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I molteplici processi di ristrutturazione, hanno già causato l’allontanamento da Venezia di molte aziende, con il seguente cambiamento della struttura produttiva della città, che ha influito sulle stesse trasformazioni antropologiche e socio-economiche, che ben conosciamo. In questo contesto, si è sviluppato il solo settore turistico che, seppure fonte di ricchezza e occupazione, dominando il mercato in una logica di mono-economia, ha comportato un impatto deflagrante sul tessuto cittadino: lo sviluppo turistico, non armonizzato, ha comportato il lievitare dei costi della vita quotidiana e ha drogato il mercato della casa. In questo settore, l’esplosione della formula del B&B, strutture alberghiere di piccole dimensioni a gestione domestica, ha sottratto al mercato dei residenti anche gli appartamenti di piccole-medie dimensioni. Ogni anno, l’ipotesi di introduzione di forme di regolazione dei flussi turistici, occupa una settimana del dibattito cittadino, per poi essere archiviata, perché comporterebbe strumenti di complessa gestione. Ma intervenire a favore della città e dei suoi cittadini, significa anche uscire dalla logica della mono-economia turistica, nella consapevolezza che, per ogni azienda che lascia, Venezia diviene sempre più povera, non solo dal punto di vista economico, ma anche perché devitalizzata nel suo tessuto cittadino. In questo senso, va messo al centro dell’attenzione politica e imprenditoriale il ruolo del Porto, che potrebbe essere il polo da cui ripartire, per riprogettare l’economia della città.
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Su questo argomento ho trattato anch'io su post precedenti
http://sp1938.blogspot.com/2006/07/venezia-citt-diversa-venezia-citt.html
http://sp1938.blogspot.com/2008/01/venezia-non-tanto-una-disneyland-per.html
http://sp1938.blogspot.com/2008/04/ancora-su-venezia-i-suoi-problemi-ed-il.html
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