martedì 29 luglio 2014

Rievocazioni della prima guerra mondiale: speriamo non si parli solo di eroismo ed onore!



Il 28 luglio 1914 ebbe inizio la  Prima Guerra Mondiale o "grande guerra", chiamata inizialmente "guerra europea" e fu il più grande conflitto armato fino alla seconda guerra mondiale.
Sono trascorsi cento anni da allora ed alcuni avvenimenti di quel periodo non sono ancora stati chiariti storicamente. Uno di questi riguarda proprio l'Italia, che entrò in guerra l'anno successivo (24 maggio 1915), ed è relativo ai militari fucilati o uccisi dai propri comilitoni perché ritenuti colpevoli di reati militari o perché decimati, cioè scelti a caso fra reparti ritenuti ammutinati o poco coraggiosi.
La rigida disciplina imposta dal generale Cadorna, che riteneva il soldato italiano poco incline a combattere, fu applicata spesso anche in caso di semplici sospetti o addirittura fraintendimenti da parte di ufficiali troppo ligi ai dettami del capo.
Le condanne dei tribunali militari furono circa 4000 di cui 3000 riguardavano gli italiani emigrati all'estero che non si erano presentati al richiamo; quindi delle mille rimaste furono eseguite   circa 750. Le fonti, anche se esistono gli atti, sono approssimative.
Alcuni casi furono eclatanti, come quello del soldato Alessandro Ruffini  che, dopo la rotta di Caporetto,  incrociando il generale Andrea  Graziani, forse per disattenzione, non si tolse la pipa di bocca ed il gesto fu ritenuto dal superiore come insubordinazione; per questo il "generale delle fucilazioni" (così era chiamato)  ordinò che il soldato fosse immediatamente fucilato.
L'Italia fu seconda solo alla Russia nella classifica negativa deelle fucilazioni: un triste primato!  
Ora, dopo cento anni, è giusto ricordare questi caduti che, nella maggior parte non erano né traditori né vigliacchi, ma solo impauriti anche perché capivano che gli ordini, molto spesso, erano sbagliati e che avrebbero portato chi andava all'assalto solo ad un macello senza alcun altro risultato.
In occasione del centenario vi saranno molti eventi che ricorderanno quegli anni, eventi  culturali e di rievocazione storica, eventi  ufficiali, cioè organizzati dalle Istituzioni, e di altri enti.
Si spera che, finalmente, la storia possa chiarire molte cose e che questo centenario non sia solo di rievocazioni  di erosimi (se furono eroismi) e di "onor patrio". Dobbiamo ricordare in tutti i modi che quella guerra fu, come predisse il Papa Benedetto XV, un'"inutile strage".
Desidererei sentire, e ci saranno, anche musica e canti che non siano solo e sempre i soliti canti cosiddetti degli alpini, canti che diventarono famosi soprattutto nel "ventennio" perché parlavano di onore e baldanza militare, oppure si riducevano a sole preghiere, cioè canti in qualche modo edulcorati. C'erano, ma non ebbero risonanza e vennero a conoscenza solo negli anni '60, canti contro la guerra, che allora non potevano essere cantati perché avrebbero portato alla fucilazione.
È ora quindi che i cori che verranno chiamati a contorno di queste manifestazioni, che si protrarranno fino al 2018, mettano in repertorio anche questi brani molto spesso ancora sconosciuti.
Mi auguro che anche le associazioni d'arma capiscano che non è più il momento di continuare con le solite manifestazioni dove si parli solo di eroismo e onor patrio!
E infine sarebbe giusto ricordare anche che quella fu la penultima guerra che coinvolse l'una contro l'altra le potenze europee e che la tanto criticata "Europa" ha avuto ed ha un grande merito: quello di aver evitato in questi ultimi quasi settant'anni altre guerre mondiali. Quindi, magari solo per questo, lasciamo perdere i separatismi ed i nazionalismi che sempre hanno portato solo male.      

sabato 5 luglio 2014

Venezia ha il Commissario Prefettizio

A seguito delle vicende scandalose del MO.SE, il sistema di paratoie in costruzione a difesa della laguna di Venezia, il Sindaco, la Giunta e tutto il Consiglio Comunale sono dimissionari e quindi decaduti.
La legge prevede la nomina di un Commissario Prefettizio che sovrintenderà, fino alle prossime elezioni (non si sa quando saranno: autunno o primavera?), a tutto il lavoro del Comune di Venezia. Ovviamente si tratterà, nella maggiorparte dei casi, di ordinaria amministrazione.
Il commissario si chiama Zappalorto (speriamo che zappi bene per sradicare tutte le piante marce) ed il Prefetto si chiama Cuttaia.
Non è la prima volta che il Comune di Venezia viene commissariato: se non vado errato -eravamo negli anni '50- chi ricoprì  queste due cariche avevano questi cognomi: uno si chiamava Migliore e l'altro Speciale!
Non mi ricordo chi fosse Migliore e chi Speciale, ma con questi due cognomi avrebbero dovuto far faville!
Non so se questo sia accduto:ero ancora un bambino! 

Aggiornamento del 10.7.2014:
Fatte le opportune ricerche ho appurato che, mentre era Prefetto Giuseppe Migliore (1958-1962), ci fu il Commissario Prefettizio Girolamo Speciale (1958-1959)
 

martedì 24 giugno 2014

Chiamiamolo autoscatto ed usiamolo con decenza!

Nel post precedente, dove trattavo delle "app", una commentatrice, "Aliza", mi ricordava il tormentone del "selfie".
Ed è proprio un tormentone: tutti, appena possono, si fanno un "selfie" per poi divulgarlo con ogni  mezzo.
Prima, quando si chiamava autoscatto, nessuno pensava ad usarlo così massivamente; poi qualcuno l'ha chiamato "selfie" ed i "beoti"  hanno iniziato a farne largo uso.
L'autoscatto è una funzione che le macchine fotografiche, ormai da tanti anni, avevano. 
Il gruppo, una o più persone, si preparavano, il fotografo inquadrava, precisando di lasciare il posto libero per lui, e poi inseriva il meccanismo dell'autoscatto. In genere si trattava di una decina di secondi, cioè quanto bastava al fotografo di posizionarsi. 
Macchine un po' più anziane non avevano questo meccanismo, ma ugualmente, si riusciva. Esisteva un cavetto flessibile che con un pulsante permetteva lo scatto della macchina e questo veniva usato soprattutto per delle immagini nelle quali anche un minimo movimento dell'operatore poteva compromettere la foto. Su questo pulsante poteva essere applicato un meccanismo molto semplice che, a tempo, provvedeva, spingendo il pulsante, allo scatto della macchina.
La prima macchina fotografica che ho usato era di mio padre ed era una "Voigtländer" reflex 6x6 degli anni '30 e non aveva l'autoscatto e, quindi, usavo il meccanismo esterno.
Cosa penso di chi usa il "selfie" è intuibile dal termine che ho usato più sopra! 
Perciò chiamiamolo autoscatto ed usiamolo con decenza!
       


mercoledì 18 giugno 2014

"... alora ti xè ciavà!"



Con il neologismo app s'intende una variante delle applicazioni informatiche dedicate ai dispositivi di tipo mobile, quali smartphone e tablet. Il termine deriva proprio dall'abbreviazione di "applicazione". Per maggiori informazioni, che non è il motivo per il quale ho scritto questo post, cliccate qui.
Oggi, per fare qualsiasi cosa serve una "app".
"Ci sono le app per geek, adatte a chi vive di serie tv, fantascienza, fumetti e cultura pop. Ci sono le app per chi ama stare in forma, corre tutti i giorni e vuole tenere sotto controllo quello che mangia e le app per chi è sempre in viaggio - ma anche per chi parte per una breve vacanza: l'app giusta può cambiarti la vita e tirarti fuori dai guai mentre sei fuori casa. Ci sono le app per la famiglia, quelle per intrattenere i bambini, per chi si geolocalizza sul divano e al correre preferisce arredare. E le app che rassicurano i maniaci del controllo, quelle per chi vuole tutto sotto mano e fa cento cose insieme."
Quanto in corsivo non è che un piccolo esempio di quello che si fa con le app.
Ed io che non ho le app, come farò?
Sembra essere tornati quando si sentiva dire:
"Turista fai da te? Ahi, ahi, ahi!".
Per esempio, a Venezia si potrà sentire un dialogo di questo tenore:
" ... ma ti gà la app?".
" .. no!".
"... alora ti xè ciavà!"

sabato 14 giugno 2014

"San Martin" vecchia canzone filastrocca veneziana



C'è una canzone, una filastrocca, che anni fa tutti i bambini veneziani conoscevano e cantavano, accompagnandosi con pentole, coperchi, mescoli di legno e quant'altro potesse fare confusione, la vigilia di san Martino, festa che concludeva l'anno agricolo. Oggi solo sparuti gruppetti tornano a rinnovare queste antiche usanze.
Molto probabilmente l'origine geografica del canto è l'entroterra veneziano, la campagna, anche se di questo canto, là, non si trova riscontro. Infatti il canto si rintraccia, da generazioni, solo a Venezia.
È un canto di questua in quanto i bambini si fermavano davanti a negozi e abitazioni e continuavano a cantare, battendo la "batteria" casalinga, finché non ricevevano qualcosa; " ... e col nostro sachetin, ve cantemo el San Martin"    è il ritornello.
Il testo del canto recita così:

San Martin xè andà in sofita
par trovar la so noviza;
so noviza no ghe giera,
San Martin xè andà par tera.
E col nostro sachetin,
ve cantemo el San Martin.
Su 'sta casa ghe xè do putele
tute risse e tute bele
col viseto delicato
suo papà ghe lo gà stampato.
E col nostro sachetin,
ve cantemo el San Martin.
Siora Cate xè tanto bela
in mezo al peto la gà 'na stela,
se no la gavesse maritada
so papà no ghe l'avaria dada.
E col nostro sachetin,
ve cantemo el San Martin.
Siora Lussia la fassa presto
ch'el caigo ne vien adosso,
el ne vien adosso sul scarselin,
siora Lussia xè San Martin.
La prima strofa, però, così come mi è stato riferito da una signora di una "certa età", non sarebbe molto vecchia e risalirebbe a fine '800 primi '900.  Infatti, il fatto che San Martino avesse una "noviza", una fidanzata, è un po' anacronistico, ma i versi sarebbero nati in quanto, all'epoca, nella contrada vicino a San Francesco della Vigna, nel sestiere di Castello, c'era un uomo anziano, di nome Martino, che aveva la velleità di corteggiare e concupire le giovani; una di queste, molto probabilmente per soldi, aveva ceduto ed il vecchio la considerava la sua "noviza". Questa, probabilmente, aveva qualcun altro ed un giorno il vecchio Martino, "el sior Martin", essendo andato a trovarla a casa, in soffitta,   forse perché si trattava di una persona povera, non la trovò e ... rimase di stucco o come meglio dicono alcune versioni del canto " ... xè anda par tera" o, meno forbitamente "... col cul par tera".       

Si riporta qui sotto lo spartito per due voci bianche e, cliccando qui, potrete ascoltare la musica (digitale) creata con lo spartito stesso-




mercoledì 4 giugno 2014

4 giugno 2014 - Considerazioni a margine del "terremoto" nelle istituzioni veneziane



Se ci si collega all'indirizzo http://www.basilicasanmarco.it/ita/procuratoria/procuratoria.bsm?cat=8&subcat=1 , si entra nella pagina dedicata alla Procuratoria di San Marco, nella quale ci si può informare sulle  sue competenze.
Una volta, ai tempi della Repubblica di Venezia, era una "magistratura" molto importante anche perché la Basilica di San Marco non era la Basilica dove risiedeva il Vescovo, per noi il Patriarca, ma era la "cappella ducale", la Chiesa dello Stato Veneziano. 
Il Primo Procuratore, molto spesso, veniva eletto Doge e, conseguentemente, decadeva dalla procuratoria.
Ai nostri tempi, invece, il Primo Procuratore, nel 2010 è stato eletto Sindaco di Venezia, restando anche  nella sua carica all'interno della Procuratoria, e già questa è un'anomalia. 
Guardando l'elenco dei componenti la Procuratoria constatiamo che il Primo Procuratore, l'attuale sindaco, da oggi (4 giugno) è agli arresti domiciliari per reati come peculato ed altro; inoltre, sempre nello stesso elenco, troviamo un altro nominativo (Mazzacurati) che, da mesi, è indagato sempre per quanto riguarda mazzette ed estorsioni sui lavori del MO.SE!
Allora, cosa aspetta il Patriarca, a sostituire gli indagati? 
Precisiamo che non li ha nominati lui, ma se li è trovati, in quanto scelti dal suo predecessore, il cardinale Scola. Ed a proposito del sindaco Orsoni, si dice che il suo nominativo sia stato segnalato, per l'elezione a sindaco, da Scola e dal sindaco uscente Cacciari che, però, fu sempre contrario, come tanti altri veneziani, al MO.SE così come progettato.