Lunedì 16 marzo ho
partecipato all'incontro "on
line" di " Giovanni Andrea Martini Sindaco - Tutta la
Città Insieme ". È stato un incontro
interessante e partecipato (una cinquantina le persone collegate) dove sono
state espresse diverse idee su quale dovrà essere la nuova visione della nostra
città anche alla luce della pesante emergenza che stiamo vivendo.
Io non sono intervenuto,
ma mi sono segnato alcuni punti sui quali desidero esprimere a posteriori il
mio pensiero.
La discussione ha
preso inizio proprio dal momento attuale che vede Venezia "spopolata"
nelle sue calli e campi con l'assenza di turisti, ma, soprattutto, con
l'assenza dei cittadini per le strade perché, com'è indicato dalle disposizioni
governative, dobbiamo "restare a casa". È una necessità, ma
anche un dovere, per cercare di contrastare il contagio.
In una città come la
nostra, dove una buona parte della popolazione è ormai di una"certa
età", ci sono situazioni in cui molti nuclei famigliari sono formati da
una singola persona e per i quali restare a casa da soli aggiunge problema a
problema. Molti poi hanno difficoltà a muoversi e, quindi, a procurarsi il
minimo per sopravvivere. Ci sono stati alcuni gruppi volontari, soprattutto di
giovani, (associazioni o gruppi spontanei) che si sono offerti a portare
gratuitamente a casa le spese. Una bella cosa questa che, però, cerca di
sostituire quella che dovrebbe essere un'operazione organizzata e/o supportata
dall'amministrazione pubblica che, invece, è stata completamente assente come
lo è stata -in questi cinque anni- anche in molti altri campi del
"sociale".
Vista la situazione
spero che la prossima amministrazione -che andremo a scegliere in autunno
essendo state spostate le elezioni amministrative- impegni più risorse in
questo campo, risorse non solo economiche, ma anche d'idee.
Secondo quanto sopra
auspico la creazione di un assessorato o di una delega chiamata "alla solitudine".
Andrea Martini, a
conclusione dell'incontro (durato circa due ore), ha indicato dieci punti([i]) per la discussione
del prossimo appuntamento, che dovrebbe aver luogo lunedì 23, fra i quali il "Sociale" del quale ho sopra espresso il mio pensiero, e il "Lavoro" con le particolarità della diversità e delle pluralità che dovrebbero rilanciare Venezia oltre il solo
interesse turistico.
Alcuni intervenuti
hanno indicato un rilancio dell'artigianato.
Di quale artigianato?
Secondo me non si può
proporre i soliti tradizionali mestieri. Ormai anche la costruzione delle
barche di legno tipiche veneziane non penso che possa avere un vasto mercato,
vuoi per la diminuzione demografica, vuoi per l'elevata età dei veneziani.
Molti anni fa, ad
esempio, esistevano numerosi "tappezzieri"; oggi sono spariti perché
quel tipo di mobili (sedie, poltrone e divani) una volta malridotti sono
sostituiti con nuovi prodotti industriali.
E così altri mestieri di una volta; chi, fra i giovani veneziani, vuole
oggi intraprendere il mestiere dell'intagliatore, dell'"indorador" e altri simili?
E allora, quale
dovranno essere in "nuovi lavori" che potrebbero nascere in Venezia, al di fuori
di quelli legati al turismo? Difficile a
dirsi! Ed è qualcosa da individuare senz'altro prima della ripartenza dopo
questo triste periodo. Non vorrei che questa fosse una ripartenza per recuperare velocemente il tempo perduto e quindi ci troveremo
nuovamente con una miriade di camerieri, di addetti alle pulizie degli alberghi
e dei cosiddetti B&B., di tassisti, d'intromettitori ecc. !
Io una piccola idea, ma solo un'idea, l'avrei:
implementare la ricerca sulle nuove tecnologie! È qualcosa che non inquina,
che non richiede trasporti di materiali vari e, inoltre, invece di fare di ogni
palazzo un albergo questi potrebbero essere sedi di questo tipo di lavoro.
Ovvio che ci dovrebbero essere degli incentivi.
E con la collaborazione dell'Università potrebbe nascere una "Silicon Lagoon".
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