venerdì 21 giugno 2019

"Inbarondolastronsi"


"Borondolar", ma anche "barondolar" e "inbarondolar" è un verbo veneziano, ormai non molto in uso, che si può tradurre con "arrotolare" e/o "avvolgere".
Ma, con un'accezione più larga, può significare anche "abbindolare".
E abbindolati, o avvolti da un assieme di bugie, promesse -molto spesso non mantenute-, ma anche suggestionati da paure inventate e inesistenti, sono tutti coloro che hanno creduto a queste promesse dei cosiddetti "azionisti del governo del cambiamento" che, oltretutto, disprezzano in modo offensivo e, a volte, anche violento, sia fisicamente che moralmente, tutti coloro che la pensano diversamente.
Uno dei termini usati da questi personaggi   entrati pesantemente sui "social",  è quello di "zecche" al quale aggiungono spesso l'aggettivo "buoniste" che sta ad indicare come nemici (non avversari) persone troppo buone verso il prossimo.
La zecca, come si sa, è un aracnide (come i ragni) fastidioso e anche pericoloso per le infezioni che può inoculare nell'organismo di chi viene punto. Inventato da qualcuno quest'appellativo, si è affermato profondamente tanto che in ogni "post" e/o comunicati vari viene ripetuto più volte nei confronti dei "nemici" (ripeto, non avversari).
Ma cosa c'entra tutto questo con quanto all'inizio di questo scritto? Con il verbo "borondolar" e sue varianti? E sì, c'entra perché è giusto rendere il cosiddetto "pan per focaccia".
E allora ho trovato un epiteto, sempre legato al mondo animale, che può andar bene a tutti coloro che abbindolano le persone, ma anche alle stesse persone che si fanno abbindolare. Quest'animale è un insetto, un coleottero, lo "scarabeo stercorario" che in veneziano viene chiamato "inbarondolastronsi"; chi siano gli "stronsi", ovviamente sempre in veneziano, lo si deduce facilmente.
Quindi, ogniqualvolta qualcuno di questi darà della "zecca" a chi la pensa diversamente, sarà bene rispondere definendoli ... "inbarondolastronsi"!!!   

domenica 26 maggio 2019

«Tutti hanno diritto alla cultura bella! Specie i più poveri e gli ultimi, che ne debbono godere come dono di Dio»


«Tutti hanno diritto alla cultura bella! Specie i più poveri e gli ultimi, che ne debbono godere come dono di Dio». È uno dei passaggi salienti del discorso che papa Francesco oggi (24 maggio 2019) ha consegnato ai partecipanti all’udienza ad Amei, l’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani. (Clicca qui per l'articolo)

Questa frase di Papa Francesco mi ha fatto rivivere un'esperienza di dieci anni fa quando, durante la tournée in Brasile del Coro Marmolada di Venezia, ho avuto l'opportunità di visitare una delle realtà missionarie costruita da padre Giorgio Callegari, domenicano veneziano che, ancora nella metà degli anni '60, si recò in quel paese -dove vigeva la dittatura militare- per aiutare gli abitanti delle favelas, soprattutto i giovani.
Per la sua attività patì la carcerazione, la tortura e l'esilio.
Per la vita e le opere di padre Giorgio Callegari vedi

Fra le varie realtà da lui edificate ed avviate c'è la "Colonia Venezia" di Peruibe, città a 150 chilometri da San Polo, che abbiamo vistato e presso la quale siamo stati ospiti tre giorni.
Il principale obbiettivo della "Colonia Venezia" consiste nell'offrire a bambini e ragazzi ospitalità ed assistenza nei periodi della giornata in cui non sono a scuola, sottraendoli in questo modo, durante il tempo libero, alla strada e ad altre situazioni assai problematiche, quali sarebbero esposti (ad esempio droga, prostituzione, violenza). 
A questo scopo si applicano metodologie e programmi didattici complementari a quelli della scuola, impegnando i bambini in attività creative, ricreative e sportive che corrispondono ai loro interessi e alle loro aspettative.
Padre Callegari, là chiamato frei Giorgio, nato è cresciuto a Venezia, quindi immerso nell'arte e nella bellezza, ha voluto inserire nel suo programma  di educazione dei bambini, proprio quelli delle classi più povere, anche l'apprezzamento ed il godimento delle bellezze artistiche dedicando nella struttura di "Colonia Venezia" due stanze adibite a "museo".
E fu una piacevole sorpresa,  per noi ospiti e visitatori della struttura, trovare questo piccolo spazio con quadri -la maggior parte illustranti Venezia-, sculture, vetri artistici di Murano e mosaici. Ricordo anche che, proprio sull'arte del mosaico, in quel luogo c'è un laboratorio artistico dedicato a questa forma artistica.
In effetti il pensiero di frei Giorgio era quello che aiutare i più bisognosi non è solo dare loro da mangiare e curarli nel corpo, ma anche e soprattutto, dar loro un'istruzione e -perché no?-  farli anche godere della bellezza.
Anche la Chiesetta all'interno della struttura fa parte dell'"assieme" dedicato alla bellezza perché l'interno è rivestito di mosaici che rappresentano figure sacre nello sfondo di paesaggio veneziani e, d'altra parte, è dedicata alla Madonna della Salute.
  

giovedì 16 maggio 2019

"Fare coro" ... in armonia!


"Fare coro" ... in armonia!

16 maggio 1965!  Sono trascorsi 54 anni da quella data che vide il mio debutto come baritono nelle file del "Marmolada". Eravamo a Fossalta di Portogruaro per l'inaugurazione del Gruppo Alpini di quella località.
Maggio 2019 .... e ci sono ancora nel "Marmolada"!  Perché ?  Difficile da esternare a terzi, ma ci provo.
Innanzi tutto si canta in un coro perché  piace la musica ed è musica che si fa, che si produce, e non che si ascolta solamente.  È bello e gioioso cantare, soprattutto se si canta assieme ad altri, a più voci e con il solo strumento, forse il più bello, che è la "voce umana". Si uniscono voci differenti che interpretano parti differenti, suoni e voci in combinazione e consonanza di accordi simultanei  che producono un'impressione piacevole sia all'orecchio che all'animo: è l'ARMONIA!!!
Basterebbe solo questo per desiderare di cantare in un coro.
In tutti questi anni posso affermare di aver partecipato e contribuito a esperienze musicali bellissime, in primo luogo per me stesso, ma anche per il pubblico che ci ascoltava e che gradiva la musica che il Coro Marmolada offriva.
Ma oltre alla bellezza della musica l'appartenenza al "Marmolada" mi ha dato molto altro: tanti amici, incontri con altri cori e con comunità diverse e, quindi, esperienze sociali.
Non mi ha dato soldi, ma direi che, appunto per questo, è ancora più bello.
Ho avuto la possibilità di cantare in luoghi (teatri, sale e chiese) magnifici, sia a Venezia che altrove e ricordo lo splendore dei mosaici della Basilica di San Marco, le luci e le ombre del Teatro La Fenice,   le tremila canne dell'organo dell'Auditorium del Conservatorio di San Juan (Argentina)  e molti altri, ma non dimentico l'incontro con gli anziani presso la Casa di Riposo della Missione Cattolica Italiana a Ginevra  nel 1966 e quello con i bambini brasiliani nelle strutture di Colonia Venezia di Peruibe e  del Bairo de Juventude di Criciuma; anche questo e "fare coro".          

martedì 23 aprile 2019

"Sia benedéte le ricamadóre - Vilote ed altri canti veneziani" - Seconda edizione "on line"



Sia benedéte le ricamadóre - "vilote" ed altri canti veneziani"  

Seconda edizione "on line"


Lo statuto dell’Associazione Coro Marmolada precisa che la stessa “ … non consegue scopo di lucro”; più avanti, in un altro comma evidenza uno degli scopi dell’associazione : “La diffusione nel modo più ampio possibile, della conoscenza della cultura, della storia, della tradizione e del folklore del Veneto, della venezianità e della nostra terra italiana in generale “.

Per conseguire, appunto, uno degli scopi dell’associazione, nel 2015 abbiamo stampato un libro che contiene le linee melodiche di alcuni brani popolari veneziani e, in particolare delle “vilote veneziane”, recuperate dal canto della signorina Ines Battain, e trasportate su rigo musicale dall’ex corista Enzo Fantini.



Con l’intendimento di dare la massima diffusione a questi antichi canti popolari veneziani, che rischiano di venire definitivamente perduti, e considerato che l’attuale gestione della distribuzione del libro a stampa può avvenire esclusivamente nel corso di presentazioni presso biblioteche ed associazioni, nonché durante l’esecuzione dei nostri concerti, il consiglio direttivo del Coro Marmolada ha deliberato di promuoverne la pubblicazione “on line”.



E’ stata quindi preparata una seconda edizione di "Sia benedéte le ricamadóre - Vilote ed altri canti veneziani" da pubblicare sul sito del coro nonché su quello del curatore.



Inoltre possono essere ascoltate anche le musiche create dalla digitazione degli spartiti con apposito programma informatico di notazione musicale.



La lettura è libera e gratuita con la precisazione che le copie devono servire esclusivamente per interesse culturale e per studio e, ovviamente, non a scopo commerciale.

Tutti i diritti della presente pubblicazione sono esclusivi e riservati dell’Associazione Coro Marmolada di Venezia.



Certi di accontentare tanti veneziani, ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della prima edizione soprattutto, ma anche di questa.

Per la prima edizione ringrazio Paolo Pietrobon, che ha effettuato la revisione dei testi con particolare riferimento alla grafia della lingua veneziana, Claudio Favret, direttore artistico del Coro Marmolada, che ha controllato gli spartiti da me copiati e Valentina Fucito, figlia del corista Mauro, che ha provveduto alla creazione della copertina.

Ringrazio infine Pierandrea Gagliardi per la foto di copertina di questa edizione.




mercoledì 30 gennaio 2019

Tassa di sbarco a Venezia - Esenzione prevista per i veneti

Tassa di sbarco a Venezia - Esenzione prevista per i veneti

A proposito della tassa di sbarco a Venezia,  soluzione che non condivido, e della richiesta di esenzione per i veneti, desidero raccontare un episodio di alcuni mesi fa del quale sono stato protagonista.

La porta d'ingresso al mio condominio (una delle due), quella con il numero anagrafico  e con una visibile e grande pulsantiera di campanelli con videocitofono, chiude la calle ed è un portoncino in vetro. Da fuori si può scorgere una vera da pozzo al centro di un piccolo cortile ed un loggiato. Molti turisti si avvicinano per guardare e per scattare immagini e vi sono anche quelli che tentano di aprire. Questa porta ovviamente viene aperta a chi suona   ed è riconosciuto.

A volte, però,  vuoi per distrazione di qualcuno, vuoi per altri motivi, lo scrocco della serratura non chiude ed è sufficiente spingere per poter entrare ed allora ci troviamo turisti smarriti nell'androne e anche su per le scale.

Ed ecco cosa mi capitò tempo fa!

Dopo essere sceso dal mio appartamento, nell'androne trovai un gruppo di persone che cercavano  di uscire da qualche parte. Alla mia domanda dove volessero andare non seppero rispondere e, quindi, li accompagnai, evidentemente risentito, all'ingresso informandoli che si trovavano in una proprietà   privata, cosa che, comunque,  avrebbero potuto desumere dal numero anagrafico e dalla pulsantiera. Uno per tutti mi rispose: "A no semo miga inteligenti nuantri".

Erano turisti veneti!!!   
E questi, secondo Zaia e Brugnaro, dovrebbero  essere esentati.     

lunedì 14 gennaio 2019

ROSSO TIZIANO


ROSSO TIZIANO
 
Il tutto è iniziato con le camicie rosse di Garibaldi, ma fu un caso. Infatti, le prime camicie rosse furono per la Legione Italiana che combatte nel 1843 a Montevideo, tuniche più che camicie, che Garibaldi acquistò a prezzo scontato perché rimaste invendute.
Le usò poi anche nelle altre sue battaglie dell'epopea del Risorgimento Italiano.
Forse perché segno di ribellione ai poteri dispotici, il colore rosso fu preso come colore distintivo dei comunisti, che, da sempre, furono soprannominati i "rossi" (i "garibaldini" partigiani facenti capo al PCI avevano il fazzoletto rosso).
Poi, sempre ricordando capi d'abbigliamento, ecco i fascisti che adottarono il nero, il colore della morte, che faceva risaltare le ossa e i teschi, ovviamente bianchi.
All'estero, in Germania, i nazisti optarono per il colore bruno.
Ricordiamo anche i fazzoletti verdi dei partigiani della "Osoppo" e quelli azzurri di quelli delle Langhe che s'identificavano con i movimenti di Giustizia e Libertà.
Dopo la guerra gli indumenti furono abbandonati, ma rimasero, per alcuni, i colori: rossi i comunisti, neri i fascisti e bianchi i democristiani (ricordiamo la "balena bianca").
Passano gli anni e i colori restano per molto tempo questi.
Nasce la Lega (inizialmente Łiga Veneta, con la barretta sulla "elle") che prende come colore il verde.
Arriva Berlusconi che si appropria dell'azzurro (a fine gennaio 2019 farà scendere in piazza i "gilet azzurri") e, ultimamente i 5S, ai quali viene attribuito il giallo, tanto che l'attuale governo viene indicato come "giallo-verde".
Localmente, a Venezia, l'attuale Sindaco -tre anni e mezzo fa- si appropria di un colore non proprio comune, il "fucsia" e le sue giunta e maggioranza (ossequenti al capo) sono ormai definiti con il termine di "giunta e maggioranza fucsia".   
Cose di questi giorni, invece, e vediamo saltar fuori nuovamente dei capi d'abbigliamento, i "gilet gialli" francesi, movimento di protesta che sta mettendo sottosopra la Francia.

Ora, ditemi voi, se oggi uno vuol creare un partito o un movimento d'idee quale colore gli resta fra quelli cosiddetti primari (rosso, verde e blu)? Bisogna ricorrere ai colori cosiddetti secondari che nascono dalla mescolanza dei primari, ma anche qui c'è poca scelta: quello più espressivo è il marrone, ma è il colore della merda!!! (N.d.R. andrebbe bene a molti!).
E allora si potrebbe ricorrere al "celestino rosa pallido", un colore indefinito che si può adattare a qualsiasi tendenza, soprattutto a chi è una cosa e poi un'altra.
Oppure "verde pisello", ma il pisello potrebbe essere un diminutivo del "verde leghista" ed anche un'offesa.
E perché no un "rosso Tiziano" ??? Un colore derivato da un impasto cromatico ricco e sfumato, un colore classico veneziano!!!  Allora, se dovessi scegliere un colore per un mio "movimento politico", che resta solo un movimento ideale, opterei proprio per il ROSSO TIZIANO!