La villotta “Ste ariete” di Arturo Zardini
Precisazioni e aggiornamenti
di Sergio Piovesan
“Ste ariete” è il titolo dell’ultima composizione dei Arturo Zardini ed è datata 11/8/ 1922; ammalatosi poco dopo, fu ricoverato all’ospedale di Udine dove morì il 4 gennaio successivo.
Nel 2017 il nipote,
Giuliano Rui, mi passò la partitura della villotta in questione, non
l’originale autografa, ma una “copia
conforme” così come scritto in basso a destra con la firma di chi aveva
eseguito la copia, Polano (vedi foto a
lato).
Questa villotta non era mai stata edita e, quindi, dopo averla trascritta, l’ho pubblicata, assieme ad altre composizioni zardiniane, in un opuscolo “on line” dal titolo “Stelutis alpinis, ma non solo” sotto l’egida del Coro Marmolada di Venezia nel dicembre del 2017. Detto opuscolo lo si può reperire e scaricare sia dal mio sito personale([1]), sia da quello del coro([2]).
La partitura non porta l’autore del testo, di una sola strofa, e, per questo motivo, ho ritenuto che fosse dello stesso Zardini. Solo di recente sono venuto a conoscenza che l’autore del testo è Pietro Zorutti (1793-1867), poeta friulano antecedente a Zardini.
Nel giugno del 2023, sulla rivista Choralia dell’USCI FVG, è stata pubblicata la trascrizione di F.Colussi della stessa villotta, anche questa copiata dal medesimo documento in “copia conforme”, con il testo friulano completo di quattro strofe e con la traduzione in italiano.
Nella mia prima edizione della sola unica strofa, al terzo verso avevo copiato “ogni stele è une cjandele” cioè interpretando la grafia con il verbo “è”, mentre scopro che lo stesso verso riportato da Colussi è “ogni stele à une çhandéle” usando il verbo avere come si scriveva oltre un secolo fa (à invece di ha). Senza scendere nei particolari della grafia friulana che, come tutte le lingue, si modifica nel corso dei secoli, mi sembra più corretto usare il verbo essere in quanto il significato può essere, in italiano, “ogni stella è paragonabile a una candela”. Incuriosito dalla questione, ho voluto approfondire è sono andato alla ricerca del testo originale di Zorutti.
Con mia fortuna ho trovato,
in una biblioteca digitale estera, la copia di immagini fotografiche, in pdf,
di una pubblicazione datata 1857([3]),
cioè con l’autore ancora in vita, dove il verbo usato mi dà ragione e questo si
può constatare nell’immagine della pagina precedente.
Nell’ultima pubblicazione a stampa, edita, in occasione del centenario della morte di Zardini, con il supporto del Comune di Pontebba e lì presentata il 16 dicembre 2023, da me curata e intitolata “Tutto Zardini”([4]) la villotta “Ste ariete” riporta l’autore del testo Pietro Zorutti, ma il testo è ancora della sola prima strofa in quanto il libro era già stampato quando sono venuto a conoscenza del testo più ampio. Per questo motivo riporto, di seguito, le due pagine della partitura aggiornata da me strascritta.
[3] “Poesiis” di Pieri Zorutt, Vol. II, Udin, Stamparie Vendram, 1857, pagg. 323-324, fa parte di una scena teatrale dal titolo “Il trovatore Antonio Tamburo”, che inizia con questo brano cantato da un coro di artigiani udinesi
[4] La pubblicazione può essere richiesta , fino ad esaurimento, al Comune di Pontebba che la invierà gratuitamente al richiedente