“Contadino, scarpe grosse e cervello fino”. È questo un modo di dire per indicare la furbizia di chi, per mestiere, lavora la terra. Si sentiva qualche anno fa quando i contadini erano parecchi. Ai nostri tempi ce ne sono pochi e non si chiamano più contadini, ma agricoltori, coltivatori, imprenditori agricoli, ecc., ecc; tuttavia restano sempre “contadini” e la loro furbizia è aumentata: non si affannano più ad escogitare piccoli trucchi atti a migliorare le loro condizioni, anche se a discapito di altri. Oggi assumono lavoratori in nero ed evadono tasse e contributi.
Questa è la realtà del mondo agricolo, soprattutto nel Veneto, la regione dove, stranamente, aumenta non solo il PIL, ma anche il numero delle famiglie al limite della soglia di povertà (ne parlerò in un prossimo post). Ovviamente non si tratta di famiglie di “contadini”.
Prima di proseguire, leggete quanto scrive oggi “il Venezia”! (Cliccate sulla foto per ingrandire e leggere l’articolo).
Cosa ve ne pare?
In questo caso si tratta di vignaioli, che magari fanno anche un buon vino, ma che non lo fanno pagare poco. Anzi, i prezzi di questo prodotto salgono ogni anno e, sinceramente, si assiste anche a casi che possono essere ben definiti “scandali”! E con questo intendo i prezzi esorbitanti di certe bottiglie.
Anche i responsabili della categoria si sono accorti e, proprio al “Vinitaly” di quest’anno, il presidente dei produttori di vini italiani ha suggerito di “ … darsi una regolata per quanto riguarda i prezzi …”.
Arrivano i controlli e cosa fanno i nostri “contadini”? Si lamentano, si considerano dei perseguitati, loro che sembra facciano un’opera di misericordia dando, a chi vendemmia, da mangiare “ … vino e soppressa … e qualche euro …”!
Conosco uno di questi individui che, per una giornata di lavoro a vendemmiare, offriva, al nipote (studente universitario) e ad altri, un piatto di pasta e fagioli e affettato e, in più, due bottiglie di vino.
Ma quello che mi dà maggior fastidio è la razione del vice presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, leghista travisano, che, a detta del giornalista, afferma fra l’altro: “… Ben vengano i controlli, ma queste sono retate! Non si può trasformare un momento storicamente di festa come la vendemmia in una retata tra i vigneti”. Inoltre contesta i dati forniti dalla CGIL.
Vorrei concludere questo post con il ricordo di quello che mi raccontava il mio amico Mario.
Questi frequentava, per motivi di lavoro essendo esattore della società che distribuiva l’energia elettrica (non era ancora Enel), le case coloniche di una zona della provincia di Venezia ai margini della laguna. Ricercava, con l’occasione, prodotti genuini e, a volte acquistava del vino. Prima dell’acquisto era consuetudine assaggiare il prodotto. Questa zona di produzione non è fra le migliori perché la terra è molto vicina al mare e, quindi, si dice che questo vino “ … sa di salso …”.
Al momento dell’assaggio il contadino, furbo, chiedeva se voleva accompagnare il bicchiere con qualcosa da mangiare, magari un carciofo. Qualcuno si chiederà dove sta la furbizia; anzi, penserà, il contadino, in questo caso, era gentile. Invece il mio amico Mario, che conosceva il trucco, ringraziava e rifiutava perché sapeva che, mangiando un carciofo, qualsiasi vino, anche il più imbevibile, ha un gusto particolarmente buono.
2 commenti:
Bel post!
Non ero a conoscenza della questione del carciofo. Certo che ne inventano di tutti i colori! :P
E che dire se non che i leghisti si distinguono sempre un po'?
Non tutto quello che luccica è oro...
A volte sotto realtà che sembrano perfette si nascondono vicende come questa e a volte anche peggiori.
Grazie per la segnalazione
Daniele
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