venerdì 30 giugno 2006

"Dove cadono gli angeli" di John Berendt. - Non viene raccontata la "vera Venezia"

Di seguito riporto la lettera che, in data odierna, ho inviato al direttore de Il Gazzettino.
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Egregio Direttore,
Le scrivo in merito all’articolo di Gianluca Amadori pubblicato su Il Gazzettino di ieri 29.6 e relativo allo scrittore americano John Berendt autore del libro “Dove cadono gli angeli”.
Ho letto di recente il libro in questione e confesso che anch’io sono fra coloro che lo “contestano”.
Berendt afferma nell’intervista di “raccontare la vera Venezia” e, a parte il fatto che ognuno può costruirsi una propria verità, quella raccontata dallo scrittore, secondo me, non è la vera Venezia; i personaggi presenti nei diversi episodi non rappresentano, salva un’eccezione, la nostra città.
Infatti, oltre il 50% del libro racconta la storia di alcuni residenti stranieri in Venezia, in particolare anglo-americani, pochi individui quindi, che non “sono Venezia” e nelle cui storie c’è poco da esaltare o da portare ad esempio, come le beghe per il predominio nelle associazioni che pretendono di salvarci.
Inoltre Venezia non è fatta solo da elettricisti piromani e neppure da macchiette quali il giudecchino un po’ indietro, od il venditore di piante che gira per le calli cantando a squarciagola. Ma neppure i discendenti dei patrizi veneti, oggi proprietari di qualche palazzo che sfruttano per feste ed altro, sono rappresentativi della vera Venezia, come anche i diversi “personaggi”, più o meno “vip”, che partecipano ai balli ed ai rinfreschi carnevaleschi.
L’unica figura veramente veneziana è quella di Mario Stefani, persona semplice, gentile e squisita, uomo di alta cultura e poeta, personaggio che l’autore non ha conosciuto e che racconta soprattutto per la sua tragica vicenda e per gli strascichi giudiziari e polemici conseguenti la sua morte.
Il mio modesto consiglio al signor John Berendt, che riconosco essere un buono scrittore, è quello di scrivere un nuovo libro dopo aver frequentato altri ambienti “veramente veneziani”.
Cordiali saluti

Sergio Piovesan

giovedì 29 giugno 2006

Una ne fanno e cento ne pensano - Sempre loro.

BB, che non sta per Brigitte Bardot, ma più “terra terra” per Berlusconi-Bossi, il duo di “amici per la pelle”, cioè quelli che una ne fanno (male) e cento ne pensano (pessime), hanno trovato la “soluzione” al dopo referendum (perso): unire la Lombardia ed il Veneto e formare una nuova regione (loro la chiamano macro-regione), quella del Lombardo-Veneto!
Siamo tornati ai tempi degli Asburgo e del maresciallo Radestzky!

Magari il capoluogo, per non scontentare Milano e Venezia lo facciamo ad Arcore dove c’è già la Reggia con il parco, le proprietà Casati-Stampa incamerate con l’inganno dal duo Previti-Berlusconi. (vedi altro post).

Alla faccia delle autonomie!

Io direi che abbiamo raggiunto il colmo!

mercoledì 28 giugno 2006

Come vedo io i risultati del referendum.

Passati due giorni e “calmatesi le acque”, anch’io penso di dire la mia sui risultati del referendum (vedi) sulle modifiche alla Costituzione proposte dal precedente governo Berlusconi.
Il risultato, anche dal punto di vista dell’affluenza, mi sembra sia stato entusiasmante: la riforma è stata bocciata e con larga maggioranza.
Ovviamente, chi ha perso, tenta di leggere questo risultato in altro modo facendo dei “distinguo”, cercando di diminuirne la portata politica (“ … in fin dei conti solo il 30% degli Italiani si è espresso per il NO …”), e, da parte dei “nordici” o “nordisti” è enucleato il risultato nel lombardo-veneto. Qualcuno crede d’essere ancora ai tempi del maresciallo Radesztky!
Il mitico “Nord”, quello che “produce”! E via a riempirsi la bocca di miti più o meno veri!
Esaminiamo allora i dati delle due regioni dove, nella globalità, ha prevalso il SI’ ma non nella misura della prevalenza del NO a livello nazionale. E poi, notiamo che in alcune province (Milano, Mantova, Venezia e Rovigo) ha vinto il NO per non parlare delle città dove, oltre ai capoluoghi delle province citate, troviamo Padova ed anche la roccaforte del leghista Gentilini, Treviso!
Scendiamo ancora di più nel dettaglio: la provincia di Venezia. Il Gazzettino di ieri 27 giugno titola: “NO in città, SI’ nelle spiagge”. Infatti, i maggiori consensi del SI sono stati a Chioggia, Caorle, Cavallino-Treporti, Eraclea, Jesolo, San Michele al Tagliamento (Bibbione) ed in altri centri non balneari della parte orientale della provincia.
Sono tutti luoghi in cui l’attività principale è il turismo balneare, attività soprattutto di piccoli imprenditori, attività nella quale si fa largo uso di lavoro nero e dove l’evasione fiscale è lo sport preferito! E’ evidente che tutti questi non hanno votato per la revisione della Costituzione, ma solo per allinearsi alla CDL il cui capo predica che le tasse sono cose di sinistra e che giustifica, per questo, l’evasione!
Qualcuno potrà obbiettare che anche Venezia centro storico vive sul turismo e che anche lì c’è evasione; è vero, però la maggior parte degli operatori, ad esempio quelli che non emettono lo scontrino fiscale al bar, non risiede in Venezia.

Resta ora, per me, anche il problema di rivedere solo in alcune parti la Costituzione, ma, in primis, la revisione della legge elettorale (vogliamo ripristinare le preferenze in modo da non trovarci in Parlamento quelli scelti dai partiti?) e la lotta all’evasione fiscale che, elevatissima, equivale al bilancio della sanità!

Così la vedo io! Chi ha altri pareri li inserisca nei commenti!

lunedì 26 giugno 2006

“Undaria pinnatifida” - La "nuova" alga veneziana

Camminando lungo le rive dei canali veneziani, quelli a più veloce scorrimento delle acque, si nota, da qualche mese, lo sviluppo molto appariscente di una “nuova” alga. Le sue caratteristiche, che appaiono evidenti anche all’occhio del profano, sono le dimensioni ed il colore; attaccate solidamente ai massi di pietra d’Istria le lunghe alghe di colore marrone scuro ondeggiano assecondando i movimenti della corrente di marea e del moto ondoso provocato dai natanti.
Già negli anni scorsi, abbiamo assistito al proliferarsi abnorme di altre specie di alghe nella laguna veneziana, fatti che hanno portato anche a spiacevoli inconvenienti. Ad esempio negli anni ’80 l’”Ulva lactuca”, volgarmente chiamata “lattuga di mare”, crescendo sui substrati sabbiosi, anche nelle zone che a seguito di bassa marea restavano all’asciutto, con le elevate temperature estive si decomponeva sviluppando un forte odore di acido solfidrico che appestava la città. Il caldo afoso e la puzza contestuale rendevano la vita dei veneziani difficile. Non si sa, ne si saprà mai, l’effetto prodotto sulla salute dei cittadini da quel fenomeno anche se, invece, si scopriva l’effetto che faceva sull’argento: non si poteva lasciare alcun oggetto esposto perché nel giro di poco diventava tutto nero. Fu effettuata una campagna di raccolta dell’alga, ovviamente con un ingente costo, e nel volgere di qualche anno l’inconveniente fu superato.
Ora questa nuova alga che si chiama “Undaria pinnatifida” è profondamente diversa però, provenendo da altri mari, è previsto che porterà dei danni al sistema ecologico lagunare.
Il 13 giugno il giornale veneziano IL GAZZETTINO ha pubblicato un servizio a cura del giornalista F.Sartori che, anche interrogando gli studiosi locali, spiega come l’”Undaria pinnatifida”, della quale non si conosce da noi il nome volgare e che chiameremo solo “Undaria”, sia giunta dai mari del Giappone e della Cina sia per mezzo delle acque di sentina ma forse, ancor più facilmente, tramite un mollusco.
Sembra che il principale inconveniente dell’Undaria sia quello di occupare lo spazio delle alghe locali provocandone la scomparsa e modificando notevolmente l’habitat con grave danno anche per le specie animali.

Descrizione ed habitat
Il tallo fogliaceo, conformato a modo di pinna lanceolata, possiede una nervatura mediana spessa, in rilievo, a sezione pressoché cilindrica.
Aderisce al substrato saldamente mediante una porzione rizoidale digitata.
Si sviluppa sino alla dimensione di circa 80 cm nella fase di massimo sviluppo che avviene nei mesi di Aprile-Maggio.
Il tallo non è mai ramificato, negli esemplari adulti è frangiato da ambo i lati, mentre in quelli giovanili è decisamente lanceolato.
Vegeta tra il piano litorale inferiore e l'infralitorale da Novembre fino ad Agosto.
Ha un ciclo tipico delle Laminariales, con una fase macroscopica sporofitica che si alterna con una fase microscopica che rappresenta il gametofito.
La lamina in superficie presenta numerosissimi ciuffi di peli trasparenti.
E' distribuita nell'area della laguna viva, soprattutto nei centri urbani ove sembra prediligere acque ricche di nutrienti.
Da consultazioni in rete ho appreso che in oriente è una prelibatezza culinaria e che viene anche raccolta anche per i suoi principi medicamentosi. Infatti quelle sotto indicate sono le sostanze contenute in base alla composizione chimica
Unità di misura della tabella sottostante: mg/100g

TOT. LIPIDI 1.100
TOT. CARBOIDRATI/FIBRE 50.000
TOT. PROTEINE 20.000
TOT. MINERALI 25.000
MINERALI
FERRO 40
CALCIO 1.200
MAGNESIO 800
ZINCO 3
IODIO 40
SODIO 4.600
FOSFORO 450
POTASSIO 4.300
MANGANESE 4
RAME 2
STRONZIO 6
NICHEL 1,45
TIANIO 0,5
CROMO 0,48
COBALTO 0,18
CLORO 6.600
SILICIO 150
VITAMINE
VITAMINA A
VITAMINA B1
VITAMINA B2
VITAMINA PP
VITAMINA B6 140 IU
VITAMINA B9 0,4
VITAMINA B12 1
VITAMINA C 7,3
VITAMINA D 0,2
VITAMINA H 0,5
VITAMINA B5 0,001
VITAMINA K 15
AMINOACIDI TRACCE
FENILALANINA 0,01
ISOLEUCINA 0,15
LEUCINA 0,8
LISINA
TREONINA 840
TRIPTOFANO 720
VALINA 1.100
METIONINA 880

Con tutta questa ricchezza di sostanze perché nessuno pensa a raccoglierla ed a sfruttarla come fanno in Cina e Giappone?
Forse perché l’acqua della laguna non è così pura come i mari orientali, causa, ovviamente, le industrie chimiche di Porto Marghera, cosa questa che, tuttavia, non scoraggia i pescatori di frodo di Chioggia e Sottomariana che raccolgono tonnellate di vongole inquinate che minacciano la nostra salute ma con favolosi guadagni esenti da ogni imposizione fiscale.



sabato 24 giugno 2006

Lasciare o rifare?

Lasciare o rifare? Questo è il problema posto da due lettere sulla rubrica “Italians” gestita dal giornalista Beppe Severgnini su “Corriere.it”. Si tratta di due lettere (“Lasciare quest’Italia” e “Rifare questo paese”) che, partendo da stessi presupposti, giungono a conclusioni diverse.
Severgnini non risponde come usa fare altre volte, ma le inserisce, non a caso, vicine nell’elenco, una al sesto posto a l’altra al settimo, lasciando, perciò, che siano i lettori a valutare le due posizioni.
Ambedue gli estensori delle lettere sono convinti, come tutti del resto, che attualmente in Italia ci siano parecchie persone poco oneste, uomini e donne non virtuosi, menefreghisti, persone che non rispettano, anzi calpestano, i valori portanti di una civiltà degna di chiamarsi con questo nome.
Ed allora sono troppi quelli che pensano solo al proprio tornaconto, ai propri interessi, cercando di fregare il prossimo.
Più o meno questo è il succo delle due lettere che tentano anche di trovare le cause di questo malcostume nazionale: può essere la politica (o i politici), può essere la natura stessa degli uomini od altro.
Ma è nel finale che i due estensori si dividono; il primo conclude con la decisione di voler lasciare l’Italia: “…avendo a cuore il mio futuro e soprattutto quello dei miei figli, continuo a ripetere loro: andiamocene.” Questo si arrende, getta la spugna e, un po’ egoisticamente, pensa al suo futuro ed a quelli dei sui figli. Non gliene importa più di quello che potrà capitare all’Italia, una volta lasciata. È il pessimista che, forse, non ha fatto abbastanza e che non ricorda più gli ideali che poteva avere in gioventù. Confessa di essere un imprenditore e già questo mi fa capire qualcosa di più! Abbiamo tanti veri imprenditori in Italia? Io penso di no, e questo mio pensiero è legato soprattutto alla larga evasione fiscale ed elusione che questa categoria pratica.
Sono, ovviamente, più vicino alle conclusioni del secondo estensore, quello che non ha perso gli ideali e che continua a sperare.
Chi si ritira, chi è assente ha sempre torto!
Ed allora, non lasciamoci prendere dallo sconforto ed agiamo come dice l’ottimista, quello che ha ancora fiducia: “ … E spetta a tutti i cittadini onesti, a tutti noi, la responsabilità di far sorgere una nuova cultura, una nuova idea d’Italia.E' finito il tempo delle deleghe e delle scuse. Rimbocchiamoci le maniche e rifacciamo il nostro Paese prima che sia troppo tardi.”
”Su con le sbardele!” Era questa una frase, un modo di dire, usato quando facevo la naja fra gli alpini, che significava proprio il “rimboccarsi le maniche, andare avanti e darsi da fare”.

giovedì 22 giugno 2006

Ma siamo tutti "indegni"?

La parola (ma anche vocabolo, termine, definizione e lemma) “INDEGNO” (o non degno) ha i seguenti sinonimi (ma anche vocaboli equivalenti, analoghi, intercambiabili e simili):
- immeritevole
- indecente
- spregevole
- ignobile
- vergognoso
- infame
- schifoso
- riprovevole
- biasimevole
- turpe
- abietto
- bieco
- esecrando


… e tutto questo è chi non la pensa come "lui"!

mercoledì 21 giugno 2006

Amarezza

Ormai, da qualsiasi parte ti giri, sei circondato da politici “in primis”, dai cosiddetti VIP, ma anche da qualcuno che non t’aspetti agisca in modo disonesto (parente, amico) e che dell’illecito e della corruzione hanno fatto il loro stile di vita.
Proprio questa mattina ho letto sul giornale che la figlia di un mio amico, ma anche lui e la moglie, sono indagati per aver imbrogliato i clienti dei quali tenevano la contabilità.
La figlia, con i soldi che i clienti versavano affinché lo studio provvedesse alle incombenze fiscali e contributive, teneva tutto per sé ed acquistava gioielli e capi firmati.
Ci si deve, quindi, aspettare di tutto da parte di tutti! È veramente triste!
Non ci si può fidare più di nessuno? Forse si, anche se io spero nel contrario.

P.S. - Vogliamo eliminare le intercettazioni telefoniche così aumenteranno gli illeciti???

domenica 18 giugno 2006

Democrazia diretta: sondaggio consultivo non vincolante.

In questi giorni, nel Comune di Venezia, verrà sperimentato un nuovo strumento di democrazia diretta: il sondaggio consultivo non vincolante.
L’ente comunale invierà agli elettori una busta contenente il quesito, accompagnato da una lettera del Sindaco, ed ognuno potrà esprimere il proprio parere con un SI o con un NO, proprio come nel referendum.
Il caso specifico riguarda il mantenimento o meno dell’industria chimica a Porto Marghera e sarà formulato così:

"Il ciclo del Cloro a Porto Marghera è costituito da alcuni impianti industriali collegati tra loro, costruiti sulla gronda lagunare agli inizi degli anni '70.
Tale ciclo, che ha alla base l'impianto 'clorosoda' è finalizzato alla produzione di TDI e PVC, che prevedono come prodotti intermedi cloro, CVM e fosgene.
Volete voi che continuino la produzione e la lavorazione del cloro, del CVM e del fosgene?"

Perché un sondaggio non vincolante e non un “referendum”? Questo è dovuto al fatto che i “referenda” comunali, di qualsiasi natura, possono essere svolti solo su materie nelle quali la competenza del Comune è esclusiva. E’ evidente che in materia di impianti chimici e più in generale di ambiente, la competenza non solo non è esclusivamente del Comune, ma Marghera è anche “sito di interesse nazionale” e la stessa responsabilità per la redazione del piano di emergenza esterna agli stabilimenti compete alla Prefettura.

Il quesito è lo stesso usato per la raccolta delle firme da parte del comitato promotore e, secondo il mio parere, le risposte positive o negative saranno date non tanto in base a conoscenze specifiche ma, invece, saranno espressioni di convinzioni emotive: l’ambientalista voterà decisamente per il no, mentre i lavoratori interessati e chi è meno sensibile all’ambiente o non conosce i danni provocati da quelle sostanze voterà per mantenere le cose così come stanno.
Certo è che anche chi voterà per il no dovrà essere convinto che l’eventuale smantellamento avrà la necessità di essere graduale, in sicurezza e con l’assorbimento dei lavoratori presso altre realtà produttive.

La decisione, per molti, non sarà facile: dare più importanza al fattore lavorativo/sociale o alla salute dei lavoratori stessi, dei cittadini che risiedono nel territorio sia di terraferma che lagunare?

Io voterò per il NO in quanto sono convinto che non ci siano alternative alla fine della chimica di base a Marghera e che gli scarichi, in laguna e nell’aria, di queste lavorazioni siano altamente nocivi.
E poi non è per niente rassicurante avere un deposito di gas fosgene a qualche migliaio di metri da casa e sulla perpendicolare delle rotte degli aerei in arrivo all’aereoporo “Marco Polo”.

In definitiva il sondaggio, che è il primo del genere in Italia e che è comunque una forma di democrazie diretta, avrà una certa validità soprattutto dai numeri, cioè da quanti risponderanno e se lo scarto fra le due opzioni sarà rilevante.

sabato 17 giugno 2006

Com’è caduta in basso l’informazione! - Notizie troppo in evidenza e notizie “seminascoste”.

Come volevasi dimostrare … vedi “post” precedente: le prime tre pagine dei giornali sono state impegnate da “Sua Bassezza”.
Ormai i giornali sono fatti solo con notizie d’agenzia e con “fondi di magazzino”!
Cosa ce ne importava di rileggere, per l’ennesima volta, tutta la storia dei precedenti giudiziari di V.E. di Savoia ed anche episodi diversi della sua vita!
Ma i giornalisti d’oggi non sono più come quelli di una volta, cioè quelli che andavano alla ricerca della notizia e che, magari, spendevano tempo per trovare materiale per un’inchiesta. Ora aspettano, seduti davanti al PC, che la notizia arrivi e non fanno altro che travasarla. Forse s’ingegnano ad inventare un titolo che poi, per troppa fantasia, è tutt’altra cosa del contenuto dell’articolo.
Le notizie sono disposte nelle pagine non tanto per quella che è l’importanza oggettiva della notizia stessa, ma per come può interessare l’editore.

Una notizia che ho trovato su IL GAZZETTINO d’oggi (clicca qui per leggerla) e che, a mio avviso, sarebbe dovuta essere messa in maggiore evidenza è quella riguardante un incidente avvenuto in un cantiere della T.A.V. (Treno ad Alta Velocità) nei pressi di Padova.
Incidenti sul lavoro ce ne sono ogni giorno, tanti, troppi!
Ma nell’incidente in questione c’è qualcosa che ne accentua la gravità ed è che è accaduto in un “cantiere di una grande opera”! Una delle grandi opere alle quali il precedente governo ci teneva molto.
Allora mi chiedo, poiché l’infortunato è un lavoratore extracomunitario che “lavorava in nero”, chi controlla?
Un lavoro, una grande opera voluta dallo Stato, non deve essere seguita e controllata in tutto, negli appalti e soprattutto nei subappalti?
Chi ci guadagna in queste operazioni al ribasso?
L’articoletto, perché di questo si tratta, non precisa qual’è l’impresa principale (quelle che aveva appaltato il lavoro) e quale la subappaltante che sfrutta i lavoratori in nero; magari si scoprirà che si tratta di una ditta veneta, di quelle piccole ditte nelle quali l’imprenditore “si è fatto da solo con tanti sacrifici” e che, per crescere, “deve”, non può fare a meno, evadere le contribuzioni (autodiminuzione del “cuneo fiscale”); e come evade i contributi, senz’altro sarà anche un evasore fiscale; ma tant’è, anche il Berlusconi ha fatto capire che chi produce fa bene a non pagare le tasse.
Le tasse sono cose di sinistra!
Il fatto è successo in Veneto ed allora perché tanto clamore per uno che si chiama Mohamed Mohamed ed è egiziano?

Notizie in risalto (arresto di V.Emanuele di Savoia) che fanno "sparire" altre notizie (incriminazione dell'ex ministro Sirchia).

È da poco passata la mezzanotte e, quindi, è il 17 giugno.
M’immagino già i giornali che usciranno questa mattina: porteranno in prima pagina, ma anche nella seconda e forse nella terza, titoloni e articoli sull’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia. Pur non avendo ancora notizie certe o essendo le stesse soprattutto molto limitate, in considerazione del personaggio, che già altre volte ha avuto guai con la giustizia, le pagine verranno riempite con biografie varie e con la storia della sua famiglia che, comunque, fa parte della storia d’Italia.

Il tutto farà passare in secondo piano, o addirittura scomparire, altre notizie come quella che c’informa che l’ex Ministro della Salute del precedente governo, Sirchia, è accusato di corruzione e appropriazione indebita.

Nei prossimi giorni TV e giornali prepareranno inchieste sulla prima notizia mentre quella che riguarda l’ex ministro di Berlusconi, sempre che venga data, risulterà conosciuta a pochi.

venerdì 16 giugno 2006

Ancora sul "referendum" del 25-26 giugno pp.vv.

Un articolo, in data odierna, a firma del direttore di GVONLINE (Gente Veneta On Line, della Curia Patriarcale di Venezia), “Verso il referendum - Costituzione: per una riforma che sia veramente”, mi trova d’accordo sostanzialmente su tutto anche perché, se non esplicitamente, indica nel “NO” la scelta del prossimo voto referendario.
Fra l’altro dice: “Una buona Costituzione non può essere, neppure in un suo comma, di una parte soltanto. Essa deve nascere, come fu nel primo dopoguerra, frutto di un compromesso nobile tra le parti in gioco”.
Ed ancora: “Una riforma che interessi la Legge fondamentale dello Stato (soprattutto se così radicale) deve essere frutto di una discussione (e possibilmente di un accordo) fra le varie componenti politiche e culturali dell'Italia tutta, magari in una nuova Assemblea costituente o in altre formule che assieme si dovranno cercare.”
Quindi se vincerà il “SI” dovremo tenerci quest’accozzaglia di norme, spesso farraginose (vedi i “links” nel “post” precedente del 6.6.2006), che daranno adito a contese fra le varie istituzioni statali e regionali e che faranno sì che vi siano regioni con una marcia in più ed altre con una marcia in meno, ma anche regioni che tenteranno di arrogarsi più poteri.
Anche molti esponenti della precedente maggioranza si sono accorti che le norme sarebbero da rivedere e, pur continuando, chissà perché, ad indirizzare il voto per il SI, giusto per confondere le idee, asseriscono che, anche in caso di vittoria, le norme sarebbero riviste. Ma chi li autorizza a trattare così l’elettorato che, in caso di vittoria del SI, dovrebbe pretendere, giustamente, l’attuazione di quelle norme e non invece la revisione delle stesse?
Le dichiarazioni rilasciate in questi giorni dagli esponenti favorevoli al SI, indicanti questa volontà a posteriori, sono, perciò, solo delle falsità.
Per questo motivo, ma non solo, è senz’altro meglio votare NO e solo dopo aprire una discussione fra le parti (Assemblea Costituente, Bicamerale o altro) in modo da giungere in tempi adeguati ad una formulazione che sia rispettosa della Storia e della cultura del Paese, di tutto nel suo complesso e non solo di una parte, e di tutte le sue componenti.
Se poi il solito Bossi esce con le sue “sparate”, a maggior ragione bisogna votare NO, anche e soprattutto al settentrione, per dimostrare che l’unica via ad eventuali cambiamenti deve essere sempre e comunque una via democratica e non, invece, la “via della conquista di un altro campanile”!

giovedì 15 giugno 2006

Mezzi di trasporto pubblico lussemburghesi. Confronto con i nostri.

Dopo alcuni giorni di pausa, dovuta ad un soggiorno in Lussemburgo, dove è nato il mio primo nipotino, riprendo a scrivere sul "blog" e mi faccio forte di questo viaggio per trattare di un argomento che reputo interessante: i trasporti pubblici all’interno del comune.
Nota dolente, questa, in molte città italiane: o sono troppe poche corse, o vi sono corse inutili, ma anche gli autobus sono troppo pieni, si viaggia male e costano troppo per il servizio che viene dato; insomma qui da noi tutti si lamentano.
In Lussemburgo, invece, funziona tutto molto bene. Qualcuno potrà obiettare che il Comune del Lussemburgo, la capitale, non è una città così grande. Questo è vero. I residenti, infatti, non arrivano a novantamila unità però, c’è anche un elevato movimento di funzionari ed impiegati delle varie istituzioni europee. Saremo quindi a centomila individui che, durante il giorno, si spostano in città usando soprattutto i mezzi pubblici. Le linee urbane sono ventitré e tutte partono dai quartieri periferici per arrivare o passare, ventuno su ventitré, alla “Gare”, la stazione dei treni. Tutte ventitré passano, invece, per una piazza centrale (Piazza E. Hamilius), non troppo grande, dove si trovano le diverse coincidenze.
Io, non solo in quest’occasione, ho viaggiato giornalmente in ore diverse e non ho mai travato gli autobus affollati: mi sono sempre seduto.
Una caratteristica che mi è molto piaciuta e che mi ha portato a paragoni con le linee che conosco meglio, quelle di Mestre, è stata la velocità ed il tipo di corsa degli autobus, o meglio la guida senza alcuno scatto e senza nervosismi da parte degli autisti. Ma poi, udite, udite, non c’è mai alcuno davanti alle porte di discesa perché chi deve scendere si alza dal posto solo quando l’autobus è fermo e l’autista, solo in quel momento, apre la porta. Da noi, e parlo di Mestre, ma penso succeda anche in altre città, per scendere bisogna avvicinarsi alla porta almeno una fermata prima, con tutte le difficoltà a tenersi in piedi, magari stretti dagli altri passeggeri.
Parliamo poi di “stile di guida”. Qualcuno afferma che dipende dal cambio automatico dei nostri autobus! Io non me ne intendo però, anche stando seduti (figuratevi quelli in piedi), si viene sballottati ad ogni frenata (l’autobus viene bloccato sempre all’ultimo momento) ed alla ripartenza è come trovarsi all’autodromo di Monza! Per non parlare delle curve durante le quali, anche seduti, bisogna tenersi ancorati con le mani per non cadere o per non venire sbattuti addosso a qualche altro passeggero.
In Lussemburgo non accade niente di tutto questo: la velocità è ridotta, la guida è dolce e scorrevole e le curve vengono affrontate con delicatezza. E non mi vengano a dire che i nostri autisti sono stressati perché eseguono lo stesso lavoro dei colleghi lussemburghesi; anzi, questi ultimi emettono anche i biglietti con relativo maneggio di denaro e controllano gli abbonamenti.
Insomma, cosa ci vuole per avere un servizio migliore?
E’ questione, a mio parere, solo di una migliore organizzazione ed anche di maggiore educazione e rispetto dell’utente da parte degli autisti!

martedì 6 giugno 2006

Per rendersi conto di cosa si andrà a votare con il referendum

Al fine di rendersi conto di cosa cambierà, o non cambierà, il risultato del prossimo referendum costituzionale, per il quale non è necessario raggiungere il "quorum", segnalo di seguito due link.

Sul primo troverete il testo della COSTITUZIONE in vigore mentre il secondo è relativo alle modifiche proposte dalla precedente maggioranza di governo.

Per un NO convinto, pur nella difficoltà che si può trovare nel linguaggio giuridico, è bene consultarli.

Notizia “veramente importante” su Il Gazzettino d’oggi.

Un articolo su Il Gazzettino d’oggi 6.6.2006, del quale vi risparmio il “link”, a firma F.R. (Federica Repetto) ci racconta che il nababbo russo Roman Abramovich è arrivato a Venezia con il suo “megayacht” “Le Grand Bleu”.
Poi veniamo informati che è anche stato a pranzo alla Locanda Cipriani, a Torcello, dove, con moglie e figli, ha consumato, in un tavolo riservato lontano dagli altri ospiti, tagliolini fatti in casa con cappesante, risotto alla “torcellana” con verdure, del pesce alla griglia, ossobuco di vitello con risotto allo zafferano; il tutto seguito dai dolci della pasticceria Cipriani. Dimenticanza! Non ci riferisce con quale vino ha pasteggiato! Poi, alla fine della cena ha fatto rientro allo “yacht” con una lancia privata.
Ma questa è informazione? O meglio, è buon’informazione? Ma quanto ce ne può fregare il conoscere cosa abbia mangiato questo novello VIP russo? Mi domando ancora perché non ci ha fatto conoscere se dopo è “andato di corpo” regolarmente!
Non sono queste le notizie che c’interessano. Sarebbe stato più interessante conoscere quanto paga, se paga, per sostare nel porto della nostra città con il suo “megayacht” e se la lancia che lo ha trasportato ha rispettato i limiti di velocità e le norme contro il moto ondoso che rovina barene, canali e fondamenta.
Ma tutto questo è di secondaria importanza per alcuni giornalisti, direttori ed anche editori che reputano i lettori dei cretini!

lunedì 5 giugno 2006

Lettera sul "tanko" inviata a quattro giornali

Qui sotto la lettera che, in data odierna, ho inviato a:
- IL GAZZETTINO - (pubblicata il 15.6.2006)
- LA NUOVA VENEZIA - (pubblicata il 6.6.2006)
- IL CORRIERE DEL VENETO
- ilVenezia - (pubblicata il 6.6.2006)


Egregio Direttore,
mi riferisco alle recenti prese di posizione, di politici e non, per quanto riguarda la fine che dovrà fare il cosiddetto “tanko” usato il 9 maggio del 1997 da alcuni personaggi che qualcuno chiama “patrioti”. Ma quali patrioti! Erano solo fanatici, con un distorto senso della storia, coloro che (quattro pavani-ruzzantini) hanno, innanzi tutto, offeso la Serenissima. E non chiamiamoli più “serenissimi”! Serenissima è solo la Città!
Hanno commesso reati penali, fra i quali anche un dirottamento di un mezzo navale dopo averlo sequestrato, e per questo sono stati giustamente condannati.
Ora, però, non cerchiamo di creare degli eroi perché proprio non lo sono.
Quindi lasciamo che quello che qualcuno chiama “tanko” finisca alla demolizione e magari fuso perché non ne resti alcun pezzo in modo che non venga voglia di creare delle “reliquie”.
Ma dove sono i “molti veneti” che li considerano eroi? E’ stato fatto un referendum?
E’ solo un parere, senza alcun dato oggettivo, ed un misero tentativo di qualche nostalgico.
Prima dei veneti bisogna ascoltare il parere dei veneziani, gli offesi.

domenica 4 giugno 2006

Un modo intelligente di fruire della gondola.

Questa mattina, uscendo dalla Chiesa di San Simeone Profeta (vulgo San Simeon Grando), sentii un suono pizzicato e melodioso che non proveniva da alcun diffusore.
Sul vicino “Ponte della Bergama” alcuni turisti guardavano (e fotografavano) lungo Rio Marin. Con mia gran sorpresa, attraversando il ponte, notai due gondole che si avvicinavano e sulle quali si trovavano alcune donne (si capiva che erano turiste, ormai noi veneziani abbiamo fatto l’occhio); alcune di queste, tre per gondola, suonavano delle arpe, non grandi come quelle usate nei concerti di musica classica, ma ugualmente molto armoniose. È la prima volta che mi capita di assistere ad una cosa del genere che, in ogni modo, ho molto apprezzato perché ritengo sia stato un modo intelligente di fruire della gondola.
Peccato che le due imbarcazioni siano scivolate via molto velocemente e, con loro, anche il “concerto”.
Però mi è venuto un dubbio, un pensiero cattivo: i gondolieri, che fanno parte di una potente “lobbie” veneziana, avranno fatto pagare un sovrapprezzo per l’ingombro di quegli armoniosi strumenti?

sabato 3 giugno 2006

Ora si punzecchiano fra “governatori” regionali. – Galan (Veneto) rimprovera Soru (Sardegna) per le imposte sulle seconde case e sugli “yachts”.

Ed anche questa volta il “governatore” del Veneto, a tempo perso pescatore di tonni, non ha agito come dice il saggio detto veneziano “Prima de parlar, … tasi”. (Vedi articolo).
Infatti, ha sparato le sue solite “galanate”, termine questo che può essere considerato un neologismo carnascialesco (lo facciamo derivare da “galano” il gustoso dolce friabile e croccante del carnevale). Mi permetto di usare questo termine perché lui per primo tenta di dileggiare il collega governatore della Sardegna, Soru (quello che ha creato Tiscali), perché lo stesso ha legiferato in materia d’ICI sulle seconde case dei non residenti e sulle tasse che sono applicate ai nababbi che arrivano nell’isola con panfili e con aerei privati. E Galan le chiama “sorurate”! Da che pulpito!
Quanto fatto da Soru mi sembra giusto perché se c’è gente che può permettersi di usare una casa solo uno o due mesi l’anno durante i quali, magari, vuole anche spadroneggiare in una terra non sua, può anche pagare una tassa maggiorata rispetto ai residenti che lì vi abitano dodici mesi l’anno.
E non venga a dire che in questo modo ne va di mezzo lo sviluppo turistico.
E poi il riferimento al periodo antico, “riporta la Sardegna al tempo dei principi-pastori, alla civiltà nuragica, al tempo cioè dei corsari fenici o cartaginesi sempre pronti a sgraffignare i beni di chiunque si avvicinasse alle coste sarde”, dove mi sembra proprio abbia “preso fischi per fiaschi”. Infatti, in antico la civiltà sarda si è sviluppata all’interno dell’isola e non sulle coste proprio perché potevano essere i paesi sulle coste ad essere depredati e non viceversa!
Lo sviluppo della costa si è avuto dalla seconda metà del ‘900 proprio per il turismo che, però, ha anche portato notevoli danni ambientali.
Se poi Bill Gates col suo panfilo/transatlantico vorrà recarsi altrove non sarà per qualche migliaio d’euro. Infatti, la tassa annuale che dovrebbe pagare equivale a quanto gli costa la nave per un solo giorno.
Quelli che in terra sarda si oppongono sono coloro che sfruttano il turismo e che, lavorando solo due mesi all’anno, vogliono vivere, e bene, anche gli altri dieci. Si tratta solo di “lobbies” e potentati che non mancano in nessun luogo e che vogliono dettar legge solo per i propri interessi, fregandosene del più importante “interesse della comunità”. E Galan rappresenta, in terra veneta, anche questi potentati che, ovviamente, lo votano!
Invece è giusto che i turisti paghino queste tasse, che poi andranno a beneficio dei residenti che, ripeto, vivono lì dodici mesi.
Galan spera che quest’operazione dirotti i turisti da noi, a Venezia e nel Veneto.
Io spero, invece, che anche il comune di Venezia, che ha già fatto qualcosa di simile (ticket sui pullman), si adoperi a tassare la seconde case dei non residenti e, perché no, anche un ticket sui panfili e sui “lancioni” che arrivano dagli altri comuni vicini (Jesolo, Cavallino-Treporti) e che scaricano frotte di turisti che, alla fine, lasciano solo immondizie.
Con questi “governatori campagnoli” bisogna iniziare a pensare Venezia come città a statuto speciale staccata dal Veneto.

venerdì 2 giugno 2006

"5 x 1000" - Lo sapevate che ...?

Lo sapevate che quest’anno, in occasione della denuncia dei redditi, si poteva designare un 5 per mille (oltre l’8 per mille che da anni è in vigore) delle proprie imposte ad associazioni varie iscritte in appositi elenchi? Io sì, e quindi, sul mod. 730, ho segnato il codice fiscale di un’associazione ONLUS alla quale ho desiderato assegnare il mio modesto apporto perché opera in favore dei bambini della “favelas” brasiliane.
Tutti noi, ovviamente liberi di scegliere chi volevamo, siamo stati edotti ed indirizzati da varie associazioni che, con tutti i mezzi informativi a loro disposizione (posta, internet, pubblicità varia), hanno cercato di influenzarci.
Percependo che i soggetti interessati non fossero pochi, ho voluto togliermi lo sfizio di appurare quanti fossero, ma, soprattutto, chi fossero.
Quanti non so, forse otto/novemila, certo che l’elenco reperito presso il sito dell’Agenzia delle Entrate è di ben 974 pagine.
Credevo che fossero tutte associazioni dedite al volontariato inteso come aiuto verso il prossimo, anziani, ammalati, bambini in difficoltà ed altro sia in Italia sia all’estero, tutte associazioni il cui fine è senz’altro benemerito e che necessitano di vari aiuti per operare. Invece, ho fatto delle scoperte!
Nell’elenco ho trovato di tutto: molte cooperative A.R.L. (a responsabilità limitata) che non si capisce bene cosa facciano, parrocchie, patronati e chiese varie, sia cattoliche sia evangeliche (ma non c’è già l’8 per mille?). Inoltre, questa è veramente “grossa”: molte Fondazioni di Casse di Risparmio di diverse province.
Ma non è finita qui, ed ecco spuntare parecchie sezioni del C.A.I. (Club Alpino Italiano), le federazioni sportive a livello nazionale (non mi sembra di aver trovato la F.I.G.C. – sarebbe stato il colmo), una Fondazione d’Assistenza fra Dottori Commercialisti (visto che si fanno pagare poco).
Altri tipi d’associazioni dove chi partecipa lo fa per proprio passatempo e divertimento e cioè club e associazioni sportive (Tennis club, Club del Volo – tutti sport da povera gente), associazioni corali e bandistiche, associazioni culturali e teatrali.
Insomma c’è chi vuole divertirsi (andare in montagna, cantare, suonare, fare sport, ecc. ecc.) ed anche farsi sovvenzionare, togliendo l’aiuto a chi ha veramente necessità! Per dirla con una sola parola, è un’indecenza!
E’ necessaria, senz’altro, una revisione, ma sono convinto che o escluderanno tutti, e quindi basta “5 per mille”, in quanto escluderne molte, per poi lasciare solo quelle che veramente si dedicano al prossimo, sarebbe un’operazione veramente titanica.
Se non credete a quanto vi ho detto, consultate l’elenco cliccando sulla pagina “ad hoc” dell’Agenzia delle Entrate!

giovedì 1 giugno 2006

Ancora sul "tanko"!

Sul "post" del 4 maggio u.s. avevo trattato sulla destinazione del “tanko”, corpo di reato a seguito della “monada” dell’8-9 maggio 1997, in quanto avevo trovato, nel sito del Comune di Venezia, un’interpellanza di un, anzi dell’unico consigliere leghista.

Oggi devo tornare sull’argomento per un articolo pubblicato su Il Gazzettino dell’1 giugno.

Ed ecco le str… (stranezze? No!) estrapolate dall’articolo.

Due consiglieri regionali del PNE dicono: «è riconducibile al patrimonio ideale, culturale e storico del popolo veneto e rappresenta una preziosa testimonianza della mai sopita aspirazione dei veneti alla libertà e all'autogoverno».
Ma quale patrimonio ideale, culturale e storico del popolo veneto! Scherziamo? Ma parlino solo per loro!

E continuano: «Il prossimo 7 giugno la Corte d'assise di Venezia deciderà la sorte del "mitico" MB007, il "tanko" che nella notte fra l'8 e il 9 maggio 1997 fece sognare centinaia di migliaia di veneti e di tutti coloro che lottano per la libertà e l'autodeterminazione dei popoli d'Europa e del mondo».
Ma chi ha sognato? Forse quelli che avevavo assunto qualche sostanza!!!

A loro rispondono dei personaggi che rappresentano il Veneto Serenissimo Governo. (Ma chi sono, cosa rappresentano?): «Premesso che il "tanko" Marcantonio Bragadin è di produzione e proprietà del Veneto Serenissimo Governo, diffidiamo qualsiasi associazione, comitato o privato a raccogliere anche un solo centesimo per partecipare all'eventuale asta indetta dallo Stato per acquisire il medesimo».
Signori, calmatevi, è solo un “corpo di reato”! L’unica soluzione è quella di PORTARLO ALLA DEMOLIZIONE!