lunedì 31 marzo 2008

Pesce e diossina (2)

Ecco gli aggiornamenti della stampa:

- i distinguo di alcune categorie e politici ------> Il Gazzettino del 29.3.2008
- precisazioni e prese di posizione --------------> Il Gazzettino del 31.3.2008

sabato 29 marzo 2008

Attenzione a e mail che contiene virus

Riporto una notizia di stampa che mette in guardia su un nuovo virus

In queste ore sta circolando una mail in arrivo da un sedicente signor Montorsini con cui si chiede di verificare se il proprio nominativo compare in una presunta lista di indagati ma che in realtà, se aperta, avvia un programma che installa sul pc un codice malevolo. L'allarme arriva dalla polizia postale, che ha già avviato le indagini per capire la provenienza del messaggio.

Per conferma ed altre notizie simili vedi il sito della Polizia di Stato

http://www.commissariatodips.it/stanze.php?strparent=10

venerdì 28 marzo 2008

PESCE E DIOSSINA.

Una volta, quando eravamo ancora giovani scolari e studenti, ci raccontavano che faceva bene mangiare il pesce perché conteneva il fosforo, minerale che aiutava la memoria e, quindi, potevi migliorare nello studio.

Poi, studi recenti, ci hanno informato che quanto sopra era una bella favoletta e che, per avere qualche aiuto del genere, avremmo dovuto ingozzarsi di pesce ogni giorno in quantità “industriali”.

Sempre una volta era usanza, o meglio era una regola “igienica” adottata della chiesa, poi abrogata perché non aveva più senso, mangiare pesce il venerdì una volta alla settimana.

A Venezia, soprattutto in certa parte della popolazione, mangiare pesce è sempre stata, e lo è ancora, un’usanza molto praticata.

Non si può negare che il pesce sia buono, soprattutto certe qualità. Io preferisco mangiare le sarde, in qualsiasi modo: fritte, “a scottadeo” (prese su con le mani dalla griglia, molto calde tanto da scottarsi le dita) ed anche “in saor” (una ricetta un po’ lunga a spiegare, che mi riservo di farlo un’altra volta).

Oggi, ma lo si sapeva, anche se non ufficialmente, da molto tempo, ci vengono a dire che la sostanza più importante del pesce di laguna non è il fosforo, ma la …. diossina, magari in quantità superiori di quella che dicono si sia trovata in certe mozzarelle di bufala.

Il tutto inizia dalla industrie chimiche di Porto Marghera che, da molti decenni, hanno scaricato, e continuano a farlo, tonnellate di residui malefici (acidi vari, sali di tutti i tipi, veleni e metalli pesanti) nelle acque lagunari.

E non si tratta solo di vongole o “peoci” (mitili), ma di tutto il pesce, dal più piccolo al più grande per il semplice fatto della catena alimentare. L’ultimo anello della catena è l’uomo adulto, ma anche i lattanti perché nel latte materno delle mamme veneziane è stata trovata una percentuale di diossina più elevata che in quello di mamme di altre località.

Chi volesse informarsi più dettagliatamente clicchi qui per leggere un ampio servizio su “IL GAZZETTINO” di oggi.

Sui giornali di oggi appare quindi, molto in evidenza questa notizia.

Volete una previsione? Domani ci saranno i “distinguo” di alcune categorie economiche, soprattutto dei rappresentanti dei ristoratori ed in genere dell’industria turistica e dei politici che sperano nei loro voti.

Tutto questo, si sapeva, ma, come ho riportato alcuni giorni fa in un altro “post”, la chimica a Porto Marghera riprenderà, nonostante i morti di tumore accertati per negligenza delle industrie e per non voler adeguare gli impianti (aumentare i costi).

AGGIORNAMENTO del 29 marzo 2008.

Le mie previsioni non erano sbagliate! Leggete cosa scrive oggi Il Gazzettino




sabato 22 marzo 2008

Rii veneziani

Ho creato una nuova sezione sulla "home page" del mio sito.
Si chiama "Rii veneziani" e tratta dei canali interni della mia città.
Troverete spiegazioni, anche sulla toponomastica, nonché presentazioni "pps" di fotografie dei singoli canali.

Intanto ho iniziato con il "RIO MARIN", il canale che si trova vicino a casa mia ed ho intenzione di presentarvi, a breve, altri canali.

Cliccate su http://www.piovesan.net e dalla "home page" scegliete "Rii veneziani".

Se qualche concittadino desidera collaborare, mi contatti.

venerdì 21 marzo 2008

La ripresa della chimica a Porto Marghera - La mia lettera inviata alla stampa locale.

Nel giorno in cui veniva dato ampio risalto dalla stampa alla ripresa della chimica a Porto Marghera concludevo la lettura del libro di Felice Casson intitolato “LA FABBRICA DEI VELENI – Storie e segreti di Porto Marghera”, un’allucinante documentazione del lavoro investigativo dell’ex P.M., dalla quale si evince la totale mancanza di scrupoli, di amministratori, dirigenti e medici compiacenti delle multinazionali, nel nascondere la verità sulla pericolosità del CVM, suffragata da studi di eminenti scienziati italiani e di altri paesi. E tutto ciò, ovviamente, per il massimo profitto.

Si legge di interviste ai diversi politici locali o di dichiarazioni degli stessi, però sarebbe utile conoscere cosa ne pensa il Sen. Casson che, senz’altro, può essere considerato un esperto.

giovedì 20 marzo 2008

“Riparte” la chimica a Porto Marghera: i morti non sono serviti a nulla!

Sulla stampa odierna veneziana è stato dato ampio risalto al decreto firmato dal Governo che permette la “ripartenza della chimica” a Porto Marghera.

Una pagina completa su “Il Gazzettino” ed un ampio servizio anche su “il Venezia”.

Si può ben dire “ripartenza” perché, da anni, circa dieci, c’erano state dismissioni da parte di aziende multinazionali in quanto nuove disposizioni prevedevano maggiori controlli ambientali, cosa questa che prevede dei costi.

In città, sia in terraferma che nel centro storico, si erano attivati gruppi che chiedevano, da una parte, lo smantellamento dell’industria chimica di P.Marghera per il notevole impatto ambientale, mentre, dall’altra parte si trovavano le organizzazioni sindacali di categoria che prospettavano, in caso di dismissione, una grave crisi economica e sociale, non solo a livello locale, a seguito della chiusura delle imprese con conseguente licenziamento di circa cinquemila addetti.

In questi ultimi anni, soprattutto recentemente, si sono verificate manifestazioni da una parte e scioperi pesanti dall’altra, scioperi che hanno penalizzato l’intera città dove basta un minimo blocco stradale per paralizzare sia Mestre che il centro storico lagunare. Se poi bloccano anche la ferrovia, potete immaginare cosa succede.

Si dà il caso che, proprio oggi, ho terminato la lettura di un libro intitolato “LA FABBRICA DEI VELENI – Storie e segreti di Porto Marghera” di Felice Casson che fu il Pubblico Ministero che portò in giudizio Montedison ed Enichem per le morti -per cancro- di numerosi operai addetti alla lavorazione del CVM (cloruro di vinile monomero)

Solo per dare un po’ di dati, dalla seconda di copertina, riporto alcuni numeri:

- 157 morti;

- 103 malati;

- 120 discariche abusive;

- 5 milioni di metri cubi di rifiuti tossici.

Vi consiglio di leggere la “seconda di copertina” (cliccate qui) o, ancor meglio, il libro.

Dalla stampa odierna leggo che si parla ancora di “cvm", di “pvc” e di “autoclavi”; quest’ultime sono, in parole povere, i contenitori nei quali il gas cvm si trasforma in pvc, la materia plastica con la quale si fa di tutto.

Le autoclavi, si legge sul libro, erano (e sono) i posti peggiori per respirare le sostanze che procurano quel particolare tumore al fegato (angiosarcoma), ma anche alle vie respiratorie ed al cervello. Eppure, a fare manutenzione, per anni hanno mandato dentro gli operai senza alcuna protezione, nonostante conoscessero la pericolosità di questi ambienti.

Non serve essere operai che lavorano il CVM per essere in pericolo; anche chi abita e vive nei pressi delle industrie che effettuano queste lavorazioni non è sicuro. Le fughe di gas sono state e sono all’ordine del giorno. Ma anche la città intera non è sicura.

Ricordiamoci del disastro di Bhopal, in India.

Però le imprese, in particolare quelle italiane, pur conoscendo che l’assunzione di CVM, anche in dosi ridotte, era nociva, tuttavia hanno portato avanti delle politiche aziendali nelle quali nascondevano subdolamente i risultati di parecchi studiosi e di enti a ciò preposti che asserivano l’estrema nocività di queste sostanze. E tutto per non adeguare gli impianti con sistemi di sicurezza, cosa che avrebbe comportato dei costi e, quindi, minori dividendi.

Basta leggere quello che Casson ha scoperto nel suo lavoro dal 1994 al 2006, anno in cui la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna ad amministratori, dirigenti e medici aziendali della Montedison e della Enichem, per rendersi conto che al “padrone”, ed ai suoi “collaboratori” ben pagati per nascondere e falsificare le carte, non interessa il lavoratore, ma solo il guadagno.

E poiché “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, chi ci assicura che ora le imprese che hanno ereditato (acquistato) gli impianti li adegueranno agli ultimi dettami di sicurezza, nonostante sia previsto e nonostante le assicurazioni?

Anche in questi ultimi anni ci hanno sempre confermato che gli impianti erano sicuri, però, anche troppo spesso, ci sono state perdite di gas, non di “acqua fresca” o “vapore acqueo”, come spesso viene annunciato dai responsabili aziendali appena si verifica la “fuga”, ma di cloro, acido solforico, cvm e fosgene!

mercoledì 19 marzo 2008

Per il Tibet

Boicottare = danneggiare una persona, un’organizzazione, uno stato e sim., isolandoli e impedendone ogni tipo di attività economica, commerciale e politica | estens., ostacolare, impedire lo svolgimento di qcs.: hanno boicottato ogni nostra iniziativa

Questo il significato estrapolato dal “De Mauro”

L’importante è isolare la Cina non partecipando alle olimpiadi significando, con questo comportamento, la contrarietà al modo di agire delle autorità di questo paese verso gli “uomini”.

Partecipare, invece, al di là di ogni distinguo, significa condividerne il comportamento.

Consultate il sito dell’Associazione Italia-Tibet

L'immagine è tratta dal sito dell'Associazione Italia-Tibet

Che strano! (2)

Ecco altri nomi e, ovviamente, smentite e precisazioni.
Nessun ulteriore commento, basta leggere gli articoli trovati oggi su alcuni quotidiani "on line".

1 - Corriere.it (1)
2 - Corriere.it (2)
3 - LaStampa.it (1)
4 - LaStampa.it (2)
5 - IlGiornale.it
6 - LaRepubblica.it

lunedì 17 marzo 2008

Che strano!

Solo su un giornale, “il Venezia”, uno di quei quotidiani cosiddetti “di cortesia” che non ti costano un centesimo e che trovi nei diversi negozi, viene pubblicato quest’oggi che i conti aperti in Liechtenstein da italiani sono 415.

Non ci sono ancora i nomi, però qualche indiscrezione è saltata fuori.

Intanto si apprende che sui 415 evasori, circa 100 sono “lumbard”, 30 “romani”, nessun meridionale e, udite, udite, ben 220 (quasi il 50%) sono del “mitico” Nord-Est! Il nordest degli “imprenditori virtuosi”, almeno come li considerano i leghisti ed i “liberali” (per modo di dire) rappresentati da Berlusconi, quello che, ricordate?, invitava ad evadere!

Veneti e friulani, questi che hanno esportato i loro capitali (chissà come li hanno guadagnati) che, magari si ritengono superiori agli altri, ai napoletani, quelli che sono pieni di “mondezza”!

L’unico nome noto fra i politici è quello di un parlamentare “forzista”, Luigi Grillo, già implicato su una scalata bancaria.

Gli altri nomi ancora non ci sono, però, si parla di un mobiliere veneto il cui conto in Liechtenstein era, anzi è, di 900 miliardi di vecchie lire!

Altri giornali, oggi, non pubblicano alcunché. Che strano!

Clicca qui per leggere il servizio.

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AGGIORNAMENTO del 18.32008 ore 9,45

Ed ecco i primi nomi (da Corriere.it del 18.3.2008)

Luigi Grillo – parlamentare di Forza Italia grande amico dell'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e del suo banchiere preferito Gianpiero Fiorani

Vito Bonsignore – parlamentare europeo UDC passato al PDL

Carlo Sama il “delfino” di Raul Gardini e già coinvolto nelle indagini su “Tangentopoli”

Clicca qui per LaStampa.it e per Corriere.it




domenica 16 marzo 2008

La svolta del Web 2.0? Solo buona volontà!

Nell’ascoltare la registrazione, sulla quale ho costruito il post precedente, ho recepito delle frasi e delle situazioni già esistenti e/o in fieri che poi, durante la notte -prima di addormentarmi- mi hanno fatto pensare (sì, ogni tanto penso anch’io!).
“La svolta (quella del WEB 2.0) è importante perché cambia la filosofia e non la tecnologia”. Questa una delle frasi. Ma poi si è parlato di “condivisione”, di “strumento
di dialogo e di comunicazione”, di “sportello unico”.
Fin qui alcuni degli “input” recepiti dall’ascolto di quanti hanno esposto i loro pareri nel
dibattito/incontro/interlocuzione del 10 marzo.E durante la notte si è acceso il “flash” e sono tornati ad affiorare i ricordi, non di ieri, ma di 15/20 anni fa.
Sono ormai quattro anni che non m’interesso più, a livello professionale, di ciò, ma quando ero in servizio queste cose le ho fatte, alcune, e altre le ho tentate di fare. Non avevo coscienza di “cambiare una filosofia” perché quello che facevo e proponevo mi sembravano cose solamente logiche, anche con la tecnologia di fine anni ’80.
Non si parlava ancora di posta elettronica, di web, di internet o, per lo meno, erano questi argomenti per pochi ed esclusivi adepti.
Io lavoravo sul Sistema 38 IBM, un elaboratore con un sistema operativo che prevedeva una gestione di un database relazionale, forse il primo di questo tipo e, per alcuni anni, anche l’unico.
Sul S/38, questa la sigla, esisteva un programma di “gestione testi” molto simile a quello che poi fu il “word”. All’elaboratore erano collegati numerosi terminali, sia in ambiente locale, cioè con cavi biassiali che li univano direttamente, sia per mezzo di linee telefoniche di trasmissione dati, verso sedi distaccate.
La gestione testi serviva soprattutto a scrivere lettere e documenti vari che poi venivano portati su carta, firmati (di solito ad opera del “capo”) e inviati tramite posta interna (fattorini che giravano, fra le varie sedi, una volta al giorno) all’altro ufficio. Dal momento della redazione della lettera al momento della lettura da parte del destinatario, che poteva essere anche nello stesso edificio, passavano mediamente due giorni.
Però il testo poteva restare memorizzato e, con opportuni accorgimenti, visualizzato anche da altro terminale. Ogni terminale aveva un “nome” equivalente ad un indirizzo.
Trasmettere il testo digitale da un terminale ad un altro, e quindi da un ufficio all’altro, è stato abbastanza semplice: qualche programmino in RPG e/o in CLP (linguaggi di programmazione specifici del S/38) e tutto era pronto.
Troppo semplice e, in più, non costava alcunché! Ma, soprattutto, alcuni dirigenti cariatidi” hanno, in pratica, bloccato tutto.
Quel tipo di dirigenza è stato, e forse ancora in parte lo è, il problema della mia azienda (una Asl), ma anche di molti altri enti pubblici. Si trattava in maggior parte di laureati in legge che “ …per i loro studi e per il loro substrato culturale … ” non erano adatti all’uso del terminale e successivamente anche dei PC; non potevano abbassarsi a livello di una segretaria e mettersi ad una macchina da scrivere!
Ma andiamo avanti!
Anche le “chat” avevo previsto, sempre sul S/38 -che all’inizio degli anni ’90 lasciò spazio al “figlio” AS/400- , ma anche queste non decollarono, sempre per le "cariatidi".
Questi raccontati sono solo due piccoli esempi. Ma quello che più mi ha fatto venire il “mal di fegato” è stata la gestione del “Postel”.
Primi in Europa -a detta della IBM-, avevamo (avevo) previsto e preparata la procedura (una parte era stata acquistata e si chiamava “Piccione”, nome “ad hoc”, perché preparava i files per il Postel) per inviare a domicilio i referti degli esami ematochimici.
Poiché in fase iniziale era previsto che questo servizio fosse su richiesta dell’utente, era necessario che, al momento della prenotazione/registrazione dell’impegnativa, venisse chiesto se lo stesso desiderasse ciò. Il tutto è stato recepito e codificato, però ….! Sì, c’è sempre un “però”. Secondo i responsabili dei distretti dove veniva effettuata la registrazione questa operazione allungava la coda del pubblico allo sportello; questo a loro dire, senza chiedere una verifica. Per non apparire retrogradi, senza informare alcuno e senza richiedere eventuali miglioramenti del software, cosa fecero? Semplicemente tolsero i manifesti che pubblicizzavano tale opportunità per gli
utenti che, in una città come Venezia e in gran parte di “una certa età”, avrebbero avuto solo un servizio. Questo avveniva 15 anni fa, ma ancora oggi, con tecnologie diverse, ma sempre con una registrazione manuale dell’impegnativa, il servizio non funziona. Oggi potrebbe essere addirittura più veloce perché c’è la posta elettronica sia dell’interessato, ma, più spesso, anche del medico curante.
Poi c’è la procedura delle prenotazioni che io ho seguito solo marginalmente.
Circa otto anni fa fu prevista la possibilità di poter prenotare tramite internet, senza dover andare allo sportello o telefonare al “call center” del C.U.P. Otto anni fa erano
stati inseriti alcuni “calendari” solo per alcune e poche prestazioni specialistiche. Risultati? La situazione odierna è rimasta quella di otto anni fa!
D’altra parte i dirigenti sono sempre quelli di allora, sempre cariatidi che, oltretutto, non vogliono assumersi responsabilità.
Con questi sistemi non ci sono né miglioramenti di tecnologie né cambi di filosofia che tengano!
Lo “sportello unico” con queste persone non nascerà mai! È solo questione di volontà, di buona volontà!

Scusatemi lo sfogo, ma quando ci vuole, ci vuole!

sabato 15 marzo 2008

WEB 2.0

Il 10 marzo, presso il Telecom Future Centre di Venezia, si è tenuto un convegno/dibattito dal titolo “Amministrare 2.0: la rivoluzione può avere inizio".

L’argomento era interessante, ma mi è stato impossibile, per vari motivi partecipare; per fortuna sul sito del Comune di Venezia ho trovato la registrazione video di questa chiacchierata, chiamata anche interlocuzione, voluta ed organizzata dal vicesindaco della mia città Dr. Michele Vianello.

Gli interlocutori sono stati: il vice presidente di Cisco Systems, Stefano Venturi, la vice presidente di Sun Microsystems, Maria Grazia Filippini, il responsabile Marketing ICT di Telecom Italia, Claudio Contini, il responsabile Mercato Pubblica Amministrazione di Telecom Italia, Ettore Spigno, il responsabile dello sviluppo Partnership di Google Italia, Aldo Spivach, il direttore del Mobile Experience Lab del Massachussetts Institute of Technology, Federico Casalegno.

Il Web 2.0 non è tanto una innovazione teconlogica quanto un cambio di mentalità e, quindi, è una svolta importante. È stato affermato anche che l’importanza di questa rivoluzione è l’”open source” e che non sono necessari computer sovradimensionati nei quali ognuno gestisce i propri archivi con licenze software pagate. Ormai il computer è la rete che è anche condivisione, strumento di dialogo e di comunicazione.

Come esempio il Dr. Vianello ha portato le varie cartografie che, nel corso degli anni, ogni servizio ha creato, magari con software diversi, per le proprie esigenze; esiste una cartografia per l’anagrafe, una per i tributi ed una per i “civici”. Ora, invece, dovrà esistere un’unica cartografia, in rete, integrata dai vari database.

Il WEB 2.0, in effetti, non si discosta tecnologicamente dal WEB precedente ma rappresenta una nuova concezione di cittadinanza digitale, sviluppa il social network, dalla linearità al dinamismo interattivo, dall’”utente/spettatore” alla partecipazione attiva

Quindi noi cittadini non saremo i clienti del network, ma parteciperemo, invece, alla sua costruzione: il web siamo Noi!

Le aree che interesseranno questa innovazione e che, fra l’altro, dovrebbero portare allo “sportello unico”, sono molteplici e impegneranno inizialmente l’amministrazione cittadina e, a seguire, le imprese pubbliche dei servizi, delle quali è proprietario o socio il Comune, la sanità e le diverse categorie professionali ed imprenditoriali.

Per fare questo è necessaria una rete a banda larga che esiste già a Venezia, da anni tutta cablata con fibre ottiche, e collegamenti wi-fi che dovrebbero entrare in funzione a breve (speriamo!).

Quello che ho riportato in questo post non è che una minima parte di quello che è stato esposto in questa interlocuzione veramente interessante e, pertanto, chi lo volesse potrà collegarsi ai sotto notati link per seguire tutta la discussione, complessivamente di 2 ore e 7 minuti.

Prima parte:
http://194.243.104.164/archivio/amministrare20.wmv

Seconda parte:
http://194.243.104.164/archivio/amministrare20_1.wmv

Una spiegazione scritta si trova al link

http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15703 da dove potranno essere visualizzate e/o scaricate le “slide” relative.

venerdì 14 marzo 2008

Pannicelli caldi contro le polveri sottili!

Riporto una notizia apparsa oggi su Il Gazzettino:
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VENEZIA - Nell'aria ci sono troppe polveri sottili (il famigerato parametro Pm-10), tanto che ieri il livello di guardia è stato superato per il trentacinquesimo giorno consecutivo. Così il sindaco Massimo Cacciari ha firmato un'ordinanza, che sarà in vigore fino al 15 aprile, per limitare l'utilizzo degli impianti termici per il riscaldamento civile. In base al provvedimento, la temperatura nelle case, negli uffici e nelle scuole e in edifici assimilabili, non dovrà superare i 19 gradi, mentre la temperatura nelle industrie e nei laboratori artigianali non dovrà oltrepassare i 17. Inoltre gli impianti alimentati da combustibili liquidi o solidi, dovranno essere spenti dalle ore 14 alle ore 16 di ogni giorno. Ci saranno ispezioni da parte di tecnici di Arti e per i trasgressori ci saranno multe fino a 2.582 euro.

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Uno studio dell'Arpav rivela che le polveri sottili prodotte dagli impianti di riscaldamento incidono per il 4%, mentre quello provocato dalle navi, che transitano davanti a Piazza San Marco e che stazionano a pochi metri dalle abitazioni, è del 10%.

Quindi, emettere ordinanze solo per ridurre il riscaldamento, è come curare il tumore con l'acqua calda!

Ma le navi, le grandi navi da crociera, che usano combustibili ad alto tenore di zolfo, non si toccano perché si andrebbe ad incidere sui guadagni delle grandi compagnie di navigazione e sui pochi che, a Venezia, girano attorno a questo "businness".

Ma, forse non tutti sanno che la MCS, la compagnia armatrice delle grandi navi, ha sponsorizzato, con qualche migliaio di euro, i grandi eventi veneziani (Regata Storica e Redentore); ed allora, è diventata intoccabile!

Una direttiva europea prevede che le navi, una volta entrate nei porti, usino combustibili allo 0,5% di zolfo. La direttiva in questione non è stata acquisita dallo Stato italiano ed allora le navi usano combustibili al 5%!

Infine c'è il problema del moto ondoso che rovina i fondali e le pietre di Venezia.

Clicca qui per vedere una grande nave che manovra davanti a Piazza san Marco

Ma la MCS ha dato un po' di spiccioli!

Il vero problema di Piazza san Marco? ... i "banchettari"!

Più si va avanti e più si capisce che il "vero problema" di Piazza san Marco non sono i colombi o le malattie che trasmettono, ma i diciannove commercianti che "straguadagnano" vendendo il grano ai turisti!

Clicca qui.

giovedì 13 marzo 2008

Sempre sui … “piccioni”.

Non sono i piccioni di piazza San Marco il vero problema, ma i titolari dei 19 banchetti che vendono le bustine di grano ai turisti.
Dal 30 aprile entrerà in vigore l’ordinanza del sindaco che vieta di dare da mangiare ai colombi anche nella piazza emblema della nostra città, quella chiamata anche il “salotto buono”, la piazza San Marco.
Già sono partiti i ricorsi al T.A.R. e già sono sul piede di guerra questi ambulanti che, a detta di alcuni (vedi post precedente), lucrano parecchio sulle granaglie vendute.
In Comune ci sono coloro che vogliono concedere un indennizzo ai titolari dei banchetti e chi, invece, vuole sostituire la licenza concedendo loro la possibilità di aprire banchetti in altri luoghi della città per la vendita di souvenir. Qualcun altro, invece, li vedrebbe impiegati presso il Casino (il Comune ne è il proprietario) addirittura nella veste di croupiers!
Personalmente io sono favorevole all’indennizzo sulla base, però, delle ultime denunce dei redditi; e qui, secondo me, … casca l’asino!
Ecco, di seguito, quanto scrive oggi il Gazzettino di oggi sull’argomento.
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La nona commissione consiliare rinvia alla Giunta la patata bollente dei banchetti di grano. E l'elemento principale di una seduta interlocutoria è la spaccatura tra Consiglio e Giunta sulla natura dell'indennizzo - soldi o licenze alternative - da riconoscere per l'allontanamento dei dieci banchetti. I diciannove venditori che si alternano sui banchetti minacciano, intanto, di querelare la soprintendente Renata Codello per le stime diffuse sull'entità dei loro guadagni. Come se non bastasse, su tutta l'intricata vicenda pendono le due spade di Damocle del giudizio del Tribunale amministrativo regionale cui hanno ricorso i venditori di grano e dell'entità complessiva dell'indennizzo da riconoscere che, secondo qualche consigliere, arriverebbe a sei milioni di euro, una cifra forse al di fuori delle possibilità di Ca' Farsetti.
"Non ci sono in giurisprudenza precedenti, quindi il giudizio del Tar è quanto mai aperto - ammette l'avvocato Guido Gidoni dell'Avvocatura civica, che difende il Comune nel contenzioso di fronte al Tar - perciò qualunque atto venga fuori sul problema è importante che abbia un capo e una coda, perchè non mi piace molto perdere le cause". E la certezza che, qualunque sia la delibera adottata dalla giunta, verrà impugnata di fronte al Tar, è uno dei pochi elementi comuni tra le posizioni dei consiglieri e della giunta. Per il resto dalla commissione emerge che il consiglio comunale è decisamente orientato verso l'ipotesi di concedere un indennizzo economico ai venditori che non superi le cinque annualità di guadagno dichiarate dai venditori stessi. In soldoni non più di centomila euro a ciascuno, quindi due milioni di euro in totale. Anche se il consigliere del Pd Fabio Baratello, secondo un suo calcolo personale, stimerebbe l'entità complessiva dell'indennizzo tra i quattro e i sei milioni di euro. Un parere opposto arriva dalla Giunta. "Riporterò in Giunta la vostra posizione - ha detto l'assessore al commercio Giuseppe Bortolussi ai componenti la commissione in chiusura di seduta - ma vi avverto che è una strada tutta in salita, mentre è più facilmente percorribile quella della concessione di licenze per souvenir in altre parti della città". Gidoni, però, non ritiene incompatibili le due ipotesi. "In entrambi i casi si tratta, giuridicamente, di un indennizzo e la prassi conosce indennizzi di tipo diverso da quello monetario - spiega l'avvocato - un indennizzo può essere, per assurdo, anche l'assunzione dei venditori come croupier al Casinò, se sono vere le cifre sui loro guadagni pubblicate sulla stampa". E punto fondamentale, dal punto di vista giuridico, è se si debba modificare la delibera oppure intervenire sullo stesso regolamento comunale che autorizza il commercio dei venditori di grano.
Ma anche sull'ipotesi dell'indennizzo si assiste a un balletto di cifre e parametri che mostra più dissonanze che convergenze. Qualcuno tra i consiglieri si affiderebbe a un non meglio specificato "algoritmo" fondato sul valore del banchetto; secondo Pietro Rosa Salva, capogruppo del Pd, si dovrebbe fare una proposta ai venditori di grano e regolarsi in base alla loro reazione. La Sinistra Arcobaleno si presenta in commissione con due ipotesi opposte: Beppe Caccia dei Verdi esclude qualunque ipotesi di concessione di licenze sostitutive, mentre Sebastiano Bonzio (Rifondazione) ritiene che vadano concessi ai venditori di grano gli stessi spazi che erano stati proposti ai vu cumprà, salvo poi rientrare nei ranghi all'ultimo minuto. E, sempre dai banchi del Pd, Claudio Borghello si chiede se ha senso emendare la delibera della giunta o se bisogna riformularla completamente. "L'importante è che venga fuori qualcosa di logico - conclude Gidoni - altrimenti se i venditori vincono di fronte al Tar, diventa difficilissimo poi mandarli via".

Pierluigi Tamburrini

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I colombi di Venezia: solo problemi!

Ogni tanto, quasi ciclicamente, si presenta, a Venezia, il problema dei piccioni. Sì, i poveri volatili vengono accusati di molti“misfatti”. In primo luogo i loro escrementi corrodono la pietra e, quindi, palazzi, chiese e statue si rovinano in quanto la corrosione pone problemi statici alle varie opere. Ma anche, e questo è stato affermato dall’autorità sanitaria della Asl veneziana, nel loro complesso, quindi non solo il guano, i piccioni o colombi sono portatori di malattie e parassiti vari. Se fossero pochi, il problema non si presenterebbe o, almeno, si presenterebbe in modo più blando. Invece, sempre secondo le stime della Asl, nel centro storico veneziano vivrebbero circa 150.000 piccioni, in media 2,5 per abitante.
Effettivamente sono un po "tantini"!
Sorge quindi il problema della loro riduzione. Si è tentato, almeno per quelli che vivono attorno a piazza San Marco, e sono la maggioranza, di alimentarli con cibo contenente sostanze antifecondative, ma i risultati non sono stati molto validi.
Un altro tentativo è stato quello di inserire su alcuni campanili veneziani delle colonie di taccole, predatori che si nutrono anche delle uova di piccioni, ma anche questo tentativo non ha dato i risultati sperati.
Perché questi uccelli hanno raggiunto un numero così elevato? È semplice: sono molto prolifici, soprattutto se ben pasciuti. Allora il Comune ha emesso un’ordinanza con la quale si vieta di dare da mangiare agli animali non domestici, eccetto che nell’area marciana (piazza San Marco) dove, per la gioia dei bambini, ormai pochi, e dei turisti, anche troppi, è possibile acquistare dai sacchetti di granoturco presso alcuni banchetti e, così, dare da mangiare ai volatili direttamente dalla propria mano, ma anche sulla testa esulle spalle con la ovvia fotografia. Ma nessuno dice agli ignari turisti che possono ammalarsi di salmonellosi, di borellosi o di essere contagiati da qualche zecca.
Ma a questo punto, qualsiasi altra soluzione prospettata vede l’insorgere degli “animalisti” che difendono a spada tratta i piccioni, nonostante sia evidente una loro pericolosità per la salute dell’uomo. Per carità, nessuno vuole fare strage di colombi e soprattutto nessuno procederà ad eventiali sgozzamenti! Però, una soluzione bisogna trovarla.

A margine di questo problema mi sembra giusto segnalare che i banchetti che vendono il grano ai turisti sono, in piazza san Marco, 19, che si turnano su 10 postazioni; ogni sacchetto di grano, che mediamente pesa meno di 100 grammi, viene venduto ad un euro cadauno. C’è chi ha fatto una stima approssimativa: vengono venduti 1000 sacchetti al giorno con un ricavo quindi di 1000 euro. Le spese sono minime; basti pensare che le granaglie vanno da 17,2 a 27euro il quintale e che le spese di occupazione del suolo pubblico ammontano a soli 53,12 euro all’anno. Fate un po’ i conti di quanto guadagnano i 19 venditori e, in ogni caso, approfondite leggendo quanto riporta Il Gazzettino del 12.3.
Infine volevo segnalare un fatto non ancora apparso sulla stampa di un volantino contro un esponente politico locale di AN, Gianfranco Pezzoli, che da anni si batte contro il proliferare dei piccioni; si batte è un eufemismo perché questa persona sarebbe per misure drastiche. Non le manda a dire e da anni, tramite interventi presso le istituzioni e sui giornali conducela sua battaglia che richiede metodi che si possono definire senz’altro "cruenti"
Tuttavia questo atteggiamento verso i piccioni non giustifica l’affissione di volantini anonimi, evidentemente di persone un po’ “troppo animaliste” e forse di corrente politica estrema dalla parte opposta, sui quali con frasi veramente scurrili attaccano il Pezzoli. Ma il bello, se così si può chiamare, viene alla fine del volantino anonimo dove, con carattere molto piccolo, si offrono 3000 (tremila) euro per “ammazzare il fascista Pezzoli”! Avete letto bene: chiedono di ammazzare un uomo! Un po’ meno per gambizzarlo!

Per altre notizie sui colombi di Venezia, clicca qui e qui.

Aggiornamento delle ore 12 (13.3)

Il volantino anonimo, questa mattina, è scomparso; non stracciato, come succede a gran parte di questo materiale, ma asportato molto bene, senza lasciare traccia sul muro (pezzi di nastro adesivo e residui di carta). Forse sarà stato, nottetempo, lo stesso autore o ... la Digos. Boh?I


lunedì 10 marzo 2008

Altro vizio italico.

Rapportare quello che succede politicamente negli altri paesi alle vicende nostrane: altro vizio dei politici italiani.

Ecco i primi commenti di alcuni leader italiani alle elezioni spagnole e francesi.

Veltroni: "Spira un vento nuovo".

Veltroni, novello meteorologo, oltre ai soliti grecale (bora dalle mie parti), libeccio (garbin), maestrale e scirocco, spera, magari in seguito al cambiamento planetario del clima, in un nuovo vento italico che nasce altrove!

La politica non è meteorologia!

Boselli: «Doppia vittoria dei socialisti»

E lui voleva fare il tris con Mastella!

Pollastrini: «Successo di una visione aperta»

Mi raccomando, non si apra troppo! Può fare corrente d’aria!

sabato 8 marzo 2008

Eppure c’è chi aveva già espresso il suo ... "Giudizio"!

Questo post fa parte del filone: “Prima de parlar … tasi”.

Ecco come intitola oggi Corriere.it uno dei suoi pezzi:

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Catanzaro - Chiuso il filone dell'indagine avviata da de Magistris

Why not: nessuna prova su Mastella e Prodi

La procura generale chiede l'archiviazione.

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Eppure c’è chi aveva già espresso il suo Giudizio!

Ora, però, non si esprime!

Leggi i vari articoli sui giornali “on line” di oggi

ANSA - Corriere.it - Repubblica.it - LaStampa.it

Giornale.it, a 6 ore dall’apparizione della notizia, non riporta alcunché.

PRECISAZIONE: Mastella NON è il mio politico di riferimento


sabato 1 marzo 2008

Capodanno veneziano

Oggi, 1° marzo, ricorre la festività del Capodanno Venziano ed io desidero ricordarlo con una poesia di un poeta dello scorso secolo, Diego Valeri, dedicata alla sua città per antonomasia, Venezia, “città di pietra e di luce”.

C’è una città di questo mondo,
ma così bella, ma così strana,
che pare un gioco di fata morgana
o una visione del cuor profondo.

Avviluppata in un roseo velo,
sta con sue chiese palazzi giardini
tutta sospesa tra due turchini,
quello del mare, quello del cielo.

Così mutevole! A vederla
nelle mattine di sole bianco,
splende d’un riso pallido e stanco,
d’un chiuso lume, come la perla;

ma nei tramonti rossi affocati
è un’arca d’oro, ardente, raggiante,
nave immensa veleggiante
a lontani lidi incantati.

Quando la luna alta inargenta
torri snelle e cupole piene
e serpeggia per cento vene
d’acqua cupa e sonnolenta,

non si può dire quel ch’ella sia,
tanto è nuova mirabile cosa:
isola sacra misteriosa,
regno infinito di fantasia…

Cosa di sogno, vaga e leggera;
eppure porta mill’anni di storia,
e si corona della gloria
d’una grande vita guerriera.