Leggo su Il Gazzettino di oggi un intervento di Renzo Fogliata(*) decisamente contro la “nazione” italiana, o meglio contro tutti gli stati nazionali, che, secondo lui, anche sostenuto da uno scritto di Sergio Romano, non sono mai esistiti, ma sono prevaricazioni, in un determinato periodo storico, d’alcuni gruppi dominanti su tutti gli altri. Per quanto riguarda l’Italia ciò sarebbe accaduto, per colpa dei piemontesi nella seconda metà del XIX secolo.
Anche il tricolore sarebbe un artificio dovuto ad una concessione del giacobinismo francese.
Ovviamente non mi trovo d’accordo con queste teorie e, leggendo sempre l’intervento in questione, trovo che le stesse sono avvalorate da questa frase: “… Insomma, un artificio che, per noi veneti, ha significato l'abdicazione a mille e quattrocento anni di storia di popolo indipendente; un popolo che forgiò persino un proprio diritto, plurisecolare, ostinatamente rifiutando - unico in Europa - l'applicazione del diritto romano. …”
Sottolineo i “ … millequattrocento anni …”! Al massimo solo millecento e solo per Venezia!
Infatti se si guarda un po’ le date, lo stato veneziano (e non veneto) risale al 697 con l’elezione di Paolo Lucio (Paoluccio) Anafesto a doge. Ma forse si trattava di una nomina da parte dell’imperatore bizantino, o del riconoscimento di un suo funzionario (magister militum) ad una carica con maggiori poteri per una determinata zona, sotto la sua influenza, che si limitava alla fascia costiera e non a tutto il Veneto. Il territorio veneto in quel periodo, ed anche dopo, non era indipendente. Si può affermare che con la caduta dell’impero romano le pianure venete furono percorse in continuazione da eserciti “barbari” almeno fino alla fine del primo millennio, anche con stanzialità degli stessi. E furono proprio queste invasioni che portarono alcuni profughi sulle isole della laguna già abitate in gran parte da pescatori e marinai. Quindi non si trattava di territori e popoli indipendenti.
E dopo le invasioni e gli eserciti barbarici ecco spuntare le varie signorie: i Carraresi (già feudatari d’origine longobarda), gli Ezzelini (d’origine tedesca), gli Scaligeri (ghibellini ed alleati dei tedeschi Hoenstaufen). Ed i territori in mano a vescovi in gran parte d’origine germanica? Uno per tutti quello d’Aquileia.
Solo nel XV secolo Venezia sposta i suoi interessi, interessi in gran parte solo commerciali, dal mare alla terraferma. Il Veneto diventa quindi un territorio occupato dai veneziani ed il “dogado” resta solo la città ed una limitatissima fascia costiera. Con la lungimiranza che caratterizzò sempre il modo di agire dei governanti veneziani, questi lasciarono una certa indipendenza alla rappresentanze locali che, però, erano sempre sovrastate da un podestà veneziano.
Quindi contesto i millequattrocento anni di storia di un popolo indipendente!
Relativamente al “diritto romano” rifiutato dal popolo veneto, questo mi sembra un po’ strano anche perché Venezia si è sempre considerata come proseguimento di Roma. E poi, chi erano i fuggiaschi da Aquileia, Altino e Padova, che, “fondarono Venezia"? Non erano forse “cittadini romani”? Ed i contadini che lavoravano sui campi del “graticolato romano” non erano forse ex legionari romani e loro discendenti?
Proprio sul finire delle Repubblica, il governo veneziano decretò, al fine di mantenere l’integrità della laguna e perché la stessa non divenisse mare, la costruzione delle dighe dei “murazzi”:dove posero la scritta “AUSU ROMANO, AERE VENETO” (con ardimento romano e soldi veneti).
(*) Avvocato del foro veneziano difensore degli otto personaggi che, nel maggio del 1997, sequestrarono un natante (ferryboat) ed il suo equipaggio, lo dirottarono, sbarcarono in Piazza San Marco con un “tanko” ed infine occuparono il campanile di San Marco. Fu anche promotore di un “processo a Napoleone”.
1 commento:
Trovo per caso il Suo commento alla mia lettera al gazzettino.
Nel ringraziarLa per l'attenzione concessami, La pregherei di completare il mio profilo con l'essere il sottoscritto consigliere della camera penale veneziana (l'associazione degli avvocati penalisti veneziani) e del consiglio direttivo della fondazione scuola forense veneziana (emanazione scientifica del consiglio dell'ordine degli avvocati di Venezia). Quanto ai processi, non sembri che la mia attività professionale si limiti al processo dei serenissimi, posto che credo di aver partecipato a molti tra i più importanti processi penali che si celebrano in veneto.
Svolgo infatti la professione di penalista dal 1988 e da oltre un decennio insegno diritto e procedura penale nelle scuole forensi di tutto il veneto.
Sono piacevolmente pronto a svelarLe le tante imprecisioni del Suo intervento. Le posso solo anticipare che la discussione sull'inizio della sovranità dello stato veneto è una delle più avvincenti tuttora in corso, per la qual ragione
non credo possa gettarsi alle ortiche la tradizione dell'anno 425 voluta dai nostri avi, senza che se ne parli compiutamente. La questione è lunga e complessa e non può limitarsi a considerare il fatto che Paulicio fosse un tribunus militum quando non l'esarca, ma non mi spiacerebbe discuterne anche con Lei.
Quanto al diritto, come dissi al prof. Panciera (ordinario di storia in Padova) nel processo a Napoleone da Lei citato, non si lanci senza paracadute!
Pur sembrandoLe strano, Le assicuro che la tenacia con cui i veneziani estromisero il diritto romano non ha pari nel mondo occidentale: e questo potrebbe svelarLe nuovi scenari da Lei sinora neppure immaginati.
Non me ne voglia, infatti, se, garbatamente, mi permetto di annotare che la Sua visione di Venezia nuova Roma e della separatezza della città dal Veneto risente di una logora impostazione da figli della lupa che oggi nessuno storico osa più sostenere in alcuna sede.
Comunque, dato il Suo sincero interesse per la materia, che Le consiglio di approfondire, mi onorerebbe se mi scrivesse al mio indirizzo e-mail
Scusandomi per il disturbo La saluto cordialmente.
Lorenzo Fogliata
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