“Non tanto una Disneyland per tutti, quanto un Club Med esclusivo, dove chi potrà permetterselo si comprerà il suo pezzo di Venezia”.Questa la previsione del prof.
Gerardo Ortalli, storico dell’Università Ca’ Foscari e punto di riferimento di Italia Nostra, una previsione non a molto lungo termine.
Il centro storico di Venezia, probabilmente entro il 2008, vedrà il numero dei suoi abitanti scendere sotto la soglia dei 60.000.
Perché nel giro di non molti anni la nostra città ha avuto, e continua ad avere, questa emorragia di abitanti?
Dal 4 novembre 1966, il giorno della grande acqua alta, è iniziato, in modo particolarmente evidente, questo fenomeno; il motivo, allora, fu lo stato precario e insalubre delle abitazioni, soprattutto quelle a piano terra. Poi ci fu l’enorme
sviluppo del turismo con la vendita delle case a non veneziani. Quindi i proprietari delle case preferivano che gli inquilini lasciassero liberi gli appartamenti per poter disporre dell’immobile da immettere sul mercato internazionale. Con tutte queste manovre il costo del mattone a Venezia sale alle stelle e, quindi, altri veneziani, non potendo sostenere i costi lasciano le case che entrano, di conseguenza, nel mercato, sempre internazionale.
Diminuiscono i cittadini e, quindi, anche i consumi quotidiani e questo fatto mette in crisi anche il commercio di tutti quei generi
“non turistici”. La conseguenza è la chiusura dei negozi al servizio del cittadino e l’apertura di
“negozi di maschere”.
Cosa mangiano i veneziani? La cartapesta delle maschere? Anche per gli immobili ad uso commerciale crescono a dismisura gli affitti.
Negli ultimi anni poi c’è stato un considerevole cambio di destinazioni d’uso degli appartamenti da abitativo ad uso turistico (leggi appartamenti per turisti, pensioni e bed & breakfast, negozi di maschere).
Insomma è il classico caso del cane che si mangia la coda.
“La politica dei cerotti,“ - continua Ortalli -
“con cui si è proceduto finora, non è più sufficiente. Il problema della residenza, in particolare, sta uccidendo Venezia. Non c'è un solo progetto che non corra dietro alla deriva turistica, e questa gestione della città a pezzetti, che segue tutta una serie di interessi particolari, sta portando alla paralisi di una politica di salvaguardia”.
E continua:
“I muri anche resteranno, ma la città sarà morta. Purtroppo salti del genere la cultura amministrativa non li riesce a fare. Qui non hanno ancora capito che il turismo è una risorsa, ma come tutte le risorse non può essere sfruttata oltre il compatibile”.
(Clicca qui per leggere l’intero articolo).
Purtroppo i politici, fino ad ora, non hanno fatto nulla! Usano i cerotti per curare un moribondo, come dice il professor Ortalli. Per fare qualcosa di veramente valido ci dovrebbero essere dei politici con
“i cosiddetti”! Ma questi uomini non esistono a Venezia.
I politici, non solo a Venezia, sono troppo legati alle
“lobbies”. Chi si vuole mettere contro i gondolieri? Ma non solo loro! Albergatori, pubblici esercenti, commercianti in genere, artigiani e tante altre! Tutte categorie che gestiscono, in campo locale, parecchi voti e che sono legate al movimento turistico. Però, cosa succederà anche a loro quando, come dice Ortalli,
“I muri anche resteranno, ma la città sarà morta”?
Cosa serve, secondo me, per cambiare qualcosa? Pochi provvedimenti:
1) bloccare tutti i cambi di destinazione d’uso e quindi: basta nuovi alberghi, basta concedere che appartamenti vengano dati in affitto a settimana, basta “bed & breakfast”;
2) basta vendite di immobili a non residenti;
3) controlli strettissimi, anche fiscali, su chi non ottemperi a quanto sopra;
4) controlli strettissimi su tutte le attività legate al turismo.Certo non sono cose facili da fare, anche perché, molto probabilmente, si scontrerebbero con la legislazione attuale. Allora qualcosa va cambiata. Perché, mi domando, in Alto Adige, esistono delle limitazioni simili? Forse perché è una provincia autonoma all’interno di una regione autonoma?
A suo tempo le regioni a statuto speciale furono costituite in virtù delle specifiche condizioni storiche, geografiche, linguistiche e culturali esistenti in queste regioni. Ed a Venezia non sono forse
“specifiche” le sue condizioni geografiche, culturali ed anche ambientali. Allora, ma l’avevo già espresso in qualche altro post, Venezia dovrà diventare una città a statuto speciale con una particolare autonomia!
Siamo diversi rispetto a tutto il resto del mondo, diversi nell’ambiente e nel modo di vivere. Noi veneziani camminiamo molto, da giovani ed anche da vecchi: usiamo le gambe, anche se le stesse faticano a portarti avanti, anche se fare i ponti, magari portando pesi, è faticoso. Non usiamo né le quattro né le due ruote.
Ripeto,
siamo diversi,
siamo minoranza! Oggi si tutelano tutti i diversi e tutte le minoranze e non capisco perché non debba essere tutelata questa minoranza, che, lentamente (ma non tanto), sta scomparendo e che è formata dai veneziani.