L’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, per la seconda volta, ha premiato, in un concorso giornalistico, un altro autore che denuncia come la causa di tutti i mali per Venezia sia il turismo di massa, cioè quell’orda di “curiosi” (fino a che punto?) che giornalmente invade la nostra città portando via lo spazio ai residenti.
Se l’anno scorso si trattava dell’economista John Kay, quest’anno è la volta del filosofo spagnolo Victor Gómez Pin che, in un articolo intitolato "No al modello Venezia", fra l’altro, afferma: «I veneziani si sentono alienati e per difendere la loro anima minacciata si nascondono ai turisti, privandoli di quella che dovrebbe essere la ricchezza maggiore della visita in una città, la relazione umana con i residenti. Il risultato è che entrambi - veneziani e turisti - vivono in una sorta di apartheid spirituale: tutto il contrario del sentimento di appartenenza a una patria comune che chiunque dovrebbe a provare a Venezia, città patrimonio dell’umanità».
Leggi la traduzione dell’articolo premiato pubblicato su El Pais del 21 marzo 2008.
Purtroppo quello che scrive è tremendamente vero ed i veri veneziani soffrono di questa situazione. Non siamo come ci descrive il figlio del famoso Carlo Scarpa (non è detto che chi è figlio di cotanto padre sia … “cotanto” anche lui). «Venezia è una città morta, un guscio vuoto. I veneziani di oggi sono solo biscazzieri, con tutti i loro bar, ristoranti e negozi che espongono vetrini senza senso». (vedi articolo su Il Gazzettino del 27.9)
Biscazzieri, ma anche evasori fiscali, sono si coloro che gestiscono bar, ristoranti e negozi “che espongono vetrini senza senso” o maschere “made in China”, ma la maggior parte di questi non sono veneziani: vengono dalla terraferma, da Mestre ed anche da oltre, e sono lì a sfruttare Venezia.
Mi dimenticavo dei gondolieri: anche loro non sono … “farina da far ostie”.
I veneziani oggi sono solo dei derubati! Ci stanno portando via tutto, ad iniziare dal nostro gonfalone, quello col leone di San Marco, sventolato dai leghisti (il gonfalone di San Marco non è veneto, ma solo di Venezia!); un’altra cosa che ci hanno portato via, i turisti questa volta, sono “le sconte”, cioè quelle calli nascoste che noi veneziani, fino a qualche anno fa, facevamo appunto per evitare le orde delle comitive alla testa delle quali ci stava la guida con un ombrellino. Oggi questi ombrellini ce li troviamo anche “par le sconte” e non si riesce a passare più da nessuna parte. Le osterie, quelle dove entravano solo i veneziani, dove si poteva bere un buon bicchiere di vino e mangiare un “cichetto” e fermarsi a “far quatro ciacole co’ ‘i amighi”, sono diventate bar, pub, “wine bar” e … chi più ne ha più ne metta.
Se poi si considera che la maggioranza dei veneziani rimasti sono ormai di una certa età, il discorso si fa più pesante. Chi resta in città lo fa perché la casa è di proprietà e perché può permettersi il lusso di affrontare i prezzi dei generi alimentari che ti offre l’ormai poco vasto mercato di negozi rimasti aperti. Normalmente chiude un negozio di generi alimentari ed al suo posto apre uno di maschere (sempre made in China) o un’agenzia immobiliare. E si! Qui ci sono tante case non più abitate che aspettano il ricco “foresto” che le sistemi e, magari, ne faccia un B&B, ovviamente …“in nero”.
Al veneziano di oggi (non considerate i baristi ed i biscazzieri di cui sopra) non resta che chiudersi in casa ed aspettare. Cosa? Non si sa!
Ai turisti, che per la maggior parte sono “mordi e fuggi” (cioè ignoranti arrivano ed ignoranti ripartono) non resta che un cumulo di belle pietre, un po’ di canali (sporchi) e qualche serenata in gondola (a riecco i gondolieri).
Comunque non serviva prima un economista e poi un filosofo per venire a conoscenza di questa bella situazione.
Auguri VENEZIA!
2 commenti:
Caro Sergio
Mi spiace non saper interloquire sul blog (a proposito la prossima volta mi insegnerai!) perchè trovo l'argomento di straordinario interesse. Io credo che i principali responsabili siano i residenti che, abituati da sempre a brontolare senza mai affrontare di petto la situazione, se non si decidono a cambiare rotta, sono destinati ad assistere impotenti alla definitiva scomparsa della loro città.
A proposito, come ti dicevo qualche giorno fa, ho deciso di far parte di
un gruppo che mi auguro diventi sempre più ampio, che si riunisce per dibattere proprio di questa tematica.
Ciao
Agostino
_______
Nota del "blogger"
Questo commento mi è arrivato via e-mail da parte di un amico e l'ho inserito
Sergio@
"Ai turisti, che per la maggior parte sono “mordi e fuggi” (cioè ignoranti arrivano ed ignoranti ripartono)..."
Mi sembra che tu qui abbia centrato in pieno la condizione del turista medio.
Bel post, che offre una visione chiara e amara di quanto sta accadendo a Venezia.
Posta un commento