anni a questa parte .... sempre peggio!
Gli editori fanno senz'altro ciò che vogliono, senza pensare ai cittadini. Quanto affermato dal professore potrebbe essere utile solo se milioni di persone bombardassero quotidianamente, con email e altro, le redazioni dei giornali. Con milioni di proteste al giorno, senza dar mai tregua, forse qualcosa cambierebbe.
Ma è chiaro che si tratti di un'utopia irrealizzabile.
@ Romina: sono d'accordo; poche e-mail o lettere ai giornali non servirebbero a niente. Solo un massiccio invio, che magari bloccasse il servizio di posta elettronica del giornale, forse servirebbe a qualcosa.
La tv purtgroppo conta ancora moltissimo purtroppo ed infatti si vede come tutti cercano di accaparrarsela.
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