mercoledì 31 maggio 2006

Bell'Italia (2) - Visita la mostra "I Sacri Legni"

Nel “post” sottostante del 28 maggio segnalavo la mostra denominata “I Sacri Legni” presso il Museo Sistino di Montalto fino al 17 settembre p.v.
Poiché ho avuta la fortuna ed il privilegio di poter fotografare le opere esposte vi invito a “visitare” la mostra dopo aver letto il testo, copia del pieghevole, sotto esposto

“La temporanea presenza a Montalto del celebre gruppo ligneo detto "dei Magi' di Fabriano, è occasione per presentare, nel Museo Sistino, una esposizione di sculture lignee (ma non solo). Si tratta di una raccolta di opere provenienti dal territorio piceno, restaurate in anni recenti, molte inedite e quasi tutte sconosciute al grande pubblico: una mostra di 'scoperte, insomma, che costituirà una 'ghiotta' occasione sia per coloro che abitano stabilmente questa parte del territorio, sia per i visitatori che, già da qualche tempo, hanno fatto delle nostre terre la meta dei loro viaggi e dei loro soggiorni.
È un' esposizione che rincorre il filo sottile della ricerca sul campo, a riscoprire le zone più oscure ed i materiali più complessi, le sculture, appunto, rappresentanti un aspetto della storia artistica che sollecita numerose curiosità ed è spunto per inedite riflessioni. Pertanto, una ricerca che si accompagna al lavoro giornaliero di tutela: tutte le sculture sono restaurate, spesso recuperate da drammatiche situazioni conservative che ne compromettevano, oltre alla leggibilità ed alla valenza estetica, illegittimo ed originario uso cultuale e devozionale.
Pur non seguendo un filo storico rigidamente cronologico, e presentando un percorso in sequenza con qualche interruzione, la mostra si propone di offrire alla visione ed allo studio opere di sicura qualità, le più belle ed emozionanti, splendenti nei materiali intagliati e colorati, affiancate da dipinti contemporanei ed oggetti di oreficeria, nell'intento di sollecitare 1 un intrigante gioco di rimandi e relazioni visive.
Accanto ai Magi - che Fabriano presta a Montalto in cambio del famoso Reliquiario sistino - viene esposta la Madonna col Bambino, oggi a New York, che si è ritenuto facesse parte del medesimo gruppo. Le sculture
sono accostate alla tavola di Francescuccio Ghissi, dipinta per Montegiorgio, con la raffigurazione della Madonna in umiltà, che condivide l'uso di decori e preziose rifiniture simili a quelle realizzate nella policromia del gruppo fabrianese. Segue un inedito San Pietro, proveniente da Castignano, che si ha ragione di ritenere appartenente ancora al Trecento, ed in qualche modo legato alla cultura figurativa gotica di cui si sono conservati scarsissimi esemplari.
Di assoluta rarità iconografìca, la Maddalena sollevata dagli angeli, proveniente da Ripatransone: integralmente ricoperta dai suoi capelli d'oro, la scultura costituisce uno dei casi paradigmatici della collaborazione tra scultore e pittore, probabilmente nell'ambito di una bottega dell'Italia nord-orientale, verso la seconda metà del Quattrocento, che rappresenta, inoltre, una delle rare opere d'importazione superstiti nel territorio piceno.
La scultura lignea marchigiana del Rinascimento è rappresentata dal bellissimo San Sebastiano di Casalicchio di Montemonaco, scolpito nell'atelier del cosiddetto Maestro di Macerata, oltre al cinquecentesco San Bartolomeo proveniente dalla fornita chiesa di Foce, alle pendici dei Sibillini, probabilmente uscito da una bottega locale suggestionata dalla vasta attività di Cola dell'Amatrice.”


Clicca su.
http://www.piovesan.net/SacriLegni/SL01.htm


Consiglio la visualizzazione a pagina intera.

domenica 28 maggio 2006

Bell'Italia - Merita visitarla

Il “blog” ha riposato un po’ troppo.
Come dicevo nel “minipost” precedente ero impegnato con il coro per una tournée nel Piceno, a Montalto Marche. Non tratterò, però, della tournée perché, come il solito, è andata bene, ma vorrei soffermarmi sulle bellezze della nostra terra italica. Conoscevo già le Marche ed in particolare la città e la provincia d’Ascoli avendovi passato alcuni mesi per il servizio militare (la prima parte del Corso AUC) qualche anno fa.
Ritornando a Montalto sono rimasto piacevolmente sorpreso dal paesaggio che, aprendo la finestra il mattino, ho scoperto sulla Val d’Aso, sui Monti Sibillini, sulle colline declinanti e dai molteplici colori; ed ancora più lontano altri monti. Veramente mi consideravo fortunato iniziare una giornata con quella visione. Scendendo poi sull’ampio terrazzo che girava attorno alla casa presso la quale eravamo ospitati, potei spaziare a 360 gradi essendo il punto più alto del paese.
Ed allora mi sono chiesto, anche confrontandomi con alcuni amici, perché tanti italiani vanno a fare le loro ferie all’estero. Ma hanno mai visto quello che c’è in Italia? E non mi riferisco solo alle solite città d’arte di Roma, Firenze e Venezia (magari non hanno visto neppure quelle), ma alle centinaia e centinaia di città più piccole, di paesi e borghi bellissimi dove ad ogni passo c’è una scoperta, dove è possibile visitare un piccolo museo con opere d’arte particolari (segnalo “I sacri legni” presso il Museo Sistino di Montalto fino al 17 settembre p.v.), dove i palazzi, le case e le chiese, pur nei diversi stili, riescono ad amalgamarsi ed a formare un “unicum” per il quale non c’è aggettivo.
Qualcuno potrà preferire “andare al mare”. Per carità! Non è che con questo si debba rinunciare al mare, abbronzatevi pure (non troppo perché, come risaputo, non fa bene), ma non rinunciate a quel tipo di ferie che fanno bene anche al cervello! Tutti n’abbiamo bisogno!
Insomma lasciate perdere qualche volta le mete esotiche e rimanete nella nostra bell’Italia; qualcuno, leggendomi, potrà dire: “La solita frase fatta”; è vero, però è soprattutto vero quello che affermo in quella frase “fatta”! Inoltre da noi si mangia bene, si beve meglio ed i soldi restano “in casa”, il che non fa male alla nostra economia nazionale.
Viaggiamo, quindi, dalla Vetta d’Italia a Capo Passero ed ovunque troveremo luoghi bellissimi e opere d’arte eccelse e che solo qui si trovano.

venerdì 19 maggio 2006

Anche il "blog" ha bisogno di riposo!

Per un po' di giorni non "posterò" in quanto fuori sede.
Un fine settimana di concerti con il Coro Marmolada di Venezia a Montalto Marche (AP)!

giovedì 18 maggio 2006

“In viaggio con Erodoto” di Ryszard Kapuscinski - Un buon libro!

Proprio ieri ho portato a termine la lettura di “In viaggio con Erodoto” di Ryszard Kapuscinski, scrittore e giornalista polacco. Un libro che alcuni giorni fa presi in prestito presso la biblioteca di quartiere, non per l’autore a me sconosciuto, ma per il titolo che richiama il celebre storico greco e, non poco determinante, da quanto scritto sulle pagine di copertina che, di norma, uso leggere prima di scegliere un libro.
Dopo questa premessa posso affermare che il libro mi è piaciuto molto e ne consiglio la lettura.
“Solo in viaggio un reporter si sente se stesso, a casa sua. Più leggevo Erodoto, più scoprivo in lui un’anima gemella. Che cosa lo aveva indotto a muoversi, ad agire, a intraprendere lunghi viaggi e spedizioni pericolose? Probabilmente la curiosità del mondo, il desiderio di esserci, di vedere e sperimentare tutto di persona.”
Così spiega Kapuscinski la sua passione per l’autore greco tanto da farlo diventare il suo autore di riferimento, da leggere e da rileggere, il cui libro, “Storie”, si è sempre portato nella valigia durante i suoi viaggi, in qualità di inviato, in gran parte del mondo.
“In viaggio con Erodoto” non è un romanzo e neppure un saggio, ma un confronto, sempre presente, fra l’attualità ed il passato nel tentativo, a me sembra riuscito, di ritrovare nella storia quello da cui ci sembra essere fuggiti.
Mi ha fatto piacere poi scoprire, proprio nello stesso giorno in cui ho terminato la lettura, un servizio da Udine su Il Gazzettino in occasione della Laurea “honoris causa” concessa dalla locale Università a Ryszard Kapuscinski del quale, come ovvio, cercherò di leggere altre sue opere.

martedì 16 maggio 2006

Se tutto va male è sempre colpa dei giudici!

“Il più esaltato eroe di Tangentopoli, Di Pietro, è tornato alla ribalta con la vittoria delle sinistre.
Agli occhi di molti italiani, oltre che strumento di una improbabile giustizia, Di Pietro appare sempre più essere stato uno mezzo, forse inconsapevole, per eliminare politici, industriali ed interi partiti politici invisi ai reggitori occulti del vero potere in Italia, un superpotere così oscuro che si sarebbe persino tentati di credere che in realtà non esista affatto.
La politica in Italia sembra aver raggiunto vertici di assurdità e di travisamenti assolutamente ineguagliabili.
Ma si può affermare che questo modo di fare politica abbia realmente ostacolato la crescita culturale, economica ed il benessere degli italiani?
Crescita e benessere che indubbiamente si sono verificati, almeno sino al governo Craxi.
Si può dimostrare che l'Italia sarebbe oggi molto più ricca e felice se i suoi rappresentanti politici fossero stati onesti, coraggiosi, competenti e capaci di fare scelte giuste e preveggenti?”


Questo è l’incipit di un articolo di un certo Professor Raffaele Giovannelli (si firma “Professore”, ma non so di cosa) che appare sul giornale “on line” EFFEDIEFFE.COM

Tutto l’articolo per cercare di dimostrare che la corruzione, anche nei secoli trascorsi, ha fatto solo bene all’economia! Così fino a quando Craxi non ha concluso la sua carriera l’Italia era in auge ed è colpa dei giudici, il cui emblema è Di Pietro, se dopo ci siamo ridotti così male. Bella tesi “berlusconiana”, ma non solo. Ci sono anche molti imprenditori (dobbiamo chiamarli ancora così?) che la pensano e la pensavano in questo modo.
E così gli italiani devono assuefarsi agli scandali ed agli imbrogli … solo per il loro bene!
Per fortuna, lo stesso giorno, esce un altro articolo, di segno opposto (Massimo Fini – Il Gazzettino 16 maggio 2006 – “LADROPOLI PER SEMPRE”), articolo che, come ovvio, condivido in pieno.

giovedì 11 maggio 2006

"Megio i schei subito che perdar tempo a studiar" Questo è il pensiero dei giovani veneti

“Sette laureati su cento tra quelli che vivono in Veneto sono stranieri. Con gli ucraini a un passo dallo strappare ai padovani il titolo di “gran dottori”: almeno uno su tre arriva in Veneto già con una laurea in tasca.
Il diploma? Per il 36 per cento degli immigrati è un traguardo raggiunto. Più dei veneti che hanno un titolo di istruzione superiore solo nel 32 dei casi.
È questa una delle tante sorprese fra le pieghe del rapporto 2005 sull’immigrazione straniera in Veneto. L’indagine, promossa dalla Regione e curata dall’Osservatorio regionale sull’immigrazione, è stata presentata a Civitas e fotografa la condizione dei circa 290mila immigrati presenti in Veneto.”


È questa una notizia stampa di qualche giorno fa che non mi ha sconvolto.
Infatti, quella suesposta, è una situazione che m’immaginavo; non avevo dati certi, ma la sensazione era che i giovani veneti preferiscono gli “schei” subito ai sacrifici di una carriera scolastica.
Subito la moto, la macchina, le serate in discoteca, gli abiti firmati, l’ultimo tipo di telefonino! Questi ed altri simili sono i desideri dei giovani veneti. Altroché studiare: bisogna sacrificarsi troppo e non si ha disponibilità di soldi; solo quelli che passerebbero papà e mamma! Troppo pochi!
Politiche ed educazioni sbagliate, soprattutto in passato quando il “sistema veneto” provocava forum, incontri e discussioni ad alto livello in tutto il mondo. Ricordo che nel 1988 mi trovavo in una città argentina ed il direttore della locale Camera di Commercio mi chiese delucidazioni su questo “sistema”. E già allora i giovani veneti preferivano i soldi subito.
Poi, magari, si lamentano che gli immigrati portano via il lavoro. Ma quale lavoro? Quello che i “signorini” (i “sioreti”) non vogliono affaticarsi a fare e che, invece, a qualche laureato o diplomato extracomunitario fa molto comodo.
Una giustificazione però la vorrei trovare, una giustificazione che definirei “atavica”: può trattarsi di una reazione a tutti i sacrifici dei loro genitori, nonni e bisnonni, non per studiare, ma per lavorare, per sdoganarsi ed affrancarsi dalla miseria nella quale erano stati costretti a vivere nei decenni e secoli precedenti.
Non ne sarei, però, tanto sicuro. È, forse, sola questione d’indole.

Se questo è il rovescio della medaglia, c’è anche il dritto della stessa. Perché non vedere in questa “immigrazione istruita” un arrivo di cervelli che possano occupare i posti che meritano e che li vedrebbero dirigere i “nostri giovanottoni veneti” che hanno preferito i soldi allo studio! Apriti cielo! Chissà cosa direbbe il “vostro” (non è mio) Gentilini?
Servirebbe in effetti una strategia più mirata d’inserimento e di riqualificazione professionale, che smentisca nei fatti lo stereotipo che persona immigrata sia uguale a collaboratrice domestica o manovale.

giovedì 4 maggio 2006

“Sistemazione in un Museo Veneziano del “Tanko dei Serenissimi”. MA VOGLIAMO ESSERE RIDICOLI???

Mi ero ripromesso di non “postare” più “blogs” che parlassero di determinati argomenti; uno di questi è la "Lega ed i leghisti". Ma come si fa a stare zitti se ti provocano, se ti tirano a cimento, se vengono fuori con “sparate” che rasentano il ridicolo?

Ultima, in ordine di tempo, quella dell’unico consigliere comunale di Venezia della “Liga Veneta – Lega Nord Padania” Alberto Mazzonetto.
L’oggetto di una sua recente interpellanza è: “Sistemazione in un Museo Veneziano del “Tanko dei Serenissimi”.

Leggetela perché è interessante capire come ci sia gente che ha il coraggio di fare simili proposte e che, per questo, prende anche l’indennità di consigliere comunale.

Basta, siamo stufi di sentire sempre le solite sciocchezze (è un eufemismo); basta col chiamare quattro “campagnoli” con un titolo che spetta solo alla Città e, una volta, anche al suo doge! Ed in più ci mettono anche la “S” maiuscola.
Personaggi, quelli che hanno preparato ed eseguito l’assalto al campanile di San Marco, che hanno travisato la storia, costruendosela ad uso e consumo proprio.

E poi, perché chiamare “tanko” un fuoristrada con qualche lamiera in più?
Ma ci rendiamo conto che hanno compiuto degli illeciti penali, dei reati gravi? Sono stati processati e condannati giustamente ed ora qualcuno vuole farli passare alla storia come eroi addirittura pretendendo che quel “fuoristrada” venga messo in un museo del centro storico! Si, sarei anche d’accordo, ben se si trattasse di un “museo degli orrori”.
Quello è un corpo di reato e tale deve restare ed anche se viene rottamato non ci trovo nulla di strano!

“Come l’Amministrazione Comunale precedente ha deciso di collocare al Museo Correr la statua del tiranno Napoleone, protagonista, complice la nobiltà veneziana della caduta della Serenissima Repubblica” . Questo è un passaggio dell’interpellanza.
La Repubblica di Venezia è caduta perché doveva cadere! Napoleone è stato solo uno strumento e la nobiltà veneziana, che reggeva le sorti dello stato, ormai era anacronistica, fuori del tempo.

Non sono addentro all’iter burocratico che l’interpellanza deve percorrere, però spero che questa venga fermata prima di andare all’esame del consiglio comunale.

martedì 2 maggio 2006

Cattiva sanità e buona sanità - Confronto USA e ITALIA: forse è meglio la nostra

Si parla spesso di “malasanità” in Italia e questo soprattutto quando si riscontra qualche fatto clamoroso per il quale c’è anche chi muore. Ma la sanità in Italia è ancora in gran parte pubblica, ed allora si dà la causa proprio al fatto che c’è poco spazio per il privato.
Queste sono tutte affermazioni che vengono soprattutto da una certa parte politica e da certi poteri forti. Tutto da dimostrare.
Intanto e bene precisare che i casi della cosiddetta “buona sanità”, quella pubblica, anche da noi sono tanti.
Ma prima di proseguire oltre, leggete un po’ questa lettera, apparsa sulla rubrica “Italians” curata dal giornalista Beppe Severgnini su Corriere.it.

Questo è l’esempio di come, anche e soprattutto nel caso di sanità privata, si possano passare delle brutte esperienze. Ma ci rendiamo conto che lo sfortunato autore della lettera era anche in possesso di un’assicurazione, cosa questa che è raccomandata a tutti coloro che si recano negli Stati Uniti come se fosse il toccasana, la bacchetta magica (privata) panacea d’ogni malanno! E i tempi d’attesa e la burocrazia!
E continuiamo a parlar male della nostra Italia!
Lasciando il caso specifico in questione, mettiamoci ora nei panni di un “povero statunitense”! Si, anche lì ci sono i poveri e non sono pochi! Il povero può anche morire perché non ha l’assicurazione giacché non lavora (per questo è povero) e, soprattutto, non produce.
Veniamo alla nostra Sanità (si, va bene la esse maiuscola)! Anche da noi si fa sul serio, ma poi ci si mette di mezzo la politica ed allora …. Il caso di cardiochirurgia di Mestre, molto attuale, vi dice niente? Ora anche l’assessore regionale, un leghista, quello che vuole chiudere cardiochirurgia di Mestre per lasciare spazio a Treviso, è indagato in uno dei tanti scandali che, ripetutamente, colpiscono i nostri politici ed i nostri imprenditori (dobbiamo chiamarli ancora così?); e dopo qualcuno afferma che la colpa è della magistratura politicizzata e tutta tendente a sinistra! E c’è anche qualcuno che crede a quel “qualcuno”!
Ma continuiamo a parlare di “buona sanità” di casa nostra. Qualche settimana fa sono stati presentati i risultati di una ricerca epidemiologica, la prima in Italia, effettuata sul territorio dell’Ulss 12 Veneziana, ricerca alla quale mi onoro di aver partecipato in fase iniziale, anche se nella stessa non è mai menzionato neppure il Servizio Informatica del quale facevo parte prima del mio pensionamento; chi ha fornito la maggior parte dei dati necessari alla ricerca? Chi ha preparato i “data base” secondo i "desiderata" dei ricercatori? Chi ha spiegato loro il contenuto ed il significato dei campi? E con questo chiudo il mio piccolo sfogo, dopo essermi tolto un sassolino dalla scarpa, e continuo esaminando il risultato principale che nessuno prevedeva: quasi tutte le patologie sono presenti maggiormente nella Venezia insulare che non a Mestre e nella terraferma dove un pesante traffico automobilistico e un’industria chimica di Marghera altamente inquinante facevano prevedere.
Ed ora tutti si chiedono il perché di questa stranezza. Perché un determinato sestiere di Venezia, Castello, e due isole, Pellestrina e Giudecca, si trovano primi in questa graduatoria? Qualcuno potrà pensare che in queste zone vi può essere popolazione più anziana; ma non è così perché, come viene spiegato dai ricercatori, è stato tenuto conto di tutti i parametri per “equalizzare” la popolazione. Ed allora? Per chi non è pratico di Venezia spiego che Pellestrina è un’isola tra mare e laguna, lontana da ogni inquinamento; anche la Giudecca è un’isola, un po’ più vicina a Marghera, ma normalmente il vento predominante, lo scirocco, soffia dalla Giudecca verso Marghera; anche Castello si trova dalla parte opposta, più vicino al mare.
Qualcuno ha ventilato un maggior abuso di “ombre” a Venezia che non in terraferma. Le “ombre”, e lo spiego per i non veneziani, sono i bicchieri di vino. Non mi sembra che questo sia molto convincente anche perché l’abuso d’alcool agisce di più solo su alcune patologie e non su tutte. E poi chi può affermare che a Mestre si beve di meno?
Qualcun altro ha cercato di spiegare con la vicinanza dell’acqua e con una maggiore umidità. Anche questa mi sembra una teoria poco dimostrabile; infatti, la stessa umidità si trova sia a Venezia sia in terraferma e se c’è qualche differenza questa è minima. E poi anche l’umidità e magari le case malsane influiscono solo su alcune patologie.
C’è stato invece chi, un medico di base della zona di Castello, ha ipotizzato che la causa prima di tutto sia la povertà! Anche questo tutto da dimostrare. Non dovrebbe essere difficile verificare lo stato economico della popolazione per zona di residenza: basta incrociare l’anagrafe sanitaria con quella tributaria. Chissà se i ricercatori del Servizio d’Igiene Pubblica ci hanno pensato! Ma, a spanne, l’osservazione del medico di base non dovrebbe essere tanto strampalata; per carità, le ricerche non si fanno a spanne! Ma io non sono un ricercatore, sono solo un informatico “in quiescenza” e, soprattutto uno che ha sempre vissuto a Venezia. In effetti, il sestiere di Castello e le due isole sono sempre state zone cosiddette “popolari” dove il censo non è stato mai troppo elevato. Il medico in questione afferma, e non vedo perché non credergli, che c’è anche chi, dovendo essere sottoposto ad accertamenti e non essendo esente, chiede di fare il minimo necessario per non dover pagare il “ticket”! Se siamo a questi livelli allora si può parlare veramente di povertà. E la povertà comporta, oltre ai soli accertamenti minimi e quindi poco indicativi, residenze malsane, alimentazione scarsa e non delle migliori ed anche stati d’animo particolari e frustrazioni. Tutto questo può portare ad una maggiore incidenza di tutte le patologie? Difficile da dimostrare. Certo che se fosse vero cadrebbe a pennello il proverbio veneziano che dice: “A chi che nasse sfortunà ghe piove sul culo anche a star sentà”.
E qui torniamo ai poveri “made in USA” ai quale si addice il proverbio (se qualcuno lo vuole tradurre). Forse per questi poveracci oltre alla pioggia, in quel posto arriva anche la grandine della sanità privata.
E finché i nostri liberali, libertari e liberisti non la smetteranno di sentenziare sulle economie nella sanità e sul profitto che questa deve portare come qualsiasi altra attività, anche la “buona sanità italiana”, tutta pubblica, farà una brutta fine.
Un dato che non era molto preciso nei records del “data base” era, e penso lo sia ancora, la professione cosa che, invece, ritengo molto importante. Infatti, la tabella delle professioni in uso presso le procedure informatiche dell’Ulss è formata da poco più di un centinaio d’elementi mentre la tabella usata dall’Istat ne contiene oltre ottomila. Quest’ultima è una tabella “seria” perché specifica nei minimi dettagli le professioni. Per esempio c’è differenza tra le diverse tipologie d’operaio, ma anche tra un operaio chimico addetto ad una determinata lavorazione ed un altro, sempre chimico, addetto ad altre lavorazioni. E già qui una certa indicazione sulle patologie possibili si può trovare.
Quando ero in servizio ho tentato di far capire a chi di dovere (sanitari) la necessità di un cambiamento della tabella ma, purtroppo, ho sempre trovato chi, pur dandomi anche ragione, preferiva che l’addetto all’immissione dei dati dell’accettazione non perdesse troppo tempo in quanto, essendo un infermiere, aveva altri compiti da svolgere. Inoltre, in occasione di un ricovero, è chiesta solo la professione del momento, ad esempio pensionato, senza andare indietro nel tempo con la professione, o professioni, precedente. Ma anche questo è un dato recuperabile, almeno in parte ed anche più preciso di quello dell’Ulss, dall’anagrafe comunale. Forse i ricercatori non ci avevano pensato.
Un ultimo consiglio ai ricercatori: perchè non consultano un metereologo, magari esperto di venti locali?