Il
28 luglio 1914 ebbe inizio la Prima
Guerra Mondiale o "grande guerra", chiamata inizialmente "guerra
europea" e fu il più grande conflitto armato fino alla seconda guerra
mondiale.
Sono
trascorsi cento anni da allora ed alcuni avvenimenti di quel periodo non sono
ancora stati chiariti storicamente. Uno di questi riguarda proprio l'Italia,
che entrò in guerra l'anno successivo (24 maggio 1915), ed è relativo ai
militari fucilati o uccisi dai propri comilitoni perché ritenuti colpevoli di
reati militari o perché decimati, cioè scelti a caso fra reparti ritenuti
ammutinati o poco coraggiosi.
La
rigida disciplina imposta dal generale Cadorna, che riteneva il soldato
italiano poco incline a combattere, fu applicata spesso anche in caso di
semplici sospetti o addirittura fraintendimenti da parte di ufficiali troppo
ligi ai dettami del capo.
Le
condanne dei tribunali militari furono circa 4000 di cui 3000 riguardavano gli
italiani emigrati all'estero che non si erano presentati al richiamo; quindi delle
mille rimaste furono eseguite circa 750. Le fonti, anche se esistono gli
atti, sono approssimative.
Alcuni
casi furono eclatanti, come quello del soldato Alessandro Ruffini che, dopo la rotta di Caporetto, incrociando il generale Andrea Graziani, forse per disattenzione, non si
tolse la pipa di bocca ed il gesto fu ritenuto dal superiore come insubordinazione;
per questo il "generale delle fucilazioni" (così era chiamato) ordinò che il soldato fosse immediatamente
fucilato.
L'Italia fu seconda solo alla Russia nella classifica negativa deelle fucilazioni: un triste primato!
Ora,
dopo cento anni, è giusto ricordare questi caduti che, nella maggior parte non erano
né traditori né vigliacchi, ma solo impauriti anche perché capivano che gli
ordini, molto spesso, erano sbagliati e che avrebbero portato chi andava
all'assalto solo ad un macello senza alcun altro risultato.
In
occasione del centenario vi saranno molti eventi che ricorderanno quegli anni,
eventi culturali e di rievocazione
storica, eventi ufficiali, cioè
organizzati dalle Istituzioni, e di altri enti.
Si spera che, finalmente, la storia possa chiarire molte cose e che questo
centenario non sia solo di rievocazioni di erosimi (se furono eroismi) e di "onor
patrio". Dobbiamo ricordare in tutti i modi che quella guerra fu, come
predisse il Papa Benedetto XV, un'"inutile strage".
Desidererei sentire, e ci saranno, anche musica e canti che non siano solo e sempre i
soliti canti cosiddetti degli alpini, canti che diventarono famosi soprattutto
nel "ventennio" perché parlavano di onore e baldanza militare, oppure
si riducevano a sole preghiere, cioè canti in qualche modo edulcorati. C'erano,
ma non ebbero risonanza e vennero a conoscenza solo negli anni '60, canti
contro la guerra, che allora non potevano essere cantati perché avrebbero
portato alla fucilazione.
È
ora quindi che i cori che verranno chiamati a contorno di queste manifestazioni,
che si protrarranno fino al 2018, mettano in repertorio anche questi brani
molto spesso ancora sconosciuti.
Mi
auguro che anche le associazioni d'arma capiscano che non è più il momento di
continuare con le solite manifestazioni dove si parli solo di eroismo e onor
patrio!
E
infine sarebbe giusto ricordare anche che quella fu la penultima guerra che
coinvolse l'una contro l'altra le potenze europee e che la tanto criticata
"Europa" ha avuto ed ha un grande merito: quello di aver evitato in
questi ultimi quasi settant'anni altre guerre mondiali. Quindi, magari solo per
questo, lasciamo perdere i separatismi ed i nazionalismi che sempre hanno
portato solo male.
Nessun commento:
Posta un commento