martedì 17 giugno 2008

Blogger, un lavoro pericoloso

Riporto un post trovato su Mediablog di Marco Pratellesi sul sito di Corriere.it e l’unico commento che è stato inserito a tutt’ora (ore 19,47)

A quando toccherà anche a noi?

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17/06/2008

Blogger, un lavoro pericoloso

Scritto da: Marco Pratellesi alle 13:59

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Il blogger sta diventando un mestiere pericoloso. Secondo il rapporto del World Information Access (Wia) dell'università di Washington 64 blogger sono stati arrestati dal 2003 ad oggi e hanno scontato pene che variano da pochi mesi a 8 anni.

In testa alla classifica dei paesi più repressivi Cina, Egitto e Iran che da soli hanno totalizzato un terzo degli arresti. Ma nella black list finiscono anche Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia e Grecia.

Bavaglio non solo per i giornalisti, dunque. Più i blogger diventano famosi e trattano temi scomodi, più si cerca di farli tacere. E c'è da prevedere che, più la blogosfera si rivelerà importante per la formazione dell'opinione pubblica, più la repressione, in certi paesi, si farà sentire.

Pubblicato il 17.06.08 13:59 | | Commenti(1) | Invia il post

Postato da zebra_zebra | 17/06/2008

Fare il blogger è molto pericoloso anche in Italia, come dimostra la vicenda di Antonino Monteleone, giornalista calabrese: il suo blog è stato posto sotto sequestro perchè diffamava (o criticava, dipende dai punti di vista) la classe politica calabrese (è possibile vedere su youtube: http://it.youtube.com/watch?v=3TfIQzJUg_Y. Fare il blogger è molto pericoloso anche in Italia, quando i mezzi di comunicazioni di massa non informano e l'ordine dei giornalisti serve solo a proteggere se stesso e non la libertà di informazione.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

In Italia non ce la passiamo tanto bene ugualmente. Se infatti Beppe Grillo può cadere in piedi, grazie alla sua grande popolarità, e comunque una base economica solida con la quale difendersi in caso di denunce, bloggers che sono diventati "cult", con un nutrito seguito di lettori hanno subito vessazioni e sequestri del sito. L'ultimo caso è eclatante, perchè impedisce ad una persona di pubblicare fatti sui nostri rappresentanti politici che dovrebbero essere resi noti a tutti, e che invece rimangono celati per convenienza. In una regione come la Calabria, poi, dove se un politico è implicato in losche faccende sappiamo benissimo dove esse sono indirizzate, c'è da dire che l'omertà esiste anche in ambienti inconsueti come quelli della magistratura.

Sergio ha detto...

@ Cesco: "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI", ma se uno ha la possibilità di difendersi con avvocati di grido e che chiedono parcelle elevate, allora, per lui, la legge è ... più uguale!

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con quello che dice "cesco" nel suo commento che per personaggi come Beppe Grillo viene facile difendersi dalle potenziali quarele o denuncie, noi comuni mortali, ivece, dobbiamo stare molto attenti ma senza lasciarci prendere dal panico.
Ricordiamoci che per fortuna, seppur limitata, esiste la libertà d'espressione e d'informazione.

Sergio ha detto...

@ Giovanni Greco: ... appunto, libertà limitata!

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ti quoto Sergio nella risposta a Cesco.

E anche questo non è giusto.

Gianna ha detto...

Infatti la legge non è uguale per tutti,purtroppo lo sappiamo!

Carmine ha detto...

anche in Italia ci sono blog che hanno avuto problemi per quello che hanno scritto, so per certo che diverse diffide li hanno avuti quelli che trattano temi alimentari come trashfood.com papillevagabonde.blogspot.com, ovosodo.blogspot.com e albanesi.it, nei confronti di una multinazionale del cibo, il problema è che parlare male "diffamare" di qualcuno è un reato penale penubile da un anno a tre anni di carcere, in contrasto con il diritto di opinione, e poi ci sono anche i danni materiali di pagare, non tutti sono beppe grillo

Sergio ha detto...

@ carmine: certo che diffamare è un reato e, quindi, giustamente punibile.
Diffamare, secondo me, vuol dire scrivere e/o comunicare con altro mezzo cose false che ledono al buon nome di un terzo.
Ma se quello che si scrive è realtà, non è diffamazione; bisogna, quindi stare molto attenti a quello che si scrive e come lo si scrive.