Concludo il mese di novembre con questo post dedicato a due notizie, apparse oggi sul quotidiano locale, Il Gazzettino di Venezia, relative alla mia città.
Sono due notizie ben distinte, che, però, si integrano benissimo.
La prima è una bella notizia, almeno per me e per tutti coloro che vedono nel moto ondoso una delle cause principali del degrado fisico cittadino.
“I ne vede proprio tuto, anca de note” (traduzione per i non veneziani: “Vedono proprio tutto di noi, anche di notte”). Questo è il commento di motoscafisti, tassisti e gondolieri, intervenuti alla presentazione, presso il comando dei vigili urbani, del sistema di rilevazione e di controllo del Canal Grande, che permette di vedere e d’individuare, in diretta, tutte le infrazioni al traffico acqueo, arrivando, con lo zoom, a leggere la targa. Ovviamente per i gondolieri non c’entra la velocità che provoca moto ondoso, ma, ad esempio, il "navigare in formazione allargata” anche di cinque gondole, cosa che intralcia il traffico.
Un piccolo passo, perché Venezia non è solo il Canal Grande, comunque un buon inizio.
Il bello è che poi andrà anche in internet!
Per arrivare alla multa sarà necessario che i vigili accertino sul luogo l’infrazione, però, già così potranno arrivare a colpo sicuro. Comunque un buon deterrente! (Clicca qui per leggere la notizia)
Anche la seconda notizia riguarda le acque della laguna e dei canali percorsi dalle navi, dalle grandi navi da crociera.
Queste provocano non solo moto ondoso, ma anche, con le emissioni del fumo prodotto da combustibili non raffinati, grandi danni alle costruzioni, soprattutto quelle in pietra, ed ai monumenti, per inquinamento dovuto a zolfo e nitrati. (clicca qui per maggiori delucidazioni sull’argomento)
La notizia è data dalle dichiarazioni del sottosegretario di Stato ai Beni culturali intervenuto all'apertura dell'undicesimo “Salone dei Beni e delle Attività Culturali”: «Queste mostruose navi da crociera che entrano a Venezia offendono la città e vanno fermate». È una dichiarazione che, senz’altro, susciterà reazioni da parte dei rappresentanti del Porto di Venezia, delle compagnie di navigazione e delle agenzie turistiche, che, in altre occasioni hanno affermato che l’entrata in Venezia ed il passaggio nel Bacino di San Marco è quanto desiderano i croceristi ed è, quindi, un di più nel valore economico della crociera!
Insomma, per i soldi bisogna accettare tutto!
«Venezia - ha detto ancora il sottosegretario - non è stata fatta per essere vista dall'alto dei ponti delle navi da crociera, ma per camminarvi dentro e immaginare come è vista dall'alto; lo immaginino come facciamo tutti noi».Questa dichiarazione, per me giustissima, mi ha fatto molto piacere.
(Clicca qui per leggere la notizia)
La lotta fra coloro che vogliono eliminare questo traffico dalla laguna e quelli che, invece, vogliono pure incrementarlo, anche con navi sempre più grandi, sarà dura!
Intanto guardatevi queste immagini, che vi avevo già proposto oltre un anno fa, relative al passaggio di una grande nave nel bacino di San Marco (è una presentazione in PowerPoint -.pps).
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AGGIORNAMENTO del 1° dicembre 2007
Ovviamente, in risposta alle dichiarazioni, senza citarle, del sottosegretario di Stato ai Beni culturali riportate sopra, sulla stampa odierna sono apparse interviste e dichiarazioni di coloro che, invece, vogliono continuare a mantenere il traffico delle grandi navi da crociera in laguna.
Clicca qui per leggere quanto apparso oggi su Il Gazzettino
Di tutto un po'. In questo "blog" troverete "sfoghi" e pensieri, lettere inviate ai giornali e, forse, non pubblicate. Parlerò di Venezia, la mia Città, di quanto c'è di buono e di meno buono in essa, ma non mancheranno neppure argomenti di politica e di quello che capita nel mondo. Insomma ... un po' di tutto!!!
venerdì 30 novembre 2007
giovedì 29 novembre 2007
“Telepredicatori”
L’altro giorno, per il post dal titolo “… la situazione internazionale non è buona …”, ho preso l’occasione da un verso di una canzone, che avevo sentito nella trasmissione di Adriano Celentano, per trattare di un argomento serio, e non avevo preso in considerazione alcuna la trasmissione.
Veniamo, quindi, a questo “evento”, come alcuni lo hanno considerato, che era “atteso” dal pubblico televisivo. Altre trasmissioni ne hanno parlato bene, ma io, invece, questa volta sono proprio un “Bastian contrario”. A me non è piaciuta!
Innanzitutto ha cantato poco, cosa che invece è l’unica che sa fare, ed anche bene; per il resto una serie di banalità, di luoghi comuni, di “stupidaggini”, di “sentenze” e di quant’altro che con la canzone non hanno nulla a che fare.
Il critico Aldo Grasso non è stato tenero con lui (clicca qui) e lo invita ad abbandonare il ruolo del “guru” o del predicatore, cosa che mi trova completamente d’accordo.
Aggiungo che non vedo la ragione perché a settant’anni debbano andare in pensione professori universitari, medici ed altri, ed invece un uomo di spettacolo debba continuare a propinarci cose delle quali non è, comunque, all’altezza.
Veniamo, quindi, a questo “evento”, come alcuni lo hanno considerato, che era “atteso” dal pubblico televisivo. Altre trasmissioni ne hanno parlato bene, ma io, invece, questa volta sono proprio un “Bastian contrario”. A me non è piaciuta!
Innanzitutto ha cantato poco, cosa che invece è l’unica che sa fare, ed anche bene; per il resto una serie di banalità, di luoghi comuni, di “stupidaggini”, di “sentenze” e di quant’altro che con la canzone non hanno nulla a che fare.
Il critico Aldo Grasso non è stato tenero con lui (clicca qui) e lo invita ad abbandonare il ruolo del “guru” o del predicatore, cosa che mi trova completamente d’accordo.
Aggiungo che non vedo la ragione perché a settant’anni debbano andare in pensione professori universitari, medici ed altri, ed invece un uomo di spettacolo debba continuare a propinarci cose delle quali non è, comunque, all’altezza.
mercoledì 28 novembre 2007
“Dimmi come scrivi …”
Vi propongo la lettura dell’editoriale di Andrea Maselli apparso sul n.201 del 28.11.2007 di Computer Idea, dal titolo : “Dimmi come scrivi …”.
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Nel mondo del giornalismo esiste una categoria di notizie che viene definita "university buzz" ossia "chiacchiericcio universitario". Si tratta delle "clamorose" scoperte, delle ricerche e dei sondaggi che provengono dai più disparati istituti universitari disseminati per il mondo e che, al di là della loro attendibilità, hanno lo scopo specifico di scatenare dibattiti e discussioni su tematiche controverse, ottenere copertura mediatica e fornire agli stessi media materiale con cui compilare i propri traballanti palinsesti. C'è chi scopre che il fumo delle sigarette fa ricrescere i capelli, chi ha trovato la prova definitiva che i ee1lulari provocano tumori, chi è giunto che alla conclusione che l'orgasmo femminile è legato alle fasi lunari, e via di questo passo... Tanto per dare un'idea, proprio ora, mentre scrivo, leggo su Corriere.it che studiosi delle Università di Pittsburgb e Santa Barbara sono giunti alla conclusione che - lo giuro - le donne con vita stretta e fianchi larghi sarebbero più intelligenti delle altre.
Tra queste straordinarie news ne voglio segnalare una proveniente dall'Università Vanderbilt di NashvilIe nel Tennessee, rimo balzata direttamente sul prestigioso settimanale Newsweek e poi sulla nostra La Repubblica. Il professor Steve Graham avrebbe dimostrato che scrivere "a penna" aiuta gli studenti più giovani a sviluppare le proprie facoltà mentali. A supporto della propria teoria Graham porta le dichiarazioni di un pool di insegnanti delle scuole elementari, convinti che i loro studenti dotati di una grafia più fluida e curata siano anche quelli che ottengono i voti più alti e producono contenuti quantitativamente migliori.
Ora, come dimostrazione non è delle più solide, ma, sebbene il fatto sia oggetto di un vivace dibattito, è certamente plausibile che il bambino che riesce a convertire il proprio pensiero in grafia con maggior facilità possa esprimersi più pienamente per iscritto. Riportando questa notizia (che non è però propriamente una novità o una scoperta rivoluzionaria) il quotidiano la Repubblica non ha.resistito alla tentazione di scatenare la "guerra di religione", sottotitolando il pezzo come "Bimbi più bravi senza mouse". Insomma, i bambini che scrivono a penna diventano più bravi, quelli che usano il computer rimbecilliscono. Si scatena così un'infilata di terrificanti luoghi comuni, in cui il diffondersi della videoscrittura costituirebbe "uno dei segnali della perdita di corporeità dei nostri regazzi". Mentre l'affermarsi dell'uso dei computer nelle scuole comporterebbe "vita sedentaria [perché, invece, notoriamente, quando si scrive a penna si corre a perdifiato], isolamento [e i brufoli no?], perdita della manualità [sulla tastiera infatti si batte con la forza deI pensiero) e udite udite - riduzione della capacità di introspezione e riflessione [no comment]". Sono, ahimè, parole di Franco Frabboni, docente di Scienze della formazione all'Università di Bologna, che partecipa in qualità di intervistato al fuorviante articolo de La Repubblica. Dico "ahimè" perché è triste sentir dire proprio da un noto e stimato specialista della didattica che "un testo scritto a mano contiene una riflessione" mentre "un testo scritto al computer o al telefonino il più delle volte assolve alla funzione di trasmettere un messaggio". Si tratta di un'impostazione pedagogica "nostalgica" purtroppo ancora molto diffusa. Qualcosa che assomiglia al recupero dei "bei tempi andati", del "si stava meglio quando si stava peggio", a un'idea romanzata e stereotipata della scrittura, quella secondo cui i sentimenti e i pensieri più profondi si prestano alla calda stilografica di radica, ma non al freddo computer di plastica. Identificare la scrittura elettronica con gli SMS e le e-mai!, fingendo di dimenticarsi di una tesi di laurea, di un articolo, di un tema, di un diario, di un blog redatto al computer, dimostra la pretestuosità di una presa di posizione che vuole presentare il computer come un'entità aliena, innaturale, vagamente dannosa, al massimo tollerabile se presa a piccole dosi e miscelata con pratiche antiche e salutari. Frabboni, non contento, aggiunge che "la tastiera {...} inconsapevolmente trascina la nostra scrittura verso una forma più sciolta e banale di espressione". Ma perché? Ma in base a che casa? Questo genere di messaggi non è semplicemente sbagliato, è proprio dannoso. Perché nonostante si tratti di una polemica imbastita sul nulla, rischia comunque di spaventare genitori e insegnanti, già spesso restii - vuoi per ignoranza, vuoi per senso di inadeguatezza - a far avvicinare i propri figli o studenti al computer.
In realtà, senza disturbare i professori universitari (italiani o di NashvilIe), basta l'esperienza comune diretta per accorgersi, un modo incontrovertibile, di come proprio la scrittura elettronica enfatizzi a dismisura le possibilità creative di chi scrive, bambino o adulto che sia. permettendo, peraltro, anche a chi, per drammatiche cause di forza maggiore, non può avere proprio nessuna grafia, di materializzare comunque il proprio pensiero. Spesso eccelso.
Il digitale rompe la rigidità del testo, vince l'immutabilità degli inchiostri, fa sparire i limiti del foglio e permette di pensare e ripensare ciò che si sta scrivendo, in tempo reale: ora scrivo, ora cancello, ora riscrivo. ora mi lascio uno spazio, ora tolgo, ora aggiungo... Perché allora queste pretestuose ipocrisie ogni qualvolta si parla di scuola e di bambni? Di casa si ha paura?
Andrea Maselli
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Evidentemente, anche nel mondo accademico, e questo è proprio il guaio, esistono personaggi troppo pieni di sé che, in base a ricerche, molto spesso strampalate, espongono teorie assurde passandole come “VERITÀ” assoluta.
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Nel mondo del giornalismo esiste una categoria di notizie che viene definita "university buzz" ossia "chiacchiericcio universitario". Si tratta delle "clamorose" scoperte, delle ricerche e dei sondaggi che provengono dai più disparati istituti universitari disseminati per il mondo e che, al di là della loro attendibilità, hanno lo scopo specifico di scatenare dibattiti e discussioni su tematiche controverse, ottenere copertura mediatica e fornire agli stessi media materiale con cui compilare i propri traballanti palinsesti. C'è chi scopre che il fumo delle sigarette fa ricrescere i capelli, chi ha trovato la prova definitiva che i ee1lulari provocano tumori, chi è giunto che alla conclusione che l'orgasmo femminile è legato alle fasi lunari, e via di questo passo... Tanto per dare un'idea, proprio ora, mentre scrivo, leggo su Corriere.it che studiosi delle Università di Pittsburgb e Santa Barbara sono giunti alla conclusione che - lo giuro - le donne con vita stretta e fianchi larghi sarebbero più intelligenti delle altre.
Tra queste straordinarie news ne voglio segnalare una proveniente dall'Università Vanderbilt di NashvilIe nel Tennessee, rimo balzata direttamente sul prestigioso settimanale Newsweek e poi sulla nostra La Repubblica. Il professor Steve Graham avrebbe dimostrato che scrivere "a penna" aiuta gli studenti più giovani a sviluppare le proprie facoltà mentali. A supporto della propria teoria Graham porta le dichiarazioni di un pool di insegnanti delle scuole elementari, convinti che i loro studenti dotati di una grafia più fluida e curata siano anche quelli che ottengono i voti più alti e producono contenuti quantitativamente migliori.
Ora, come dimostrazione non è delle più solide, ma, sebbene il fatto sia oggetto di un vivace dibattito, è certamente plausibile che il bambino che riesce a convertire il proprio pensiero in grafia con maggior facilità possa esprimersi più pienamente per iscritto. Riportando questa notizia (che non è però propriamente una novità o una scoperta rivoluzionaria) il quotidiano la Repubblica non ha.resistito alla tentazione di scatenare la "guerra di religione", sottotitolando il pezzo come "Bimbi più bravi senza mouse". Insomma, i bambini che scrivono a penna diventano più bravi, quelli che usano il computer rimbecilliscono. Si scatena così un'infilata di terrificanti luoghi comuni, in cui il diffondersi della videoscrittura costituirebbe "uno dei segnali della perdita di corporeità dei nostri regazzi". Mentre l'affermarsi dell'uso dei computer nelle scuole comporterebbe "vita sedentaria [perché, invece, notoriamente, quando si scrive a penna si corre a perdifiato], isolamento [e i brufoli no?], perdita della manualità [sulla tastiera infatti si batte con la forza deI pensiero) e udite udite - riduzione della capacità di introspezione e riflessione [no comment]". Sono, ahimè, parole di Franco Frabboni, docente di Scienze della formazione all'Università di Bologna, che partecipa in qualità di intervistato al fuorviante articolo de La Repubblica. Dico "ahimè" perché è triste sentir dire proprio da un noto e stimato specialista della didattica che "un testo scritto a mano contiene una riflessione" mentre "un testo scritto al computer o al telefonino il più delle volte assolve alla funzione di trasmettere un messaggio". Si tratta di un'impostazione pedagogica "nostalgica" purtroppo ancora molto diffusa. Qualcosa che assomiglia al recupero dei "bei tempi andati", del "si stava meglio quando si stava peggio", a un'idea romanzata e stereotipata della scrittura, quella secondo cui i sentimenti e i pensieri più profondi si prestano alla calda stilografica di radica, ma non al freddo computer di plastica. Identificare la scrittura elettronica con gli SMS e le e-mai!, fingendo di dimenticarsi di una tesi di laurea, di un articolo, di un tema, di un diario, di un blog redatto al computer, dimostra la pretestuosità di una presa di posizione che vuole presentare il computer come un'entità aliena, innaturale, vagamente dannosa, al massimo tollerabile se presa a piccole dosi e miscelata con pratiche antiche e salutari. Frabboni, non contento, aggiunge che "la tastiera {...} inconsapevolmente trascina la nostra scrittura verso una forma più sciolta e banale di espressione". Ma perché? Ma in base a che casa? Questo genere di messaggi non è semplicemente sbagliato, è proprio dannoso. Perché nonostante si tratti di una polemica imbastita sul nulla, rischia comunque di spaventare genitori e insegnanti, già spesso restii - vuoi per ignoranza, vuoi per senso di inadeguatezza - a far avvicinare i propri figli o studenti al computer.
In realtà, senza disturbare i professori universitari (italiani o di NashvilIe), basta l'esperienza comune diretta per accorgersi, un modo incontrovertibile, di come proprio la scrittura elettronica enfatizzi a dismisura le possibilità creative di chi scrive, bambino o adulto che sia. permettendo, peraltro, anche a chi, per drammatiche cause di forza maggiore, non può avere proprio nessuna grafia, di materializzare comunque il proprio pensiero. Spesso eccelso.
Il digitale rompe la rigidità del testo, vince l'immutabilità degli inchiostri, fa sparire i limiti del foglio e permette di pensare e ripensare ciò che si sta scrivendo, in tempo reale: ora scrivo, ora cancello, ora riscrivo. ora mi lascio uno spazio, ora tolgo, ora aggiungo... Perché allora queste pretestuose ipocrisie ogni qualvolta si parla di scuola e di bambni? Di casa si ha paura?
Andrea Maselli
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Evidentemente, anche nel mondo accademico, e questo è proprio il guaio, esistono personaggi troppo pieni di sé che, in base a ricerche, molto spesso strampalate, espongono teorie assurde passandole come “VERITÀ” assoluta.
lunedì 26 novembre 2007
“…la situazione internazionale non è buona … “
“… la situazione internazionale non è buona … “. Questo un verso della canzone che Adriano Celentano ha cantato, questa sera, pochi minuti fa.
Durante l’esecuzione, proprio in questo momento, venivano visualizzati dei “flash” delle proteste dei monaci nella ex Birmania e le conseguenti repressioni.
È proprio vero, anche in relazione a quanto succede in quella terra, e che ho già trattato in due post precedenti (vedi qui ed anche qui ), la situazione lì non è per niente buona.
Ma se ci guardiamo attorno, in molte altre parti del pianeta, anche lì … la situazione non è buona.
Non volendo dimenticare qualche luogo, anche perché sarebbero troppi, appositamente ne citerò solo due, con fatti proprio di questi giorni, dove la situazione direi che è quasi analoga.
Che ne dite di quello che sta succedendo in Russia, dove Putin, l’”amico di S.B.”, fa arrestare i suoi oppositori? (Clicca qui).
Ma anche in Tibet, invaso ed incorporato dai cinesi nel 1950, i tibetani rimasti non possono più neppure esprimere le proprie idee di libertà. È proprio di questi giorni la notizia di un pastore di quel paese condannato ad otto anni di carcere per aver gridato “Lunga vita al Dalai Lama” (clicca qui per la notizia) (per altre notizie sul Tibet, clicca qui).
È vero, … la situazione internazionale non è buona!
Durante l’esecuzione, proprio in questo momento, venivano visualizzati dei “flash” delle proteste dei monaci nella ex Birmania e le conseguenti repressioni.
È proprio vero, anche in relazione a quanto succede in quella terra, e che ho già trattato in due post precedenti (vedi qui ed anche qui ), la situazione lì non è per niente buona.
Ma se ci guardiamo attorno, in molte altre parti del pianeta, anche lì … la situazione non è buona.
Non volendo dimenticare qualche luogo, anche perché sarebbero troppi, appositamente ne citerò solo due, con fatti proprio di questi giorni, dove la situazione direi che è quasi analoga.
Che ne dite di quello che sta succedendo in Russia, dove Putin, l’”amico di S.B.”, fa arrestare i suoi oppositori? (Clicca qui).
Ma anche in Tibet, invaso ed incorporato dai cinesi nel 1950, i tibetani rimasti non possono più neppure esprimere le proprie idee di libertà. È proprio di questi giorni la notizia di un pastore di quel paese condannato ad otto anni di carcere per aver gridato “Lunga vita al Dalai Lama” (clicca qui per la notizia) (per altre notizie sul Tibet, clicca qui).
È vero, … la situazione internazionale non è buona!
Discussioni sulla “sanità veneziana”
L’ennesimo incontro sul tema “sanità”, svoltosi a Venezia la scorsa settimana, ha rispolverato le critiche che, da ogni parte, piovono sul riconfermato direttore generale della Ulss 12 Veneziana, dott. Antonio Padoan.
Detto incontro era organizzato dalla Confartigianato veneziana, anche in vista dei prossimi cambiamenti che dovrebbero avvenire a breve e che, comunque, pongono diversi interrogativi.
Da questo incontro, come da altri precedenti, il direttore dell’Ulss si dimostra più come “manager” di un’impresa con scopo di lucro invece di amministratore di un’azienda pubblica il cui scopo è fornire servizi sanitari adeguati a tutti i cittadini e, soprattutto, a quelli più deboli. O no?
Clicca qui per leggere quanto riportato dalla stampa locale (Il Gazzettino) in questi giorni.
Il fatto di essere riuscito a costruire il nuovo ospedale di Mestre (clicca qui per vedere il progetto) con il sistema del “project financing”, dopo che la terraferma veneziana lo aspettava da circa cinquant’anni, lo rende all’occhio dei privati e della giunta regionale di destra, quasi un “salvatore della patria”.
Non dimenticherei, però, che questa nuova costruzione (forse un po’ faraonica), che inizierà ad essere operativa nei primi mesi del 2008, porterà il privato dentro la sanità pubblica; questo, almeno a quanto dichiarato, solo per i servizi non sanitari. Non si sa, però, se qualche servizio diagnostico, tipo radiologia, risonanza magnetica e PET, verranno o meno gestiti dall’ospedale stesso o da privati.
Si sa già che, fra l’altro, il parcheggio sarà in mano ai privati, che hanno già stabilito che anche i dipendenti dovranno pagarlo, 35 euro al mese (cioè un incasso di circa 35.000,00 euro al mese, 420.000,00 all’anno)! Ovviamente sono già iniziate le proteste. Forse i dipendenti della più grande industria italiana, la Fiat, pagano il posteggio per andare a lavorare?
Tornando alle dichiarazioni di quest’ultimo incontro, il direttore generale, che non è mai stato tenero con i medici di base, non si sa perché, se li è inimicati ulteriormente. «É irritante e sconfortante - dice il presidente dell’Ordine dei Medici - che un direttore generale screditi così la categoria medica. Non vogliamo più essere trattati come un problema, ma come una risorsa. É arrivato il momento che questa azienda ci dica, una volta per tutti, se considera i medici, tutti i medici, come dei professionisti competenti con cui collaborare, o solo come dei dipendenti a cui imporre delle scelte anche discutibili».
Poi c’è il problema delle “Utap” le unità territoriali di assistenza primarie che dovrebbero riunire medici di base e guardia medica in strutture più grandi. Anche qui i medici di base, soprattutto della realtà di Venezia-Centro storico, sono dubbiosi sulla loro necessità e “pensano male”, andreottianamente parlando! «Il mio timore – sostiene un medico - è che il direttore generale Antonio Padoan abbia obiettivi diversi dalla salute della popolazione. Il suo problema è soltanto il bilancio. Nella vicenda delle Utap, in particolare, la Regione ha vincolato il premio di produzione dei direttori generali all'attivazioni di due di queste strutture. Insomma tutto questo interesse è perché ne va dello stipendio di Padoan. Ma un'Utap, in una città come Venezia, non è così importante. Molto meglio sarebbe investire sulla medicina di gruppo o sul personale che è drammaticamente poco».
Qualche dubbio, effettivamente, c’è!
Detto incontro era organizzato dalla Confartigianato veneziana, anche in vista dei prossimi cambiamenti che dovrebbero avvenire a breve e che, comunque, pongono diversi interrogativi.
Da questo incontro, come da altri precedenti, il direttore dell’Ulss si dimostra più come “manager” di un’impresa con scopo di lucro invece di amministratore di un’azienda pubblica il cui scopo è fornire servizi sanitari adeguati a tutti i cittadini e, soprattutto, a quelli più deboli. O no?
Clicca qui per leggere quanto riportato dalla stampa locale (Il Gazzettino) in questi giorni.
Il fatto di essere riuscito a costruire il nuovo ospedale di Mestre (clicca qui per vedere il progetto) con il sistema del “project financing”, dopo che la terraferma veneziana lo aspettava da circa cinquant’anni, lo rende all’occhio dei privati e della giunta regionale di destra, quasi un “salvatore della patria”.
Non dimenticherei, però, che questa nuova costruzione (forse un po’ faraonica), che inizierà ad essere operativa nei primi mesi del 2008, porterà il privato dentro la sanità pubblica; questo, almeno a quanto dichiarato, solo per i servizi non sanitari. Non si sa, però, se qualche servizio diagnostico, tipo radiologia, risonanza magnetica e PET, verranno o meno gestiti dall’ospedale stesso o da privati.
Si sa già che, fra l’altro, il parcheggio sarà in mano ai privati, che hanno già stabilito che anche i dipendenti dovranno pagarlo, 35 euro al mese (cioè un incasso di circa 35.000,00 euro al mese, 420.000,00 all’anno)! Ovviamente sono già iniziate le proteste. Forse i dipendenti della più grande industria italiana, la Fiat, pagano il posteggio per andare a lavorare?
Tornando alle dichiarazioni di quest’ultimo incontro, il direttore generale, che non è mai stato tenero con i medici di base, non si sa perché, se li è inimicati ulteriormente. «É irritante e sconfortante - dice il presidente dell’Ordine dei Medici - che un direttore generale screditi così la categoria medica. Non vogliamo più essere trattati come un problema, ma come una risorsa. É arrivato il momento che questa azienda ci dica, una volta per tutti, se considera i medici, tutti i medici, come dei professionisti competenti con cui collaborare, o solo come dei dipendenti a cui imporre delle scelte anche discutibili».
Poi c’è il problema delle “Utap” le unità territoriali di assistenza primarie che dovrebbero riunire medici di base e guardia medica in strutture più grandi. Anche qui i medici di base, soprattutto della realtà di Venezia-Centro storico, sono dubbiosi sulla loro necessità e “pensano male”, andreottianamente parlando! «Il mio timore – sostiene un medico - è che il direttore generale Antonio Padoan abbia obiettivi diversi dalla salute della popolazione. Il suo problema è soltanto il bilancio. Nella vicenda delle Utap, in particolare, la Regione ha vincolato il premio di produzione dei direttori generali all'attivazioni di due di queste strutture. Insomma tutto questo interesse è perché ne va dello stipendio di Padoan. Ma un'Utap, in una città come Venezia, non è così importante. Molto meglio sarebbe investire sulla medicina di gruppo o sul personale che è drammaticamente poco».
Qualche dubbio, effettivamente, c’è!
mercoledì 21 novembre 2007
Aung San Suu Kyi - “Lettere dalla mia Birmania”: un bel libro!
Questo “blog”, come avrete notato sulla colonna a destra, sostiene “Bloggers for Burma”, un “blog”, che, fra l’altro, tratta “ … delle tragiche vicende che si stanno svolgendo nella ex Birmania nonché di promuovere e divulgare iniziative inerenti e le manifestazioni di solidarietà del popolo degli internauti.”.
Devo ammettere che della ex Birmania, ora Myanmar, conoscevo, a grandi linee, quello che leggevo sui giornali, notizie che apparivano solo quando in questo paese, per me molto lontano in tutti i sensi, avveniva qualcosa di tragico, soprattutto quando la giunta militare al potere da troppi anni trovava un espediente qualsiasi per reprimere nel sangue, nella prigionia e nelle torture le poche libertà che, forse, esistono.
Avevo sentito nominare anche Aung San Suu Kyi, la donna, premio Nobel per la pace nel 1991, che, a capo di un partito che tenta di portare la democrazia in Birmania, vive o agli arresti domiciliari o dispone di una parvenza di libertà.
Ovviamente gli ultimi avvenimenti, che hanno visto la protesta pacifica dei monaci buddisti birmani a difesa dei più deboli, hanno fatto sì che l’interesse, non solo mio, per questa parte del mondo crescesse.
A parte l’aggiornamento degli avvenimenti che ricevo dal “blog” citato sopra, nella biblioteca civica che frequento, ho trovato un libro di Aung San Suu Kyi dal titolo “Lettere dalla mia Birmania”, libro che, ovviamente, ho preso in prestito e che, proprio in questi giorni ho letto.
Si tratta di una raccolta di “lettere”, indirizzate a nessuno, scritte, tra il novembre 1995 ed il dicembre 1996, nei pochi momenti liberi di una intensissima vita pubblica, anche se vissuta, in gran parte nella sua “casa-prigione”.
Si tratta di "lettere" su vari argomenti, alcuni politici, ovviamente; data la situazione dell’autrice e del paese stretto nella morsa di un regime totalitario, con migliaia di persone in carcere, anche senza processo, costrette a lavori forzati, non poteva essere diversamente.
Ma la scoperta viene dalle molte “lettere” nelle quali la sensibilità della persona, in particolare la sensibilità della donna, affiora fino a far sembrare poesia la prosa.
Le pagine di Aung San Suu Kyi sono ricche di umanità e di adesione alle esperienze dirette della vita e della gente più umile, e vi troverete anche scenari, sapori, profumi e melodie della sua Birmania. Ma vi traspare anche la spiritualità di questa persona, buddista devota, che nelle sue giornate, pur se intense e quasi frenetiche, riesce a ritagliarsi momenti di preghiera e di meditazione. Il giornalista Fergal Keane, che ha curato l’introduzione di questo libro, definisce questa donna, leader politica nel senso più bello di questo termine, come “ … una mente lucida unita ad un cuore generoso”.
Va evidenziato che, di proposito, senz’altro con intento polemico, l’autrice chiama il suo paese sempre con l’antico nome di Birmania e non usa l’attuale versione “Myanmar” in quanto imposto dopo la presa di potere da parte dei militari.
C’è una parte del capitolo 22 dove accenna agli imprenditori di altri paesi (fra i quali, senz’altro, non mancheranno quelli nostrani) che, pur di arricchirsi, non guardano alle condizioni in cui vive il paese dove manca la legalità, anche nelle operazioni economiche, dove il numero dei prigionieri politici è enorme e dove i livelli sanitari e di vita sono al minimo. Di loro scrive questa similitudine: “Osservare gli imprenditori che vengono in Birmania con l’intento di arricchirsi è un po’ come guardare qualcuno che, entrato in un frutteto, si metta a strappare rozzamente i fiori, attratto dalla loro fragile bellezza ma cieco alla bruttezza dei rami spogli e indifferente al fatto che, così facendo, sta pregiudicando il futuro raccolto e commettendo un’ingiustizia ai danni dei legittimi proprietari del frutteto”.
Un libro interessante e di piacevole lettura: insomma, un bel libro!
Aung San Suu Kyi - “Lettere dalla mia Birmania” Sperling & Kupfer Editori – Marzo 2007
Devo ammettere che della ex Birmania, ora Myanmar, conoscevo, a grandi linee, quello che leggevo sui giornali, notizie che apparivano solo quando in questo paese, per me molto lontano in tutti i sensi, avveniva qualcosa di tragico, soprattutto quando la giunta militare al potere da troppi anni trovava un espediente qualsiasi per reprimere nel sangue, nella prigionia e nelle torture le poche libertà che, forse, esistono.
Avevo sentito nominare anche Aung San Suu Kyi, la donna, premio Nobel per la pace nel 1991, che, a capo di un partito che tenta di portare la democrazia in Birmania, vive o agli arresti domiciliari o dispone di una parvenza di libertà.
Ovviamente gli ultimi avvenimenti, che hanno visto la protesta pacifica dei monaci buddisti birmani a difesa dei più deboli, hanno fatto sì che l’interesse, non solo mio, per questa parte del mondo crescesse.
A parte l’aggiornamento degli avvenimenti che ricevo dal “blog” citato sopra, nella biblioteca civica che frequento, ho trovato un libro di Aung San Suu Kyi dal titolo “Lettere dalla mia Birmania”, libro che, ovviamente, ho preso in prestito e che, proprio in questi giorni ho letto.
Si tratta di una raccolta di “lettere”, indirizzate a nessuno, scritte, tra il novembre 1995 ed il dicembre 1996, nei pochi momenti liberi di una intensissima vita pubblica, anche se vissuta, in gran parte nella sua “casa-prigione”.
Si tratta di "lettere" su vari argomenti, alcuni politici, ovviamente; data la situazione dell’autrice e del paese stretto nella morsa di un regime totalitario, con migliaia di persone in carcere, anche senza processo, costrette a lavori forzati, non poteva essere diversamente.
Ma la scoperta viene dalle molte “lettere” nelle quali la sensibilità della persona, in particolare la sensibilità della donna, affiora fino a far sembrare poesia la prosa.
Le pagine di Aung San Suu Kyi sono ricche di umanità e di adesione alle esperienze dirette della vita e della gente più umile, e vi troverete anche scenari, sapori, profumi e melodie della sua Birmania. Ma vi traspare anche la spiritualità di questa persona, buddista devota, che nelle sue giornate, pur se intense e quasi frenetiche, riesce a ritagliarsi momenti di preghiera e di meditazione. Il giornalista Fergal Keane, che ha curato l’introduzione di questo libro, definisce questa donna, leader politica nel senso più bello di questo termine, come “ … una mente lucida unita ad un cuore generoso”.
Va evidenziato che, di proposito, senz’altro con intento polemico, l’autrice chiama il suo paese sempre con l’antico nome di Birmania e non usa l’attuale versione “Myanmar” in quanto imposto dopo la presa di potere da parte dei militari.
C’è una parte del capitolo 22 dove accenna agli imprenditori di altri paesi (fra i quali, senz’altro, non mancheranno quelli nostrani) che, pur di arricchirsi, non guardano alle condizioni in cui vive il paese dove manca la legalità, anche nelle operazioni economiche, dove il numero dei prigionieri politici è enorme e dove i livelli sanitari e di vita sono al minimo. Di loro scrive questa similitudine: “Osservare gli imprenditori che vengono in Birmania con l’intento di arricchirsi è un po’ come guardare qualcuno che, entrato in un frutteto, si metta a strappare rozzamente i fiori, attratto dalla loro fragile bellezza ma cieco alla bruttezza dei rami spogli e indifferente al fatto che, così facendo, sta pregiudicando il futuro raccolto e commettendo un’ingiustizia ai danni dei legittimi proprietari del frutteto”.
Un libro interessante e di piacevole lettura: insomma, un bel libro!
Aung San Suu Kyi - “Lettere dalla mia Birmania” Sperling & Kupfer Editori – Marzo 2007
martedì 20 novembre 2007
“Media” e salute
Avete mai letto qualche articolo, sia su carta stampata sia su internet, od avete seguito qualche trasmissione TV su argomenti sanitari? Penso di si. Più o meno tutti quanti qualcosa di questo genere l’hanno fatta.
Come siete stati dopo un’attenta lettura su qualche patologia, soprattutto dopo aver letto i vari sintomi?
Senz’altro vi sarete subito preoccupati perché qualche sintomo, qualche “doloretto”, l’avrete pur avuto. Però quella patologia, così ben descritta, proprio non fa, o meglio non ha fatto, il caso vostro.
Avere un torcicollo ed un dolore al braccio “sinistro” non vuol dire, per forza, di essere in presenza di un infarto.
Prendo lo spunto per questo post da un servizio che potete trovare su Corriere.it cliccando qui che, nello specifico, tratta delle patologie del cuore. Poiché sono interessato e qualcosa la so per esperienza, ho provato a darci un’occhiata. Meglio smettere e non andare più avanti, soprattutto quando si arriva ai sintomi!
Se uno ci pensa e fa riferimento a quello che qualche volta può aver provato, si trova subito ad un pronto soccorso!
Per carità, non voglio dire che questi articoli e/o servizi non dicano la verità, ma da questo a pensare che si debba vivere sotto l’incubo che il minimo dolore posizionato nei “posti giusti” sia sintomo di qualche malattia fa sì che i più suggestionabili si “ammalino” veramente subito!
Ed allora qual è la cosa giusta? Senz’altro parlare con il proprio medico
Mi dimenticavo! Nel servizio citato sopra, c’è anche un forum. Bene, in una risposta ad una domanda evidentemente non ben dettagliata, viene scritto, fra l’altro, quanto segue: “… Credo che i suoi curanti, che avevano a disposizione questi dati, le abbiano dato le risposte più corrette… “.
Non bisogna dimenticare che anche i medici sbagliano e, visto che domani 21 novembre, a Venezia c’è la festa della “Madonna della Salute” (vedi “post” più sotto), una preghierina non guasta mai!
Come siete stati dopo un’attenta lettura su qualche patologia, soprattutto dopo aver letto i vari sintomi?
Senz’altro vi sarete subito preoccupati perché qualche sintomo, qualche “doloretto”, l’avrete pur avuto. Però quella patologia, così ben descritta, proprio non fa, o meglio non ha fatto, il caso vostro.
Avere un torcicollo ed un dolore al braccio “sinistro” non vuol dire, per forza, di essere in presenza di un infarto.
Prendo lo spunto per questo post da un servizio che potete trovare su Corriere.it cliccando qui che, nello specifico, tratta delle patologie del cuore. Poiché sono interessato e qualcosa la so per esperienza, ho provato a darci un’occhiata. Meglio smettere e non andare più avanti, soprattutto quando si arriva ai sintomi!
Se uno ci pensa e fa riferimento a quello che qualche volta può aver provato, si trova subito ad un pronto soccorso!
Per carità, non voglio dire che questi articoli e/o servizi non dicano la verità, ma da questo a pensare che si debba vivere sotto l’incubo che il minimo dolore posizionato nei “posti giusti” sia sintomo di qualche malattia fa sì che i più suggestionabili si “ammalino” veramente subito!
Ed allora qual è la cosa giusta? Senz’altro parlare con il proprio medico
Mi dimenticavo! Nel servizio citato sopra, c’è anche un forum. Bene, in una risposta ad una domanda evidentemente non ben dettagliata, viene scritto, fra l’altro, quanto segue: “… Credo che i suoi curanti, che avevano a disposizione questi dati, le abbiano dato le risposte più corrette… “.
Non bisogna dimenticare che anche i medici sbagliano e, visto che domani 21 novembre, a Venezia c’è la festa della “Madonna della Salute” (vedi “post” più sotto), una preghierina non guasta mai!
domenica 18 novembre 2007
Berlusconi: nasce il partito del popolo !!!!
Un altro???
Ma solo alcuni mesi fa non doveva nascere un nuovo partito dei "Circoli della libertà" della Brambilla, con la benedizione di Berlusconi?
Oggi ne nasce un altro! (Leggi articolo di corriere.it)
"La mossa di Berlusconi: nasce il partito del popolo"
Chissà se fra un po' tirerà fuori dal cilindro qualcos'altro!
Ma solo alcuni mesi fa non doveva nascere un nuovo partito dei "Circoli della libertà" della Brambilla, con la benedizione di Berlusconi?
Oggi ne nasce un altro! (Leggi articolo di corriere.it)
"La mossa di Berlusconi: nasce il partito del popolo"
Chissà se fra un po' tirerà fuori dal cilindro qualcos'altro!
venerdì 16 novembre 2007
21 novembre – “Madonna della Salute”, festività veneziana
Oggi, 16 novembre, hanno aperto un altro ponte sul Canal Grande; non si tratta del “quarto” ponte, quello progettato dall’architetto spagnolo Calatrava, che è in allestimento (si prevede ancora qualche mese di lavoro), ma di quello votivo che, ogni anno, viene allestito tra Santa Maria del Giglio (sestiere di San Marco) e San Gregorio (sestiere di Dorsoduro) per facilitare l’afflusso alla basilica di Santa Maria della Salute in occasione della festività della “Madonna della Salute”, che ricorre il 21 novembre. (vedi comunicato stampa del Comune di Venezia)
È una festa soprattutto religiosa, ma anche laica, folclorica e per i bambini.
Per fortuna nostra (dei veneziani) è una festa che, per la stagione in cui cade, non è legata ai flussi turistici che invadono la nostra città e, perciò, è una festa tutta veneziana, l’unica che ci rimane.
La tradizione e la storia vogliono che sia legata alla pestilenza che infierì, non solo Venezia, negli anni 1630-1631.
Nonostante tutte le precauzioni prese dal governo della Serenissima, allo scoppiare dell’epidemia, (isolamento, lazzaretti, sepolture immediate dei morti con calce) i decessi furono numerosissimi, con tutte le relative conseguenze, anche economiche, che si possono immaginare.
Non trovando altri rimedi, lo Stato (Doge e Maggior Consiglio) fece voto alla Madonna di costruire una chiesa a Lei dedicata, perché intercedesse, per la fine della pestilenza, con l’impegno di recarsi ogni anno a rendere grazie a Maria Vergine.
Passato il pericolo fu costruita, all’inizio del Canal Grande, su progetto dell’architetto Baldassare Longhena, un’imponente basilica (clicca qui) che prende il nome di “Madonna della Salute”, che, da allora, ogni 21 novembre, viene “invasa” da numerosi pellegrini veneziani, cittadini della città d’acqua e di quella di terraferma, praticanti e no, che chiedono intercessione per la propria salute e per quella dei loro cari. (clicca qui per leggere la storia)
Per facilitare l’afflusso della gente, fin dall’inizio, fu deciso di costruire un ponte provvisorio (su barche) che attraversi il Canal Grande nelle immediate adiacenze della Basilica, cosa che, anche oggi, viene fatta e che resta in funzione per alcuni giorni (aperto oggi, verrà chiuso alle 23,30 di mercoledì 21).
Una processione alla quale parteciperanno il Patriarca ed anche le autorità cittadine, con la seguente celebrazione della S.Messa solenne in basilica, sarà il culmine della festività.
Nelle vicinanze della basilica, ma anche nelle calli adiacenti, si trovano numerosi i banchetti che vendono le candele che, consegnate agli incaricati all’ingresso, serviranno per tutto l’anno (clicca qui per "la tradizione").
All’uscita, nella zona di deflusso, ancora bancarelle, questa volta con dolciumi, giocattoli e, soprattutto, con tanti palloncini colorati, per la gioia dei bambini.
Tradizione vuole che in questa ricorrenza, per ricordare come, nel periodo della pestilenza e quindi anche di carenza alimentare, l’unico mezzo di sussistenza fosse la carne di pecora, che proveniva dalla Dalmazia, si usa preparare un piatto denominato “castradina”, per la ricetta del quale vi rimando a questo “link”
È una festa soprattutto religiosa, ma anche laica, folclorica e per i bambini.
Per fortuna nostra (dei veneziani) è una festa che, per la stagione in cui cade, non è legata ai flussi turistici che invadono la nostra città e, perciò, è una festa tutta veneziana, l’unica che ci rimane.
La tradizione e la storia vogliono che sia legata alla pestilenza che infierì, non solo Venezia, negli anni 1630-1631.
Nonostante tutte le precauzioni prese dal governo della Serenissima, allo scoppiare dell’epidemia, (isolamento, lazzaretti, sepolture immediate dei morti con calce) i decessi furono numerosissimi, con tutte le relative conseguenze, anche economiche, che si possono immaginare.
Non trovando altri rimedi, lo Stato (Doge e Maggior Consiglio) fece voto alla Madonna di costruire una chiesa a Lei dedicata, perché intercedesse, per la fine della pestilenza, con l’impegno di recarsi ogni anno a rendere grazie a Maria Vergine.
Passato il pericolo fu costruita, all’inizio del Canal Grande, su progetto dell’architetto Baldassare Longhena, un’imponente basilica (clicca qui) che prende il nome di “Madonna della Salute”, che, da allora, ogni 21 novembre, viene “invasa” da numerosi pellegrini veneziani, cittadini della città d’acqua e di quella di terraferma, praticanti e no, che chiedono intercessione per la propria salute e per quella dei loro cari. (clicca qui per leggere la storia)
Per facilitare l’afflusso della gente, fin dall’inizio, fu deciso di costruire un ponte provvisorio (su barche) che attraversi il Canal Grande nelle immediate adiacenze della Basilica, cosa che, anche oggi, viene fatta e che resta in funzione per alcuni giorni (aperto oggi, verrà chiuso alle 23,30 di mercoledì 21).
Una processione alla quale parteciperanno il Patriarca ed anche le autorità cittadine, con la seguente celebrazione della S.Messa solenne in basilica, sarà il culmine della festività.
Nelle vicinanze della basilica, ma anche nelle calli adiacenti, si trovano numerosi i banchetti che vendono le candele che, consegnate agli incaricati all’ingresso, serviranno per tutto l’anno (clicca qui per "la tradizione").
All’uscita, nella zona di deflusso, ancora bancarelle, questa volta con dolciumi, giocattoli e, soprattutto, con tanti palloncini colorati, per la gioia dei bambini.
Tradizione vuole che in questa ricorrenza, per ricordare come, nel periodo della pestilenza e quindi anche di carenza alimentare, l’unico mezzo di sussistenza fosse la carne di pecora, che proveniva dalla Dalmazia, si usa preparare un piatto denominato “castradina”, per la ricetta del quale vi rimando a questo “link”
giovedì 15 novembre 2007
Becero revisionismo storico anche su Giuseppe Garibaldi
Alcuni giorni fa i soliti padani (peccato che si tratti di deputati italiani pagati con i nostri soldi, e non chiamiamoli “onorevoli") hanno effettuato una delle loro solite spacconate con l’esposizione di uno striscione con la scritta “Padania libera”.
Il luogo era la sala della Lupa della Camera dei deputati dove era in corso una giornata di studio su Garibaldi in occasione del bicentenario della sua nascita.
Oltre a questo gesto hanno provveduto alla distribuzione di volantini sui quali Garibaldi viene definito, fra l’altro, truffatore e criminale di guerra.
Leggi la cronaca su La Repubblica e su Rinascita, nonché il commento di Scalfari su L’Espresso.
E mentre qui in Italia si accende questo ennesimo tentativo di revisionismo storico, in questo caso “becero revisionismo storico”, dall’altra parte dell’oceano, in Brasile, nello stato di Santa Catarina, popolato da discendenti di italiani, nella maggior parte veneti, là emigrati a fine ‘800, si organizza una mostra ed un dibattito intitolato “Giuseppe Garibaldi – Tra Italia e Santa Catarina”.
Il tutto, come da programma che mi è pervenuto da parte del “Forum Parlamentar Italo-Brasileiro” e che potete leggere a questo “link”.
Il luogo era la sala della Lupa della Camera dei deputati dove era in corso una giornata di studio su Garibaldi in occasione del bicentenario della sua nascita.
Oltre a questo gesto hanno provveduto alla distribuzione di volantini sui quali Garibaldi viene definito, fra l’altro, truffatore e criminale di guerra.
Leggi la cronaca su La Repubblica e su Rinascita, nonché il commento di Scalfari su L’Espresso.
E mentre qui in Italia si accende questo ennesimo tentativo di revisionismo storico, in questo caso “becero revisionismo storico”, dall’altra parte dell’oceano, in Brasile, nello stato di Santa Catarina, popolato da discendenti di italiani, nella maggior parte veneti, là emigrati a fine ‘800, si organizza una mostra ed un dibattito intitolato “Giuseppe Garibaldi – Tra Italia e Santa Catarina”.
Il tutto, come da programma che mi è pervenuto da parte del “Forum Parlamentar Italo-Brasileiro” e che potete leggere a questo “link”.
sabato 10 novembre 2007
Spigolature di una vacanza (2) – Lussemburgo e Bruxelles: le cacche dei cani.
Avendo un cane ed abitando a Venezia dove, purtroppo, ci sono cittadini maleducati che non raccolgono le cacche dei loro cani, sono abituato a guardare a terra, durante le mie camminate, per non incorrere in qualche “inconveniente”.
Questo modo di agire mi ha abituato ad osservare.
Così ho osservato, l’ultima domenica d’ottobre, a Bruxelles, nel centro della città, che …tutto il mondo e paese! Anche lì dovevo stare attento a non pestare “qualcosa”, che, poi, avrei potuto portare in automobile, con le relative conseguenze che si possono immaginare.
Ma andiamo oltre! Lussemburgo: qui la situazione è nettamente migliore, anche perché, sia nei parchi sia in molte vie della città, si trovano delle cassette, con la scritta “BRAVO”, dalla quale è possibile prendere un sacchetto di plastica nera per raccogliere i “bisognini”. Tuttavia, soprattutto nei prati dei parchi (belli, tenuti molto bene e con bellissimi giochi per i bambini), è sempre bene osservare dove si cammina perché, anche lì, c’è qualche cittadino maleducato.
In ogni modo, non si può fare alcun paragone con Bruxelles e con Venezia!
Ma ho assistito ad una simpatica scenetta, proprio nel centro della città, nella “GRAND-RUE”, la via solo pedonale, a pochi passi dal Palazzo del Granduca, e dove si affacciano negozi di lusso.
Proprio verso la fine, nei pressi di una fontana con curiose statue di suonatori, e sempre per la mia abitudine di guardare a terra, avevo notato una cacca di un cane, che doveva essere stato di grande taglia, vista la quantità lasciata sul terreno. Ovviamente la scansai, indicando anche a chi mi accompagnava il “pericolo”. Poco dopo mi fermai davanti ad un negozio, con il nipotino che dormiva nella carrozzina, ad aspettare moglie e figlia. Il passeggio era notevole e, quindi, più di qualcuno calpestava quello che io avevo evitato. Un passante ci finì proprio al centro e la scarpa, nonostante lo struscio, restava sempre sporca; allora non trovò niente di meglio che lavare la scarpa nella fontana di cui sopra.
Questo modo di agire mi ha abituato ad osservare.
Così ho osservato, l’ultima domenica d’ottobre, a Bruxelles, nel centro della città, che …tutto il mondo e paese! Anche lì dovevo stare attento a non pestare “qualcosa”, che, poi, avrei potuto portare in automobile, con le relative conseguenze che si possono immaginare.
Ma andiamo oltre! Lussemburgo: qui la situazione è nettamente migliore, anche perché, sia nei parchi sia in molte vie della città, si trovano delle cassette, con la scritta “BRAVO”, dalla quale è possibile prendere un sacchetto di plastica nera per raccogliere i “bisognini”. Tuttavia, soprattutto nei prati dei parchi (belli, tenuti molto bene e con bellissimi giochi per i bambini), è sempre bene osservare dove si cammina perché, anche lì, c’è qualche cittadino maleducato.
In ogni modo, non si può fare alcun paragone con Bruxelles e con Venezia!
Ma ho assistito ad una simpatica scenetta, proprio nel centro della città, nella “GRAND-RUE”, la via solo pedonale, a pochi passi dal Palazzo del Granduca, e dove si affacciano negozi di lusso.
Proprio verso la fine, nei pressi di una fontana con curiose statue di suonatori, e sempre per la mia abitudine di guardare a terra, avevo notato una cacca di un cane, che doveva essere stato di grande taglia, vista la quantità lasciata sul terreno. Ovviamente la scansai, indicando anche a chi mi accompagnava il “pericolo”. Poco dopo mi fermai davanti ad un negozio, con il nipotino che dormiva nella carrozzina, ad aspettare moglie e figlia. Il passeggio era notevole e, quindi, più di qualcuno calpestava quello che io avevo evitato. Un passante ci finì proprio al centro e la scarpa, nonostante lo struscio, restava sempre sporca; allora non trovò niente di meglio che lavare la scarpa nella fontana di cui sopra.
venerdì 9 novembre 2007
Di chi è la responsabilità dei danni arrecati durante l’occupazione della scuola?
Mi sono chiesto più volte, leggendo i giornali in questi ultimi anni (ultimi non molto, visto che l’usanza delle “scuole okkupate” risale a “qualche” tempo fa), di chi sia la responsabilità dei danni arrecati alle strutture scolastiche durante un’occupazione studentesca.
In questi giorni me lo sono chiesto ancora perché gli studenti del Liceo Artistico veneziano hanno effettuato questo genere di protesta.
Ma quello che mi stupisce è la loro mancanza di dignità, e, forse, anche quella dei loro genitori, visto che, essendo studenti di un liceo, eccetto pochi casi, sono ancora minorenni.
Mancanza di dignità perché, per ripagare i danni, hanno pensato di chiedere la carità sulla pubblica via, con un banchetto organizzato, dove sono stati anche oggetto di curiosità, con conseguenti fotografie, da parte dei turisti, soprattutto stranieri.
Chissà cosa penseranno della gioventù italica, dei loro genitori e della scuola nostrana.
Si giustificano dicendo che i danni sono stati provocati da elementi esterni! Bella scusa, ma chi li ha fatti entrare questi “elementi esterni”?
Cliccate qui per leggere l’articolo apparso su Il Gazzettino di ieri 8 novembre.
Ma i genitori cosa ci stanno a fare? Secondo me, dovrebbero essere loro a pagare i danni, visto che i “figlioletti”, bravi, buoni e sempre innocenti, non dispongono di reddito.
In questi giorni me lo sono chiesto ancora perché gli studenti del Liceo Artistico veneziano hanno effettuato questo genere di protesta.
Ma quello che mi stupisce è la loro mancanza di dignità, e, forse, anche quella dei loro genitori, visto che, essendo studenti di un liceo, eccetto pochi casi, sono ancora minorenni.
Mancanza di dignità perché, per ripagare i danni, hanno pensato di chiedere la carità sulla pubblica via, con un banchetto organizzato, dove sono stati anche oggetto di curiosità, con conseguenti fotografie, da parte dei turisti, soprattutto stranieri.
Chissà cosa penseranno della gioventù italica, dei loro genitori e della scuola nostrana.
Si giustificano dicendo che i danni sono stati provocati da elementi esterni! Bella scusa, ma chi li ha fatti entrare questi “elementi esterni”?
Cliccate qui per leggere l’articolo apparso su Il Gazzettino di ieri 8 novembre.
Ma i genitori cosa ci stanno a fare? Secondo me, dovrebbero essere loro a pagare i danni, visto che i “figlioletti”, bravi, buoni e sempre innocenti, non dispongono di reddito.
giovedì 8 novembre 2007
Spigolature di una vacanza (1) - In volo con Ryanair
Il 26 ottobre ed il 5 novembre ho volato con Ryanair.
Non era la prima volta che viaggiavo nella tratta Treviso – Francoforte Hahn, sempre con la stessa compagnia “low cost”, che ha il pregio di far volare a costi contenuti.
I portelloni erano appena chiusi, che “hostess” e “steward”, seguendo quanto diceva una voce gracchiante, che usciva dagli altoparlanti, indicavano come agganciare le cinture, i percorsi di sicurezza, come usare la maschera d’ossigeno ed il salvagente.
La voce gracchiante si esprimeva in inglese. Da notare che si partiva da un aeroporto italiano per arrivare ad uno tedesco.
Evidentemente, chi non capisce l’inglese e vola per la prima volta e, quindi, non conosce queste prassi di sicurezza, potrebbe avere qualche problema se si dovesse abbandonare l’aereo.
Volando con altre compagnie (Alitalia, Varig e Linee Aeree Argentine), in tutti i casi, gli annunci erano dati nelle lingue degli aeroporti di partenza e d’arrivo ed anche in inglese; devo precisare che non si trattava, però, di voli “low cost”. Non penso che un annuncio registrato incida sui costi.
Che cosa serva poi l’informazione circa l’uso del salvagente quando, il corso d’acqua più grande sorvolato, in questo caso, dalla rotta è l’Adige! Lo capisco nel caso di rotte che sorvolano laghi, mari ed oceani, ma, si sa, ormai tutto è standard.
Terminate le avvertenze, subito il decollo. Il viaggio dura circa un’ora e, una volta raggiunta la quota di crociera, gli stessi “hostess” e “steward” si tramutano in venditori di bevande varie, sempre dopo un annuncio in inglese soltanto.
Poi, quando inizia la discesa, un altro annuncio, in inglese, tedesco e, “udite, udite” anche in italiano! Ed ancora un ulteriore giro di “hostess” e “steward”, che si accingono a vendere delle schede “gratta e vinci” con favolosi premi. Si sa, gli italiani sono acquirenti di questi prodotti.
Ad aereo quasi fermo, uno squillo di tromba (la carica) ed un altro annuncio, in inglese soltanto, che informa che l’aereo è arrivato in anticipo sull’orario previsto; alla fine un battimani registrato.
Per fortuna che il viaggio dura solo un’ora, altrimenti chissà cosa ci propinerebbe ancora la Ryanair!
Non era la prima volta che viaggiavo nella tratta Treviso – Francoforte Hahn, sempre con la stessa compagnia “low cost”, che ha il pregio di far volare a costi contenuti.
I portelloni erano appena chiusi, che “hostess” e “steward”, seguendo quanto diceva una voce gracchiante, che usciva dagli altoparlanti, indicavano come agganciare le cinture, i percorsi di sicurezza, come usare la maschera d’ossigeno ed il salvagente.
La voce gracchiante si esprimeva in inglese. Da notare che si partiva da un aeroporto italiano per arrivare ad uno tedesco.
Evidentemente, chi non capisce l’inglese e vola per la prima volta e, quindi, non conosce queste prassi di sicurezza, potrebbe avere qualche problema se si dovesse abbandonare l’aereo.
Volando con altre compagnie (Alitalia, Varig e Linee Aeree Argentine), in tutti i casi, gli annunci erano dati nelle lingue degli aeroporti di partenza e d’arrivo ed anche in inglese; devo precisare che non si trattava, però, di voli “low cost”. Non penso che un annuncio registrato incida sui costi.
Che cosa serva poi l’informazione circa l’uso del salvagente quando, il corso d’acqua più grande sorvolato, in questo caso, dalla rotta è l’Adige! Lo capisco nel caso di rotte che sorvolano laghi, mari ed oceani, ma, si sa, ormai tutto è standard.
Terminate le avvertenze, subito il decollo. Il viaggio dura circa un’ora e, una volta raggiunta la quota di crociera, gli stessi “hostess” e “steward” si tramutano in venditori di bevande varie, sempre dopo un annuncio in inglese soltanto.
Poi, quando inizia la discesa, un altro annuncio, in inglese, tedesco e, “udite, udite” anche in italiano! Ed ancora un ulteriore giro di “hostess” e “steward”, che si accingono a vendere delle schede “gratta e vinci” con favolosi premi. Si sa, gli italiani sono acquirenti di questi prodotti.
Ad aereo quasi fermo, uno squillo di tromba (la carica) ed un altro annuncio, in inglese soltanto, che informa che l’aereo è arrivato in anticipo sull’orario previsto; alla fine un battimani registrato.
Per fortuna che il viaggio dura solo un’ora, altrimenti chissà cosa ci propinerebbe ancora la Ryanair!
mercoledì 7 novembre 2007
Intervista a Epifani: «Meno fisco in busta paga»
Sottopongo all’attenzione dei miei “sei lettori” (si aumenta!) un’intervista, di qualche giorno fa, al segretario della CGIL Epifani, che propone di arrivare, in cinque anni, al taglio di 100 euro mensili di tasse sugli stipendi dei lavoratori dipendenti e sulle pensioni (clicca qui per leggere l’intervista effettuata da Enrico Marro per il “Corriere della Sera”).
Nello stesso articolo troverete anche i commenti dei lettori (se avete tempo, molti di questi sono interessanti).
Per quanto mi riguarda, sono abbastanza d’accordo, anche se non riesco a percepire come verranno trovati i soldi per finanziare una simile operazione; non so, inoltre, se la lotta agli sprechi e l’aumento dei prelievi alle rendite finanziarie, proposte da Epifani, siano sufficienti allo scopo.
Penso che una seria lotta all’evasione fiscale sia necessaria; gli strumenti ci sono, basta usarli.
Nessuno parla più di incrociare i vari archivi (ad esempio quelli delle utenze, ma anche quelli degli acquisti di automobili e natanti) con quelli del fisco: salterebbero fuori “cose” molto interessanti!
Perché non proporre anche la detrazione delle spese e far sì che le persone siano motivate a chiedere le ricevute fiscali senza accontentarsi dello sconto con pagamento in nero?
E che i vari “autonomi” non continuino a lamentarsi!
Cosa ne pensate?
Nello stesso articolo troverete anche i commenti dei lettori (se avete tempo, molti di questi sono interessanti).
Per quanto mi riguarda, sono abbastanza d’accordo, anche se non riesco a percepire come verranno trovati i soldi per finanziare una simile operazione; non so, inoltre, se la lotta agli sprechi e l’aumento dei prelievi alle rendite finanziarie, proposte da Epifani, siano sufficienti allo scopo.
Penso che una seria lotta all’evasione fiscale sia necessaria; gli strumenti ci sono, basta usarli.
Nessuno parla più di incrociare i vari archivi (ad esempio quelli delle utenze, ma anche quelli degli acquisti di automobili e natanti) con quelli del fisco: salterebbero fuori “cose” molto interessanti!
Perché non proporre anche la detrazione delle spese e far sì che le persone siano motivate a chiedere le ricevute fiscali senza accontentarsi dello sconto con pagamento in nero?
E che i vari “autonomi” non continuino a lamentarsi!
Cosa ne pensate?
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