domenica 2 settembre 2018

Musica e canto sacri e liturgici: quale futuro?


Musica e canto sacri e liturgici: quale futuro?

Quando era ragazzo, un po' di tempo fa, assistere ad una Messa solenne, o cantata,  era, dal punto di vista musicale, anche una cosa piacevole. Si ascoltava un po' di gregoriano, ma non solo; molto spesso, in particolare al "Gloria" e al "Credo", il celebrante iniziava con un incipit in gregoriano e la "schola cantorum" continuava con composizioni d'autore, in genere del periodo rinascimentale. I fedeli si sedevano ed ascoltavano. Le "scholae cantorum" si trovavano in più parrocchie e, quindi, non si trattava di eventi eccezionali che avvenivano solo nella Basilica di San Marco, dove operava, ed opera anche oggi,  la Cappella Marciana.

Poi è intervenuto un certo lassismo, forse ritenendo che eseguire musiche attuali, in italiano e non in latino, fosse un modo per essere più vicini ai fedeli, soprattutto ai giovani; non fu così. 
Qualche musicista cercò di adeguarsi a questo nuovo "stile" e oggi si vedono i risultati: le messe solenni nelle diverse parrocchie sono pochissime e, invece, durante le liturgie nelle quali dovrebbe cantare  il popolo, o assemblea, si sente una partecipazione minima e, nella maggior parte dei casi, i brani sono musicalmente penosi, caratteristica che coinvolge molto spesso anche i testi. Quello che si ascolta oggi si avvicina più alla musica pop e, come scrive un direttore di coro e insegnante[1] "... ritmi sincopati e testi storpiati dalla Bibbia non sono utili per favorire l'inserimento dei giovani; questo retaggio anni '60 e '70 viaggia pari passo con la banalizzazione della nostra società."
In un'intervista[2]  Bepi De Marzi su questo argomento dice: "... Per la musica sacra, e spero che se ne parli presto a più voci in queste pagine, non c’è niente da fare: siamo da tempo nel degrado. Le messe sono ovunque un’avventura locale e i canti prediligono i versi tronchi in “ai, ei, oi, ui”. Le musiche? Impera la “non melodia”. Hanno inventato la cantillazione, un recitativo con effetti esilaranti."

Analoga vicenda si ebbe poco più di un secolo fa; allora la musica sacra ricalcava, invece, lo stile operistico, genere che nel XIX secolo ebbe il massimo fulgore; però non era musica sacra.  Nacque così un movimento musicale che si propose di riformare la musica sacra riportandola ad una maggiore sobrietà e ricercando una maggiore partecipazione dell'assemblea, ma anche di far nascere le "scholae cantorum" nelle diverse parrocchie dedite all'animazione liturgica e all'apprendimento dell'arte musicale.
Questo movimento si diffuse soprattutto in Italia, in Francia ed in Germania e prese il nome di "Movimento Ceciliano", in onore di santa Cecilia patrona della musica e dei musicisti. Si può affermare che Venezia fu la città nella quale il movimento ebbe i principali esponenti fra cui Giovanni Tebaldini, maestro della Cappella Marciana ed uno dei primi "cecilianisti", il suo successore, Don Lorenzo Perosi ed il vescovo di Mantova Giuseppe Sarto, poi Patriarca di Venezia e Papa Pio X. Il nome di Pio X è legato anche alla riforma del canto gregoriano. Con il Motu proprio Inter Sollicitudines (22 novembre 1903), il pontefice impose il canto gregoriano nella liturgia e fornì precise istruzioni circa l'uso della musica nelle cerimonie religiose.
Lorenzo Perosi è ritenuto guida ed esponente principale del Movimento Ceciliano e altro esponente fu Oreste Ravanello (Venezia, 25 agosto 1871 – Padova, 2 luglio 1938), organista e compositore veneziano che a soli diciassette anni divenne organista della Cappella Marciana e sei anni dopo primo organista della Basilica.

Il Concilio Vaticano II[3] definisce cosa si dovrebbe intendere per musica sacra: "Sotto la denominazione di Musica sacra si comprende, in questo documento: il canto gregoriano, la polifonia sacra antica e moderna nei suoi diversi generi, la musica sacra per organo e altri strumenti legittimamente ammessi nella Liturgia, e il canto popolare sacro, cioè liturgico e religioso".

"Chi prega cantando è come se pregasse due volte" afferma qualcuno; ma mi domando: se si canta un testo ed una musica banali sarà proprio vera questa affermazione?
Ed allora mi auguro la nascita di un novello "Movimento Ceciliano"!



[1]) Andrea Angelini  su "il Ponte" del 13 aprile 2014
[2])  http://www.maurozuccante.com/wordpress/bepi-de-marzi-intervista.html  (da Choraliter, n. 37, Gennaio-Aprile, Ed. Feniarco, 2012)
[3] ) ISTRUZIONE DEL «CONSILIUM» E DELLA SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI
MUSICAM SACRAM 5 marzo 1967 

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