lunedì 6 ottobre 2008

Storie di emigranti in Brasile nel Rio Grando do Sul

Quest'estate, durante l'attesa di una coincidenza alla stazione delle autocorriere di Tolmezzo (Ud), mi è venuto in mano, perché si trovava accanto al mio sedile, un giornale in lingua friulana dal titolo "Il diari". Per ingannare il tempo iniziai a leggerlo (anche se ho solo delle origini friulane -da parte di madre- conosco questa lingua) e trovai un articolo che trattava di un prete "ricercatore" in Brasile. Poiché sono stato in Brasile, proprio dove maggiormente si è fatta sentire l'emigrazione veneta e friulana, iniziai a leggerlo e trovai il nome di una cittadina, Nova Palma, dove nel 2003 ero passato con il mio coro e dove avevo trovato duemila abitanti, su un totale di diecimila, che portano il mio cognome. Si tratta di discendenti, quarta ed anche quinta generazione, di coloro che, a fine '800, lasciarono il Veneto, ed in particolare la provincia di Treviso, per trovare un lavoro ed una vita migliore.

Il prete dell'articolo, un oriundo friulano già di una certa, nato da quelle parti, ha portato avanti una ricerca per documentare la storia e le discendenze delle varie famiglie.

Ho tradotto l'articolo dal friulano all'italiano, usando il vocabolario per soli tre parole (cosa che mi ha stupito) e, quindi, lo riporto, di seguito, in questo blog.
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Il prete “pesquisador” (ricercatore) (*)

La storia di milleseicentotrenta famiglie: è il tesoro del “Centro de Pesquisas Genealògicas” di Nova Palma, nel Rio Grande do Sul, lo stato più meridionale del Brasile, quello dove le comunità degli emigranti friulani e veneti sono più numerose e radicate.

Nova Palma è nel centro della “Quarta Colonia”, l’ultima che è stata affidata agli agricoltori italiani perché trasformassero boschi e colline in campi, vigneti e paesi.

La colonizzazione italiana è iniziata l’11 gennaio del 1878. Ma prima dei friulani e dei veneti erano già arrivati, chiamati dai proprietari portoghesi, tedeschi e russi. Figli e nipoti di quei pionieri, sempre più spesso, frequentano il grande archivio installato a Nova Palma da Don Luigi/Luiz Sponchiado, il prete “pesquisador” (ricercatore) del Brasile.

“I discendenti degli italiani della “Quarta Colonia” arrivano qui da tutti i paesi, perché, col passare del tempo, si sono sparsi per tutto il Brasile” ci dice Padre Luiz, che è nato a Nova Palma 87 anni fa e che è diventato sacerdote nella diocesi di Santa Maria nel 1946. “Da bambino parlavo veneto e in seminario il “talian”. La mia passione per la storia e per le tradizioni dei nostri avi l’ho assimilata da mio nonno, che era originario da Carbonera di Treviso e che raccontava storie meravigliose. I paesani, per ascoltarlo, venivano da lontano”.

D. – “Il Centro di documentazione genealogica, com’è nato?”

R. – “È stato creato ufficialmente nel 1984, nell’anno in cui ricorreva il centenario della fondazione della parrocchia di Nova Palma. Ma le mie ricerche e le raccolte dei documenti le avevo iniziate negli anni 1954-55, con i canti italiani e con i nomi delle persone. È stato il vescovo di Santa Maria che pretese che entrassi anch’io nella commissione che stava preparando il centenario della parrocchia”.

D. – “La risposta degli italiani della regione è stata buona?”

R. – “La sensibilità è cresciuta molto dopo il centenario e l’inaugurazione ufficiale. Una spinta speciale è venuta dalla tradizione delle feste delle famiglie. Il primo incontro l’abbiamo avuto noi Sponchiado che, al giorno d’oggi, in Brasile, siamo duemilacinquecento. Nel 1986, quando abbiamo iniziato, eravamo millequattrocento. Oggi siamo arrivati a dieci feste.”

D. – “Si riuniscono anche famiglie d’origine friulana?”

R. – “Per forza. Al momento mi vengono in mente le feste degli Aita, dei Pesamosca, dei della Mea e dei Forgiarini. Ma dovrei controllare se ce ne sono degli altri. Tutte le feste vengono organizzate a Nova Palma, le registriamo e le riprendiamo con la telecamera. Sono occasioni straordinarie per tornare a scoprire le radici.”

D. – “Qual è la famiglia friulana più documentata nel suo centro?”

R. – “Una famiglia davvero numerosa è quella dei Brondani.”

D. – “Che genere di documentazione avete nel vostro centro?”

R. – “Abbiamo documenti originali o in copia di ogni fatto: documenti per l’espatrio, lettere, fotografie, carte di famiglia. Per ogni famiglia c’è il suo raccoglitore. Abbiamo il registro con le note complete di tutte le famiglie ed anche cinquanta registri dove abbiamo annotato tutti i nomi per stabilire la discendenza, con i dati anagrafici e con il necessario per gli alberi genealogici. L’obiettivo è di documentare i primi cento anni di vita in Brasile per ogni famiglia.”

D. – “E tutto questo materiale l’ha raccolto da solo?”

R. – “La maggior parte si, nei cinquant’anni durante i quali sono stato parroco e poi negli anni da pensionato. Per fortuna, da qualche anno a questa parte, il comune ha destinato un professore ad aiutarmi e, oggi, il prof. Valter Freo fa venti ore alla settimana di servizio. Fra poco avremo anche una sede nuova. Lasceremo la casa parrocchiale, dove siamo attualmente, per sistemarsi nel nuovo centro culturale del comune.”

D. – “I vostri dati sono tutti registrati solo a mano e a macchina o esiste anche un sistema informatico?”

R. – “Abbiamo iniziato da poco la informatizzazione, grazie ad uno “stage” organizzato dall’Università di Santa Maria. Gli studenti sono arrivati a copiare, finora, cinque registri su cinquanta.”

D. – “Aiutate anche gli italiani del Brasile che cercano di ottenere la doppia cittadinanza?”

R. – “Una parte dei nostri visitatori vengono proprio per questo.”

D. – “In Italia è conosciuta la sua istituzione?”

R. – “Mi hanno fatto “cavaliere” e mi hanno invitato in Veneto. Al momento non abbiamo alcuna collaborazione con altre istituzioni del genere. Il nostro cruccio è che il lavoro è tanto, ma gli oprai non sono mai abbastanza … “

(*) Traduzione dal friulano, a cura di Sergio Piovesan, di un articolo pubblicato sul quindicinale “il Diari” in lingua friulana N. 13 del 9 luglio 2008


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Chi volesse leggere l'originale in lingua friulana lo trova a questo link:

http://www.piovesan.net/xxx/il predi.pdf




4 commenti:

Gianna ha detto...

Che bello ed emozionante ritrovare le vecchie radici!

Sergio ha detto...

@stella: ho intenzione di proporre altre storie dei veneti emigrati in Brasile: storie che ho appreso nelle mie visite in quei luoghi in occasione delle due "tournées" con il coro.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Davvero un bel post. Molto interessante. Complimenti per la traduzione :-)))

Raimondo - Niente Barriere ha detto...

credo che dovremo tutti ritrovare e porre più attenzione alle nostre radici.
Vivo in una regione che molto fa per non far sparire determinate tradizioni e questo secondo me e molto bello ma si potrebbe fare molto di più.

Ciao Sergio un felice fine settimana da Raimondo