mercoledì 31 gennaio 2007

I “giorni della merla” e la “Candelora”

Gli ultimi tre giorni di gennaio, che spesso sono i più freddi dell’inverno, sono popolarmente chiamati “i giorni della merla” e ciò per una leggenda che racconta di una merla che, appunto per il freddo intenso, si rifugiò, con i suoi “merlottini” in un comignolo, e ne emersero, il primo febbraio, tutti neri. E neri furono i merli da quel momento, perché prima erano bianchi.

Questa è una delle tante versioni di questa leggenda radicata soprattutto nel nord del nostro paese, particolarmente nella pianura padana. (clicca qui per le numerose varianti)

Ma quest’anno i famosi “giorni della merla” non si sono visti. Il freddo intenso proprio non c’è stato e, come ormai si usa dire per altri fatti naturali … “non ci sono più le mezze stagioni”, saremo costretti a dire … “non sono più le merle di una volta!”.

Ma quante cose non sono più quelle di una volta? È meglio lasciare stare!

Subito dopo, anche perché, in qualche parte, i giorni in questione sarebbero gli ultimi due di gennaio ed il primo di febbraio, arriva una ricorrenza popolare/religiosa, anch’essa legata a fattori meteorologici: la “Candelora”. Almeno a Venezia e nel Veneto ho sempre sentito dire: “Alla Madonna Candelora de l’inverno semo fora”, che continua, perché non ci siano dubbi sull’esattezza delle previsioni, “… ma se piove o tira vento, de l’inverno semo drento!”.

Il 2 febbraio cade quaranta giorni dopo il 25 dicembre, Natale, e quindi ricorre la presentazione di Gesù al tempio e la purificazione della Vergine, com’era usanza. La festa si celebrò fin dai primi secoli del cristianesimo in oriente e da lì passò in occidente, dove si mescolò con i resti della festa pagana di “Giunone purificata” durante la quale i fedeli correvano per la città portando fiaccole accese e, successivamente, delle candele; da qui il nome di “Candelora”.

Quest’anno, però, si può affermare che non siamo neppure entrati nell’inverno e, quindi, non si potrà dire se saremo fuori o dentro dopo il 2 febbraio.

Chi vuol fare previsioni?

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Per ulteriori informazioni sui “giorni della merla” e sulla “Candelora” clicca qui.


domenica 28 gennaio 2007

Prenotazioni specialistiche in internet alla Ulss 12 Veneziana

Quello che segue è il testo della lettera, che ho inviato, in data odierna, a : Il Gazzettino, La Nuova Venezia e ilVenezia.

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Pubblicata su "ilVenezia" del 31.1.2007 ... , purtroppo, con qualche taglio e con il titolo sbagliato di "Tecnologia troppo lenta".

Pubblicata integralmente su Il Gazzettino del 1.2.2007

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Si parla tanto, in questi mesi, di CUP unificato (soprattutto per abbattere le liste d’attesa), di possibilità di avere i referti a ½ posta elettronica, di avere insomma tutto “on line”, come si dice.

Per carità, tutti bei progetti, ma è anni che se ne sente parlare, solo parlare.

Piuttosto che far male le cose è meglio attendere, studiare, ricercare le migliori soluzioni e poi fare; però, c’è sempre un limite!

Invece di grandi progetti non sarebbe meglio iniziare con poco e poi migliorare?

Come esempio porto le prenotazioni specialistiche “via internet” presso la Ulss 12 Veneziana; quattro anni fa, non ieri, nella “home page” del sito web di questa Azienda fu inserita la possibilità di effettuare le prenotazioni delle visite specialistiche. Bella, bellissima opportunità! Furono inserite poche possibilità di scelta (d’altra parte si può dire che fosse una prova) e, a quattro anni di distanza, quelle sono rimaste!

In effetti cosa trovo e che possibilità ho? Se desidero prenotare, ad esempio, una visita oculistica ho due sole alternative: presso l’Ambulatorio di Pellestrina (aspetterei solo tre settimane) e presso l’Ospedale Civile di Venezia (circa due mesi di attesa). E tutti gli altri ambulatori di Venezia, Mestre, Marghera ecc.? Nessuna traccia, come se non esistessero. Inoltre, non ho alcuna possibilità di scegliere un determinato giorno ed un determinato orario.

E questa situazione è simile anche per visite di altre branche.

Anche per le visite private stessa situazione, se non peggio: una sola branca ed un solo sanitario!

Una “prova”, che dura da quattro anni, mi sembra un po’ lunga!

E non vengano a dire che non ci sarebbero contatti, che l’utenza è vecchia e, quindi, non sa usare internet. Balle! Se non lo fa l’anziano, e non è detto che non lo faccia, c’è sempre il figlio o il nipote. Intanto si eviterebbero le lunghissime attese al telefono per essere messi in contatto con un operatore per poi, nella maggior parte dei casi, sentirsi dire di lasciare il numero telefonico che saremo richiamati; con questo sistema bisogna che qualcuno resti sempre a casa per ricevere la telefonata.

Però, ad essere sinceri, funziona bene l’annullamento di qualsiasi prenotazione, anche fatta tramite telefono o allo sportello: è sufficiente inserire il numero della prenotazione e posso anche stampare la disdetta, così sono sicuro di avere una prova.

Mi sembra un po’ poco in quattro anni. Provare per credere su http://www.ulss12.ve.it/

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venerdì 26 gennaio 2007

Zero-virgola-cinquantatre

Zero-virgola-cinquantatre. Si tratta d’euro! €. 0,53.

Avete letto bene.

Questo è l’importo, una sanzione, per il quale esistono numerosi ricorsi fino all’ultimo grado, e ciò a detta del Presidente f.f. della Cassazione.

Solo a lui ne sono arrivati almeno un centinaio, e ciò lo ha affermato oggi, 26 gennaio 2007, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, alla presenza di tutte le più alte cariche dello Stato.

Sono rimasto allibito quando ho sentito questo al Tg e, per essere sicuro, ho voluto riascoltarlo collegandomi al sito della Rai.

Ogni ricorso impegna cinque magistrati, per non parlare degli addetti amministrativi.

Lo stesso Presidente f.f. si è chiesto: “ … cui prodest?”

In effetti, ci si chiede tutti a chi giova questo modo di fare. Al ricorrente? Per quella somma irrisoria? Capisco che qualcuno, molto raramente, possa farlo per una questione di principio, poiché non vuole essere condannato; ma si tratta di sanzioni civili, non di una condanna penale. Ed è un ricorso in Cassazione!

Senz’altro chi ci guadagna è l’avvocato! Non c’è alcun dubbio; e non si accontenterà di una parcella pari ad una frazione d’euro zero virgola cinquantatre centesimi, ma di molto di più.

Ecco anche perché l’Ordine degli Avvocati non vuole la liberalizzazione della professione forense!

Penso che basti poco a correggere questa stortura della nostra amministrazione giudiziaria: una piccola legge, piccola perché formata di un solo articolo, che preveda che, al di sotto di una certa somma, non si possa “adire le vie legali”.

Alla cerimonia c’erano il Primo Ministro ed il Ministro della Giustizia, nonché numerosi altri politici; l’unica è sperare che abbiano percepito, come ho fatto io e, senz’altro, un considerevole numero di ascoltatori, la gravità di questo fatto, e vi pongano rimedio.


mercoledì 24 gennaio 2007

Ryszard Kapuscinski è morto ieri a Varsavia

Un grande giornalista e scrittore, Ryszard Kapuscinsky, è deceduto ieri a Varsavia.
Non era molto noto in Italia, ma i suoi "reportages", soprattutto dai fronti "caldi", sono un esempio di buon giornalismo. Era uno dei più grandi reporter del XX secolo.
Autore di una ventina di libri che lo hanno consacrato maestro del giornalismo, Kapuscinski era l'autore polacco più tradotto all'estero.
Il Corriere lo ricorda in questo articolo http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2007/01_Gennaio/24/nicastro.shtml

Di Kapuscinski ho trattato, modestamente, anch'io in questo "blog", scrivendo su un suo libro, uno dei primi, che mi aveva affascinato: "In viaggio con Erodoto"
http://sp1938.blogspot.com/2006/05/in-viaggio-con-erodoto-di-ryszard.html

VENEZIA e provincia, immuni dalle “ronde padane”

Anche se il mio “avatar”, inserito da qualche giorno, è il Leone di San Marco, vi assicuro che non sono di quelli che, in questo periodo, stanno organizzando le famose “ronde”. Ma se dopo questa mia “dichiarazione di non appartenenza” qualcuno ancora non mi crede, vada a leggersi qualche “post” precedente (ce ne sono non pochi) per rendersi conto che non pendo assolutamente dalla parte dei “leghisti”.

Quello che vedete è il simbolo di Venezia, della mia città, che, purtroppo, appare fraudolentemente sbandierato nelle riunioni “leghiste”: lo hanno rubato, come hanno rubato anche l’inno!

In alcuni miei “post” ho ribadito il concetto che Venezia è una cosa ed il Veneto è un’altra. Secondo me la città non dovrebbe far parte della regione perché dovrebbe essere a sé stante, e questo per molti motivi; uno mi è fornito proprio oggi dalle notizie giornalistiche che si riassumono nella carta geografica che riporto e che rappresenta il Veneto ed il Friuli-Venezia Giuliaa con i luoghi nei quali sono state, o saranno, istituite le famose “ronde”.


Guardate bene: Venezia e la sua provincia sono immuni!


Ed allora, ripeto, che ci azzecca Venezia con il Veneto?






martedì 23 gennaio 2007

Non sarebbe più "Jacopo Robusti detto il Tintoretto"

da il Gazzettino del 23.1.2007

Il vero nome del veneziano Tintoretto era Jacopo Comin Il grande artista aveva 21 fratelli e origini bresciane

Il vero nome del Tintoretto non era Robusti, ma Jacopo Comin e il grande pittore era il primogenito di 22 figli di genitori bresciani: la rivelazione è di Miguel Falomir, capo del dipartimento di pittura italiana del Prado, nella presentazione del catalogo della mostra sul Tintoretto che aprirà a fine mese e sarà inaugurata dal re Juan Carlos e dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Falomir, che è anche curatore della mostra, rivela che in base alle ricerche compiute con Ronald Krischel, conservatore del museo Wallraf-Richartz di Colonia, si è potuto giungere alla conclusione che anche la moglie del Tintoretto (1518-1594) era di famiglia bresciana ma il pittore nacque probabilmente a Venezia dove visse, operò e morì. Robusti, come pure Tintoretto (dal mestiere di tintore del genitore), era un soprannome, dato alla famiglia per essersi distinti il padre di Jacopo, Giovan Battista, e il fratello Antonio nella «robusta» difesa delle porte di Padova contro le truppe imperiali nel 1509. Le ricerche sul vero nome del Tintoretto partono dalla scoperta fatta negli anni scorsi da Fernando Checa, ex direttore del Prado, di un documento relativo all'acquisto da parte del collezionista Marchese del Carpio nel 1682 di ciò che restava della Bottega del Tintoretto fra cui alcuni dipinti (incluso un autoritratto del maestro) e una "genealogia", ormai perduta, della famiglia del pittore. Secondo questa genealogia, le cui informazioni sono state ora confermate in gran parte dalle ricerche spagnole, la figlia Marieta sarebbe il frutto di una relazione prematrimoniale con una donna tedesca. Comin deriverebbe dal nome in dialetto veneziano della spezia cumino.
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Jacopo Robusti detto il Tintoretto, questo avevo appreso, fin da ragazzino, quando sfogliavo il catalogo, trovato nella biblioteca dei miei genitori, di una grande mostra, a lui dedicata, che si svolse a Venezia poco prima della seconda guerra mondiale; e fu l’ultima prima di quell’attuale, che s’inaugurerà, a fine mese, a Madrid.

Oggi mi cambiano anche questa certezza, dopo che ho avuto l’occasione di ammirare, innumerevoli volte, le opere di questo grande artista del ‘500.

Perché innumerevoli volte? Perché sono uno dei pochi “fortunati” (siamo rimasti in 60.000) che, abitando a Venezia, posso entrare in numerose chiese della città, ma, soprattutto visitare la Scuola Grande di San Rocco e la Chiesa della Madonna dell’Orto, dove ammiro, come, e quando voglio, le tele del Tintoretto.

Adesso salta fuori che non si chiamava più Robusti, ma Comin e che anche “Robusti” era un soprannome.

Senz’altro queste rivelazioni dello studioso d’arte spagnolo, Miguel Falomir, faranno discutere ed altri faranno ricerche.

Per me rimane sempre Jacopo Robusti detto il Tintoretto e sarà sempre un grande!

Profittate dell’occasione e visitate la Scuola Grande di San Rocco e la Chiesa della Madonna dell’Orto; quest’ultima era la parrocchia del pittore.

Vedi anche http://www.piovesan.net/San%20Simeone/web/Ultima%20cena.htm





domenica 21 gennaio 2007

“Class action”: cos’è?

"Class action": cosa sia, pochi, senz’altro, lo sanno.
Ovviamente, come tanto altro, arriva dagli Stati Uniti dove, come in nessun altro Paese, la tutela del consumatore è così efficace.
Ora dovrebbe nascere anche in Italia, però, e da noi c’è sempre un però, rischia di nascere meno efficace.
Negli U.S.A. è sufficiente che un prodotto sia difettoso, oppure che una qualche azione provochi un danno alla salute dei clienti per far scattare sanzioni per miliardi di dollari.
Da noi si cerca di fare una cosa analoga, limitando, però, le sanzioni.

Per saperne di più come viene applicata negli Stati Uniti e qual è la sua storia, clicca qui.

Per saperne di più su come sta nascendo da noi, clicca qui.

sabato 20 gennaio 2007

Povera Venezia, o … Venezia povera?

Alcuni giorni fa, nel commentare presso un altro "blog", scrivevo, fra l’altro,:

“… Attenzione a non farsi prendere in giro da commercianti, albergatori, agricoltori e liberi professionisti in genere! Piangono sempre il morto tanto che le loro lacrime andrebbero bene per riportare i fiumi a livello normale, visto che non piove da qualche tempo.”

A questo mio commento seguiva l’intervento di un altro, che diceva così:

“ … sono intristito dai tuoi commenti. Allora tutti i commercianti sono ladri? Non fare di tutta l’erba un fascio altrimenti si potrebbe dire che tutti gli insegnanti sono degli scansafatiche. Lasciamo le generalizzazioni a quelli che ancora vivono nel secolo scorso, quello delle ideologie e della lotta di classe.”

Poiché mi sembrava di non aver dato del “ladro” ad alcuno, rispondevo in questi termini:

“ … Io non ho detto che tutti i commercianti sono ladri! Ho semplicemente alluso al fatto che “piangono sempre il morto”. Infatti, se un anno hanno un minor guadagno, non parlano mai di “minor guadagno” rispetto l’anno precedente, ma di “perdita”. Basta leggere sui giornali, ad esempio, le dichiarazioni degli albergatori di Venezia (ma penso sia così ovunque) ad inizio stagione: sono “pianti greci”! E questo magari perché c’è una lievissima flessione. Predicono catastrofi, licenziamenti di personale (saranno costretti). Poi arrivano i bilanci di fine stagione e, come prevedo sempre io, la statistica dicono tutto il contrario.”

Il problema di questa “incomprensione” è stato determinato, molto, probabilmente dal fatto che io mi riferisco di solito alla mia città, a Venezia, dove i “furbi” sono senz’altro in maggioranza! Sarà che ormai vivono quasi tutti sul turismo ed il turista, comunemente, è considerato un “pollo” da spennare. Ma il guaio è che i prezzi applicati ai turisti valgono anche per i veneziani!

Chi non conosce la nostra realtà non sa che lo stesso articolo, identico in tutti i suoi parametri, ha un prezzo a Venezia centro storico ed un altro prezzo a Mestre o a Marghera, facenti parte sempre del Comune di Venezia. E non è che le differenze siano marginali, dovute soprattutto al doppio trasporto, su gomma ed in barca, perché, invece, le differenze sono notevoli.

Per farvi un’idea, cliccate su questa pagina del sito del Comune di Venezia per costatare le differenze sui prodotti alimentari.

Confrontate le colonne “Cen.Storico” con “Terraferma”.

Un altro esempio: i costi dei restauri, ma anche della sola impalcatura, mediamente sono maggiori del 30%!

E non parliamo degli affitti immobiliari, sempre che ti affittino qualcosa. È molto meglio trasformare il tutto in residenze per turisti, in mini-alberghi ed in B&B.

Così gli abitanti lasciano il centro storico per altri lidi; i negozi sottocasa, che non vivono solo di turismo, diminuendo gli affari, sono costretti ad aumentare i prezzi ed i cittadini abbandonano il commerciante per i supermercati; è, insomma, il cane che si mangia la coda.

Ultima riflessione: gli stipendi, i salari e le pensioni di coloro che abitano in centro storico sono gli stessi dell’altra zona del comune e del resto d’Italia.

mercoledì 17 gennaio 2007

Riflessi veneziani n.2

Nel precedente "post", essendo inserito un canto in una delle due presentazioni, mi sembra giusto indicare, soprattutto ai non veneziani, un testo di spiegazione del canto in questione.

Per questo basta cliccare
QUI

Buona lettura!

martedì 16 gennaio 2007

Riflessi veneziani

Staccate la spina dai diversi problemi quotidiani.

Lasciate perdere il "falso" di B.Grillo,
i disonesti che chiedono il contributo casa anche se non ne hanno i requisiti,
la Banca d'Italia
(sono gli argomenti dei miei ultimi "post").

Lasciate perdere la "finanziaria", la maggioranza e l'opposizione.


Distendetevi con la visione di alcune immagini veneziane "riflesse" nei canali. Non si tratta di Canal Grande e di palazzi sontuosi, ma di scorci in alcuni rii della mia città, con luci diverse, con acque immobili o smosse, magari dal passaggio di una gondola, con muri a volte cadenti, con voli di colombi, con colori diversi ed anche con bottiglie di plastica galleggianti.

Cliccate su http://www.piovesan.net/riflessiveneziani.htm

Buona visione e buon ascolto (c'è anche l'accompagnamento di un antico canto lagunare)


N.B. - Potete scaricarlo nelle due versioni:
* con il canto, 50 MB (circa 4 minuti)
* senza il canto, 4 MB (meno di 1 minuto)

lunedì 15 gennaio 2007

Beppe Grillo ed il suo “post” falso: la lettera del Papa.

Ieri (14.1) sono capitato, per caso, sul “blog” di Beppe Grillo e, con mia somma meraviglia, ho trovato, come ultimo “post”, una lunga lettera di Benedetto XVI al comico genovese. Meravigliato e incredulo, ho iniziato la lettura e, da subito, mi sono accorto che si trattava di un FALSO! Forse un “falso d’autore”, ma sempre un falso. Infatti, si tratta di una scopiazzatura della lezione di Ratisbona, il testo della quale si trova a disposizione in “internet”, soprattutto sul tema dell’ambiente.

A rendere più credibile l’artefatto “post”, c’è anche una fotografia di Grillo con il Card.Bertone, d’origini genovesi, ora Segretario di Stato del Vaticano, ma che, fino a qualche mese fa, reggeva la diocesi di Genova. Quindi, è solamente una foto di un vescovo genovese, che ha ricevuto un altro genovese, già comico famoso, ora paladino, io lo definirei meglio un ”Masaniello”, di pubbliche proteste su vari campi, soprattutto ambientali ed a favore della massa dei cittadini. Si tratta, quindi, di un personaggio di un certo rilievo mediatico, che ha anche un notevole seguito e, per questo, basta vedere quanti sono i commenti ai suoi “post”.

Ma vi sembra possibile, e mi rivolgo ai miei pochi lettori, che il Papa, per esporre le sue idee, si debba rivolgere ad un “già comico”? Ed ancora, vi sembra possibile che chiuda la sua lunga lettera con … “Le trasmetto il mio saluto augurandoLe il pieno successo delle sue iniziative”, un saluto non certo da Papa, ma più adatto ad una missiva “commerciale” ed anche un po’ confidenziale. E l’apostolica benedizione che manca?

Ma quello che mi ha stupito è stato il vedere come quanta gente si lasci ingannare facilmente. È sufficiente leggere alcuni commenti di lettori (non tutti perché è impossibile, dato l’elevato numero) per capire come la maggioranza abbia portato il proprio cervello, sempre che lo possieda, all’ammasso! Tutti creduloni! Basta che uno, con un certo potere mediatico, e Beppe Grillo questo potere lo ha, dica qualcosa e tanti ci credono e lo seguono.

Qualcuno pensa che “internet” sia più democratico degli altri “media” perché in rete chiunque può esprimere ciò che pensa, ma questo “falso”, come tanti altri casi, mi fanno credere che ciò non corrisponda al vero. Forse su “internet” può apparire qualcosa che, invece, gli altri “media” non pubblicano, forse può apparire prima, però c’è anche tanta spazzatura che, purtroppo, viene presa per verità, anzi, per la Verità!

E qui il discorso sul “potere mediatico” si fa lungo e sarà meglio rimandarlo.

Rientriamo nel fatto concludendo che, questa volta, il Grillo ha fatto un passo falso, sempre che, nonostante gli avvertimenti, tutti continuino a pendere dalle sue “sparate”.

Quello che leggete sotto è il mio commento (è il n. 1594) a quel “post”. Già ieri, verso il n. 800, n’avevo posto un altro sempre indicando la falsità di quanto pubblicato; come me anche altri, pochi, a dire il vero, hanno espresso lo stesso parere e, nonostante tutto, c’è ancora chi continua a credergli.

Sarebbe molto meglio che l’autore di questa “bufala” chiedesse scusa a tutti.

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"Ma siete tutti degli ingenui CREDULONI!!!
Non vi siete ancora accorti che questa lettera è un FALSO?
Un po' di scopiazzature della lezione di Ratisbona , questo è la falsa lettera.
Ma vi siete soffermati sul saluto finale? Quasi un saluto da lettera commerciale; e nemmeno una benedizione, un'apostolica benedizione!
Qualcuno crede anche che "internet" sia "democrazia"! Siete stati plagiati da uno che era un comico, un bravo comico, e che, da un po' di tempo, è diventato un "Masaniello".
Questo è il potere dei mezzi mediatici, e internet lo è, cioè quello di portare i cervelli all'ammasso.
SVEGLIATEVI!!!"

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sabato 13 gennaio 2007

"Fondo sostegno affitto" - Anche quest'anno ci saranno dichiarazioni false?

Sul sito del Comune di Venezia è apparsa l’indizione del bando per l’erogazione del contributo al pagamento del canone di locazione, bando che, ovviamente, cita leggi, regolamenti e delibere, nonché i termini ed i luoghi di presentaziane delle domande.

Altrettanto ovviamente indica chi può accedere al suddetto bando e precisa che “… l’ISEEfsa (indicatore situazione economica equivalente per il fondo sostegno all'affitto), in corso di validità, non sia superiore a € 13.000,00= (ISEE massima)…”, e tante altre cose, che non sto ad elencare.

Il tutto mi ha fatto ricordare che, circa un anno, fa c’è stato una specie di scandalo perché la Guardia di Finanza aveva scoperto che un terzo della documentazione presentata per un bando analogo, almeno per quanto riguardava i controlli effettuati, era falsa. Cioè chi aveva presentato domanda per ottenere il contributo sul canone di locazione non ne aveva il diritto. Anzi, superava di molto i termini monetari.

Su questo fatto, reso pubblico dalla stampa, scrissi anche un “post”.

Ne scrivo un altro ora, sperando che i disonesti abbiano preso almeno un po’ di paura, ma, si sa, … il lupo perde il pelo, ecc. ecc.!

L’assessore preposto aveva promesso, allora, scrupolosi controlli anche sulle domanda non ancora vagliate, però, non si è saputo più nulla. Anche la stampa, passato il momento eclatante, … silenzio assoluto.

Capiterà la stessa cosa quest’anno? Vedremo.

mercoledì 10 gennaio 2007

Riflessioni sul Brasile (5) – La “Colonia Venezia” di Peruibe

Nel mese di dicembre 2006 avevo inserito quattro “post”, tutti relativi all’esperienze da me vissute in Brasile, in occasione della tournée con il Coro Marmolada di Venezia.

Ora, a conclusione di quel ciclo, desidero inserire le immagini, in una presentazione di “PowerPoint”, relative all’incontro con i bambini della "Colonia Venezia" di Peruibe, nello stato di San Paolo.

Non c’è bisogno di altro commento.

La presentazione può essere visualizzata in linea oppure scaricata; trattasi di 20 MB, scaricabili in 1’ e 30’’ circa.

Clicca su http://www.piovesan.net/MENINOS/ColoniaVenezia.pps

Per i precedenti “post”:

Riflessioni sul Brasile (1) – Le cascate di Iguazù

http://sp1938.blogspot.com/2006/12/riflessioni-sul-brasile-1-iguau.html

Conclusa con successo la tournée del Coro Marmolada in Brasile

http://sp1938.blogspot.com/2006/12/conclusa-con-successo-la-tourne-in.html

Riflessioni sul Brasile (2): I "meniños"

http://sp1938.blogspot.com/2006/12/riflessioni-sul-brasile-2-i-menios.html

Riflessioni sul Brasile (3): San Paolo

http://sp1938.blogspot.com/2006/12/riflessioni-sul-brasile-3-san-paolo.html

martedì 9 gennaio 2007

BANKITALIA – Cosa sta succedendo?

Sembra percepire, leggendo qualche giornale, ma anche in rete, che le ultime operazioni legislative e regolamentari sulla Banca d’Italia porteranno a qualcosa di strano.

Sono solo percezioni o realtà? Sono solo voci maligne, oppure chissà quali manovre si stanno svolgendo?

Si sa che “… a pensar male si fa peccato, ma, spesso, s’indovina!”

Vediamo, allora di cosa si tratta, ma prima … un po’ di storia della Banca d’Italia

“Nel 1926, si varava la prima legge bancaria, Legge n. 812 del 06.02.1926 : la Banca d’Italia diventava l'unica banca abilitata ad emettere moneta, con l’attribuzione del compito fondamentale di vigilare sull’intero sistema bancario. La Banca d’Italia si accaparrava le riserve metalliche del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli. A questo proposito un piccolo inciso. Subito dopo l’occupazione del Sud, l’allora Banco di Sicilia disponeva di una ingente riserva aurea, ma si impedì a questa banca di recuperare dal mercato le sue monete d’oro per convertirle in carta moneta. Se ciò fosse stato consentito, il Banco di Sicilia avrebbe potuto emettere banconote per un valore pari o superiore ai 1.200 milioni e occupare , in tal modo, il primo posto nel mercato finanziario italiano. Le banche del nord non possedevano riserve di questa portata. Con buona tattica, l’oro del sud venne via via rastrellato per passare in mano alla Banca d’Italia. Ma qui viene il bello. Alla resa dei conti, queste riserve auree non vennero ritrovate nelle casse della Banca d’Italia. Dove erano finite ? In mano agli spregiudicati imprenditori del Nord che avevano costituito ad hoc, spuntate come funghi, banche, socie della Banca d’Italia, quali il Credito Mobiliare e la Banca Sconto e Sete e di Torino e la Cassa Generale di Genova. Queste banche finanziavano le nuove imprese industriali del Nord. Facile no la nascita del “triangolo industriale”?”

(Inciso)

Forse quelli della Lega non conoscono questa storia!

La storia non si fa con i “se”, però, qualche dubbio sulla piega che avrebbe potuto prendere l’economia del Sud se la Banca di Sicilia avesse potuto convertire la sua riserva aurea e poter, così, emettere banconote, fa capolino! Ma, i soldi dovevano andare al “triangolo industriale”. D’altra parte, non erano stati i “piemontesi” ad occupare il Sud?

Ma torniamo alla storia della Banca d’Italia.

Con il Decreto n. 1067 dell’ 11 giugno 1936, veniva approvato lo Statuto della Banca d’Italia che assumeva, ad honorem, la forma giuridica di Istituto di Diritto Pubblico. In definitiva la Banca d’Italia diventava, a tutti gli effetti, una Banca Centrale.”

La Banca d’Italia sarebbe, in base all’articolo 1 del vecchio e nuovo Statuto, un Istituto di Diritto Pubblico! Ma dove? Con il “pubblico” ci azzecca poco. È, infatti, una SpA in mano a privati e gli istituti che la stessa dovrebbe controllare sono gli stessi Istituti che ne fanno parte.

Vediamo allora chi sono i proprietari: il maggiore azionista è il Gruppo Intesa, seguito da San Paolo Imi e da altri Istituti di credito, Compagnie di Assicurazione fino al gruppo degli “anonimi”. La Banca d’Italia non è un Istituzione, non è un Istituto dello Stato, ma una semplice banca, come tante altre, solo insignita di compiti e prerogative che le altre banche non hanno.

Un prospetto rende meglio l’idea.

SOCI E PROPRIETARI DELLA BANCA CENTRALE D’ITALIA:

Gruppo Intesa (27,2%)

INPS (5%)

Gruppo San Paolo (17,23%)

Banca Carige (3,96%)

Gruppo Capitalia (11,15%)

BNL (2,83%)

Gruppo Unicredito (10,97%)

Gruppo La Fondiaria (2%)

Assicurazioni Generali (6,33%)

Gruppo Premafin (2%)

Monte dei Paschi Siena (2,50%)

C. Risparmio Firenze (1,85%)

RAS (1,33%)

Anonimi (5,65%)

La partecipazione maggioritaria al capitale della Banca, da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici, che fine ha fatto?

È stata eliminata! Perché ? C’è chi sostiene che il nuovo Statuto sia funzionale a quanto stabilito all’art. 19 della Legge n. 262/2005 : “Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.

Ma i maligni sostengono anche che i Banchieri vogliano rivalutare le azioni della Banca d'Italia, per poi venderle allo Stato a caro prezzo, dato che elevato è il valore che le si attribuisce.

Lo Stato Italiano si preparerebbe, quindi, ad acquistare la Banca d'Italia e i banchieri gioiscono pensando che lo Stato dovrà pagare a carissimo prezzo la proprietà della Banca d’Italia.

Confrontiamo ora l’art 3 del precedente Statuto con il nuovo.

ART. 3 (precedente Statuto)

Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro rappresentato da quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna (4). Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute se non da: a) Casse di risparmio; b) Istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale; c) Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni di cui all’ art. 1 del decreto legislativo 20.11.1990, n. 356; d) Istituti di previdenza; e) Istituti di assicurazione.

Le quote di partecipazione possono essere cedute, previo consenso del Consiglio superiore, solamente da uno ad altro ente compreso nelle categorie indicate nel comma precedente. In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.

ART: 3 (nuovo Statuto)

Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge.

Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote.

E non è difficile capire, senza far parte di quel mondo misterioso dei “forti poteri economici”, che qualcosa di poco chiaro, in tutta questa operazione, ci sia!

O no?

Le "auto-blu" della Regione Veneto continuano a "tener banco"

Finalmente anche il giornale a maggior diffusione nel Nordest, IL GAZZETTINO, ha trattato, in data odierna, l'argomento con ben quattro articoli! (clicca qui per leggerli)
Già ci sono le ritrattazioni ed i "distinguo" da parte di qualche vescovo, ed allora Galan si precipita a fare la pace.
Dall'altra parte, il CORRIERE ribadisce la correttezza delle interviste.
A dire il vero, non si capisce più niente! E nessuno, vescovi, Galan e stampa, fa una bella figura!

Per i precedenti, vedi "post" sottostante.

domenica 7 gennaio 2007

Super auto blu in Veneto, l'ira dei vescovi

Diatriba fra il presidente della Regione ed alcuni Vescovi del Veneto

Che si sappia, la frase corretta è: «Date a Cesare … » e non «Prendete da Cesare …» magari per i propri comodi.

Appurato il fatto, o meglio, “il detto”, vediamo cosa è successo nel “virtuoso” Veneto dove, in questi giorni, alcuni vescovi, per la precisione quelli di Rovigo, Padova e Vittorio Veneto, si sono “permessi” di criticare una scelta della giunta regionale, capeggiata da Galan.

La scelta in questione, come riportato sul “Corriere del Veneto”, a firma di G.A.Stella, era quella dell’appalto del noleggio delle “auto blu”, appalto che porta delle indicazione ben chiare, senza indicare la marca, delle automobili desiderate; in breve, si tratta delle auto più costose, che possono raggiungere anche i 300 km/h (a cosa serve?) e con accessori extralusso.

«La Chiesa non è indifferente a questa corsa a chi arraffa di più …. » ha detto uno dei prelati. Ed ancora: «Cittadini svegliatevi. Dovete far sentire la vostra voce, ribellarvi. E se gli amministratori si comportano in questo modo, lo strumento della gente per cambiare le cose è di non votarli più».

Insomma, questa volta la Chiesa si è fatta sentire anche su una questione, che potrebbe sembrare non di sua competenza.

È giusto che la Chiesa si faccia sentire? «Certamente!» risponderanno, in questo caso, quelli che non sono al potere in regione, cioè la "sinistra". «Ma come si permettono!» saranno le reazioni della “destra”.

Ognuno tira l’acqua al proprio mulino e, questa volta, è così; altre volte le opinioni si ribaltano, con la sinistra che lancia strali contro le parole della Chiesa e con la destra che, invece, ringrazia e si mette dalla sua parte, anche se chi parla si definisce cristiano, ma agisce, privatamente, in maniera profondamente diversa dai dettami della Chiesa.

Un po’ di “falsità” c’è, ovviamente, da tutte le parti.

Ma restiamo su questa diatriba fra alcuni vescovi e la giunta veneta.

Oggi è arrivata, “a stretto giro di posta”, la risposta di Galan, una risposta del tipo … “voi suonate le vostre trombe e noi suoniamo le nostre campane” che, tradotta, suona così: “Voi ci criticate e noi vi tagliamo i sussidi al sociale”! Come si può definire una simile presa di posizione? “Ricatto”, e non vedo che ci siano altri termini.

Ovviamente, il Presidente della Regione se la prende anche con il giornalista, un “filo-prodiano”, ma non eccede, per non dovere sborsare, come gli è già capitato, somme di un certo rilievo, a titolo di risarcimento danni.

Ed a proposito della stampa, tutto quanto è apparso solo sul “Corriere del Veneto” e niente, invece, sul quotidiano locale a più ampia diffusione, Il Gazzettino, giusto per seguire il principio “Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni” (sottotitolo del recente libro di Marco Travaglio “La scomparsa dei fatti”).

Poiché questo “post” è un riassunto molto conciso dei fatti, v’invito a leggere i due articoli di Gian Antonio Stella, il primo che riporta il parere dei vescovi ed il secondo con il ricatto di Galan.

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Aggiornamento 8.1.2007

Il Gazzettino, in data 8.1.2007 (alcuni giorni dopo la notizia), pubblica in prima pagina quanto segue:

La notizia ha fatto rumore in periodi di sacrifici e tagli della finanziaria: la giunta del Veneto compra 13 auto di lusso per 436 mila euro, più Iva. Tre vescovi (Padova, Vittorio Veneto e Rovigo) esortano i politici alla continenza; Galan reagisce annunciando misure di «severo risparmio a spese del sociale e delle urgenze solidaristiche». Commenta l'assessore Valdegamberi: «Battuta da arrabbiato». E Oscar De Bona: «Io giro con la mia Passat 4x4».

Favaro nel Nordest
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E' bene precisare che il lunedì la pagina del "NORDEST" non esce e, quindi, l'articolo non si trova!

Aggiornamento del 9.1.2007
Vedi articolo su INFORMABELLUNO

venerdì 5 gennaio 2007

W la Befana!

“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte …”, questi i primi versi di una famosa ed antica filastrocca.

È ora di aggiornarla! Basta con la solita vecchietta! Ma chi la vuole più? Ormai è fuori tempo!

E poi, perché deve avere le scarpe rotte? Compriamole un paio di nuove; non vale la pena neppure cercare di accomodarle, tanto non si trovano calzolai o, se ne trovate uno, è talmente caro, che conviene lasciar correre ed acquistare un nuovo paio, magari con i tacchi a spillo!

Ma ve la immaginate, questa povera vecchietta, ormai stanca e un po’ bruttina, con quel naso adunco e con tutti quei bitorzoli sul viso, che si presenta, prendiamone uno a caso, … a Briatore! Lui, che se non è accompagnato da giovani e belle donne, non si fa vedere in giro. Cosa gli porterebbe? Ma del carbone, senz’altro, visto che è uno di coloro che tentano di non pagare le imposte. Lo ha affermato, ed era anche convinto di essere dalla parte giusta, in un’intervista all’Annunziata. Questa sì che è un po’ “befana”!

Prendiamo un altro con la “B”, sempre uno che invita a non pagare le imposte!

Al vederla gli si drizzerebbe l’impianto “tricologico”, oppure esclamerebbe: “Pussa via, mi fai saltare il “pace-maker”!” Forse preferirebbe trovarsi davanti … una “comunista”!

Per inciso, del famoso impianto sulla pelata c’è stato un precedente “virtuale”, per opera di un servizievole direttore di un suo settimanale, che, ritoccando una foto di copertina, gli ha regalato una capigliatura rigogliosa prima della realtà (vedi il n.20 di “Panorama” del 20.5.2003).

Ma torniamo alla Befana. Perché non sostituire la stanca vecchietta con … una “velina”, con una “letterina”, con una “miss” insomma? Alto là! E se poi si fa avanti qualche “miss nonna”? Lo sapete che, ormai, esistono i concorsi anche per quelle che hanno superato da un bel pezzo gli “anta” (e non mi riferisco ai quaranta).

No, meglio scendere, ovviamente con l’età, e magari sceglierne una un po’ “ben messa”, solo per simboleggiare la prosperità che ognuno desidera raggiungere, fosse vero, con i doni che arriveranno questa notte.

In ogni caso … auguri a tutte le “befane”!

giovedì 4 gennaio 2007

SANITÀ: tutti devono pagare per prestazioni non dovute!

A margine delle nuove norme sui ritocchi ai “ticket” sanitari, mi sento in dovere di sostenere la mia opinione, soprattutto su alcune questioni.

Mi riferisco ai cosiddetti “codici bianchi” del Pronto Soccorso; sembra che abbiano scoperto "l’acqua calda", con la soluzione di far pagare le prestazioni a chi si presenta al Pronto Soccorso senza avere l’urgenza e la necessità, potendo, invece, fruire dei servizi di guardia medica durante le ore notturne ed i giorni festivi.

Una volta si chiamavano “prestazioni non urgenti” che, pertanto, potevano essere prestate dai medici di base e/o da quelli della guardia medica.

Per quanto a mia conoscenza, nell’Ulss presso la quale prestavo servizio, e ne sono certo perché parte dei programmi informatici era opera del sottoscritto, da circa una decina d’anni “l’acqua calda” esisteva già; infatti, era richiesto il rimborso delle prestazioni riconosciute non urgenti dal medico del PS. Detto rimborso veniva chiesto sia direttamente, con pagamento presso le macchine riscuotitrici, oppure, nel caso questo non fosse fatto, attraverso il versamento dell’importo su c/c. postale con bollettino prestampato, che veniva inviato all’interessato, con lettera accompagnatoria, tramite il servizio “Postel”.

Analogo invito al pagamento veniva richiesto a chi, pur avendo prenotato una prestazione specialistica od effettuato esame clinico, non si fosse presentato, nel primo caso, o non avesse provveduto al ritiro del referto, nel secondo.

Poi, a queste richieste di pagamento, seguiva un iter burocratico “perverso” perché, non essendo chiare le norme, c’era chi riteneva di non dovere alcunché, in quanto “esente”.

Su quest’ultimo modo di operare sembra ora che le direttive governative prevedano che tutti, nei casi in questione, debbano pagare, mentre la Regione del Veneto, giusto per sembrare la prima della classe, vorrebbe non far pagare agli esenti, o almeno ad una parte di loro.

Ricapitolando, esistono tre tipi di esenzioni: quella per età, quella per reddito e quella per patologia.

Ora se un cittadino, anche se esente per qualsiasi motivo, si presenta al Pronto Soccorso senza averne bisogno, oppure non si presenta ad una visita specialistica prenotata o non ritira il referto, è giusto che paghi quanto previsto.

A parte quelli del primo caso, dove possono esserci dei “troppo apprensivi” (ma non sempre è così perché ci sono molti che, invece, vogliono fare i furbi), nel secondo caso si tratta di vera e propria maleducazione! E la maleducazione va perseguita!

Non sono casi isolati questi ultimi; si tratta di individui che prenotano in due o più strutture, pubbliche e private convenzionate, e poi ne scelgono una, in genere quella che offre i tempi più rapidi, senza degnarsi di effettuare le opportune disdette. Questo modo di agire, da parte di alcuni fa, sì che si allunghino, falsamente, le lista d’attesa, altra piaga della sanità.