Questo “blog”, come avrete notato sulla colonna a destra, sostiene “Bloggers for Burma”, un “blog”, che, fra l’altro, tratta “ … delle tragiche vicende che si stanno svolgendo nella ex Birmania nonché di promuovere e divulgare iniziative inerenti e le manifestazioni di solidarietà del popolo degli internauti.”.
Devo ammettere che della ex Birmania, ora Myanmar, conoscevo, a grandi linee, quello che leggevo sui giornali, notizie che apparivano solo quando in questo paese, per me molto lontano in tutti i sensi, avveniva qualcosa di tragico, soprattutto quando la giunta militare al potere da troppi anni trovava un espediente qualsiasi per reprimere nel sangue, nella prigionia e nelle torture le poche libertà che, forse, esistono.
Avevo sentito nominare anche Aung San Suu Kyi, la donna, premio Nobel per la pace nel 1991, che, a capo di un partito che tenta di portare la democrazia in Birmania, vive o agli arresti domiciliari o dispone di una parvenza di libertà.
Ovviamente gli ultimi avvenimenti, che hanno visto la protesta pacifica dei monaci buddisti birmani a difesa dei più deboli, hanno fatto sì che l’interesse, non solo mio, per questa parte del mondo crescesse.
A parte l’aggiornamento degli avvenimenti che ricevo dal “blog” citato sopra, nella biblioteca civica che frequento, ho trovato un libro di Aung San Suu Kyi dal titolo “Lettere dalla mia Birmania”, libro che, ovviamente, ho preso in prestito e che, proprio in questi giorni ho letto.
Si tratta di una raccolta di “lettere”, indirizzate a nessuno, scritte, tra il novembre 1995 ed il dicembre 1996, nei pochi momenti liberi di una intensissima vita pubblica, anche se vissuta, in gran parte nella sua “casa-prigione”.
Si tratta di "lettere" su vari argomenti, alcuni politici, ovviamente; data la situazione dell’autrice e del paese stretto nella morsa di un regime totalitario, con migliaia di persone in carcere, anche senza processo, costrette a lavori forzati, non poteva essere diversamente.
Ma la scoperta viene dalle molte “lettere” nelle quali la sensibilità della persona, in particolare la sensibilità della donna, affiora fino a far sembrare poesia la prosa.
Le pagine di Aung San Suu Kyi sono ricche di umanità e di adesione alle esperienze dirette della vita e della gente più umile, e vi troverete anche scenari, sapori, profumi e melodie della sua Birmania. Ma vi traspare anche la spiritualità di questa persona, buddista devota, che nelle sue giornate, pur se intense e quasi frenetiche, riesce a ritagliarsi momenti di preghiera e di meditazione. Il giornalista Fergal Keane, che ha curato l’introduzione di questo libro, definisce questa donna, leader politica nel senso più bello di questo termine, come “ … una mente lucida unita ad un cuore generoso”.
Va evidenziato che, di proposito, senz’altro con intento polemico, l’autrice chiama il suo paese sempre con l’antico nome di Birmania e non usa l’attuale versione “Myanmar” in quanto imposto dopo la presa di potere da parte dei militari.
C’è una parte del capitolo 22 dove accenna agli imprenditori di altri paesi (fra i quali, senz’altro, non mancheranno quelli nostrani) che, pur di arricchirsi, non guardano alle condizioni in cui vive il paese dove manca la legalità, anche nelle operazioni economiche, dove il numero dei prigionieri politici è enorme e dove i livelli sanitari e di vita sono al minimo. Di loro scrive questa similitudine: “Osservare gli imprenditori che vengono in Birmania con l’intento di arricchirsi è un po’ come guardare qualcuno che, entrato in un frutteto, si metta a strappare rozzamente i fiori, attratto dalla loro fragile bellezza ma cieco alla bruttezza dei rami spogli e indifferente al fatto che, così facendo, sta pregiudicando il futuro raccolto e commettendo un’ingiustizia ai danni dei legittimi proprietari del frutteto”.
Un libro interessante e di piacevole lettura: insomma, un bel libro!
Aung San Suu Kyi - “Lettere dalla mia Birmania” Sperling & Kupfer Editori – Marzo 2007
1 commento:
Un libro da leggere per un'autrice che dimostra il carisma di una leader rivoluzionaria e di una leader politica di rara capacità.
Speriamo che qualcosa si muova presto.
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