Oltre vent’anni fa, sul lavoro, mi resi conto che i nuovi assunti, diplomati ed anche laureati, non sapevano scrivere in italiano.
È passato del tempo e dobbiamo prendere atto che la situazione non è affatto migliorata; anzi, è peggiorata.
Me ne sono accorto, ed è sotto l’occhio di tutti, dalla qualità della carta stampata, ma anche della televisione; errori banali, di grammatica e di ortografia, sui nostri giornali, per non parlare dell’uso del congiuntivo, della punteggiatura e di quel “barbaro” stile entrato in uso con i messaggi telefonici.
Purtroppo nessuno, se non pochi addetti ai lavori, linguisti in particolare, denuncia con vigore questo stato di cose; perfino il governo (quello precedente di Berlusconi) ha tentato di peggiorare, proponendo per la scuola il programma delle “tre famose I” (inglese, informatica, impresa).
Per carità, tutte cose importanti per lo sviluppo e per l’apprendimento dei giovani, però a quelle tre “I” ne mancava una quarta –direi importantissima- e, cioè, quella che si riferiva alla lingua italiana.
Una buona conoscenza della lingua madre, “ … che non si limiti ai bisogni comunicativi primari, elementari (...) è una precondizione per un Paese civile” afferma l’accademico Francesco Bruni.
Chi non conosce bene l’italiano ha maggiori difficoltà ad apprendere altri idiomi.
Ora le due Accademie che s’interessano alla nostra lingua (Crusca e Lincei) sembra vogliano prendere a cuore la questione (leggi qui).
P.S. – Se qualche commentatore dei miei “post” scriverà … “xké”, “cmnq”, “x”, “ke”, “anke” o altro del genere, provvederò all’immediata cancellazione del commento!
9 commenti:
ottimo e utile, speriamo bene altrimenti bisognera´ mangiarci i diti...ciao A
Caro Sergio,
tu sai cosa penso di quei signori che, per farsi vedere moderni, usano l'inglese, le sigle, o quegli orrendi "assolutamente",che, se non sono seguiti dal "sì" o dal "no" sono privi di ogni significato. Eppure la nostra lingua è rricchissima divocaboli. Ma forse quei signori non li conoscono. Sarebbe il caso di aggiungere qualche altra "I":
IGNORANTI e IMBECILLI.
Caro Sergio,è la scuola di un tempo che non esiste più, purtroppo.
Evidentemente l'Italiano corretto non fa più parte della cultura, e i risultati sono evidenti!
Che tristezza....
Solo ora si sono accorti che alcuni laureati scrivono con errori ortografici e per essi si sono predisposti dei corsi...
@Aliza: ... anche quelli dei piedi!!!
@Toni: hai ragione! è proprio il caso delle "sei" "I"!!!
@Sirio: dicono che ogni generazione pensa sempre che i tempi andati fossero migliori, cosa non vera.
In questo caso, invece, è verissimo.
@Stella: non solo da ora! E' già un po' di tempo che ci sorbiamo gli errori dei nuovi laureati. Se poi questi fanno i giornalisti ....
a me dà fastidio anche sentir dire "settimana prossima", "pomeriggio" invece di "la settimana prossima", " questo pomeriggio" etc... soprattutto da gente che dovrebbe conoscere e amare la nostra lingua.
Ciao
GM C
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