Una delle promesse di questa campagna elettorale, fatta solo di promesse, è quella di diminuire la tassazione IRPEF portandola per tutti al 23%.
Cioé, qualsiasi sia il reddito, la percentuale sarebbe uguale abolendo così il principio della progressività delle imposte per cui in presenza di una base imponibile più elevata si paga un'imposta proporzionalmente maggiore.
Questo principio è previsto dalla nostra Costituzione all'art. 53.
Infatti l'articolo 53 della Costituzione, posto nella Sezione I. Diritti e doveri dei cittadini, Titolo IV. Rapporti politici, recita:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Ed allora, come si fa a promettere qualcosa che poi non si può mantenere perché prima bisognerebbe variare la Carta Costituzionale, cosa un po' più complessa?
Comunque, presupponendo che si arrivi a questo, chi ci guadagnerebbe?
Quelli con i redditi minori, la maggior parte dei cittadini, o coloro con redditi ben superiori alla media?
Facciamo un po' di conti che definisco i "conti della serva" perché tutti dovrebbero essere in grado di farli. Ma, forse, non è proprio così.
Ed allora, senza scendere nei particolari propongo queste due immagini, una con le attuali aliquote e l'altra con un'esemplifacazione di quanto si paga adesso, prendendo come redditi imponibili il massimo di ogni scaglione e quello che si pagherebbe con l'abolizione della progressività, con l'evidenza di chi risparmierebbe.
Meditate elettori quando sarete nella cabina elettorale!!!