sabato 28 aprile 2018

Canzonette francesi alla moda dei canti da battello veneziani

 


Le dodici "canzonette francesi" riunite in questo opuscolo, tratte dalle copie anastatiche di partiture originali raccolte nella voluminosa pubblicazione "Canzoni da battello (1740-1750)", edita dalla Regione del Veneto nella collana "Cultura popolare veneta", sono le uniche in lingua straniera.
I circa cinquecento spartiti di canzoni da battello della predetta raccolta e quelli sparsi nelle numerose raccolte pubbliche e private italiane ed europee -in gran parte "nascoste"-, in dialetto veneziano o, più tardi, in un affettato italiano, dimostrano come, fin dalla prima metà del XVIII secolo, la città di Venezia fosse un'antesignana "capitale della cultura europea", musicale, ma non solo.
Musicisti e letterati -esponenti della cultura "colta"- ([1])  s'interessarono a questo genere di espressione musicale che risuonava nei canali veneziani, soprattutto nelle notti estive.
Evidentemente furono attratti da questo genere musicale "popolare"  anche poeti e musicisti -quasi sempre anonimi- di lingua francese i quali, però, soprattutto all'inizio s'ispirarono (per non dire "copiarono") alle arie e ai testi delle opere liriche di quel periodo.  Musicalmente, i gorgheggi e i virtuosismi delle cantanti hanno caratteristiche non proprio popolari; i testi, poi, risentono molto dei libretti operistici che si rifanno platealmente alla mitologia che fu ripresa, nel '600, in quella forma letteraria denominata "Arcadia" che sosteneva il ritorno al classicismo. Ed ecco allora che i nomi delle e degli amorosi non sono Nina o Nane, ma Cloris, Filli e Aminta.

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                                 Sergio Piovesan
Coro Marmolada di Venezia
 
[1])  Benedetto Marcello, Carlo Goldoni, Giuseppe Tartini, Charles Burney (storiografo britannico), Jean Jacques Rousseau,  Johann Adolf Hasse, John Walsh (editore musicale) e altri.