In piena estate sono stati sistemati i conci.
Il concio, in architettura, si definisce il blocco di pietra facente parte di una struttura muraria e a tal fine lavorato, in modo da assumere forme definite e più o meno regolari. Per estensione sono chiamati conci anche i monoliti in cui sono suddivisi i grandi getti di calcestruzzo. Nel nostro caso, non si tratta di calcestruzzo ma d’acciaio.
Parlo quindi delle tre sezioni in cui è diviso il costruendo quarto ponte sul Canal Grande, chiamato anche, per il momento (ma non si sa fino a quando), “ponte di Calatrava” dal cognome dell’architetto progettista.
È stato fatto, da parte de “Il Gazzettino”, un sondaggio sul nome da dare al nuovo ponte ed i risultati hanno dato una preponderanza a “Santa Lucia”, il nome anche della stazione ferroviaria, costruita dove si trovava una chiesa dedicata a questa santa. Al secondo posto il nome di un monastero (Santa Chiara), che esisteva nella zona di Piazzale Roma, e che ancora si trova nella toponomastica.
Ho lasciato passare il momento più caldo delle critiche, quasi tutte irridenti e contrarie; si sa, i giornali si lasciano scrivere (anche i “blog” per questo) e molti parlano perché è di moda parlare contro la “casta” (cose di questi giorni) politica che ha voluto e portato avanti il progetto.
Un progetto andato avanti un po’ troppi anni, con un conseguente aumento dei costi.
Poi, fra le critiche si scoprono coloro che non vedono bene un manufatto stilisticamente moderno in un contesto veneziano, dove l’antichità (ed il vecchiume) è preponderante.
A questa critica si può confutare facilmente in quanto lo “stile” antico in Venezia non è unico; infatti, nella nostra città, accanto al palazzo gotico ne troviamo uno rinascimentale, oppure bizantino o d’altro periodo, fino all’’800, secolo, quest’ultimo, nel quale, purtroppo, sono sorti più che altro degli obbrobri.
Nel ‘900, invece, quasi nulla, sempre per l’intoccabilità di Venezia e tutto con lunghe discussioni soprattutto da parte di coloro che avevano voce in capitolo; il resto, il popolo, di solito ha sempre e soltanto protestato.
Ad esempio porto il progetto del nuovo ospedale presso l’ex macello di San Giobbe del famoso architetto Le Courbisier; siamo negli anni ’50 del secolo scorso e, per parecchio, hanno discusso, quasi una lotta fra i favorevoli ed i contrari; conclusione: hanno vinto i contrari che, hanno avuto ragione, sempre nello stesso periodo, sulla Palazzina Wright in Canal Grande.
Era quasi una parola d’ordine: a Venezia non si poteva costruire alcunché di moderno e questo modo di pensare, e di operare, è andato avanti.
Anche l’utilità del manufatto è stata contestata, il più delle volte solo per partito preso o perché, chi era contrario preferiva che i soldi fossero destinati ad altri progetti. Ma anche i primi vaporetti hanno suscitato la contrarietà per la loro utilità, il tutto con presagi negativi per la città!
Il ponte unirà il terminal automobilistico di Piazzale Roma con quello ferroviario e per questo c’è chi ha sentenziato che uno non arriva in automobile a Venezia per ripartire in treno, e viceversa. Ben limitata questa visione!
Fra coloro che si lamentano troviamo negozianti e gestori di banchetti che si trovano sulla sponda di Piazzale Roma perché perderebbero una parte del flusso pedonale che, invece, si sposterebbe sull’altra sponda; interessi particolari quindi!
Nessuno, però, ha preso in considerazione questo fatto: a fianco della stazione ferroviaria è in ristrutturazione il palazzo dell’ex compartimento delle FFSS di Venezia; a fine restauri saranno trasferiti in questo edificio una miriade d’uffici regionali che, attualmente, si trovano dislocati in diverse parti della città e si calcola che gli impiegati addetti saranno circa seicento. Tutto ciò comporterà un notevole flusso di persone formato non solo dai dipendenti, ma anche, e soprattutto, da tutti coloro che dovranno affluire, per i più svariati motivi, a questi uffici; tutta gente che verrà da gran parte del Veneto, chi in treno (bene, così diminuirà il traffico su gomma) e chi in automobile.
Non posso esprimermi, invece, relativamente all’estetica del ponte: sarà bello? Sarà brutto? Aspettiamo ancora qualche mese, quando sarà completato: un arco d’acciaio, vetro e cemento, sul quale sarà preponderante la luce. Vedremo!
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