sabato 20 ottobre 2007

Aumento del pane: chi sono i “ladroni”?

Leggevo su “IL GAZZETTINO” di oggi 20 ottobre (clicca qui per l’articolo completo), che a Roma il pane, nello specifico le rosette, è passato da €.1,00 ad €.1,79 al Kg. nel giro di un giorno, cioè dal 29 settembre (il 30 era domenica) al 1° ottobre. Un aumento del 79%!

Gli alimentari, soprattutto quelli del settore agricolo, aumentano sempre e non diminuiscono mai. Avete notato, per caso, quando la stagione è buona e, quindi, anche la produzione, una diminuzione di prezzo? Mai! Tutt’al più un aumento minore. Quando poi la stagione va male, una riduzione, per esempio, del prodotto del 10% avremo allora i prezzi che aumentano del 20%.

Ma torniamo al pane e, nello specifico, al prezzo del pane, non a Roma, ma a Venezia.
L”Osservatorio dei prezzi” del Comune di Venezia segnala, nella sezione “Comunicato stampa”, per il mese di settembre 2007, i seguenti dati di media per un chilogrammo di pane:

- prezzo medio nell’intero comune.....€.3,71
- prezzo medio a Mestre e dintorni....€.3,36
- prezzo medio a Venezia ..................€.4,39


Se vado alla sezione “Osservatorio” vedo, sempre per il mese di settembre, e sempre per un chilogrammo di pane, che il prezzo minimo è di €,2,50 e quello massimo di €.5,20!
Cos’è? Pane d’oro?
Per la cronaca, nel panificio dove mi servo io, questa mattina il prezzo delle rosette era di €.4,00 e quello del pane domenicale di €.4,50.

Allora mi chiedo: siamo sempre in Italia? Oppure: Venezia è una città speciale?
E se lo è per il prezzo del pane, perché non lo può essere per gli stipendi e per le pensioni?
Perché i commercianti, ma anche tutti coloro che non sono a reddito fisso, devono godere della specificità e della specialità di Venezia, mentre tutti gli altri (ripeto lavoratori a reddito fisso e soprattutto i pensionati) devono solo subire le conseguenze negative di questa città che, seppur meravigliosa, spesso rende la vita difficile?

Ripeto e concludo: perché a Roma le rosette costano, dopo gli ultimi aumenti, €.1,79 ed io, a Venezia, per le stesse rosette pago €.4,00.

Qualcuno risponderà: “ …. Roma ladrona!”.
No! Venezia e, ancor meglio, i commercianti veneziani sono “ladroni”.

9 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Caro Sergiom non è mica solo per il pane... oramai queste cose succedono per tutti i beni alimentari nonchè per la benzina ad es.

Fanno cartelli, e probabilmente per il pane questi cartelli sono locali.

Questo spiega, probabilmente, le differenze di prezzo da città a città.

Anonimo ha detto...

Qui al nord il pane è sempre costato di più rispetto al centro e al sud. Lo so per esperienza diretta, ho parenti a Roma.
Purtroppo, ora che i ladroni hanno deciso d'aumentarlo ulteriormente, qui da noi il prezzo è diventato addirittura osceno. Ti confermo che anche a Modena siamo, in media, sui 4 euro al chilo per le rosette. Prima pagavamo 3,5 € al chilo, pane comune.
I ladroni matricolati fanno i "cartelli", e nonostante il calo di acquisti non cederanno, ma saranno anche capaci d'aumentare ancora.Questa è l'Italia, e siamo soltanto all'inizio. Assisteremo a molta miseria...

Sergio ha detto...

Ma allora, perché non si ritorna al carovita differenziato per provincia, come era una volta, quando si chiamava "scala mobile"?
I sindacati non hanno voluto, a suo tempo, questa differenza all'interno dello stato.
Però il potere d'acquisto di 1000 euro a Venezia, o comunque al nord, è diverso da quello del centro-sud!

Toni ha detto...

Vi siete accorti che da qualche tempo il pane costa adirittura più del panettone? E vi siete accorti che questi aumenti erano stati annunciati molto tempo prima che avvenissero? Questo deve per forza far pensare a delle ignobili speculazioni, alle quali non si può certo reagire "non comperando più pane"; anche se sono convinto che farselo in casa, disagio a parte,porterebbe un risparmio del 50%. Mia moglie talvolta lo fa con la pasta avanzata della pizza: è più buono di quell che si acquista.

Sergio ha detto...

Ci sono anche le macchinette che fanno il pane, basta mettere gli ingredienti ed aspettare.
Però, non è lo stesso pane che si acquista, tutt'altra cosa! Può essere utile solo per qualche emergenza!

Ho sentito in Tv che il prezzo dei cereali, e quindi del pane, del latte ecc, è aumentato perché i grossi produttori, che sono quelli che fanno il mercato, preferiscono venderli a chi se ne serve per il carburante biologico poiché lo pagano di più. E' un po' un controsenso! Avere aria più pulita e mangiare, quindi, di meno o a prezzo maggiorato!

Sergio Oliva ha detto...

Venerdì 27 marzo 2008 ore 8,30 del mattino: neanche il tempo di plaudire alla notizia letta due giorni prima, dell’iniziativa intrapresa dalla Camera di Commercio Industria ed Agricoltura di Trapani ed alcune Associazioni di consumatori volta a consentire l’acquisto di pane a prezzo agevolato (di euro 1,50 anziché 2 euro) per alcune categorie di persone e entro certi limiti di orario che…
entro nel mio “putiaro” di fiducia al quale prenoto e pago in anticipo, per trovarlo ad ora di pranzo già messo da parte, lo squisito, eccellente “pane squarato” che solo da lui, nell’intero territorio di Marsala, riesco a trovare fatto alla maniera tradizionale antica, con il sapore che, chi ha la fortuna e gli anni per ricordarlo, è tutt’altra cosa rispetto ai normali “squarati” che di tale nome hanno solo la forma, non certamente il procedimento di cottura né il gusto.
Al che la voce di una persona presente (rivolta al “putiaro”) lo avvisa che “per oggi te l’avevo detto che squarati non ne facevo” e, di conseguenza il “putiaro” mi dice: Signor Oliva, “le restituisco le 6 euro” con cui avevo pagato le mie settimanali tre forme di pane squarato.
L’argomento continua tra questo signore (il fornaio) e i titolari della “putia” sul prezzo del pane e, visto che loro non erano d’accordo sull’aumento – ulteriore -, hanno appeso una locandina con la quale avvisano la clientela che, dopo il preventivato aumento dal 1° aprile ad euro 2,40 al kilo, non avrebbero più venduto pane ma tutta l’altra merce come consuetudine;
Gli ho detto al fornaio che è impossibile l’aumento del pane in pochi mesi da Euro 1,60 a 2,40;
Il fornaio si infervorava e cominciava a favellare a tutta velocità dicendo che non ce la fa a tirare avanti “la barracca” a venderlo al pubblico a 2 euro perché aumenta la corrente elettrica, aumenta il gas, aumenta il carburante, bisogna pagare le rate delle attrezzature, l’affitto, gli operai, i contributi INPS, i premi INAIL, l’IVA, l’IRPEF, la TARSU (e meno male che non paga l’ICI, visto che è in affitto), la bolletta dell’acquedotto ecc. ecc., e gli ho aggiunto io: e la Tarsug, l’imposta sulla pubblicità, la bolletta del telefono, la parcella del consulente per la contabilità e altre spese varie non le calcola?
Caspita, ho continuato, lei ha completamente ragione (e già lo vedevo riempirsi il petto come per dire - battendosi il petto alla maniera di Tarzan - finalmente uno che mi dà ragione), sa? Soltanto che ha il coltello dal manico perché il pane è un bene di necessità e pochi ci rinunceremo: ma sa che il mio stipendio è rimasto uguale e anche a me tutte queste cose che mi ha favellato sono aumentate ugualmente? E, al contrario di lei che aumenta il prezzo del pane, io non posso aumentarmi lo stipendio? Però anche io ho un piccolo manico di coltello dalla mia parte: Farina, acqua e lievito di birra, me lo farò da me, il pane!!!
Non vorrei fare i conti nel lavoro altrui ma, calcolando il prezzo all’ingrosso delle materie prime occorrenti, calcolo il costo _base_ per 100 kg. di farina da cui si ottengono circa 120 /130 kg. di pane, a seconda se impastato con lievito di birra o lievito naturale:
100 kg. Farina x € 0,75= € 75,00;
45 litri acqua x 0,97 al metro cubo = € 0,04:
Sale kg. 1,300 € 0,55;
Lievito di birra 500 grammi € 0,99 (oppure lievito di birra naturale = € circa 29centesimi);
Che, al chilogrammo va dai 60 ai 64 centesimi di euro;
La differenza di euro 1,80 / 1,76 che rimane sono pochi? Sono molti? È il giusto? Non so dirlo, il mestiere è certamente faticoso, richiedo impegno anche notturno o molto mattiniero;
Martedì 1° aprile: se non è un pesce d’aprile, mi sa il pane comincio a farmelo quotidianamente con il mio forno; anche se non a legna ma elettrico, verrebbe sicuramente buono, vuoi mettere la soddisfazione del gusto dell’autoproduzione?

Sergio Oliva ha detto...

Marsala: niente panificazione domenicale dal 1° ottobre al 30 maggio
Dalle IstituzioniPubblicata il: 25/09/2008
dal sito www.marsala.it]




Non sarà possibile per i panificatori marsalesi esercitare la loro attività e la vendita del pane nelle domeniche comprese fra il 1° di ottobre ed il 31 maggio. Lo stabilisce un’ordinanza a firma del Sindaco Renzo Carini che tiene conto delle richiesta di tutti gli operatori-panificatori della Città, istanza confermata ed avallata dall’Associazione panificatori e della Confederazione Nazionale dell’Artigianato. Secondo i panificatori l’attività domenicale comporta disagi sia in termini di costi che di impegni familiari dei titolari degli esercizi di panificazione.

ECCO in risposta un mio articolo sempre da www.marsala.it

Un'ordinanza sindacale vieta la vendita del pane la domenica: nostra analisi
CronacaPubblicata il: 29/09/2008
[ Invia] [ Pdf] [ Stampa]



Il 22 settembre è stata emanata l’ordinanza n. 263, a firma congiunta del Dirigente Attività produttive - Sport -Turismo e Attività Culturali Dott. Giuseppe Fazio e del Sindaco Avv. Lorenzo Carini, con la quale si impone agli esercizi di panificazione il divieto di panificare e di vendere pane nelle giornate di domenica ricadenti nel periodo 1° ottobre – 30 maggio di ogni anno, rimanendo sospesa ogni altra disposizione difforme e contraria a tale ordinanza.

Avendo notato sin da subito delle discrepanze su parecchie cose, cerchiamo di analizzare questa ordinanza, iniziando dalla sua parte finale in cui impone il divieto di panificare nelle giornate di domenica ricadenti nel periodo indicato. Nella tabella allegata, predisposta (dalla CNA di Marsala) con le giornate di chiusura, in maniera arbitraria vengono indicate come giornate di chiusura anche le domeniche ricadenti dal 01 ottobre al 15 giugno, rimanendo, in tal modo, chiusi le domeniche del 7 e 14 giugno 2009, in maniera difforme dall’ordinanza. Inoltre, su questa tabella vengono espressamente indicate, come giornate di chiusura - creando confusione in quanto non ci sarebbe bisogno di indicarle – le domeniche del 12 e del 26 aprile 2009 mentre, per le domeniche del 7 dicembre 2008 e del 18 gennaio 2009, non si sa bene per quale motivo, sempre in maniera difforme all’ordinanza, vengono indicate con apertura antimeridiana dalle ore 07 alle ore 13,00 e non con chiusura totale!

La proposta di chiusura dell’attività di panificazione domenicale (come da paragrafo 1) è stata avanzata dall’Associazione dei panificatori di Marsala – di cui non conosciamo la sede ma soltanto il suo presidente pro-tempore, che abbiamo contattato – e dalla CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Marsala, con istanza del 06/09/2008 e protocollata al Comune di Marsala in data 15 dello stesso mese con la motivazione delle difficoltà economiche che attraversa il comparto e gli ulteriori oneri discendenti dall’apertura domenicale dell’intero anno. Sentiti in maniera informale (ponendo cioè domande da “normali” clienti e non da “collaboratori giornalistici”), in molti casi – la maggioranza - i panificatori avrebbero preferito la chiusura in un giorno infrasettimanale al posto della domenicale, ma di questo non si accenna; Ripetiamo, la maggioranza avrebbe preferito un giorno di riposo compensativo: ciò è in maniera lapalissiana confermata dal fatto che sinora, pur non essendo obbligati, la domenica panificavano!

Nel paragrafo 2 si accenna a forti disagi in termini di impegni familiari e di costi, tenuto conto che, panificando la domenica, la vendita nel giorno di sabato è in calo; Sarebbe interessante, oltre alla verifica delle presenze lavorative – in busta paga - dei dipendenti nelle giornate domenicali, anche, al termine di questo periodo di chiusure delle domeniche, confrontare il registro dei corrispettivi per vedere se le maggiori vendite domenicali vengono effettivamente “compensate” dal calo delle vendite del giorno precedente: sicuramente ciò verrebbe smentito, perché spesso chi compra il pane quotidianamente, quello raffermo o lo utilizza in altri modi (per farne mollica, bruschette, per dare da mangiare ai volatili o animali domestici, ecc.) oppure semplicemente lo getta nella pattumiera.

Nel paragrafo 3 si fa riferimento alla non obbligatorietà della chiusura infrasettimanale, ma non alla sua facoltatività: in pratica sinora avrebbero potuto effettuare la chiusura infrasettimanale ma non l’hanno praticata.

Il paragrafo 4, precisa che la richiesta è stata formulata e sottoscritta da tutti gli operatori del settore (abbiamo interpellato il Sindaco e l’Assessore competente, Dugo e ci hanno confermato l’unanimità di tutti gli operatori, quantificandoli in 60); Ci sembra molto strano che tanti operatori che volontariamente hanno panificato sino a domenica scorsa - cioè ieri - di punto in bianco rinunciano a questa facoltà! Non riusciamo a capire questo repentino cambio – unanime – di decisione!

Il paragrafo 5 è riferito all’articolo 14 della Legge Regionale Siciliana n. 28 del 22/12/1999 che così recita:
Disposizioni speciali
1. Le disposizioni del presente titolo non si applicano: alle rivendite di generi di monopolio; agli esercizi di vendita interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici e alberghieri; agli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio lungo le autostrade,
nelle stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali; alle rivendite di giornali; alle gelaterie e gastronomie; alle rosticcerie e alle pasticcerie; agli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale, nonché alle stazioni di servizio autostradali, qualora le attività di vendita previste dal presente comma siano svolte in maniera esclusiva o prevalente, e alle sale cinematografiche.
Le disposizioni del presente titolo non si applicano altresì agli esercizi che effettuano esclusivamente vendite attraverso apparecchi automatici in appositi locali a ciò adibiti.
2. Gli esercizi del settore alimentare devono garantire l'apertura al pubblico in caso di più di due festività consecutive. Il sindaco, sentite le organizzazioni di cui all'articolo 12, comma 1, definisce le modalità per adempiere all'obbligo di cui al presente comma.
3. Nel caso in cui il comune preveda la chiusura infrasettimanale per gli esercizi del settore alimentare, lo stesso comune, sentite le organizzazioni di cui all'articolo 12, comma 1, definisce le modalità per assicurare l'apertura di un congruo numero di esercizi necessari a garantire il servizio, a tutela delle esigenze dei consumatori.
4. Il sindaco, sentite le organizzazioni di cui all'articolo 12, comma 1, può autorizzare, in base alle esigenze dell'utenza e alle peculiari caratteristiche del territorio, l'esercizio dell'attività di vendita in orario notturno esclusivamente per un limitato numero di esercizi di vicinato.

Il paragrafo 6 è riferito all’articolo 27 della Legge Regionale Siciliana n. 30 del 23/12/2000 che recita:
Apertura domenicale
1. L'attività di panificazione autorizzata ai sensi della legge 31 luglio 1956, n. 1002, è da intendersi ricompresa tra quelle elencate al comma 1 dell'articolo 14 della legge regionale 22 dicembre 1999, n. 28.

Il paragrafo 7 è riferito al legislatore che, nel definire l’articolo 27 della legge Regionale Siciliana n. 30 del 23/12/2000, che, si pensa, non abbia voluto escludere gli esercizi di panificazione dalla competenza del sindaco nell’attuazione delle giornate di chiusura.

Il paragrafo 8 accoglie la richiesta avanzata dall’Associazione di panificatori e dalla CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato per la chiusura domenicale per il periodo – si ribadisce – dal 1° ottobre al 30 maggio di ogni anno.

Incuneandoci, dobbiamo dire con difficoltà, sulle diverse leggi sopra citate, abbiamo notato altre anomalie e precisamente: La legge Regionale Siciliana n. 28 del 22/12/1999, già citata, all’articolo 12, comma 1, prevede quanto segue:

Orario di apertura e di chiusura
Gli orari di apertura e di chiusura al pubblico degli esercizi di vendita al dettaglio sono rimessi alla libera determinazione degli esercenti nel rispetto delle disposizioni del presente articolo e dei criteri emanati dai comuni, sentite le organizzazioni provinciali maggiormente rappresentative dei consumatori, delle imprese del commercio e dei lavoratori dipendenti, in esecuzione dell'articolo 36, comma 3, della legge 8 giugno 1990, n. 142..

Constatato che, l’Ordinanza sindacale del Comune di Marsala, sia al paragrafo 1 che al paragrafo 8 accenna soltanto alla proposta avanzata dall’Associazione panificatori ed alla CNA e quindi, non essendo stati sentiti (come invece obbliga l’articolo 12, comma 1 della Legge Regionale Siciliana n. 22 del 22/12/1999) né imprese rappresentative dei consumatori e nemmeno dei lavoratori dipendenti, tale ordinanza 263 risulterebbe non valida! Avvalorata anche dalla mancata osservanza, del comma 3 dell’articolo 36 della legge n. 142 del 08/06/1990 che così indica: Il sindaco è inoltre competente, nell’ambito della disciplina regionale e sulla base degli indirizzi espressi dal consiglio comunale, a coordinare gli orari degli esercizi commerciali, dei servizi pubblici, nonché gli orari di apertura al pubblico degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche, al fine di armonizzare l’esplicazione dei servizi alle esigenze complessive e generali degli utenti. Interpretando queste leggi, potevano il Dirigente del settore commercio ed il Sindaco, decidere in tal senso? Crediamo di no! Avrebbero dovuto deciderlo i signori Consiglieri Comunali!

Altra considerazione in merito a tale ordinanza è la mancata possibilità di poter consentire al singolo fornaio, anche nelle giornate domenicali, di poter effettuare le forniture “all’ingrosso” alle varie aziende operanti nel settore della ristorazione e di ricettività alberghiera (ristoranti, pizzerie, alberghi con ristorante, esercizi ricettivi di bad and breakfast e simili) che dovranno portare la domenica sui tavoli dei loro clienti il pane raffermo del giorno prece dente e che non si potranno rivalere legalmente sui fornai perché legati nella fornitura non da un contratto scritto ma da un contratto “verbale”, un accordo sulla fiducia! Contratto di fornitura che, sicuramente, hanno stipulato e dovranno rispettare per alcune comunità o enti vari (Ospedali, carceri, case di riposo e case di cura, cliniche private con servizio mensa, ecc)! hanno pensato a tutto ciò, sia l’Associazione panificatori che la CNA? Si vedranno costretti a pagare delle penali o a trasgredire l’Ordinanza sindacale(se fosse valida)?

Altro particolare trascurato dopo l’aumento ad euro 2,40 al chilo del 01 aprile 2008: si era accennato in quei giorni ad un prezzo concordato per alcune categorie di persone e/ o per l’acquisto del pane in orario prossimo alla chiusura serale e di altre iniziative simili che poi non sono state messe in atto!
Ancora, per finire, sin’ora nessun fornaio ha mai venduto “a peso” il pane, fate caso a questo doppio particolare: il fornaio ve lo vende al kg ma ve lo dà “al pezzo”, per esempio, quello da “mezzo chilo” lo pagate 1 euro e 20 (che però pesa sempre qualche grammo meno), mentre al supermercato ve lo vendono al pezzo ma ve lo danno a peso, per esempio quello da “mezzo chilo, che pesa sempre qualche grammo in più, poniamo 505 grammi, ve lo vendono ad 1 euro e 21!

Sergio Oliva


sergio@oliva.com

Sergio ha detto...

Caro Sergio Oliva,
nonostante gli aumenti che vi sono stati a Marsala, tuttavia da voi il prezzo del pane resta sempre molto al di sotto di quello di Venezia dove, da anni, di domenica dobbiamo mangiare il pane del sabato!
Comunque bisogna sempre a lottare!
Verrò avisitare il tuo sito.

Anonimo ha detto...

cari signori , una piccola informazione : le licenze di panificazione le hanno liberalizzate. nessuno vi impedisce di aprire un panificio ed iniziare a diventare miliardari.se lo volete pagare meno della meta' di un negozio basta andare in un centro commerciale che quasi te lo regalano,per quanto riguarda la composizione del prezzo , le materie prime incidono relativamente : il 90% del lavoro è fatto a mano e i dipendenti non li paghi con due pere e una banana.
poi quando uno mi dice che il pane se lo fà in casa con le macchinette , io sono contento, fai bene però alla fine del mese dimmi anche quanto spendi in più di corrente , senza calcolare il tempo che ci impiegi che a casa è gratis al lavoro è un costo