sabato 3 marzo 2007

"La grande bugia": revisionismo o no?

"Le sinistre italiane e il sangue dei vinti", questo è il sottotitolo del corposo libro di Giampaolo Pansa "La grande bugia”. Pansa è un giornalista che, negli ultimi anni, si è dedicato alla storia recente della "resistenza", chiamata anche "guerra civile". La prima parte del ponderoso libro (469 pagine) racconta diversi episodi relativi a fatti avvenuti dopo la liberazione, che vedono "partigiani", o meglio “sedicenti partigiani”, accanirsi contro i vinti.
I crimini avvenuti, prima e dopo il 25 aprile, soprattutto in certe zone, furono numerosi ed efferati; ci andarono di mezzo persone che potevano essere fascisti, magari senza aver fatto nulla di male, ma anche antifascisti che, quindi, non erano comunisti, compresi giovanissimi e donne.
È una storia che si conosceva, almeno quelli della mia generazione, che, però, il PCI, ma anche parte degli attuali DS tentarono sempre di minimizzare.
Com’esempio porto la strage di Porzus, nei colli orientali del Friuli, dove furono trucidati venti partigiani della “Osoppo”, quindi non comunisti, da parte di una formazione dei GAP “garibaldini”, comunisti. Ero ragazzo, e mi trovavo a Udine proprio poco dopo la conclusione del processo (1954) che condannò gli esecutori della strage. Ovviamente tutta la città ne parlava anche perché alcuni personaggi, ancora in vista, erano stati importanti esponenti politici del PCI di allora. Inoltre altre storie della “guerra partigiana” avevo sentito raccontare dagli adulti, storie che parlavano di massacri da una parte e dall’altra. C’era, già allora, chi propendeva ad assolvere tutto l’operato dei partigiani e chi, invece, prendeva le distanze da certe azioni che, più che lotta partigiana, erano soverchierie, ladrocini, vendette ed omicidi. Il tutto era più sentito nella zona montana del Friuli, tanto che a Udine, alla fine degli anni ’50, quando iniziò la costruzione del Monumento alla Resistenza in Piazzale XXVI luglio (progetto di Gino Valle e Federico Marconi tra il 1959 e il 1969 con scultura di Dino Basaldella), correva la voce che la costruzione era stata decisa in quel luogo, e non in “Chiavris” (zona a nord) perché il piazzale si trovava a sud della città; se l’avessero costruito a nord forse qualcuno l’avrebbe fatto saltare in aria.
In ogni caso erano storie che si conoscevano, come anche quelle d’altre stragi compiute nel “triangolo rosso” emiliano.
Nel nordest si conosceva anche la vicenda delle foibe e questo forse perché più vicini, ma anche perché molti profughi dell’Istria e della Dalmazia si fermarono in questa regione.
Tutte storie che il PCI, prima quello di Togliatti e di Longo, ma anche successivamente, non volle mai “scoprire” e, ogni volta che qualcuno si azzardava a parlarne, era bollato come revisionista. Negli ultimi anni ci sono state le aperture di Violante ed altri e, non ultimo, il Presidente Napolitano.
Ma ancora c’è chi si ostina a non voler leggere quelle pagine di storia: sono, in particolare, storici, giornalisti ed intellettuali dell’ortodossia comunista che, nonostante tutto, esistono ancora.
Arrivarono negli ultimi anni, e suscitarono scalpore, presso certi ambienti, i libri di Pansa, che si dichiara di sinistra.
Sono convinto che non possono esistere una “storia di sinistra” ed una “storia di destra”, ma esiste solo la Storia.
La verità, scomoda per certa sinistra, non deve in ogni caso far dimenticare quanto avvenuto prima, per anni, dall'altra parte. Non dobbiamo dimenticare che ci furono oltre vent’anni di dittatura, una guerra voluta dal regime ed infine la Repubblica di Salò (RSI) con i suoi crudeli misfatti che, anche numericamente, superarono quelli perpetrati dopo, dall’altra parte.
Ed ecco che, anche a seguito dei libri di Pansa, certa destra, con in testa il leader della coalizione, iniziarono ad edulcorare il fascismo ed a presentare un Mussolini che inviava in luoghi di villeggiatura i confinati. E questo è vero e proprio revisionismo!
Concludo tornando al libro in questione che, nella seconda parte, potrebbe anche intitolarsi "Tutti contro" oppure "Tanti nemici, tanto onore", perché lì troviamo raccolte tutte le critiche avverse e che, ovviamente, l’autore contesta.
È, a mio modesto parere, un libro interessante, ma, contemporaneamente pesante e ripetitivo.

8 commenti:

Toni ha detto...

Comodo il libro di Pansa! Ma deve essere molto grande, per riuscire a nascondere tutto ciò che il fascismo ed il nazismo hanno combinato, non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo! Ho conosciuto un generale, che era stato insignito di ben sei medaglie d'oro per sue "valorosissime azioni" in Africa (sic)! Sapete quali erano state? Incendiare sei villaggi e trucidarne gli abitanti. Che patriota .

Sergio ha detto...

x Toni:
forse non mi sono spiegato, ma il libro di Pansa non parte dal presupposto di nascondere qualcosa, cioè quanto combinato da nazisti e e camicie nere, ma vuol far conoscere i fatti avvenuti dopo la liberazione quando ci fu una discreta mattanza anche dalla parte opposta.
Inoltre denuncia il fatto che, in oltre sessant'anni, molti hanno cercato di tenere nascosti, o per lo meno in ombra, questi fatti, e ciò per opportunità politica.

Toni ha detto...

Comodo per "lor signori". . . intendevo.. . . Che non mancano di approfittarne:

Anonimo ha detto...

Sono dell'idea che nel periodo storico che stiamo passando e che abbiamo passato nel quinquennio di Berlusconi, certe revisioni storiche, in parte corrette, siano funzionali proprio al contesto storico e quindi ritengo necessario dubitare delle intenzioni, delle conseguenze e delle strumentalizzazioni.
Pare che diventi sempre piu difficile identificare causa ed effetti, nella storia come nelle strumentalizzazioni.

PS
ti ho risposto.

Anonimo ha detto...

La grande bugia sta nel fatto che l'Italia, storia alla mano, è stata e vorrebbe esserlo ancora esportatice di guerre, incapace com'è di difendersi. La bugia non sta solo dalla parte dei partigiani ma anche da quella dell'esercito che con la seconda armata di Roatta e Robotti ha invaso la Jugoslavia dalla Slovenia alla Dalmazia. Due anni di dominazione all'insegna di "non occhio per occhio dente per dente, ma testa per dente (Roatta criminale di guerra) e "qui si ammazza troppo poco" (Robotti criminale di guerra. I due sono morti per veccchiaia. Due domande: perché nelle foibe ci sono solo e soprattutto italiani e non tedeschi? Dov'era Giorgio Napolitano, classe 1925, fra il 1943 e il 1945, anni in cui si iscrisse al Pci probabilmente perché a Tagliatti era stata assegnata l'amministia della presunta

Sergio ha detto...

Caro Anonimo,
sono d'accordo con quanto ricordi circa gli esempi dell'esercito italiano. Infatti nel post ho anche scritto: " ...La verità, scomoda per certa sinistra, non deve in ogni caso far dimenticare quanto avvenuto prima, per anni, dall'altra parte. Non dobbiamo dimenticare che ci furono oltre vent’anni di dittatura, una guerra voluta dal regime ed infine la Repubblica di Salò (RSI) con i suoi crudeli misfatti che, anche numericamente, superarono quelli perpetrati dopo, dall’altra parte. ...".

P.S. - Anche se non ti sei firmato ho capito chi sei. Saluti a Teddi!!!!

AL ha detto...

Condivido in pieno quanto hai scritto.
Non mancherò di citarti quando parlerò di quest'argomento tra qualche giorno.
Un abbraccio,
Alessandro

InOpera ha detto...

sergio, nella brigata Osoppo se non sbaglio, morí il fratello di Pierpaolo Pasolini. Ci fu una disputa poi, con i partigiani di Tito - ma non conosco nei dettagli la vicenda.

Il discorso del primo dopo guerra (cominiciando dal 43 peró) é sempre un campo minato. Non mi piace il revisionismo, per il semplice fatto che spesso non apporta nuove notizie o informazioni per capire di piú e meglio, ma tende a minimizzare il tutto come se "alla fin fine eravamo tutti uguali".

eravamo e siamo tutti uguali nel momento peggiore, brutale della morte e della sofferenza.
non lo eravamo e non lo siamo per il resto.

ti cito un fatto, che raccontava mio nonno. nel marzo del 44 - nella provincia di rieti - dicevano che si nascondevano partigiani. in realtá erano piú ruba galline. un bel giorno, da rieti decidono di andarli a stanare e con l'inganno della "gita fuori porta", raccolgono giovanissimi fascisti e li caricano su camionette dirette verso il paesino di mio nonno (poggio bustone).

nel mentre che questi arrivavano sul poggio, dalla montagna scendevano i "famosi" partigiani. spari, urla ecc. i fascisti si vanno a barricare nella casa dei miei nonni, ne esce fuori una battaglia locale, dove i partigiani hanno la meglio.
i fascisti verranno fucilati sul posto.
mia madre (aveva tre anni allora), ricorda sempre il volto di un giovanissimo fascista che provava a nascondere la sua carta d'identitá dentro un barattolo di sale (o zucchero non mi ricordo) per provare a salvarsi e la sua nonna che invece strillava per cacciarlo (in preda a paura ovvio).

ho sempre pensato che durante una guerra la brutalitá umana raggiunge livelli incontrollabili e che é drammatico "revisionare" per tornaconti personali.

la storiella drammatica finiva sempre "bene", perché nessun altro rimase coinvolto e poi i nonni raccontano la guerra sempre con un aria leggera, per tramandare il ricordo senza peró la disgrazia e l'orrore.

scusa per il commento cosí lungo.
un saluto Sergio