sabato 31 maggio 2014

Venezia verrà uccisa dal turismo



Venezia verrà uccisa dal turismo 
“Il turismo – ha affermato l'assessore del Comune di Venezia Vettese alla conferenza stampa organizzata per presentare la terza edizione dell'Annuario  del Turismo 2013 – è il maggiore dilemma della città, in termini di vivibilità: la Venezia insulare conta troppe presenze, la Terraferma troppo poche. Il problema dei flussi va dunque affrontato in modo strategico, partendo da dati certi e studi di settore.”
La signora, assessore da poco più di un anno, ha scoperto la classica "acqua calda", ha scoperto una realtà che tutti i veneziani conoscono, anche quelli non legati ad alcuna attività turistica, che, però, sono ossessionati,  tormentati, assillati, oppressi, asfissiati, importunati ed esasperati dall'enorme presenza di turisti che, nell'arco di tutto l'anno, gravitano sulla nostra città arrivando a consumare anche le pietre.
Vi invito, prima di continuare, a leggere l'articolo ed il commento  pubblicati su "Gente Veneta.it" cliccando qui.
Non è che la situazione odierna dipenda dall'attuale assessore, ma il tutto nasce da una politica cittadina che, da anni, non ha fatto niente per regolare nel migliore dei modi quella che è l'attività principale di Venezia; anzi  ha fatto qualcosa, ma l'ha fatta male, soprattutto lasciando la massima libertà agli operatori turistici, nel senso più ampio del termine, e subendo passivamente le iniziative delle "lobbies" del settore.
Venezia, da sempre, è stata accogliente con gli ospiti ai quali, come del resto ai suoi cittadini, imponeva regole ben precise. Ora non è che si debba fare un'operazione nostalgica tornando alla Venezia di una volta, a quella che alcuni illusi nostalgici aspirano, alla "gloriosa Repubblica Veneta"! Non si torna indietro con la storia! Necessita, quindi, una regolamentazione precisa, non contro l'attività turistica, ma per migliorarla e, soprattutto, per far sì che Venezia non venga uccisa dal turismo. Infatti continuando così, anno dopo anno, la città diventerà una "non città", diventerà un luogo senza alcuna identità, un luogo in cui la sera, dopo le visite, chiuderanno i cancelli; diventerà una "Veniceland"!  Vogliono questo i pochi veneziani rimasti che ancora sperano in un cambiamento?
Giornalmente si vedono case abbandonate perché i vecchi muoiono ed i giovani non rientrano essendo il costo delle abitazioni spropositato. Se un giovane cerca casa a Venezia si sente indicare, da chi vende, che quell'appartamento è un investimento in quanto può benissimo essere adibito a B&B o casa da affittare a turisti! E questo fa lievitare i costi. Ci sono unità immobiliari che noi veneziani definiamo "carobere",   edifici che hanno bisogno di grandi restauri che, ovviamente, hanno un costo notevole; ma i venditori, se non hanno l'urgenza a concludere, mantengono i prezzi elevati perché, prima o poi, qualche "investitore" lo troveranno. Ci sarebbe un mezzo per contrastare questa pessima abitudine: bloccare i cambi di destinazione d'uso da abitazione di residenti a luogo a fini turistici; in questo modo verrebbero calmierati anche i prezzi e, cosa ancora migliore, potrebbe terminare il dissanguamento della popolazione residente.
Ma i nostri amministratori avranno il coraggio di una simile azione? Saranno così coraggiosi da compiere un atto contro le "lobbies" che sfruttano Venezia?
E per finire ... basta nuovi alberghi, in centro storico e nelle isole!!!
Altro ci sarebbe da fare con un po' di buona volontà e con coraggio! Ma, si sa, i nostri politici sono pavidi per paura di non essere rieletti!  

sabato 24 maggio 2014

È nata prima .... ??? Una domanda senza risposta



M
useScore è un software di notazione musicale che ritengo semplice, completo, di facile uso anche per chi non è un musicista e, infine, ha il pregio di essere in italiano e, cosa gradita, gratuito.
L'ho "incontrato" circa quattro anni fa e, da allora, ho abbandonato quello che usavo in precedenza.
Premetto che sono solo un corista e non sono un musicista.
Finora ho usato MuseScore esclusivamente al fine di copiare pedissequamente spartiti di brani corali, soprattutto per creare le basi musicali delle diverse parti per facilitare l'apprendimento delle stesse; con questo uso ho appreso qualche cosa di quello che si trova su uno spartito e, ovviamente, anche qualcosa di musica.
Fatta questa premessa, anche per invogliare altri coristi e/o appassionati, desidero portare a conoscenza  di altri un esempio che conferma come i canti popolari, nel corso degli anni -a volte anche dei  secoli- si spostino da una regione all'altra e come alcuni motivi vengano ripresi ed inseriti su testi diversi.
Appassionato di ricerche sui testi di canti popolari e, ora, anche per merito di MuseScore,  alle melodie degli stessi, sto registrando alcuni spartiti, a volte manoscritti, di un musicista friulano, Luigi Vriz che conobbi vari anni fa a Raveo in Carnia, suo paese di nascita. Vriz era un maestro elementare (prese servizio a Buia -UD- nel 1911) e autodidatta per quanto riguarda le sue conoscenze musicali. Fu uno di coloro che, ascoltando le persone che cantavano, donne e uomini, in osteria, nei campi o nelle case, registrava su carta la musica ed i testi delle villotte. Con questo suo operare, lui, come molti altri di quel periodo (fine '800 e fino a circa metà del '900), salvò un patrimonio culturale che altrimenti sarebbe andato perso. Inoltre scrisse anche musica sua su testi propri e di altri.
Uno dei canti, una villotta che sentì proprio nel suo paese di nascita, s'intitola "No stâ fâ la pinsirose" ("Non far la pensierosa") pubblicata, ancora negli anni '30 del '900, in un fascicolo edito dalla Società Filologica Friulana; si tratta di un brano che non conoscevo  e, dopo aver trascritto la voce del tenore, la melodia, l'ho ascoltata e, con mia grande meraviglia, ho scoperto di conoscerla perché inserita in un canto degli alpini relativo agli avvenimenti della guerra che l'Italia condusse in Abissinia (1895-1896), che si concluse con la disfatta di Adua, guerra che rivide le truppe alpine per la seconda volta in Africa; il titolo del canto è "Mamma mia vienimi incontro" la cui melodia venne poi ripresa, in parte, anche in un altro canto degli alpini dal titolo "E Cadorna", questo nato durante la prima guerra mondiale.
Ed allora mi sono posto una domanda alla quale non so dare risposta: «È nata prima  "No stâ fâ la pinsirose" o "Mamma mia vienimi incontro" ?».
Qualche alpino ha inserito la melodia della villotta friulana nel canto nato in seguito agli avvenimenti della guerra di Abissinia, oppure, viceversa, il testo della villotta in questione, un canto d'amore, è stato abbinato da un alpino alla melodia di "Mamma mia vienimi incontro"?
Sono domande alle quali sarà difficile dare una risposta.
  
A titolo di documentazione:
·       spartito di "No stâ fâ la pinsirose" nell'armonizzazione per tre    voci virili di Luigi Vriz
·          musica creata da MuseScore dallo spartito in questione
·      Mamma mia vienimi incontro" nell'armonizzazione di Massimo   de Bernart e nell'esecuzione del Coro Marmolada.



lunedì 19 maggio 2014

"Viva il doge, viva il mar" ed altre corbellerie



Di recente ho assistito ad un concerto corale nel  quale si è esibito un complesso che cantava solo canti veneziani. Fra gli altri brani presentati c'era pure il "Viva Venezia, viva San Marco" che spesso troviamo con il titolo di "Inno a San Marco".
È questo un brano conosciutissimo a Venezia ed eseguito, una volta molto liberamente, soprattutto nelle osterie. Sottolineo "una volta" in quanto  quelle osterie, ritrovo di popolo, non esistono più perché trasformate un snack, pub, hostarie e quant'altro, ad uso turistico.
Torniamo al canto in questione: veniva bonariamente chiamato anche "Il canto dei imbriaghi" (ubriachi) e la sua esecuzione avveniva ad alta voce,  o meglio, ... gridata ("sigada" si dice dalle nostre parti); chi cantava più forte era considerato il "direttore", il "maestro"!
 Il testo conteneva  anche alcune variazioni che qualcuno considerava, forse, delle interpretazioni.
Nel brano ascoltato di recente l'incipit era "Viva il doge, viva il mar", verso che assolutamente non esiste nell'originale di A. Bembo; sì, questo inno ha un autore, lo stesso per il testo e per la musica, però, purtroppo, anche nei vari siti internet  che trattano di canzoni veneziane, il brano viene catalogato, erroneamente, come  "di anonimo" o "popolare".
Per quanto riguarda l'incipit di cui sopra, questo è apocrifo, cioè falso, non originale. Come sia nato non è cosa certa; per quanto a mia conoscenza, ma non la fornisco come verità assoluta, fu un'idea di un sindaco degli anni '70 durante una cerimonia della "Sensa", la festa che ricorda l'antica usanza dello "Sposalizio di Venezia con il mare".
Ad onor del vero, riferisco che il programma di sala riportava il corretto nome dell'autore.
A documentazione di quanto scritto informo che possiedo la copia di un opuscolo pubblicato nel 1954 (25aprile) per i tipi di "Zanetti  Editore" di Giuseppe Zanetti  e contenente testo e musica (linea melodica) di questo canto e di un altro ("San Marco" parole di D. Varagnolo e musica di B.S. Marinai).
In calce il testo originale e la linea melodica.

Un' altra corbelleria che ho sentito si riferisce ad un altro famoso canto veneziano, "La biondina in gondoleta". Nella presentazione del canto è stato indicato un imprecisato gondoliere quale amante di una nobildonna veneziana.  La storia, invece, è diversa e abbastanza conosciuta: è l'autore del testo, Anton Maria Lamberti, colui che descrisse poeticamente l'avventura amorosa con Marina Querini Benzon, nobildonna veneziana dalla vita sentimentale avventurosa e spigliata (sarà stata spregiudicata  ma non era una prostituta come, invece, viene qualificata nel "famoso" sito venessia.com).
Il testo venne musicato  Johann Simon Mayr, musicista tedesco che trascorse un periodo di studio a Venezia. La canzone divenne subito famosa ed ebbe anche un seguito scritto dalla stessa nobildonna.

Senza trarre conclusioni, anche perché sarei cattivo, lascio il giudizio ai lettori.