“Cammina … cammina” è il titolo dello spettacolo, che, con due voci recitanti e coro, proporrà -in data 14 marzo 2008- il ricordo della ritirata di Russia attraverso le pagine di Giulio Bedeschi e Mario Rigoni Stern.
Sarà un “discorso corale” contro la guerra, contro tutte le guerre. E gli alpini ne sono testimoni anche attraverso i loro canti.
Per questa occasione, il Coro Marmolada, che farà da “controcanto” alla voce recitante, ha rispolverato alcuni canti sul tema fra i quali “Sul ponte di Perati”, un brano che ricorda il sacrificio degli alpini della Julia nella sciagurata campagna di Grecia 1940/1941.
Ma il brano non nasce in quell’occasione in quanto, ancora durante la prima guerra mondiale gli alpini cantavano, sulla stessa melodia e con parole simili, “Sul ponte di Bassano, / bandiera nera, / è il lutto degli Alpini / che va alla guerra.”
Una guerra assurda, come tutte le guerre, e gli alpini lo sapevano bene, tanto che, racconta qualche reduce, i versi spontanei di quei giorni, sui monti della Grecia, erano : "Quelli che l'han voluta non son partiti, quelli che son partiti non son tornati”. Ma questo testo il regime non lo sopportava ed allora fu subito censurato.
Le strofe, nelle numerose edizioni che ho avuto modo di consultare, sono diverse, forse anche aggiunte posteriormente, ed il testo completo è abbastanza lungo.
Riportiamo di seguito il testo nella versione che cantiamo noi del “Marmolada”: “Sul ponte di Perati bandiera nera / l’è il lutto degli Alpini che fan la guerra. Quelli che son partiti non son tornati / sui monti della Grecia sono restati. / Sui monti della Grecia c’è la Vojussa / col sangue degli Alpini s’è fatta rossa.. / Un coro di fantasmi vien giù dai monti / è il coro degli Alpini che sono morti. / Un coro di fantasmi vien giù dai monti / è il coro degli Alpini che sono morti. / Alpini della Julia in alto i cuori / sul ponte di Perati c’è il Tricolore.”
Piccole diversità nel testo, probabilmente dovute a trascrizioni, non negano la validità del canto che è, sempre e comunque, una denuncia sull’inutilità della guerra. Nella prima strofa della nostra versione troviamo “ … l’è il lutto degli Alpini che fan la guerra”, mentre su altre versioni, anche su quella originaria (Sul ponte di Bassano), il testo è: “… l’è il lutto degli Alpini che van la guerra”. I due verbi hanno una notevole differenza di significato nel contesto. Gli Alpini, ma anche tutti i soldati, non andarono in guerra perché volevano farla, e quindi non facevano la guerra, ma la subivano perché dovevano andarci, mandati da chi voleva fare la guerra che poi erano quelli, come detto sopra, che … non partivano!
Il canto, ambientato nelle vicende della campagna di Grecia, nasce quindi nel 1940/41 e divenne subito famoso, non solo fra gli alpini, ma anche fra il resto dell’esercito. Ed è per questo motivo che lo ritroviamo, negli anni successivi, ovviamente trasformato sia nei luoghi che nei nomi delle unità combattenti, fra altre unità dell’esercito italiano(1), fra i partigiani(2) e fra coloro che scelsero la R.S.I.(3).
Note
(1) - I soldati della divisione Acqui, decimati dai tedeschi a Cefalonia trasformarono il titolo in “Banditi della Acqui” il cui testo della prima strofa recita: “Banditi della "Acqui" / in alto il cuore / sui monti di Cefalonia / sta il tricolore.
(2) - Nuto Revelli, ufficiale degli alpini della Tridentina nella tragedia della campagna di Russia, che divenne uno dei primi organizzatori della resistenza armata nel Cuneese, scrisse “Pietà l’è morta”, ispirandosi, come scrisse lo stesso autore, al “Ponte di Perati”. Palesemente ricalcato sul "Ponte di Perati" è anche il canto composto collettivamente dai componenti della formazione partigiana "Maiella", che operò anche nell'Appennino romagnolo, e che divenne in qualche modo l'inno ufficiale di quel gruppo di partigiani abruzzesi. “Sul ponte fiume Sangro, bandiera nera, / è il lutto della Maiella che va alla guerra”.
(3) - “Sul fronte di Nettuno, / bandiera nera! / È il lutto del San Marco / che fa la guerra. / Lutto del Barbarigo / che fa la guerra: / la meglio gioventù / che va sotto terra!”. Sono questi i versi creati da un reparto con le mostrine del San Marco, che prese il nome di Btg. Barbarigo, alle dipendenze della X Mas, che operò sul fronte di Anzio.
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