Alla fine degli anni '40, ed anche prima -questo per sentito dire- alcuni scolari, concluso l'orario, invece di uscire e tornare a casa, venivano incolonnati verso la palestra della scuola dove era allestita la refezione scolastica: un panino ed una minestra, della quale sentivamo l'odore -o il profumo- salire verso le aule, già un'ora prima. Questi bambini erano i "poveri", quelli la cui famiglia era iscritta in un registro, il REGISTRO DEI POVERI, tenuto dal comune.
Queste famiglie avevano anche un libretto, quasi una tessera (card?), che la classificava, appunto, con l'epiteto di "povere".
C'era anche un ente preposto alla carità pubblica, l'ECA (Ente Comunale di Assistenza).
Ma sentite cosa mi raccontava un mio amico, Giovanni, più anziano, che ebbe a far parte di questa categoria.
Siamo sempre in quegli anni e Giovanni, che era andato oltre la terza media, ma non si era diplomato, cercava un impiego. Venne indetto un concorso presso un ente pubblico, come impiegato d'ordine, e per partecipare era necessario presentare la domanda con una serie di documenti, tutti "in bollo", il che consisteva in una spesa non indifferente.
Giovanni che, oltre ad essere nullatenente, aveva una certa dose di "predisposizione al risparmio", chiese come si potesse fare per presentare i documenti senza bollo e cioè senza spendere una lira. Gli fu indicato che c'era un metodo: bastava ottenere il "certificato di miserabilità"!
Detto, fatto, Giovanni si ingegnò nei vari uffici comunali e, finalmente ottenne un attestato che diceva pressapoco così:
Queste famiglie avevano anche un libretto, quasi una tessera (card?), che la classificava, appunto, con l'epiteto di "povere".
C'era anche un ente preposto alla carità pubblica, l'ECA (Ente Comunale di Assistenza).
Ma sentite cosa mi raccontava un mio amico, Giovanni, più anziano, che ebbe a far parte di questa categoria.
Siamo sempre in quegli anni e Giovanni, che era andato oltre la terza media, ma non si era diplomato, cercava un impiego. Venne indetto un concorso presso un ente pubblico, come impiegato d'ordine, e per partecipare era necessario presentare la domanda con una serie di documenti, tutti "in bollo", il che consisteva in una spesa non indifferente.
Giovanni che, oltre ad essere nullatenente, aveva una certa dose di "predisposizione al risparmio", chiese come si potesse fare per presentare i documenti senza bollo e cioè senza spendere una lira. Gli fu indicato che c'era un metodo: bastava ottenere il "certificato di miserabilità"!
Detto, fatto, Giovanni si ingegnò nei vari uffici comunali e, finalmente ottenne un attestato che diceva pressapoco così:
Il Sindaco, effettuati gli opportuni accertamenti,
dichiara ed attesta che
il Sig. GIOVANNI XXXXXXXX
è
PERSONA MISERABILE
dichiara ed attesta che
il Sig. GIOVANNI XXXXXXXX
è
PERSONA MISERABILE
O era una SOCIAL CARD?????
2 commenti:
Sergio, è miserabile l'idea e miserevoli le persone che l'hanno formulata. Un euro e 33 cent al giorno e la vendono come aiuto concreto alle famiglie in difficoltà. Sono nauseato.
Di quanto racconti ho un vaghissimo ricordo, forse anche agli inizi degli anni 60 continuavano ad esserci questa mensa con registro dei poveri. L'acronimo ECA non mi è nuovo. Evidentemente sono i frutti del gioioso libero mercato.
Cordialmente
La storia non insegna nulla se si continua a non avere memoria.
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