Come già scritto sul "post" precedente la mia lettera a IL GAZZETTINO di Venezia è stata pubblicata in data odierna. Inoltre, sempre sullo stesso quotidiano veneziano un altro articolo su "furbetti e forboni veneziani" di Davide Scalzotto tratta del medesimo argomento. Spero solo che la pressione della stampa continui e che, soprattutto, le istituzioni e tutti coloro che sono preposti ai controlli proseguano per la strada intrapresa.
Per opportuna conoscenza propongo qui sotto l'articolo citato e vedremo fra un po' di tempo se vi saranno dei nuovi risultati!!!!
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Furbetti e furboni veneziani trovano terreno fertile se c'è chi finge di non vedere
Due inchieste si stanno incrociando in questi giorni a Venezia, con un tempismo forse neanche tanto casuale.Quella di Comune e Guardia di finanza, sui contributi agli affitti, ha messo in luce che circa un terzo dei veneziani che beneficiano di soldi pubblici ha falsificato la dichiarazione Isee. Il Comune ne ha scoperti, per ora, 28 su 94. Sono i più sprovveduti, perché è bastato un semplice controllo incrociato con la dichiarazione dei redditi per portarli allo scoperto. Non si tratta infatti di grandi cifre evase e la sensazione è che per smascherare i veri "furbi", come ha detto la Finanza, ci sia da lavorare parecchio e più in profondità. L'inchiesta tuttavia ha fatto comunque vedere la volontà a mettere chiarezza in un settore che a Venezia ha sempre fatto discutere, quello dei contributi pubblici per la casa, alimentati dalla Legge speciale. Fenomeno che in parte ha aiutato chi ne aveva veramente bisogno, ma che soprattutto, alla lunga, ha contribuito ad alzare il livello dei prezzi delle case, perché se chi deve vendere o affittare un appartamento sa che l'acquirente o l'inquilino può beneficiare del contributo pubblico, subito rivede il prezzo comprendendo l'importo del sussidio. Il risultato raggiunto è stato che in centro storico vivono fasce basse che godono (per fortuna) dell'appoggio del pubblico e fasce alte che possono permettersi affitti e acquisti immobiliari considerevoli. La fascia media, quella che di solito contribuisce a rivitalizzare una città dal punto di vista economico e sociale, si sta erodendo sempre più e scappa. In mezzo a tutto questo, ci sono i furbi e bene farebbero a questo punto Comune, Agenzia per le entrate, Finanza, a proseguire nelle loro indagini perché, se è vero che i "furbetti" sono uno su tre, è anche vero che cercare di stanare i "furboni" (tanto per non far nomi, professionisti, funzionari e imprenditori che beneficiano di contributi pubblici) renderebbe giustizia ai primi e soprattutto agli onesti, che sono comunque pur sempre in maggioranza. Quindi si proceda con verifiche incrociate, magari andando a vedere chi ha il posto auto al garage comunale e magari paga affitti da caso sociale. E poi si faccia un'analisi seria di come sono stati spesi i soldi di Legge speciale per rivitalizzare Venezia. A fronte dei miliardi erogati, quante imprese hanno lasciato Venezia in questi anni? Quanti residenti se ne sono andati? Quante giovani coppie sono ritornate in città grazie ai contributi stanziati dal Comune? Guardare le drammatiche statistiche per avere la risposta.La seconda indagine sta riguardando il settore della ricettività extralberghiera, leggi bed & breakfast e appartamenti a uso turistico. Le associazioni di categoria giustamente si arrabbiano se un assessore comunale (Bortolussi) fa di tutta l'erba un fascio, ma il caso scoperto l'altro ieri dalla Finanza, quello di un vero e proprio hotel venduto in realtà a piani come affittacamere, è emblematico.Tre osservazioni. Prima osservazione: la legge in materia è talmente confusa che nemmeno Comune, Provincia e Regione sanno quello che dicono. Se è vero, come dimostra il fax inviato dal'Anbba (vedi colonnino a destra), che il requisito della residenza è già obbligatorio per chi gestisce un b&b, perché Bortolussi e l'assessore regionale Zaia dicono che bisogna cambiare la legge vigente e introdurre l'obbligo di residenza? Non basterebbe far rispettare ciò che è già previsto? Seconda osservazione: il potere di controllo su licenze, autorizzazioni e qualità delle strutture spetta alla Provincia. Come è possibile che, nel caso dell'affittacamere-hotel in Riva degli Schiavoni, agli uffici provinciali competenti sia sfuggito che allo stesso numero civico, invece di esserci un albergo, c'erano quattro appartamenti a uso turistico che non avevano denunciato i prezzi? Quanti altri casi simili ci sono? Chi verifica veramente, e con quali strumenti, la qualità delle strutture? Per dirne una: basta andare in internet e vedere quanti appartamenti vengono venduti a week end, quando invece la legge obbliga a locazioni, minimo, settimanali.Terza osservazione: non c'è dubbio che ospitare in un proprio appartamento i turisti sia un modo per alleviare il peso di un mutuo o di un affitto. Capita in Europa e in altre città italiane. Ma in quanti casi capita a Venezia? E in quanti casi, invece, appartamenti turistici e b&b sono dependance aperte dagli stessi albergatori o strutture gestite da società prestanome moldave, russe o con base in altri Paesi? Anche in questo caso, uscendo dal palleggio di responsabilità, i controlli andrebbero fatti. Magari ne uscirebbe qualche altra sorpresa.
Davide Scalzotto
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