domenica 20 giugno 2010

Sfoghi del “solstizio”



N.1 - Saremo anche arrivati a quello che si chiama “solstizio d’estate”, ma l’estate proprio non si vede!
Pioggia e freddo sono le caratteristiche di questi giorni.
Ma non tutto il male viene per nuocere. Infatti, per prima cosa, non ci sono le zanzare, o meglio, ci sono, ma queste temperature non estive le hanno decimate. In secondo luogo quest’oggi, finalmente, ho camminato per Venezia senza dover chiedere permesso per passare in qualche calle e questo perché turisti e visitatori domenicali risultavano decimati, proprio come le zanzare. Questa mattina ho visto qualcuno che con valigia ed ombrello partiva e qualcuno che arrivava. Poi qualche rara compagnia, dove tutti portavano l’impermeabile dello stesso colore, evidentemente acquistato “all’ingrosso”, vagava sperando, inutilmente, nel sole. Camminare per Venezia in queste condizioni fa veramente piacere! Ovviamente non avranno piacere i gestori dei pubblici esercizi che all’umido della pioggia aggiungono quello delle loro lacrime e che, nonostante tutto, piangono sempre.

N.2 - Ieri sera ho partecipato, con il mio coro, ad una manifestazione alla quale intervenivano altri due complessi musicali di genere musicale completamente diverso. Anche il luogo di esecuzione era diverso da quelli che di solito frequentiamo: il palasport “Taliercio” di Mestre (3000 posti circa) dove il nostro coro, date le caratteristiche fisiche ed acustiche dell’edificio, deve essere amplificato. D’altra parte anche gli altri complessi sono amplificati, anche troppo! Per motivi dell’organizzazione (a me sconosciuti) non è stata fatta alcuna pubblicità e, quindi, il pubblico presente ammontava a circa 200 persone. Il coro si è esibito, come "Intermezzo", fra due complessi "pop"; xi stavamo proprio come i classici "cavoli a merenda". Anche se "fisicamente" eravamo infastiditi di quanto ascoltato prima della nostra esibizione e durante le prove, abbiamo egualmente compiuto il nostro dovere, cioè quello di cantare bene!
Per quanto riguarda gli altri due complessi, formati da professionisti e che preferisco non nominare, devo dire che non capisco perché la musica, soprattutto la base ritmica, debba essere tenuta ad un così alto livello di decibel! Il rumore era talmente forte (ed è proprio il caso di parlare di rumore e non di musica) tanto che le parole del cantato non venivano percepite bene.  Un rumore che faceva tremare la cassa toracica dei presenti!
Come avrete tutti immaginato, non sono un frequentatore di concerti “pop” e “rock” o di discoteche, ma mi sono reso conto, in questa occasione, come una persona, dopo ore di questo “rumore”, non abbia neppure bisogno di alcool o di droga, tanto esce rimbambita, per procurare un incidente automobilistico.

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A commento di questo post, per quanto riguarda il secondo "sfogo", l'amico Toni mi ha inviato questa poesia in veneziano


SCOLTA… CHE TE BATO EL TEMPO (ma pian)
                                                                                            di Toni Dittura
Ogni matina soto i me balconi
passa ‘na Panda coi veri serai.
La guida un tipo, barba e basetoni,
che se remena come i  papagai:
avanti e indrio co spae, testa e busto;
forse ghe par da esser un gran bel fusto.

Da dentro la vetura un gran rimbombo
fa rintronar i veri del palasso.
Ghe sbàja un can e scampa via un colombo
a tuto ‘sto casin  e ‘sto fracasso.
-El diga. . . galo  ‘l motor che bate in testa,
o  ‘l  porta un gran canon  che spara a festa?-

-Me scolto na canson -  el me risponde.
Ma mi no go capìo gnancora  ‘desso
cossa che serva quele baraonde,
che  i. . . timpani  ne rompe massa  spesso.
-La musica moderna, ormai ze çerto,
solo co i tamburi fa concerto.-

Ze proprio vero. Infati géri sera
me go sorbìo fin quasi mezo bòto
tremile canonàe de  ‘na tastiera
e de na batarìa. Che terremoto !
Mi me stropavo  e rece co do dei,
parché no se rompesse anca i sarvei.

I do cantanti, bravi in verità,
par tuta la serata ga cantà.
Ma la so voze mai no se  sentiva
parché i tamburi ghela coverziva.
Tuti  BATEVA EL TEMPO  co le man:
el risultato gèra un  gran bacan.

Par forsa ! Se nissun se tien in mente
che ze la melodia che va cantada,
tuti i tenori cantarà par gnente
e ‘l concerto srà na gran vacada.
Baté sì el tempo,ma  batelo pian:
cussì ve scoltaremo anca doman.

3 commenti:

Toni ha detto...

Caro Sergio, mi hai anticipato.Infatti condivido ogni tua parola! ! !
Non riesco proprio a capire come la bella voce di un paio di cantanti debba essere sovrastata da un assordante "accompagnamento" di percussioni e di sintetizzatori al massimo volume. Ci siamo capitati per caso, ma, per quel che mi riguarda, farò il possibile per non trovarmi più in simili bolge, dove effetti "speciali" come fumi multicolori, lampi di riflettori rotanti e rombi di cannone prendono il posto della MUSICA.

emilia ha detto...

Carissimo Sergio,
posso mettere le tue parole d'inizio nella bocca del Sig. Venessian nella mia commedia? Mi piacciono tanto e già mi immagino la scena :)

Sergio ha detto...

@! fai pure!