Fin dai miei primi contatti con quella che al giorno d’oggi si chiama “informatica” (qualche anno fa), ho sempre provato avversione verso le espressioni che definivano i computer “intelligenti”; ho sempre sostenuto che questi oggetti, alcuni li consideravano e li considerano tuttora dei “mostri sacri”, erano, e sono, solo delle macchine, ben fatte fin che si vuole, ma pur sempre macchine e, aggiungo, anche stupide. A renderle efficienti è sempre l’uomo con la “sua intelligenza”.
In questi giorni ho letto un articolo (clicca qui) che attribuisce anche al “software” l’appellativo di intelligente. Se il computer è una macchina costruita dall’uomo, anche i programmi (software) che le permettono di funzionare sono opera dell’uomo. “Ma se negli ospedali venissero introdotti software intelligenti in grado di segnalare possibili interazioni e suggerire valide alternative le cose potrebbero andare meglio”, questa una delle frasi dell’articolo che più banale di così non si può! Il segnalare le interazioni fra farmaci non mi sembra sia un problema di estremamente difficile soluzione; già il medico dovrebbe conoscere quando un farmaco può presentare dei problemi nel caso in cui il paziente assuma altri farmaci. Tuttavia è impossibile che nella memoria del medico possano restare impresse tutte le possibilità di interazione esistenti fra tutti i farmaci ed allora la soluzione è il computer, a meno che ogni sanitario non si preoccupi di consultare volumi di “schede tecniche” cosa che richiederebbe un po’ di tempo e non sarebbe, forse, neppure totalmente precisa.
Realizzare un software che possa provvedere a quanto richiesto non è una cosa banale, ma neppure straordinaria: è solo in questo momento che l’uomo informatico, il programmatore si chiamava una volta, con la sua esperienza e, spesso, con la sua inventiva, costruisce quel qualcosa di immateriale che permette di mettere in relazione il singolo farmaco con tutti gli altri farmaci e trovarne, nel nostro esempio, le interazioni. L’importante è, soprattutto, avere a disposizione degli archivi, sempre aggiornati, che contengano queste informazioni e quindi, come base, le cosiddette “schede tecniche”, che noi profani ed assuntori di farmaci possiamo leggere, in parte, nel “bugiardino”, ma non solo. Saranno i sanitari (medici e farmacisti) a suggerire all’informatico quali devono essere i dati necessari affinché il risultato sia sempre più preciso senza procurare allarmismi.
Comunque, e concludo, non esistono “hardware” e “software” intelligenti.