Mi riferisco ai cosiddetti “codici bianchi” del Pronto Soccorso; sembra che abbiano scoperto "l’acqua calda", con la soluzione di far pagare le prestazioni a chi si presenta al Pronto Soccorso senza avere l’urgenza e la necessità, potendo, invece, fruire dei servizi di guardia medica durante le ore notturne ed i giorni festivi.
Una volta si chiamavano “prestazioni non urgenti” che, pertanto, potevano essere prestate dai medici di base e/o da quelli della guardia medica.
Per quanto a mia conoscenza, nell’Ulss presso la quale prestavo servizio, e ne sono certo perché parte dei programmi informatici era opera del sottoscritto, da circa una decina d’anni “l’acqua calda” esisteva già; infatti, era richiesto il rimborso delle prestazioni riconosciute non urgenti dal medico del PS. Detto rimborso veniva chiesto sia direttamente, con pagamento presso le macchine riscuotitrici, oppure, nel caso questo non fosse fatto, attraverso il versamento dell’importo su c/c. postale con bollettino prestampato, che veniva inviato all’interessato, con lettera accompagnatoria, tramite il servizio “Postel”.
Analogo invito al pagamento veniva richiesto a chi, pur avendo prenotato una prestazione specialistica od effettuato esame clinico, non si fosse presentato, nel primo caso, o non avesse provveduto al ritiro del referto, nel secondo.
Poi, a queste richieste di pagamento, seguiva un iter burocratico “perverso” perché, non essendo chiare le norme, c’era chi riteneva di non dovere alcunché, in quanto “esente”.
Su quest’ultimo modo di operare sembra ora che le direttive governative prevedano che tutti, nei casi in questione, debbano pagare, mentre la Regione del Veneto, giusto per sembrare la prima della classe, vorrebbe non far pagare agli esenti, o almeno ad una parte di loro.
Ricapitolando, esistono tre tipi di esenzioni: quella per età, quella per reddito e quella per patologia.
Ora se un cittadino, anche se esente per qualsiasi motivo, si presenta al Pronto Soccorso senza averne bisogno, oppure non si presenta ad una visita specialistica prenotata o non ritira il referto, è giusto che paghi quanto previsto.
A parte quelli del primo caso, dove possono esserci dei “troppo apprensivi” (ma non sempre è così perché ci sono molti che, invece, vogliono fare i furbi), nel secondo caso si tratta di vera e propria maleducazione! E la maleducazione va perseguita!
Non sono casi isolati questi ultimi; si tratta di individui che prenotano in due o più strutture, pubbliche e private convenzionate, e poi ne scelgono una, in genere quella che offre i tempi più rapidi, senza degnarsi di effettuare le opportune disdette. Questo modo di agire, da parte di alcuni fa, sì che si allunghino, falsamente, le lista d’attesa, altra piaga della sanità.
2 commenti:
E' vero che esistono i furbi, e contro costoro è giusto trovare qualche rimedio. Ho visto anch'io al Pronto Soccorso, quando ero costretta ad andarci spesso a causa di mia nonna, numerose persone che avrebbero benissimo potuto evitare di stare lì. Una volta vidi persino presentarsi una ragazza che accusava un doloretto ad un orecchio! E ho visto anche qualche medico arrabbiarsi con alcuni "pazienti" ben poco malati.
Sarei d'accordo solo se i "Pronto Soccorso" funzionassero veramente. Ma soprattutto de la GUARDIA MEDICA , specialmente quella pediatrica, assolvesse appieno il suo compito. Io ho dovuto portare una mia nipotina in Ospedale, dopo due giorni di febbre a 40, perché la Guardia Medica non è venuta a visitarla in casa. Per colpire i furbi si dvono usare altri metodi, che non colpiscano gli "ingenui"
bisognosi. Ed è sicuramente accertato che talvolta i "furbi" si
annidano in quella che si suole chiamare malasanità, della quale non sono certo colpevoli i pazienti.
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