sabato 16 dicembre 2006

Riflessioni sul Brasile (3): San Paolo

(Vedi i precedenti tre “posts”)


N’avevo sentito parlare, avevo visto anche qualche documentario, ma trovarsi dentro è tutta un’altra cosa; l’immaginazione non raggiunge mai la realtà! Perciò, anche queste mie riflessioni, senz’altro, non riusciranno a darvi l’immagine vera di quello che è quest’enorme agglomerato urbano.
Centosessanta chilometri di diametro, trenta milioni d’abitanti: questa è la San Paolo attuale, la grande San Paolo che, crescendo, ha inglobato le città che l’attorniavano.

Si trova a circa 900/1000 metri d’altezza ed è una collina attaccata all’altra con continui saliscendi; immaginatevi un po’ la quantità e la qualità del traffico.
Normalmente le “code” quotidiane si sommano in cento chilometri e, quando piove, arrivano anche a duecentocinquanta!
Figuratevi i tempi di percorrenza per andare a lavorare: le ore non si contano. Ma questo capita a chi non è un manager, a chi fa un lavoro “normale”; i ricchi, ed a San Paolo non sono così pochi, si muovono, invece, in elicottero. Dalle nove del mattino, sul cielo della città, gli elicotteri la fanno da padroni e così anche nel pomeriggio; quasi tutti i grattacieli hanno l’eliporto e, quindi, nonostante il traffico automobilistico, i ricchi si spostano con estrema facilità. A questo proposito, il parco d’elicotteri della città di San Paolo, è il più numeroso al mondo.
Ma sui grattacieli non ci sono soltanto eliporti, ma anche piscine! E tutto lo smog cittadino finisce nelle piscine.

Torniamo sulla strada. Come dicevo sopra, il traffico è caotico: avete presente quello di Napoli? Scordatevelo, quello di San Paolo è molto, molto di più! Nel traffico caotico s’inseriscono a zig-zag, e molto velocemente, i motorini dei “ponny express”; si tratta di un genere di lavoro a cottimo e, quindi, più consegne sono uguale ad un maggior guadagno e, per questo motivo, la guida è molto spericolata. Tutto ciò comporta una media, superiore a tre, d’incidenti mortali giornalieri. Anche questo è San Paolo.
Per le strade, anche quelle del centro, si trovano molti pedoni ed anche animali, asini e cavalli, che tirano carretti dai modelli più disparati, anche esseri umani girano per il centro tirando carretti carichi d’ogni cosa; non vi potete immaginare il genere di cose che si trovano sopra: dalla carta e cartone, alle lattine (recuperate dalle immondizie), a frutta e ad ogni altra cosa.
Ho visto anche carretti trasformarsi in letti e sostare, i più fortunati, sotto qualche cavalcavia o strada sopraelevata. Ma c’era anche chi li fermava ai bordi delle strade, sempre intasate dal traffico. E di notte ancora peggio: vi sono strade centrali che, a tarda ora, mostrano sfavillanti, ed allo stesso tempo malinconiche, luci di locali, uno contiguo all’altro, che offrono di tutto e di più, sessualmente parlando, con i procacciatori che si azzuffano per accaparrarsi i clienti.
Non esistono zone completamente moderne ed altre, invece datate; gli edifici più moderni sono attigui a casupole cadenti o restaurate alla meglio e risalenti ad oltre cinquant’anni. Grattacieli, che non è detto siano di lusso, e costruzioni “liberty” –definiamole pure così- che possono essere abitazioni, ma anche uffici, negozi, officine e quant’altro, sorgono gli a ridosso delle altre. Una caratteristica di un buon numero di grattacieli è di avere un lato molto stretto, alcuni di una sola finestra, perché gli appartamenti, in genere si tratta d’edilizia popolare, sono molto piccoli, di circa trenta/quaranta metri quadri; qualcuno li definisce “favelas verticali”.


Gli ingressi dei grattacieli, ovviamente quelli un po’ più ricchi, sono sempre controllati da guardie armate. Nessuno può entrare se non è controllato. Tutto ciò, però, non riesce a fermare i “writers” che scalano esternamente le costruzioni per imprimere sulle pareti i loro graffiti. E non è che arrivino solo ai piani bassi; ne ho visti alcuni anche al 10° piano! Affermano che siano un gruppo, una banda, nella quale i singoli si sfidano a chi riesce a salire più in alto per apporvi le loro “opere d’arte” e, naturalmente, ogni tanto, qualcuno cade. Non importa, la vita continua, tanto che il giorno dopo riprendono.
È certo che agli occhi di un europeo, a maggior ragione di un veneziano, l’architettura, il genere di vita ed il traffico di San Paolo suscita soprattutto un enorme “shock” e tutto è incomprensibile!

4 commenti:

maria ha detto...

Caro Sergio,
questa tua testimonianza ci aiuta a capire meglio un popolo così affascinante ma anche in parte sfortunato! Grazie.

Anonimo ha detto...

Caro Sergio,questa parte mi piace più delle altre: ha uno stile giornalistico, che però non si limita alla sola descrizione, ma azzarda anche qualche impressione, qualche opinione: insomma, una riflessione che fa riflettere.
Ed allora le domande si affollano ancora nel mio cervello. Te le risparmio , perché sembrerebbe quasi che io sia in polemica con te, mentre invece ce l'ho con i ricchi in elicottero, con le guardie armate davanti ai grattacieli a difendere ricchezze etorte alla gente brasiliana ,quella : gli "indios".

Toni

el granzio ha detto...

alcuni anni fa a Sao Paulo,
è comparsa una scritta, ad un'altezza impossibile, che diceva pressappoco così -non credevate che ci sarei riuscito - è inutile limpiar(pulire) eu volto(io torno)
Francesco

el granzio ha detto...

caro sergio, ti faccio i miei complimenti per il tuo stile giornalistico e per la tua capacità di ricreare la giusta atmosfera, e te lo dico io che, come ben sai a san paolo ci sono stato,in anni diversi,per alcuni mesi e conl'aiuto di mio fratello Alberto,ho avuto modo di conoscerla, non con l'occhio del turista, ma guardando dietro l'angolo la realta vera, spesso con un nodo in gola.