giovedì 28 dicembre 2006

Si torna a parlare di sanità e di liste d’attesa

Su IL GAZZETTINO di oggi si torna a parlare di sanità, dell’aumento della spesa sanitaria e delle liste d’attesa, che, nonostante tutti i “trucchi” di questi ultimi mesi, continua ad essere sempre più lunga.

Veneto e Friuli, che sembrano essere all’avanguardia, denunciano, tramite i loro dirigenti politici,di essere sempre al punto di partenza: la spesa aumenta e le prestazioni sono sempre più difficili da ottenere in tempi adeguati.

Si arriva perfino a scoprire l’acqua calda, come dimostrano le dichiarazioni del Presidente Illy (vedi articolo), che giustifica l’aumento con il prolungarsi della vita media! Bisogna proprio essere presidenti di regione per fare queste scoperte, come se non fosse stato prevedibile, come se non fosse nell’ordine naturale delle cose.

Per quanto riguarda il Veneto, dopo aver allargato geograficamente la possibilità di ottenere una prestazione in un tempo più breve, senza ottenere alcun risultato, (ad esempio: se io, che abito a Venezia, non riesco ad ottenere una prestazione specialistica presso la mia Ulss, entro un termine “ragionevole”, posso rivolgermi ad altre strutture poste a Portogruaro come a Legnago o Montebelluna), i suoi dirigenti scoprono che bisogna creare diverse categorie di urgenze, a discrezione del medico di base. Facile da dire, ma i politici hanno sentito gli interessati?

Altre amenità si trovano nell’articolo (clicca qui per leggerlo), che riporta le dichiarazioni dell’Assessore Regionale alla Sanità del Veneto, il leghista Tosi; tutti palliativi e tutte solo belle parole! L’unica cosa concreta e parzialmente giusta si trova sull’ultimo paragrafo: controllare la “libera professione intra moenia”, cioè quella all’interno delle strutture pubbliche, cosa che doveva essere la panacea di tutte le storture della sanità, a detta del governo Berlusconi (spazio al privato) che ha annullato quanto di buono aveva fatto la Bindi, uno dei pochi ministri con gli “attributi” giusti, nel governo precedente, abolendo detta libera professione. Però, il leghista Tosi vuole solo “controllarla”!

A proposito del leghista Tosi, è sempre quello che ha appoggiato la cardiochirurgia di Treviso –roccaforte del suo movimento- contro quella di Mestre, nonostante quest’ultima fosse, per numero e qualità delle prestazioni, all’avanguardia; era solo, però, un’avanguardia professionale e non politica.

Buona salute a tutti! Incrociate le dita e toccate … “ferro”!

6 commenti:

Luigi ha detto...

Se l'assessore regionale veneto alla sanità è un leghista, non vi invidio. Non conosco la situazione del Veneto e quindi sarei superficiale se giudicassi, ma un seguace del Carroccio in una simile posizione mi inquieta leggermente.

Toni ha detto...

Speriamo che non si"liberalizzino" anche gli ospedali. Se va avanti così, sarà neessario rivolgersi agli sciamani.

Sergio ha detto...

x Gigliana: purtroppo, qui in Veneto, abbiamo a che fare con questa genia!!! A Venezia, però, non contano.

x Toni: spero proprio che non liberalizzino ancora anche perchè più di così non si può.

Sergio ha detto...

http://www.corriere.it/solferino/severgnini/06-12-30/05.spm

Andate a leggere, al link soprastante, una lettera che riguarda la sanità nel "mitico" nord-est!!!!

el granzio ha detto...

mi sono operato al cuore, poco più di un anno fa,e quando ho sentito che cardiochirurgia di mestre veniva smantellata mi sono detto:speriamo di non averne più bisogno, nell'immediato, e ho mandato una mail di ringraziamento al dr. Zussa che era il primario che mi ha operato augurandomi di non aver più bisogno di lui

Sergio ha detto...

par el granzio: anch'io ho avuto bisogno dei dottori Zussa e Polesel. Sono passati già nove anni. Spero anch'io di non avere più bisogno di loro, ... ma no si sa mai!!! Comunque è un reparto ... con i fiocchi!