Il sindaco e la giunta comunale hanno proposto quale nome del nuovo ponte sul Canal Grande, quello progettato dall’architetto spagnolo Calatrava, “Ponte de la zirada”, termine che in veneziano significa svolta. Il lemma è già attribuito ad una chiesa lì vicina, quella di “Sant’Andrea de la zirada”, e questo perché quella zona si trova proprio sulla svolta del Canal Grande.
Anch’io sono propenso a questa soluzione ed ho inviato la sotto riportata lettera a “Il Gazzettino”, il giornale di Venezia che sta effettuando una specie di sondaggio, sia a mezzo e-mail, sia con i mezzi tradizionali (cartoline).
Vedi anche altro post sull’argomento “ponte”
“Ponte de la zirada” va bene!
Poco più in là c’è la chiesa di “Sant’Andrea de la zirada” ed il ponte si trova proprio sulla svolta, cioè “su la zirada”.
Trovo ininfluente, almeno dalle remore esposte da qualche "personaggio" intervistato da Il Gazzettino, che gli stranieri non riescano a pronunciare bene questo lemma veneziano; se dobbiamo dipendere dagli stranieri anche su questo, abbiamo proprio raggiunto il fondo.
Allora perché invece di chiamarlo “ponte” non lo chiamiamo “bridge”?
Per quanto riguarda “Santa Lucia”, la santa, ormai, si trova un po’ più lontano, a San Geremia. Inoltre c’è già la stazione ferroviaria, che porta questo nome, essendo stata costruita al posto della omonima chiesa demolita.
Trovo poco corretto che un gruppo distribuisca delle cartoline già con il nome prestampato, come riportato su Il Gazzettino del 22 ottobre.
Forse, come seconda soluzione propenderei per “Ponte de Santa Chiara”.
Sono assolutamente contrario e chiamare il ponte con il nome del progettista.
Modificare il nome di Piazzale Roma è complesso, soprattutto per privati e aziende che lì risiedono, però il tutto potrebbe essere superato con il “già”, cioè “Campo de la Zirada già Piazzale Roma”. Comunque, a Venezia, nei diversi documenti, si usa il sestiere ed il numero anagrafico, quindi sarà da cambiare solo qualche carta intestata.
3 commenti:
Commento salvato
Come ho già detto in un post nel mio Blog "Mapensatì", nessuno aveva chiesto il ponte di Calatrava. Perciò è altrettanto vero che nessuno avesse mai pensato di dare un nome ad una cosa poco utile. L'ineffabile "Gazzettino" però ha preso l'iniziativa per il sondaggio,ottenendo le risposte più varie e strampalate, come: ponte da gnente, ponte inutile, ponte del c..., e via dicendo.
Poi smette di parlare del nome, per sbracarsi a giustificare gli enormi ritardi e l'aumento spropositato dei costi, dando ragione ora all'uno ed ora all'altro.Ora si lamenta per il fatto che nessuno abbia tenuto conto degli esiti del sondaggio. Erano poi veri ed utili? In altre occasioni il "Gazzettino" si era lanciato in inchieste di dubbia utilità, come nel caso di un altro ponte-cavalcaferrovia tra via Ca' Marcello e Via della Libertà ,nei pressi dell'esistente, inadeguato
cavalcaferrovia di S.Giuliano.
Quella volta si chiedeva addirittura ai cittadini di scegliere fra tre progetti.Ma ancora non si è capito se di doveva tener conto dell'estetica, dell'impatto ambientale, dei costi, o dell'utilità pratica dell'opera (sulla quale credo non si possa discutere).
Quello che risulta ancor meno chiaro è questa strana voglia che ogni tanto spinge il quotidiano del Nord Est a "suonare le trombe a parlamento", visto che poi, come è giusto, le decisioni si prendono in altre sedi. Ed il cittadino resta "col barbusso incantà”. A me sembra un falso modo di far della democrazia, visto anche il fatto che si tratta dell'unico giornale che lo attua. Che sia dovuto alla necessità di riempire comunque le pagine?
D'accordo con te con le critiche a "Il Gazzettino"; in effetti il quotidiano veneziano, da un po' di anni a questa parte, cioè dal penultimo direttore, è andato sempre peggiorando.
Ma, a parte tutto ciò, che ne pensi tu del "ponte de la zirada" e del fatto che più di qualcuno, almeno fra gli intervistati (chissà perché intervistano sempre "botegheri" che, invece, usano "girada"), non conosce questo termine?
Che sia come il caso del "butiro" che nessuno sa più cosa sia perché è stato "venezianizzato" il lemma italiano "burro" in "buro". Sai che risate si fanno gli spagnoli! La nostra "pasta al buro" per loro è "pasta all'asino"!
Par mi più vessian che ze el nome e megio ze.
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