Non uno choc, ma una forte delusione mi ha preso leggendo, quest'oggi, una notizia.
Molti avranno letto "Centomila gavette di ghiaccio" il libro più famoso di Giulio Bedeschi, un diario che racconta la tragica campagna di Russia dell'esercito italiano. In particolare l'autore, che era ufficiale medico, narra le vicende delle truppe alpine, dalla partenza alla ritirata, dalla quale molti non tornarono.
Ultime ricerche, negli archivi della zona di Forlì, evidenziano che Bedeschi, dopo il ritorno in Italia, non solo aderì alla Repubblica Sociale Italiana, ma fu un attivista e comandante di una Brigata Nera.
Subito dopo il 25 aprile riuscì a "sparire", forse usando documenti falsi, e operò come medico in provincia di Ragusa e solo più tardi in Lombardia.
Certo che chi ha apprezzato i suoi libri ed anche i canti di Bepi De Marzi e Carlo Geminiani ispirati a queste vicende ("Joska la rossa", "L'ultima notte" e "Le voci di Nikolajewka"), proverà una forte delusione a sapere che Bedeschi, nonostante quello che ha visto in Russia in quella grande tragedia voluta da Mussolini e dal fascismo, abbia aderito a quella che fu la pagina più sporca della dittatura.
La notizia è riportata da "Avvenire" e si può leggere cliccando qui.
3 commenti:
Certo che è una grossa delusione, pari a quella di non esserci incontrati a Venezia. Di Bedeschi ne ho letti altri, tra cui "Il peso dello zaino". Buon coraggio.
Un bellissimo libro, ricordo ancora quando lo lessi da ragazzo.
La "forte delusione" è vedere qualche partigiano da tastiera, che la vita ha risparmiato dal dover fare scelte difficili, non distinguere l'autore, l'opera, la testimonianza.
Auguri sinceri di vivere gli anni che vi restano con meno livore e più gioia.
Non capisco il commento precedente. Essere delusi di una situazione non significa provare del "livore". Personalmente continuerò a rileggere i libri di Bedeschi, ma nulla toglie che la notizia possa avermi colpito. Buona notte aprettolessi.
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