domenica 24 febbraio 2008

Alla base Usaf di Aviano volevano fare i ... furbi!

Forse speravano che non avesse molta visione la comunicazione apparsa sul settimanale, in lingua inglese, interno alla base Usaf di Aviano, che, nel cercare personale civile precisava che i richiedenti dovevano essere cittadini di stati aderenti alla Nato, esclusi … gli italiani.

Ma non è passata! Ed allora, … apriti cielo! Giustamente.

Già il paese di Aviano, il comune che ospita la base, ed i suoi abitanti sopportano pesanti servitù militari e danni alle strutture civili, all’ambiente ed all’economia, il tutto dovuto, fin dagli anni ’50, alla massiccia presenza di mezzi (aerei) e dei militari americani.

Ci sono degli accordi ben precisi che, questa volta, il comando Usa tentava di by-passare.

Un’ampia documentazione giornalistica de Il Gazzettino –il giornale del nordest- sopperisce al quasi silenzio dei media e del governo nazionali.

Il fatto, anche se il giorno dopo è stata fatta marcia indietro da parte del comando, è grave.

Come dicevo sopra, i danni sono notevoli ed il presupposto del persistere della base in loco, una base nella quale –si dice- vi siano testate nucleari, era, appunto, l’assunzione di personale locale.

Quando gli aerei, soprattutto i grossi aerei da trasporto che giornalmente vanno e vengono dagli USA, decollano o atterrano il rumore è veramente insopportabile e le onde sonore fanno spostare le tegole delle case; anche se le revisioni annuali dei tetti hanno il contributo, i danni alle persone, che forse ancora non si conoscono, non hanno alcun indennizzo e neppure alcuna cura e prevenzione.

Poi non si sa delle testate nucleari e neppure delle conseguenze dei gas di scarico degli aerei (caccia, caccia-bombardieri, ricognitori) che sono sempre in volo e che, quindi, durante tutta la giornata decollano e atterrano. E i radar?

Anche se i militari americani e le loro famiglie, che vivono all’esterno della base, fanno clan, tuttavia la presenza di un certo numero di individui con una disponibilità economica di un certo rilievo, e questo fin dall’inizio (anni ’50), ha fatto sì che il costo della vita, compreso il prezzo degli immobili, aumentasse notevolmente in una zona rurale a basso reddito.

Insomma, non ci sono mai state grosse proteste da parte degli abitanti (queste si sono avute solo da parte di estremisti) e questo per un certo “scambio” con i posti di lavoro.

Quindi, e concludo, cosa vogliono questi americani a casa nostra? Vogliono fare i padroni con solo le loro regole? E’ ora che lo Stato Italiano, per voce del governo, qualsiasi sia il governo, si faccia sentire e affermi, con vigore, che questa è casa nostra e che loro sono solo ospiti! Altrimenti … “go home!”

1 commento:

Romina ha detto...

Siamo solo servi, e nessun governo cambierà questo stato di cose.