sabato 26 novembre 2005

Il ministro della Giustizia non deve intralciare il lavoro del Pm che indaga sul rapimento operato dalla Cia

Assodato che l’incarico di un ministro è essenzialmente un incarico politico, non si capisce perché il nostro Guardasigilli debba essere un incompetente in materia. Appurato che chi commette un reato all’interno del territorio nazionale deve essere perseguito dalla giustizia italiana, non si capisce perché il ministro Castelli debba entrare nel merito delle decisioni di un magistrato che, in parole molto semplici, ha compiuto solo il suo dovere (in caso contrario avrebbe compiuto un’omissione d’atti d’ufficio). La vicenda è quella nota dell’opposizione da parte del ministro alla richiesta di estradizione, pervenuta dal PM milanese Spataro, degli agenti CIA che, nel nostro territorio nazionale, hanno rapito una persona compiendo, pertanto, un reato; che la persona rapita sia un terrorista o meno e che gli esecutori siano agenti segreti questo non ha importanza: il reato di rapimento c’è e rimane. Per quanto riguarda poi l’ “antiamericanismo”, mi sembra che questo non sia un reato contemplato dalla legislazione italiana, a meno che non lo si voglia interpretare con occhi, esclusivamente politici di destra o, ancor peggio, padani. E ora di finirla con simili sciocchezze (termine eufemistico per non dire “monae”)! Già alcuni militari americani hanno compiuto la strage del Cermis e sono rimasti impuniti e questo mi sembra veramente un atto di ingiustizia! Se il ministro Castelli taccia di “antiamericanismo” un magistrato che compie solo il suo dovere penso che il modo di agire del ministro padano debba essere definito come “leccaculismo” e sono sempre più convinto della giustezza del mio motto che da anni uso come “save screen” : “Dime mona, dime can, ma no stame dir … padan”.

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