Pensieri di un veneziano
"qualsiasi":
"Salvare Venezia! ...
da chi? ... da cosa? ... come?"
La prossima amministrazione
comunale, ed in particolare il prossimo sindaco, dovranno prendere in seria
considerazione il problema importantissimo della salvezza della nostra città. E
per salvezza non s'intende solo quella fisica, cioè le pietre ed i monumenti,
ma anche e soprattutto la salvezza di chi vive in questa splendida città, i
suoi cittadini che, ultimamente, hanno, più che altro, subito passivamente.
Ci sono delle priorità e,
probabilmente, non basteranno cinque anni a completare tutto quello che proporranno
e inizieranno, però l'importante sarà il segnale che arriverà ai cittadini,
sperando che non si limiti al solo segnale.
Reputo che la prima questione da
prendere in esame sia il ripopolamento del centro storico che, al momento,
conta poco più di cinquantaseimila abitanti. La discesa della popolazione in
questi ultimi anni fa prevedere che, a breve, si arriverà a cinquantamila e, a
quel punto, Venezia non sarà più una città, ma un quartiere di un agglomerato
che qualcuno chiamerà "Città Metropolitana", un quartiere governato e
certamente "sfruttato" da poteri che non si troveranno nella Venezia
insulare: " ... saremo governati dai
campagnoli" potrebbero pensare coloro che ancora fanno riferimento nostalgicamente
alla Serenissima e che guardano con una certa aria di orgoglio e di supponenza
chi non è veneziano d'acqua; queste "correnti
di pensiero" vanno senz'altro superate perché anacronistiche e
inopportune.
Però è indubbio che Venezia, la
Venezia insulare, deve governarsi da sola senza la supervisione di terzi
poteri.
Una città senza i suoi abitanti non
è più una città, ma, nel caso di Venezia -luogo che tutti al mondo desiderano
vedere (vedere, ma non osservare, purtroppo)- il destino è quello di diventare in
una "Veniceland", termine
ormai abusato, ma, purtroppo, veritiero.
Come invertire il fenomeno dei
veneziani che lasciano il luogo in cui sono nati e dove hanno trascorso buona
parte della loro vita? Il problema non è di facile soluzione, come d'altra
parte tutto a Venezia non è facile, ma una cosa essenziale sarebbe quella di non
permettere più i cambi di destinazione d'uso verso attività ricettiva degli
immobili. Oltre a ciò sarebbe opportuno creare delle facilitazioni a chi da
fuori, cioè al di là del Ponte della Libertà, voglia rientrare a Venezia per
abitarvi; facilitazioni a chi vuole rientrare ed anche ai proprietari che,
invece di creare B&B, alberghi di vario tipo, "case d'epoca", ecc. affittano o vendono a chi vuole
diventare residente. È
comprensibile che le regole dovranno essere "limpide"
e, soprattutto, dovranno essere rispettate e non aggirate con il classico"fatta la legge trovato
l'inganno".
Per quanto riguarda le case
pubbliche dovrà essere applicato un severo controllo: chi le usa deve avere i
requisiti per occuparle!
Per gli immobili privati potrebbe
essere impostata una norma che preveda che se una unità abitativa rimane sfitta
e disabitata per un certo periodo di tempo venga applicato un forte aumento
sulle tasse locali (IMU, TASI).
Da tenere sotto osservazione sono
anche gli immobili che vengono dati in affitto a studenti "fuori sede" che studiano presso le Università cittadine:
tutti devono essere, come minimo, decenti e non "carobère" come vengono definite con un lemma veneziano;
inoltre tutti devono essere locati con un contratto.
Altro punto importante da prendere
in considerazione dovrà essere il miglioramento della vita vissuta in questa
città che è abitata, in prevalenza, da anziani; quindi non solo sanità, ma
anche punti di aggregazione e questo per i cittadini di tutte le età, luoghi
dove gli stessi cittadini, magari tramite l'associazionismo, siano fruitori, ma
anche produttori, di "cultura".
Anche il turismo, che è senz'altro
una fonte di guadagno e, quindi, un elemento di crescita della città e dei
cittadini, deve essere messo sotto la lente ed esaminato sotto moltissimi punti
di vista. Chi guadagna con il turismo? Ovviamente non tutti i veneziani, anzi
pochi; chi opera in questo campo in genere non risiede in città (Venezia
insulare) e spesso sono enti (società) che non hanno la loro sede a Venezia.
Sono solo alcune categorie che traggono utilità, una notevole utilità, dal
turismo.
I cittadini "normali" hanno solo negatività dal turismo, da questo
tipo di turismo: calli e campi intasati, sporcizia, negozi di vicinato che
chiudono e lasciano il posto a punti vendita di maschere e vetro, tutto una "patàca", costi aumentati di
tutte le merci di uso e molto altro.
Le previsioni, anche a breve, sono "paurose"; l'occasione
dell'Expo di Milano porterà una valanga di persone e sarà necessario, da subito
(cosa purtroppo impossibile per la
mancanza di un potere politico-amministrativo eletto democraticamente),
governare i flussi. Un'altra negatività, in considerazione dei tempi purtroppo
drammatici, sarà il pericolo di attentati e qui, ovviamente, il carico di
incombenze dovute ai controlli sarà di competenza dello Stato centrale.
Di turismo si vive, ma oltre un
certo limite si muore!
Da anni, anzi da secoli, Venezia ha
sempre convissuto con le acque alte e, anche se negli ultimi periodi la
frequenza di questi eventi ha avuto un incremento, il problema, forse, è stato
sopravvalutato e ci ha portato alla costruzione di quel "mostro" che si chiama M.O.SE; tutti si domandano ora se
era veramente necessario e se valeva la pena spendere tutto quello che è stato
speso, con tutto quello che ne è seguito. Altri studi prevedevano soluzioni
meno impattanti, ma, chissà perché, non sono stati presi in considerazione.
Ora, stante così le cose, quando il
M.O.SE entrerà in funzione ed aumenteranno gli eventi delle alte maree (secondo le previsioni -forse catastrofiche-
di certi studiosi del clima), la diga mobile sarà sempre più spesso chiusa
con la conseguenza che la laguna, le cui acque erano considerate le mura della
città, non essendoci più il ricambio ogni sei ore, diventerà uno stagno
maleodorante.
A tutto ciò sarà necessario
prendere provvedimenti a breve.
"Grandi navi" è
l'ulteriore problema che attanaglia la
nostra città: sì o no?
Non serve essere ingegneri
idraulici per capire che il passaggio di questi enormi "cosi" provocano danni alle rive ed ai fondali: basta
trovarsi sul piazzale dell'Isola di san Giorgio nel momento in cui i
crocieristi sono rivolti tutti verso San Marco ed agitano le manine per
salutare!
Ma, oltre al moto ondoso, o meglio
al movimento di masse enormi d'acqua, quando le navi sono in banchina
continuano ad emettere fumi prodotti da nafte pesanti, anche se dicono che lo
sono meno di quelle usate in navigazione, fumi che nocciono alla salute degli
uomini ed anche a quella delle pietre. C'è da chiedersi: quanto si fermano i
crocieristi in città, visto che non alloggiano e che la crociera non si ferma?
Quanto portano e cosa portano alla nostra città?
Ora il problema è: Canale Contorta
o porto in mare? Ma perché le navi non possono accedere alle banchine del Porto
Industriale, porto ormai in via di dismissione stante la notevole diminuzione
dell'attività di Porto Marghera? I lavori di adattamento sarebbero senz'altro
minori rispetto agli altri due progetti e il costo potrebbe essere abbastanza
contenuto. Ma forse è proprio questo il piano: nuovi faraonici progetti per
incrementare i guadagni di certe imprese, o gruppi di imprese, che, ovviamente,
continueranno a "foraggiare"
i referenti politici. Questo deve cessare!
Ma il moto ondoso non è solo quello
creato dalle "grandi navi"; a questo, soprattutto nei canali interni,
contribuiscono i motoscafi adibiti ad uso di taxi e di noleggio; un maggiore
controllo e pesanti sanzioni in caso di mancato adeguamento degli addetti alle
regole. È questa una categoria la cui attività -stanti
le notizie di stampa- sconfina con i limiti di legge.
Comunque, anche in questo campo, ci
vogliono regole precise e, soprattutto, che siano rispettate.
1 commento:
Ciao Sergio, è vero che "De la del ponte xe tuta campagna", ma speriamo che le persone elette siano consapevoli di quello che fanno. Sono interamente d'accordo con l'integralità di quello che scrivi, ma, quando si vede che il tribunale ha annullato la decisione di ridurre la stazza delle navi entranti in bacino, mi chiedo se, sotto sotto, non ci sia stata qualche bustarella. Come si fa a non capire che è un enorme danno per Venezia? Spero che la futura municipalità sia più consapevole. Buona settimana.
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