domenica 17 settembre 2006

Raveo – Breve cronistoria della ventilata apertura della cava di gesso.

Vi racconterò -come avevo promesso al mio ritorno dalla villeggiatura in quel di Raveo- la storia della cava di gesso che qualcuno vorrebbe aprire da quelle parti.
Le montagne che sovrastano il paese, ed in particolare la zona prestabilita, sono formate “... da alternanza di piccole stratificazioni gessose e gessoso – marnose, intercalate a livelli calcareo – marnosi”, com’è indicato dalla Relazione Geologica del Piano Urbanistico Regionale Generale (P.U.R.G.).
Negli anni ’80 l’amministrazione comunale, nel redigere ed approvare il Piano Regolatore Generale (PRG) del territorio, stabilì che una zona, di più modesta area e diversa da quell’attuale, fosse destinata ad attività estrattiva.
A fine anni ’90 altri amministratori, quelli che conclusero il loro mandato con le ultime elezioni amministrative (2004), spostarono, con una variante al PRG, l’area aumentandone la superficie e, ovviamente, anche la cubatura del materiale da estrarre.
L’area interessata, attualmente boschiva, è formata da diverse proprietà. Nel corso degli ultimi anni la società interessata a “coltivare” la cava ha cercato in diverse maniere di acquistare dette proprietà offrendo anche importi “importanti” ai singoli proprietari. Ci fu chi, allettato dall’offerta, cedette e chi no. Purtroppo ci fu anche chi cercò di speculare, acquistando dai proprietari per poi rivendere alla società interessata, guadagnandoci sopra.
Naturalmente tutti questi “movimenti” erano portati avanti con molta “discrezione” per non allarmare il mercato e, ovviamente, la popolazione che, nonostante il PRG e le sue varianti fossero stati pubblicati all’albo comunale, non aveva valutato bene quale sarebbe stato l’impatto dell’attività estrattiva.
Qualcuno si oppose a questo modo di amministrare il territorio comunale e, nel 2003, sorsero le prime manifestazioni spontanee di cittadini contrari alla cava.
Il tutto portò, nel 2004, ad un avvicendamento nell’amministrazione comunale che, oggi, è assolutamente contraria all’inizio di un’attività estrattiva che nuocerebbe all’ambiente in generale e, ovviamente, alle altre attività artigianali ed agricole nonché alla popolazione.
Ricorsi dietro ricorsi, prese di posizione della popolazione di Raveo, con in testa l’Amministrazione Comunale, ma anche di non residenti, d’autorità (sindaci dei paesi vicini, Amministrazione Provinciale, Comunità Montana) ed associazioni varie, si sono susseguiti fino a quest’ultima estate 2006 in attesa delle decisioni della Commissione Regionale per la valutazione d’Impatto Ambientale (V.I.A.).
E proprio nel bel mezzo dell’estate è arrivata la mazzata! La commissione VIA ha dato parere favorevole con il voto anche del presidente, l’Assessore Regionale all’Ambiente Moretton, il quale ha precisato che i pareri richiesti erano in maggioranza favorevoli; questo non è assolutamente vero! Il sindaco di Raveo pubblicamente lo ha smentito ed ha chiesto spiegazioni. Arriveranno?
Il 22 agosto u.s. una nutrita assemblea d’abitanti di Raveo (approssimativamente fra il 30 ed il 40% del corpo elettorale) ha discusso animatamente il problema palesando la volontà di non volere la cava.
Ora si mettono in campo anche le forze politiche della Carnia ed allora … siamo in una botte di ferro!
Come andrà a finire? Vi terrò informati.

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Chi volesse approfondire l’argomento potrà collegarsi al link http://www.piovesan.net/raveo/index.asp dove troverà documentazione varia nonché una nutrita rassegna stampa sull’argomento.
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Quelle che seguono sono le conclusioni della perizia geologica commissionata dal Comune di Raveo:

1) POSSIBILI CONSEGUENZE.
L’apertura di una cava a cielo aperto espone all’azione degli agenti esogeni i litotipi presenti in zona che, non più protetti dalla copertura arboreo – vegetale, subiranno, essendo facilmente erodibili, un rapido degrado.
L’alterazione delle caratteristiche meccaniche si propagherà, per ovvi fenomeni d’infiltrazione di acque meteoriche (fenomeni non evitabili in alcun modo), alle zone limitrofe non direttamente interessate all’area di scavo, con conseguenze, se pur non quantitativamente valutabili al momento, sicuramente rilevanti.
L’ipotesi più probabile che si può al momento formulare contempla una continua e progressiva destabilizzazione dei terreni posti ai margini della zona d’intervento, con conseguente innesco di fenomeni franosi di varia entità che, una volta in atto, risulterà difficile, oltre ad essere estremamente oneroso, circoscrivere e limitare.
L’importanza e l’estensione degli stessi risulterà, inoltre, crescere al trascorrere del tempo, parallelamente ai maggiori volumi di terreno interessati dalle infiltrazioni delle acque meteoriche.

2) CONSIDERAZIONI FINALI.
L’apertura di una cava a cielo aperto, con conseguente rimozione della copertura arboreo – vegetale, determinerà l’infiltrazione delle acque meteoriche nel terreno. Poiché quest’ultimo è di natura facilmente erodibile, è assai probabile che si inneschino fenomeni franosi che porteranno, con il trascorrere del tempo, al progressivo collassamento dei terreni circostanti la cava.
Tali fenomeni risulteranno difficilmente circoscrivibili, ed i vari interventi a salvaguardia del territorio risulteranno comunque assai onerosi.

1 commento:

maria ha detto...

E' una storia brutta e triste molto simile a tante altre qui in Italia. garzie sergio per averci informato nei dettagli sulla questione tanto dibattuta. Aspetto sviluppi...spero nella direzione anti-cava!!
buona giornata :-)