Oggi, 16 novembre, hanno aperto un altro ponte sul Canal Grande; non si tratta del “quarto” ponte, quello progettato dall’architetto spagnolo Calatrava, che è in allestimento (si prevede ancora qualche mese di lavoro), ma di quello votivo che, ogni anno, viene allestito tra Santa Maria del Giglio (sestiere di San Marco) e San Gregorio (sestiere di Dorsoduro) per facilitare l’afflusso alla basilica di Santa Maria della Salute in occasione della festività della “Madonna della Salute”, che ricorre il 21 novembre. (vedi comunicato stampa del Comune di Venezia)
È una festa soprattutto religiosa, ma anche laica, folclorica e per i bambini.
Per fortuna nostra (dei veneziani) è una festa che, per la stagione in cui cade, non è legata ai flussi turistici che invadono la nostra città e, perciò, è una festa tutta veneziana, l’unica che ci rimane.
La tradizione e la storia vogliono che sia legata alla pestilenza che infierì, non solo Venezia, negli anni 1630-1631.
Nonostante tutte le precauzioni prese dal governo della Serenissima, allo scoppiare dell’epidemia, (isolamento, lazzaretti, sepolture immediate dei morti con calce) i decessi furono numerosissimi, con tutte le relative conseguenze, anche economiche, che si possono immaginare.
Non trovando altri rimedi, lo Stato (Doge e Maggior Consiglio) fece voto alla Madonna di costruire una chiesa a Lei dedicata, perché intercedesse, per la fine della pestilenza, con l’impegno di recarsi ogni anno a rendere grazie a Maria Vergine.
Passato il pericolo fu costruita, all’inizio del Canal Grande, su progetto dell’architetto Baldassare Longhena, un’imponente basilica (clicca qui) che prende il nome di “Madonna della Salute”, che, da allora, ogni 21 novembre, viene “invasa” da numerosi pellegrini veneziani, cittadini della città d’acqua e di quella di terraferma, praticanti e no, che chiedono intercessione per la propria salute e per quella dei loro cari. (clicca qui per leggere la storia)
Per facilitare l’afflusso della gente, fin dall’inizio, fu deciso di costruire un ponte provvisorio (su barche) che attraversi il Canal Grande nelle immediate adiacenze della Basilica, cosa che, anche oggi, viene fatta e che resta in funzione per alcuni giorni (aperto oggi, verrà chiuso alle 23,30 di mercoledì 21).
Una processione alla quale parteciperanno il Patriarca ed anche le autorità cittadine, con la seguente celebrazione della S.Messa solenne in basilica, sarà il culmine della festività.
Nelle vicinanze della basilica, ma anche nelle calli adiacenti, si trovano numerosi i banchetti che vendono le candele che, consegnate agli incaricati all’ingresso, serviranno per tutto l’anno (clicca qui per "la tradizione").
All’uscita, nella zona di deflusso, ancora bancarelle, questa volta con dolciumi, giocattoli e, soprattutto, con tanti palloncini colorati, per la gioia dei bambini.
Tradizione vuole che in questa ricorrenza, per ricordare come, nel periodo della pestilenza e quindi anche di carenza alimentare, l’unico mezzo di sussistenza fosse la carne di pecora, che proveniva dalla Dalmazia, si usa preparare un piatto denominato “castradina”, per la ricetta del quale vi rimando a questo “link”
1 commento:
Venezia è già una città molto bella e malinconica di per sè: quando ci sono queste festività il tutto si colora ancora di più di luce e vita.
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