"Diamo
a Cesare quel che è di Cesare"
Nel nostro repertorio (del Coro Marmolada di Venezia) esiste un canto armeno del XIX
secolo dal titolo "Alakiaz partzer sara
a", canto del quale ho già trattato sul n.19 di "Marmoléda" del marzo 2004,
articolo al quale rimando con i links in
nota ([1]).
L'autore è Grikor
Mirzaian Suni (1876-1939) ([2]),
musicista armeno che -a quanto riporta la sua biografia- ha scritto, fra l'altro, belle canzoni
d'amore, nelle quali ha voluto inserire
la natura delle sue amate montagne di Karabagh ([3]) con le loro nebbie, le acque, le valli ed i fiori.
Il Coro
Marmolada lo canta dal 1955 e, nel 1986 -per
le particolarità della comunità armena veneziana, come descritto nell'articolo
di cui alla nota 1- ritenendolo anche un po' "veneziano", in occasione di una richiesta dell'A.S.A.C.
(Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali) volta a valorizzare canti
del proprio territorio da proporre anche a nuove armonizzazioni, ha segnalato -fornendo
copia dello spartito originale (vedi fig.1) in lingua armena con la
trascrizione del testo nei caratteri latini e con la relativa traduzione-,
fra gli altri, anche "Alakiaz partzer sara a". Successivamente
il canto è stato armonizzato da alcuni musicisti, sia per cori a voci maschili
che per cori misti.
Quindi
reputo corretto, invece, riportare, sotto il titolo, " di Grikor
Mirzaian Suni (1876-1939) -Elaborazione, armonizzazione (o
altro) di ........... ".
Ma non è
l'unico esempio! Infatti, per caso, ho trovato che lo stesso propone un canto
veneziano, "Voga, voga cocola", come popolare, mentre risulta
(notizie che si trovano anche su internet), che,
sia testo che musica, abbiano un autore: "Musica di Arturo Casadei, Testo di Giamborlé".
Ma gli
esempi citati non sono, purtroppo, gli unici.
Questo
succede non solo per canti poco conosciuti, ma anche, ad esempio, per "Stelutis
alpinis"!!!
Per non
parlare di strofe apocrife! E non vado oltre e cito, proprio su questo canto,
altri due miei articoli di cui ai links in nota ([4])
.
Questo canto fu poi elaborato per coro a quattro voci
virili da Lamberto Pietropoli([5]),
senz'altro prima del 1995, in quanto lo stesso è deceduto nel 1994.
Molto
spesso i canti dei nostri repertori hanno anche gli autori dei testi che
differiscono dal musicista e che, invece, vengono tralasciati. Anche questo non
va bene: il canto è un assieme di poesia e di musica! Quindi ... onore anche al
poeta!
Ultimo
esempio di ... "poca serietà"
è quello in cui un musicista, direttore di coro, prende un canto già
armonizzato, magari dall'autore stesso, vi cambia due o tre note e poi sui
programmi di sala troviamo ... "di Aaaaa Bbbbbb - arm. di Xxxx
Yyyy". Questo è successo per "Signore
delle cime" e non vi dico il nome dell'armonizzatore, anche perché è
deceduto da parecchio ed il coro non esiste più.
Vorrei
concludere questo mio articolo -forse un po' polemico- prendendo in
considerazione anche i trascrittori, cioè quei musicisti che, soprattutto negli
anni passati, magari senza alcun supporto tecnologico, percorrevano le diverse
contrade, sia in pianura che in montagna, e, quando sentivano qualcuno che
cantava, tiravano fuori il foglio di musica e vi provvedevano a trascrivere il
testo e la melodia. Ed è merito proprio di questi encomiabili personaggi se
oggi possiamo godere delle musiche popolari del passato che, come sappiamo,
venivano trasmesse solo oralmente di generazione in generazione; se non ci
fossero stati loro, oggi, sarebbe rimasto ben poco e, quindi, troverei giusto
che sulle diverse partiture fosse indicato anche il nome del trascrittore.
[1] http://www.coromarmolada.it/mrmpdf/mrm2004_03_19.pdf http://www.coromarmolada.it/VIRACCONTO.htm#ALAKIAZ
[2] Grikor
Mirzaian Suni, compositore, direttore d'orchestra, etnomusicologo, e
insegnante, è stato dapprima immerso nella propria tradizione popolare
armena e, più tardi, nella
musica classica europea. E stato prima di tutto un compositore di musica
corale, e creatore di decine di assoli vocali e orchestrali, nonché di musica operistica e strumentale. Alcuni di questi sono di ispirazione popolare, che Suni ha reso polifonicamente in quattro
parti. Suni ha dato l'armonia alla melodia in un modo che "suona armeno".