domenica 23 gennaio 2011

26 gennaio 1943: La battaglia di Nikolajewka ricordata con un canto

Verso la fine degli anni ’60, all’apparire nel mondo corale di Bepi De Marzi, anche il Coro Marmolada, fra i primi, volle sperimentare la nuova coralità che esprimeva quest’autore che rappresentava, in quel momento, la novità, e quindi lo svecchiamento, nel nostro modo di cantare.
Ed ecco, allora, dopo il più famoso Signore delle cime ed altre, il gruppo di “poesie in musica” ispirate all’epopea alpina della seconda guerra mondiale: Il Golico (campagna di Grecia), L’ultima notte, Joska e Le voci di Nikolajewka (campagna di Russia); le ultime tre trovarono sollecitazione dal libro di Giulio Bedeschi “Centomila gavette di ghiaccio”, uscito proprio in quegli anni, che portava a conoscenza del grande pubblico le vicende ed i drammi umani degli alpini a seguito della sciagurata avventura bellica voluta dal governo fascista di allora.
Nikolajewka è la località spersa nella vasta pianura russa, dove scorre il fiume Don, divenuta famosa per la battaglia disperata ingaggiata dagli uomini della “Tridentina”, unitamente a quelli d’altre unità combattenti alpine, per uscire dall’accerchiamento che l’esercito sovietico aveva creato attorno a queste truppe e ad altri quarantamila sbandati sia dell’armata italiana sia delle forze alleate (tedeschi, ungheresi e rumeni).
Il 26 gennaio 1943, con 30° gradi sotto zero, dopo giorni di ritirata sempre incalzati dalle truppe e dai partigiani russi, con equipaggiamento “standard”, cioè che andava bene sia in Africa sia in Russia, e con armi inadeguate (arma individuale era il moschetto mod.1891), gli alpini, quasi con un atto disperato, urlando e brandendo i fucili a mo’ di clava dopo aver terminato le munizioni, incitati del loro comandante, il generale Riverberi, che dall’alto di un carro armato tedesco, a più riprese, urlava “Avanti Tridentina!”, riuscirono a rompere l’accerchiamento prendendo di sorpresa i russi che rimasero sbigottiti di tanta irruenza.
Ma la vittoria non fu incruenta! Gli alpini, che già erano stati decimati nelle settimane precedenti dal meglio equipaggiato ed armato esercito sovietico, ma, soprattutto, dal grande gelo dell’inverno russo, lasciarono migliaia di morti e di feriti sulla neve della piana di Nikolajewka che precedeva il terrapieno della ferrovia oltre la quale si apriva la via del ritorno a casa.
Le voci di Nokolajewka non contiene un testo, ma solo una parola, Nikolajewka, che scandisce la musica di questo canto con una melodia minimamente ispirata alla musica popolare russa, una melodia che, sembrando provenire da lontano, ricorda dapprima il miraggio della salvezza che per molti, invece, termina con le urla di chi è senza speranza; sono quindi le voci della disperazione che ci vogliono ricordare quanto la guerra sia crudele, brutale e disumana, qualsiasi guerra, anche quella che oggi è considerata “giusta”. Non esistono guerre di questo tipo! Fu, quella che termino 60 anni fa, una guerra che sconvolse il mondo e che procurò immani sofferenze ai soldati, alle popolazioni civili ed alle comunità ebraiche.
E noi cantiamo Le voci di Nokolajewka, e lo canteremo sempre invitando il pubblico ad ascoltare il brano nello spirito del ricordo e come ammonimento per adoperarsi tutti affinché non vi siano altre “Nikolajewke”.



           
                  

lunedì 17 gennaio 2011

Buttiamola in ridere!!!

Berlusconi: «Mai pagato le donne. Dopo Veronica ho una relazione stabile»

Chi sarà?

Detta in veneziano: "... sarà una che ghe piaxe molo!!!"

sabato 15 gennaio 2011

Referendum FIAT: vittoria o sconfitta?

Per i non addetti ai lavori è un po' troppo oneroso leggere le oltre cento pagine dell'accordo firmato dai sindacati, esclusa la FIOM, ed allora il Corriere propone uno schema.

È stata una vittoria del SI ed una sconfitta dei NO?

Naturalmente tutti  -industriali, politici e sindacalisti- devono dire la loro: Marchionne è soddisfatto (manterrà ora gli impegni?), la Marcegaglia pure, i destrorsi sono addirittura entusiasti. mentre i sinistrorsi, come sempre, si dividono.

2.735 voti, pari al 54,05%, per il SI.
2.325 voti, pari al 45,95%, per il NO

Andando nel dettaglio:
Al seggio 5, quello degli impiegati: su 449 iscritti hanno votato in 441 e 421 hanno votato a favore dell'accordo. 
Nel conteggio complessivo dei soli operai, il sì ha prevalso pur se per soli 9 voti!!!
Al montaggio e alla lastratura (dove le conseguenze dell'intesa potranno portare fino a 10 ore continuative di lavoro) si è registrato il 53% di no.
Conclusione: ha vinto il SI e, contemporaneamente, il NO non è stato sconfitto.
Il futuro non sarà facile.

venerdì 14 gennaio 2011

Centocinquanta anni d'Italia unita nella storia, nel pensiero, nella letteratura e nella musica

A Venezia alcune associazioni, riunite nel gruppo “Amici della Scoléta dei Calegheri” -con la collaborazione della Municipalità di Venezia, Murano e Burano-, ha organizzato un ciclo di conferenze per ricordare, celebrare, commemorare (non festeggiare), l’evento di quest’anno a 150 anni dall’unità del nostro paese.
C’è chi (politici ed istituzioni) ancora sta cercando di creare comitati per organizzare eventi simili, magari prevedendo una spesa considerevole e chi, come gli “Amici della Scoléta dei Calegheri” ha organizzato il tutto senza spendere nulla in quanto tutti i relatori opereranno a titolo gratuito.
Gli eventi avranno luogo presso la Biblioteca di San Toma (Scoléta dei Calegheri in Campo San Tomà), eccetto tre che, anche per la caratteristica degli argomenti trattati, verranno effettuati presso la sede del Coro Marmolada (Santa Croce, 353/b).
Il ciclo delle conferenze inizierà giovedì 20 gennaio e si svilupperà fino al 9 giugno (vedi il documento in pdf

sabato 1 gennaio 2011

POST (un po' malinconico) di inizio anno.

L'anno appena trascorso non è un periodo da ricordare per qualcosa di bello; anzi, direi che è proprio un anno da dimenticare  per tante cose. A parte la crisi mondiale che, nonostante qualcuno vada blaterando, in Italia si è fatta sentire molto di più che non in altri paesi europei, ci sono altri motivi  per non essere contenti. Tutti lo constatiamo che è difficile arrivare a fine mese e fra i "tutti" non metto, ovviamente, quelli delle "partite IVA" e neppure i politici, o meglio, i politicanti.
Solo nell'ultimo mese ci sono stati brutti segnali: la tenuta del governo (se governo passiamo ancora chiamarlo invece di "comitato d'affari") ottenuto per merito di "nuovi convertiti sulla via di Damasco" che, più che convertiti sono dei transfughi ben retribuiti; ma anche l'accordo raggiunto alla Fiat non è un bel segnale di democrazia; la morte di un altro militare italiano -l'alpino Matteo Miotto-  in Afganistan proprio l'ultimo giorno dell'anno (quanti ancora dovranno morire?)  e, sempre lo stesso giorno, lo schiaffo del presidente brasiliano uscente Lula all'Italia con il mancato assenso all'estradizione dell'assassino Battisti, già condannato dalla Giustizia del nostro Paese. A questo proposito tutti (o quasi) i rappresentanti dei partiti nostrani hanno giudicato negativamente la scelta di Lula; solo il "sinistro"  Ferrero ha invitato " ... ad accettare serenamente le decisioni di Lula ..."; siamo ancora ai tempi di compatire e giustificare i "compagni che sbagliano". Con questi personaggi non si riuscirà mai a creare una "sinistra" degna di questo nome e, soprattutto, "comprensibile" alla gran parte degli italiani che, proprio per questioni simili a quella or ora accennata, votano per un centro-destra che non ha nulla di centro e tantomeno di una destra seria.   
Tutto questo e soprattutto le previsioni non fanno sperare nulla di buono nell'anno che oggi inizia.
Gli ottimisti, cioè coloro che, comunque vada a loro va sempre bene, spiattellano cifre mirabolanti di PIL e di altri "termometri" e statistiche, nonostante siano previsti spese maggiori per le famiglie mediamente di circa millecinquecento euro annui; ed ancora il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici e le minacce ai contratti dei lavoratori privati (Marchionne docet). Insomma, peggio di così il 2011 non potrebbe presentarsi. Ma, poiché la speranza è l'ultima a morire, spero di sbagliarmi.
Buon anno a tutti!!!