giovedì 30 marzo 2006

Imposte, tasse e servizi erogati. Cosa è buono e cosa è giusto.

Le tasse, o meglio le imposte, sono un argomento scottante in questi giorni che precedono le elezioni.
Essenzialmente le imposte servono a sostenere tutti quei servizi che lo Stato, ma anche Regioni, Province e Comuni, danno ai cittadini.
Ora diminuire le imposte, come vuole il centro-destra, può anche andare bene, ma fino ad un certo punto e credo che ci siamo già arrivati!
In effetti lo Stato non può avere meno introiti e per questo offrire meno servizi. Non è cosa “né buona né giusta”. Non è possibile che tutti coloro che vanno in pensione non debbano essere sostituiti; fino a qualche anno fa c’era, forse, un’eccedenza di personale nei diversi servizi pubblici e questo, in parte, è vero; però non dappertutto, inteso come servizi e come disposizione geografica, era così. Ormai da parecchio tempo c’è il blocco delle assunzioni e tutti i servizi ne risentono. E non vengano fuori i soliti “liberali e privatisti” che affermano, con grande disinvoltura e sufficienza, che il dipendente pubblico non lavora. “Non è cosa né buona né giusta”.
Diminuire le tasse/imposte senza che ne debbano soffrire i servizi è anche “cosa buona e giusta”, però non si capisce fino a che punto debba arrivare la “razionalizzazione”, come intende l’attuale governo. Esistono servizi che oltre un certo limite di “razionalizzazione” vanno in crisi.
Ridurre gli introiti per poi ridurre i servizi non è una politica “né buona né giusta”!
Ridurre il personale sanitario per risparmiare sulla spesa “non è cosa né buona né giusta”. Tanto chi ha i soldi si paga la sanità e chi non può … crepa! Non è “né buono né giusto”!
La scuola: chi può manda i figli nella scuola privata, che viene anche sovvenzionata dallo Stato (non è cosa “né buona né giusta”), e chi non può li manda alla scuola pubblica che, con sempre meno soldi, diventerà una scuola per poveri dove gli insegnanti saranno sempre meno e non i migliori. Anche questo non “è cosa né buona né giusta”!
E allora? Fare pagare le imposte a chi non le paga (e sono tanti) e a chi ne paga meno del dovuto in base al suo reddito (e anche questi sono tanti). Cosa “buona e giusta”!
Quindi è bene integrare le piante organiche della Guardia di Finanza e degli Uffici Finanziari/Tributari oltre a fornire a queste strutture tutti i mezzi necessari.
Abbiamo visto a Venezia ed in provincia, ma ogni giorno si leggono sulla stampa casi analoghi, come numerosi individui evadevano il fisco; e non si tratta di spiccioli! (vedi articolo de Il Gazzettino del 30 marzo u.s.).1
Ci sarebbe anche l’opzione di pagare meno i politici. Anche questa “è cosa buona e giusta”!. In questo caso, però, i cittadini si troverebbero contro coloro che hanno eletto.2 Di risparmi in questo campo ce ne sarebbero molti da fare.
Fra gli altri servizi da non ridurre all’osso metterei anche la Giustizia in modo che con più personale i processi verrebbero ridotti nel tempo (non vedo altro sistema) e così non cadrebbero in prescrizione soprattutto quei dibattimenti legati alle truffe, all’evasione, ai falsi in bilancio 3 “et similia”, tutti processi nei quali sono implicati i ricchi che, con gli avvocati famosi che possono permettersi, procrastinano le cause fino alla prescrizione. “Né buono né giusto”.
Ed allora? Imposte pagate da tutti in forma proporzionale e progressiva in base ai veri redditi e servizi all’altezza di uno Stato moderno e democratico.
Resta sempre la speranza!

Note:
1 Se un poveraccio ruba una mela, magari perché aveva fame, trova il suo nome sbattuto sui giornali, mentre questi “signori” (possiamo chiamarli ancora signori?) restano anonimi. Non sarebbe male, invece, metterli alla gogna e forse, solo in questo modo, si potrebbero ridurre le evasioni e le elusioni.

2 Perché non proporre un referendum su questo argomento?

3 La legge sul falso in bilancio va ripristinata!

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