martedì 7 marzo 2006

Una precisazione, o meglio un'aggiunta, al "post" precedente.

Una doverosa aggiunta al mio “post” precedente, una notizia reperita nel “web”.
A proposito dell’importo per l’acquisto della villa di Arcore (500 milioni nel 1974), questo non fu pagato in denaro frusciante, ma in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borsa, così che, quando la ragazza si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una carrettate di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi offrono di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito. Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava l'imbarazzante transazione.

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