Noi Ti invochiamo Signor, /che dai cieli odi / dei figli il supplice pregar.
Noi Ti invochiamo Signor, Signor!
Accendi nella notte, / ai tuoi fedeli, / nei tuoi pianeti il vigile brillar.
Noi Ti invochiamo sul margin della strada, / che non ha fine in suo perenne andar!
Tu sul destriero veglia e sulla spada, / tu delle culle scendi al pio sognar.
E quando l'ora del risveglio suona / Tu dacci lena al lungo camminare.
E quando l'ora del risveglio suona / Tu dacci lena al lungo camminare.
Fino alla morte, / liberi e padroni, / dacci la gioia di un perenne errar!.
Questo è il testo di uno dei canti, diciassette in tutto, che, ieri sera, il Coro Marmolada, del quale faccio parte da molti anni, ha eseguito durante il concerto presso la Chiesa dei Tolentini in Venezia.
Si tratta di un canto d’autore (testo di G.B.Reggiori e musica di V.Aru), di inizi ‘900, che, riferendosi alla musica di queste etnie –una musica che non troviamo scritta, ma solo tramandata-, con un testo formale e retorico, vuole evidenziare una caratteristica essenziale di queste genti: il nomadismo.
La musica poi, come suggerito anche dagli stessi autori nello spartito, nell’introduzione e nel finale, vuole significare il lento avvicinarsi, e l’altrettanto lento allontanarsi, di una carovana di zingari, di quelle di una volta, formata da qualche carro (vurdon) trainato dai cavalli.
Sono già parecchi anni che abbiamo questo canto in repertorio e, trattandosi soprattutto di una bella musica che, modestamente, il coro esegue anche bene, ha sempre riscosso un buon successo nel pubblico.
Oltre a cantare nel ruolo di baritono, ho il compito di presentare i vari brani fornendo agli ascoltatori notizie sulla composizione, provenienza della stessa, la traduzione se si tratta di testo dialettale o in lingua straniera ed altro; a volte, anche in relazione all’evento del concerto od a fatti di cronaca recenti, collego il canto a tutto ciò. Il tutto deve essere conciso perché è il canto che deve essere preponderante, e non le parole. A volte prendo anche delle posizioni personali, anche se mi limito, perché in quel momento non rappresento solo me stesso. Però, certe volte, lo faccio, precisando che si tratta di una mia personale interpretazione.
Per questo motivo, ieri sera, riferendomi ai fatti di cronaca non solo locali, e non volendo fare polemica –non era né il momento, né l’ambiente-, ho presentato il canto con queste parole:
«“La preghiera degli zingari” è un canto d’autore d’inizio ‘900 che vuole riprendere e raccontare, con una musica caratteristica, l’essenzialità di questo popolo, il nomadismo.
Infatti, nel testo si sentono parole come “… il suo perenne andar” ed anche “ … sul margin della strada”.
Un canto, si potrebbe dire, … d’attualità, di forte attualità e, senza entrare in polemica con alcuno, desidero ricordare che, nella loro lingua, la parola “rom” significa … “uomo”!
Ed è con questo spirito che vi presento e che cantiamo …. “La preghiera degli zingari”.»
Nell’esporre queste mie parole ho enfatizzato e sottolineato, ovviamente, certi passaggi come, ad esempio, “la forte attualità” e la parola “uomo”.
Alla fine dell’esecuzione il pubblico ha risposto con un applauso lungo e caloroso (forse il più lungo e caloroso della serata) e questo senz’altro per l’interpretazione, ma anche, spero, per la mia presentazione con la quale ho cercato di coinvolgere i presenti.
Ascolta il canto “La preghiera degli zingari” nell’interpretazione del Coro Marmolada di Venezia
Approfondimenti su:
http://www.vurdon.it/italian.htm#titolo
Articolo 21 (1) http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6889
Articolo 21 (2) http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6885
Articolo 21 (3) http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6872
2 commenti:
Ciao sergio,sono venuta a conoscerti e a salutarti.Fai parte di un coro o di un corpo musicale? Quando insegnavo ancora avevo svolto in classe diverse lezioni sugli zingari e la loro cultura,sottolineando la differenza tra siddi e rom.Piacere di conoscerti.
Buona giornata.
Salve STELLA!
Faccio parte di un coro e, come precisato sul post, da molti anni.
Si tratta del Coro Marmolada di Venezia che, con il concerto citato, ha concluso la sua 59a stagione artistica.
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