Non sono i piccioni di piazza San Marco il vero problema, ma i titolari dei 19 banchetti che vendono le bustine di grano ai turisti.
Dal 30 aprile entrerà in vigore l’ordinanza del sindaco che vieta di dare da mangiare ai colombi anche nella piazza emblema della nostra città, quella chiamata anche il “salotto buono”, la piazza San Marco.
Già sono partiti i ricorsi al T.A.R. e già sono sul piede di guerra questi ambulanti che, a detta di alcuni (vedi post precedente), lucrano parecchio sulle granaglie vendute.
In Comune ci sono coloro che vogliono concedere un indennizzo ai titolari dei banchetti e chi, invece, vuole sostituire la licenza concedendo loro la possibilità di aprire banchetti in altri luoghi della città per la vendita di souvenir. Qualcun altro, invece, li vedrebbe impiegati presso il Casino (il Comune ne è il proprietario) addirittura nella veste di croupiers!
Personalmente io sono favorevole all’indennizzo sulla base, però, delle ultime denunce dei redditi; e qui, secondo me, … casca l’asino!
Ecco, di seguito, quanto scrive oggi il Gazzettino di oggi sull’argomento.
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La nona commissione consiliare rinvia alla Giunta la patata bollente dei banchetti di grano. E l'elemento principale di una seduta interlocutoria è la spaccatura tra Consiglio e Giunta sulla natura dell'indennizzo - soldi o licenze alternative - da riconoscere per l'allontanamento dei dieci banchetti. I diciannove venditori che si alternano sui banchetti minacciano, intanto, di querelare la soprintendente Renata Codello per le stime diffuse sull'entità dei loro guadagni. Come se non bastasse, su tutta l'intricata vicenda pendono le due spade di Damocle del giudizio del Tribunale amministrativo regionale cui hanno ricorso i venditori di grano e dell'entità complessiva dell'indennizzo da riconoscere che, secondo qualche consigliere, arriverebbe a sei milioni di euro, una cifra forse al di fuori delle possibilità di Ca' Farsetti.
"Non ci sono in giurisprudenza precedenti, quindi il giudizio del Tar è quanto mai aperto - ammette l'avvocato Guido Gidoni dell'Avvocatura civica, che difende il Comune nel contenzioso di fronte al Tar - perciò qualunque atto venga fuori sul problema è importante che abbia un capo e una coda, perchè non mi piace molto perdere le cause". E la certezza che, qualunque sia la delibera adottata dalla giunta, verrà impugnata di fronte al Tar, è uno dei pochi elementi comuni tra le posizioni dei consiglieri e della giunta. Per il resto dalla commissione emerge che il consiglio comunale è decisamente orientato verso l'ipotesi di concedere un indennizzo economico ai venditori che non superi le cinque annualità di guadagno dichiarate dai venditori stessi. In soldoni non più di centomila euro a ciascuno, quindi due milioni di euro in totale. Anche se il consigliere del Pd Fabio Baratello, secondo un suo calcolo personale, stimerebbe l'entità complessiva dell'indennizzo tra i quattro e i sei milioni di euro. Un parere opposto arriva dalla Giunta. "Riporterò in Giunta la vostra posizione - ha detto l'assessore al commercio Giuseppe Bortolussi ai componenti la commissione in chiusura di seduta - ma vi avverto che è una strada tutta in salita, mentre è più facilmente percorribile quella della concessione di licenze per souvenir in altre parti della città". Gidoni, però, non ritiene incompatibili le due ipotesi. "In entrambi i casi si tratta, giuridicamente, di un indennizzo e la prassi conosce indennizzi di tipo diverso da quello monetario - spiega l'avvocato - un indennizzo può essere, per assurdo, anche l'assunzione dei venditori come croupier al Casinò, se sono vere le cifre sui loro guadagni pubblicate sulla stampa". E punto fondamentale, dal punto di vista giuridico, è se si debba modificare la delibera oppure intervenire sullo stesso regolamento comunale che autorizza il commercio dei venditori di grano.
Ma anche sull'ipotesi dell'indennizzo si assiste a un balletto di cifre e parametri che mostra più dissonanze che convergenze. Qualcuno tra i consiglieri si affiderebbe a un non meglio specificato "algoritmo" fondato sul valore del banchetto; secondo Pietro Rosa Salva, capogruppo del Pd, si dovrebbe fare una proposta ai venditori di grano e regolarsi in base alla loro reazione. La Sinistra Arcobaleno si presenta in commissione con due ipotesi opposte: Beppe Caccia dei Verdi esclude qualunque ipotesi di concessione di licenze sostitutive, mentre Sebastiano Bonzio (Rifondazione) ritiene che vadano concessi ai venditori di grano gli stessi spazi che erano stati proposti ai vu cumprà, salvo poi rientrare nei ranghi all'ultimo minuto. E, sempre dai banchi del Pd, Claudio Borghello si chiede se ha senso emendare la delibera della giunta o se bisogna riformularla completamente. "L'importante è che venga fuori qualcosa di logico - conclude Gidoni - altrimenti se i venditori vincono di fronte al Tar, diventa difficilissimo poi mandarli via".
Dal 30 aprile entrerà in vigore l’ordinanza del sindaco che vieta di dare da mangiare ai colombi anche nella piazza emblema della nostra città, quella chiamata anche il “salotto buono”, la piazza San Marco.
Già sono partiti i ricorsi al T.A.R. e già sono sul piede di guerra questi ambulanti che, a detta di alcuni (vedi post precedente), lucrano parecchio sulle granaglie vendute.
In Comune ci sono coloro che vogliono concedere un indennizzo ai titolari dei banchetti e chi, invece, vuole sostituire la licenza concedendo loro la possibilità di aprire banchetti in altri luoghi della città per la vendita di souvenir. Qualcun altro, invece, li vedrebbe impiegati presso il Casino (il Comune ne è il proprietario) addirittura nella veste di croupiers!
Personalmente io sono favorevole all’indennizzo sulla base, però, delle ultime denunce dei redditi; e qui, secondo me, … casca l’asino!
Ecco, di seguito, quanto scrive oggi il Gazzettino di oggi sull’argomento.
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La nona commissione consiliare rinvia alla Giunta la patata bollente dei banchetti di grano. E l'elemento principale di una seduta interlocutoria è la spaccatura tra Consiglio e Giunta sulla natura dell'indennizzo - soldi o licenze alternative - da riconoscere per l'allontanamento dei dieci banchetti. I diciannove venditori che si alternano sui banchetti minacciano, intanto, di querelare la soprintendente Renata Codello per le stime diffuse sull'entità dei loro guadagni. Come se non bastasse, su tutta l'intricata vicenda pendono le due spade di Damocle del giudizio del Tribunale amministrativo regionale cui hanno ricorso i venditori di grano e dell'entità complessiva dell'indennizzo da riconoscere che, secondo qualche consigliere, arriverebbe a sei milioni di euro, una cifra forse al di fuori delle possibilità di Ca' Farsetti.
"Non ci sono in giurisprudenza precedenti, quindi il giudizio del Tar è quanto mai aperto - ammette l'avvocato Guido Gidoni dell'Avvocatura civica, che difende il Comune nel contenzioso di fronte al Tar - perciò qualunque atto venga fuori sul problema è importante che abbia un capo e una coda, perchè non mi piace molto perdere le cause". E la certezza che, qualunque sia la delibera adottata dalla giunta, verrà impugnata di fronte al Tar, è uno dei pochi elementi comuni tra le posizioni dei consiglieri e della giunta. Per il resto dalla commissione emerge che il consiglio comunale è decisamente orientato verso l'ipotesi di concedere un indennizzo economico ai venditori che non superi le cinque annualità di guadagno dichiarate dai venditori stessi. In soldoni non più di centomila euro a ciascuno, quindi due milioni di euro in totale. Anche se il consigliere del Pd Fabio Baratello, secondo un suo calcolo personale, stimerebbe l'entità complessiva dell'indennizzo tra i quattro e i sei milioni di euro. Un parere opposto arriva dalla Giunta. "Riporterò in Giunta la vostra posizione - ha detto l'assessore al commercio Giuseppe Bortolussi ai componenti la commissione in chiusura di seduta - ma vi avverto che è una strada tutta in salita, mentre è più facilmente percorribile quella della concessione di licenze per souvenir in altre parti della città". Gidoni, però, non ritiene incompatibili le due ipotesi. "In entrambi i casi si tratta, giuridicamente, di un indennizzo e la prassi conosce indennizzi di tipo diverso da quello monetario - spiega l'avvocato - un indennizzo può essere, per assurdo, anche l'assunzione dei venditori come croupier al Casinò, se sono vere le cifre sui loro guadagni pubblicate sulla stampa". E punto fondamentale, dal punto di vista giuridico, è se si debba modificare la delibera oppure intervenire sullo stesso regolamento comunale che autorizza il commercio dei venditori di grano.
Ma anche sull'ipotesi dell'indennizzo si assiste a un balletto di cifre e parametri che mostra più dissonanze che convergenze. Qualcuno tra i consiglieri si affiderebbe a un non meglio specificato "algoritmo" fondato sul valore del banchetto; secondo Pietro Rosa Salva, capogruppo del Pd, si dovrebbe fare una proposta ai venditori di grano e regolarsi in base alla loro reazione. La Sinistra Arcobaleno si presenta in commissione con due ipotesi opposte: Beppe Caccia dei Verdi esclude qualunque ipotesi di concessione di licenze sostitutive, mentre Sebastiano Bonzio (Rifondazione) ritiene che vadano concessi ai venditori di grano gli stessi spazi che erano stati proposti ai vu cumprà, salvo poi rientrare nei ranghi all'ultimo minuto. E, sempre dai banchi del Pd, Claudio Borghello si chiede se ha senso emendare la delibera della giunta o se bisogna riformularla completamente. "L'importante è che venga fuori qualcosa di logico - conclude Gidoni - altrimenti se i venditori vincono di fronte al Tar, diventa difficilissimo poi mandarli via".
Pierluigi Tamburrini
2 commenti:
Amministrare è un dramma, specialmente in certe città a vocazione turistica.
Il dramma è di chi vive in queste città!
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