martedì 10 aprile 2007

"Le correnti si stanno mangiando l’isola di Sant’Elena" - Occasione di ricordi.

Questa mattina (10 aprile) la locandina che pubblicizzava Il Gazzettino di Venezia portava come “titolone” : “Le correnti si stanno mangiando l’isola di Sant’Elena”.
La cosa mi ha subito preoccupato perché Sant’Elena, l’isola di Venezia che si trova nella zona sud-est della città, è stato il luogo che mi ha visto nascere e che mi ha accompagnato nei miei primi ventisette anni di vita. Con quest’isola ho, perciò, un particolare “rapporto”.
Letto l’articolo (clicca qui) mi sono rinfrancato perché, a quanto sembra, la cosa non è poi così grave.
E così colgo l’occasione per parlare un po’ di questa zona della mia città dove (fortunatamente!) non arriva la massa del turismo.
Intanto è bene precisare che Sant’Elena è formata da due isole, quella antica, dove si trova la quattrocentesca chiesa gotica intitolata alla santa, e quella sulla quale, a partire dal 1928, è nato il quartiere abitativo. Il pericolo, secondo quanto scrive il quotidiano, riguarderebbe l’isola antica, o meglio, la secca che, dalla parte orientale, si trova davanti la chiesa e l’attuale Collegio Morosini.
Quella secca la ricordo bene perché è lì che ho imparato a nuotare: ci si portava dalla “porta d’acqua” del convento annesso alla chiesa, si camminava nell’acqua bassa con le alghe che ti avvolgevano le caviglie e si arrivava fino al “buco della bomba”, una depressione, di qualche metro di profondità, formata da una bomba inesplosa.
Oltre le briccole il Canale delle Navi divide la secca dall’Isola della Certosa. In mezzo a questo canale furono abbandonate, alla fine della guerra, due porte dei bacini di carenaggio, porte che divennero dei ruderi; una fu portata via qualche anno dopo e l’altra solo vent’anni fa. Quest’ultima, toccando il fondo, aveva influito notevolmente all’innalzamento del fondo stesso del canale ed all’imbonimento di parte delle secche sia dalla parte di Sant’Elena che della Certosa.
Pertanto, con il ripristino della situazione anteguerra e con altri lavori, nel resto della laguna, che hanno provocato una velocizzazione delle correnti marine, anche questa zona si trova interessata al fenomeno. D’altra parte, anche quando si doveva raggiungere a nuoto le “porte del bacino”, per poi da lì fare i tuffi dall’alto, non era semplice superare il centinaio di metri di canale dove, anche allora, la corrente era notevole.
La chiesa, in stile gotico, presenta un bel portale rinascimentale di Antonio Rizzo con il monumento commemorativo del comandante Vittore Cappello, potentemente verista nel volto dello stesso.
L’isola antica, dove si trova anche il campo sportivo, è divisa dal quartiere da un canale attraversato da quattro ponti in legno. La parte moderna, sulla quale si trovano le case, è un’isola “artificiale”; si tratta di una zona della laguna con acqua bassa, dove spesso il terreno affiorava e che, nel corso di molti anni, è stata imbonita da detriti edili (nei primi dell’800, durante il periodo napoleonico, furono abbattute molte chiese) e da fango scavato dai canali lagunari; questo genere di imbonimento viene chiamato sacca.
Per molti anni rimase un enorme prato verde, zona di “scampagnata” dei veneziani e solo nel 1928 fu iniziata la costruzione del quartiere moderno; del primitivo verde rimane la vasta pineta che si affaccia sul Bacino di San Marco.


Il tutto era, ed è, un luogo ideale per i giochi di bambini e ragazzi: cose che ancora mi ricordo con molta felicità e nostalgia.



2 commenti:

Toni ha detto...

Se non ricordo male quello della chiesa di S.Elena è il campanile più recente della città. Mi pare che sia stata fatta una sottoscrizione per farlo. Quando si andava a vedere le partite o a fare le gare studentesche (più di mezzo secolo fa) il campanile non c'era. Lo vedo ora par la prima volta dalla foto, perché da quelle parti dopo sposato non ci sono più venuto.Ricordo anche che c'era un campazzo in terra battuta dove si facevano i tornei di calcio "canicolare". Da bambino
arrivavo in quei luoghi, proveniente dai Tolentini, per "far cambio" di "albi".
Grazie Sergio per aver risvegliato una parte della mia venezianità.

el granzio ha detto...

caro Sergio, la mia rialtinità mi ha condotto poche volte in quel di sant'Elena, se non in un breve periodoin cui ci andavo la domenica, per vedre qualche partita di calcio, quando ho scoperto che i bambini accompagnati entravano gratis, e allora, col sistema del :capo me portelo dentro;sono riuscito a vedere un paio di partite di serie A mi ricordo di una volta che sono andato a fare il bagno, in mutande, sulla rampa dell'isola nuova e poi rientrato a casa con le mutande in tasca, ho preso le botte da mia mamma, perché non sapevo ancora nuotare, ufficialmente, e lei temeva che annegassi.ricordi di sessant'anni fa