In questi giorni, nel Comune di Venezia, verrà sperimentato un nuovo strumento di democrazia diretta: il sondaggio consultivo non vincolante.
L’ente comunale invierà agli elettori una busta contenente il quesito, accompagnato da una lettera del Sindaco, ed ognuno potrà esprimere il proprio parere con un SI o con un NO, proprio come nel referendum.
Il caso specifico riguarda il mantenimento o meno dell’industria chimica a Porto Marghera e sarà formulato così:
"Il ciclo del Cloro a Porto Marghera è costituito da alcuni impianti industriali collegati tra loro, costruiti sulla gronda lagunare agli inizi degli anni '70.
Tale ciclo, che ha alla base l'impianto 'clorosoda' è finalizzato alla produzione di TDI e PVC, che prevedono come prodotti intermedi cloro, CVM e fosgene.
Volete voi che continuino la produzione e la lavorazione del cloro, del CVM e del fosgene?"
Perché un sondaggio non vincolante e non un “referendum”? Questo è dovuto al fatto che i “referenda” comunali, di qualsiasi natura, possono essere svolti solo su materie nelle quali la competenza del Comune è esclusiva. E’ evidente che in materia di impianti chimici e più in generale di ambiente, la competenza non solo non è esclusivamente del Comune, ma Marghera è anche “sito di interesse nazionale” e la stessa responsabilità per la redazione del piano di emergenza esterna agli stabilimenti compete alla Prefettura.
Il quesito è lo stesso usato per la raccolta delle firme da parte del comitato promotore e, secondo il mio parere, le risposte positive o negative saranno date non tanto in base a conoscenze specifiche ma, invece, saranno espressioni di convinzioni emotive: l’ambientalista voterà decisamente per il no, mentre i lavoratori interessati e chi è meno sensibile all’ambiente o non conosce i danni provocati da quelle sostanze voterà per mantenere le cose così come stanno.
Certo è che anche chi voterà per il no dovrà essere convinto che l’eventuale smantellamento avrà la necessità di essere graduale, in sicurezza e con l’assorbimento dei lavoratori presso altre realtà produttive.
La decisione, per molti, non sarà facile: dare più importanza al fattore lavorativo/sociale o alla salute dei lavoratori stessi, dei cittadini che risiedono nel territorio sia di terraferma che lagunare?
Io voterò per il NO in quanto sono convinto che non ci siano alternative alla fine della chimica di base a Marghera e che gli scarichi, in laguna e nell’aria, di queste lavorazioni siano altamente nocivi.
E poi non è per niente rassicurante avere un deposito di gas fosgene a qualche migliaio di metri da casa e sulla perpendicolare delle rotte degli aerei in arrivo all’aereoporo “Marco Polo”.
In definitiva il sondaggio, che è il primo del genere in Italia e che è comunque una forma di democrazie diretta, avrà una certa validità soprattutto dai numeri, cioè da quanti risponderanno e se lo scarto fra le due opzioni sarà rilevante.
6 commenti:
Chi ha portato la chimica a Marghera? Venezia con Cigni, Volpi e Gaggia. Lavoro per 55 mila a metà anni '70. A che prezzo? Tanti morti. Con il cvm e l'amianto. Tanto inquinamento con vongole alla diossina. Marghera l'ha voluta Venezia. Mestre, allora comune autonomo, l'ha dovuta solo subire. E' questa la mortale città metropolitana del 1926 (80 anni fa..) Risultato? Venezia cronicario, terrfaferma quasi. E che ti fa il comune di Venezia. Una consultazione! Teddi
Non sapevo che Cini fosse diventato Cigni!!!!
L'attuale chimica di base è del 1970.
Lo sapevate che in 45 anni gli odiati austriaci di Cecco Beppe hanno costruito 2 ponti sul Canal Crande (Scalzi e Accademia), portato la ferrovia sino a San Basilio e poi sino a Vicenza, hanno sistemato rii, ponti, canale e l'arsenale, sgradito agli asernalotti che non potevano più eludere il lavoro. E nel 1849 con Cecco Benne e Sissi hanno portato Venezia (non Milano) al ruolo di settima capitale dell'impero. Con l'Italia, dopo il 1866, Venezia è periferia di Roma e Mestre di Venezia. Bel successo!. Teddi
Chiediamo l'annessione all'Austria !!!!
L'estate scorsa quando son passato di lì mi sono tanto interrogato sulle periferie e sugli abitanti del luogo, e sinceramente vedovo tutto storto. Forse è vero che una visione troppo romantica quella dell'ambientalismo a tutti i costi, ma il rispetto di se stessi prescinde, secondo me, da ogni tipo di logica economica. Peccato che siamo sognaotir...o per fortuna, chissà.
Voto saggio.
Ciao
http://www.democraticidiretti.org/2006/06/20/32/
Questo è l'indirizzo sul quale, con mia autorizzazione dopo la richiesta degli interessati, è stato pubblicato il "post".
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